Sara ha visto l'alba

di gattapelosa
(/viewuser.php?uid=119255)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Carlo




Brindare, festeggiare e poi andare a morire ogni notte. Ci voleva fegato. Anche nel senso medico del termine.






— Hai bevuto troppo, ragazzo. In realtà sono dieci notti che bevi troppo.
Il barista mi appoggia una mano sulla spalla. — Non eri così depresso, prima.
Prima? C’è stato un prima? Non ricordo di essere mai stato diverso da come sono ora, non ricordo di aver mai sofferto meno di quanto sto soffrendo ora.
— Ti sbagli. — rispondo. — Io non esistevo ancora, dieci giorni fa.
Gli scosto la mano e mi alzo in piedi, quando una dolorosa contrazione, all’altezza del fegato, mi fa piegare in avanti. 
— Che succede?— domanda il barista.
— Sara è morta.— rispondo.
 
Poi vomito.
 
Sara è scomparsa all’alba del mondo.
 
Da allora io muoio ogni giorno. 

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3138461