Note: parte
diciassettesima, e forse penultima, della serie Presso fuochi di campo e troni
di re incoronati. Avrà
più senso se avrete letto le precedenti :)
Rieccomi!
Scusate per il silenzio, come al solito riesco a ritagliare poco tempo
per il fandom, e se ci riesco magari ho solo l'energia per lurkare. La
serie alla conclusione, comunque! Ce l'abbiamo quasi fatta :D/
La
città del sole avrà
quattro o cinque capitoli, perlopiù scene comico-fluff dalla
vita di Thor e Loki come re e genitori. Ve lo anticipo così
non vi aspettate niente di epico come (ex)Doveri, haha. Arrivata a
questo punto, già anni fa avevo esaurito impeto e
si vede nella non-trama. (Ma! Ho ancora tutte le intenzioni di
terminare la mai-pubblicata parte V, quella che racconta del ritorno di
Loki ad Asgard, quindi c'è anche quello.)
Spero vi
piaccia. Più tardi aggiungerò i tag :3
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La
citta' del sole
I
Gioia
È tarda sera.
Scende il silenzio su Asgard, sui cuori grevi dei re. Mentre la ronda
passa sulle mura, si schermano gli ultimi lumi; soltanto pochi
veglieranno, pensando stanchi all'Osservatorio e agli occhi che non
riposano mai.
Nella camera reale due bambini dormono
vicini, fra strati di lana fresca e le pieghe morbide di una
pelliccia. Sono tranquilli come i loro genitori non sono mai stati.
Thor è propenso a credere a sua madre, su questo.
Tendendo l'orecchio, riesce a cogliere
sbuffi lievi dai loro piccoli nasi, un fruscio, un basso vagito
quando Raði agita un
pugnetto e colpisce Torleik. Con un sorriso, Thor tende un braccio
per tranquillizzare il loro sonno. La sua mano copre tutta la pancia
di Raði. Quasi tutto
Raði, in realtà.
Sono così piccoli. Così belli e sani.
I suoi figli.
E' questo che ha provato suo padre?
Come ha potuto sopravvivere all'orgoglio e all'ansia? (Dimenticare di
dar loro tutto se stesso?)
A volte un uomo vaga per secoli,
credendo di realizzare se stesso mentre rischia tutto ciò
che
possiede di buono. La giovinezza ha abbagliato Thor come ha
abbagliato tanti altri, ma gli ha dato anche persone che hanno saputo
amarlo – e detestarlo – abbastanza da aprirgli gli
occhi. Una
parte della sua anima anelerà sempre alla guerra, il rombo
del tuono
e all'urlo della tempesta presiedettero alla sua nascita. Ma la
amerà
come il braccio ama lo scudo; come la mano ama la guardia della
spada. Nel caricare verso il nemico, col suo amore a difendergli il
fianco, penserà alle vite che quel fuoco
proteggerà. Mai più la
morte per la morte.
Infastidito dal suo tocco, Raði
si agita e gli scosta le dita con una contrazione di gambette.
Dall'altro lato del letto proviene una
risata indulgente.
«Tale padre...» commenta Loki, occhi
semichiusi, disteso come quando s'è assopito –
guancia appoggiata
a un polso. «Era così anche in pancia.»
Thor inarca le sopracciglia. «Me lo
ricordo» sussurra, asciutto, abbassandosi sul cuscino.
«Ti sdraiavi
sempre contro di me quando non ti lasciava dormire.»
Loki sorride, soave. «Pari
opportunità. Volevi così tanto che non mi
sentissi solo...»
«E ci sono riuscito?»
«Hmm.»
Thor corruga la fronte, ma il viso di
Loki, se è malizioso, è anche sereno. Allora Thor
ride di gola.
«Sai, ricordo ancora i tempi in cui
condividevamo il letto d'infanzia, mio caro. E ricordo che tutte le
notti quel letto veniva occupato per tre quarti da un bambino che non
ero io. Qualcuno di sottile e mingherlino, povero, che dormiva a
crocevia spingendomi verso il bordo.»
Da cui spesso cadevo. E che sia
dannato se Loki non glielo legge in faccia.
«Non so di che cosa parli.» Un
sorrisetto da squalo.
Thor scuote la testa. «Che le Norne mi
aiutino, ti somigliano.»
A quel punto, con una smorfia
consapevole ma divertita, Loki sistema le coperte intorno a
Raði
e Torleik. Mentre li osserva, qualcosa in lui cambia. Scompaiono gli
spigoli che Thor conosce da sempre. Ha il volto nudo, e fa quasi male
guardarlo; è una pagina su cui si rivelano orgoglio e
tenerezza e
desiderio di proteggere, come in un testo magico dove le parole
compaiono solo pronunciando un incantesimo.
Thor beve di quella visione,
trattenendo il fiato. Poi si protende e fa scivolare la mano sotto la
veste del consorte, nella v aperta della tunica, per cingergli la
nuca. Loki lo guarda e sorride con gli occhi.
Non c'è bisogno di altro.
II
Thor resta vicino a Loki, ritto sulla terrazza con uno dei loro figli
in braccio, e
sorride. Gli cinge la vita; si scambiano un'occhiata, poi insieme
guardano l'orizzonte. Thor viene colto da un pensiero.
«Vorrei che potessero vederci.»
«Chi?»
«I nostri vecchi amici di Midgard. I
primi Vendicatori.»
Loki gira il capo per fissarlo.
«Per amor delle Norne, no.»
Non dice sul serio. Thor sa che,
nonostante tutto, gli piacevano... e che la loro memoria è
rimasta
viva, vivida nel fiume caotico delle loro esistenze. Quasi un
miracolo, considerato il numero di creature che hanno conosciuto
nelle loro lunghe vite.
«Immagini cosa direbbe il buon
capitano? E Stark–»
Loki alza gli occhi al cielo. «Anche
troppo bene.»
«Ma forse ci vedono. E forse avranno
molto da dirci un giorno, quando varcheremo le porte del
Valhalla.»
Lui geme. Thor scoppia a ridere,
provocando anche le risatine del piccolo Raði.
Loki scuote la testa, ma agli angoli della bocca ha un sorriso
indulgente.
Ridono così, nella luce del tramonto,
alla salute di amici che hanno dovuto salutare ma che non hanno mai
dimenticato, e che saranno sempre con loro.
Fino al giorno in cui si ritroveranno.
Tutti.
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