Natale3-NaruHina
A Maria, aka Talpina Pensierosa.
A Francesca, aka Rina83.
A Laura, aka Maobh.
E a tutte le anime pie
che seguono l'infinita saga di Sinners!
Perché questa
NaruHina, di fatto, è un extra di quella storia.
NaruHina
(spinoff di "Sinners")
20 Febbraio
Uno pensa che le
cose debbano cambiare in momenti speciali.
L'istante magico,
l'attimo fuggente, la mezzanotte di un nuovo giorno, Capodanno.
Ma,
per il mio “momento
speciale”,
erano solo le 14.25 di uno stupido 20 febbraio.
Insomma, non ero
pronto per niente.
«Non posso
fingermi malato?»
«Tu?»
«Raffreddore
fulminante»
Hinata sospirò
stancamente, accarezzando con una mano il kimono rosso steso sul
letto. «Naruto, per favore...» supplicò,
lanciandogli uno sguardo afflitto. «E’ solo un
pranzo. Dal
nostro matrimonio non siamo mai stati alla residenza principale, mio
padre si arrabbierà molto se rifiuteremo il suo
invito»
Si
arrabbierà
molto. Come
minimo lo avrebbe
denunciato per rapimento, pensò Naruto sbuffando. Anche se
per
la legge non aveva alcun obbligo verso Hiashi.
«Okay»
ringhiò, i peli delle braccia ritti ed elettrici.
«Okay,
ma lo faccio solo per te, sia chiaro»
Hinata gli sorrise,
e tornò a lisciare le pieghe del kimono sul letto, sperando
intensamente che per amor suo Naruto e Hiashi avrebbero abbassato le
armi almeno una sera.
Ma Naruto si
scompigliò i capelli, nervoso, e aprì bocca
un’altra
volta.
«E se avessi
il vaiolo? No, okay, niente vaiolo» ritrattò in
fretta,
di fronte all’occhiata di Hinata. «E’
che... Cioè,
lo sai. L’ultima volta che mi sono presentato davanti a
Hiashi ci
siamo comportati come due manichini. Ci odiamo, Hinata! E lo so che a
te non piace, ma non posso farci niente»
No che non le
piaceva. Nei sogni di Hinata, Hiashi riconosceva Naruto come suo
degno erede, entravano in confidenza, e i pranzi a villa Hyuuga si
sprecavano. Ma i suoi desideri si erano dissolti già alla
proposta di matrimonio, mesi prima, quando suo padre voleva opporsi e
Naruto lo aveva minacciato. Da allora, era stato evidente che Uzumaki
e Hyuuga non sarebbero mai stati un’unica, grande famiglia.
Meno male che era
certa di amare Naruto più di ogni altra cosa.
«Non pretendo
che diventiate amici...» mormorò con un sospiro.
«Vorrei
solo che vi comportaste cortesemente per un pomeriggio... Uno
solo»
Naruto ringhiò
sottovoce.
«Ma
lo faccio solo
per te»
*
Villa Hyuuga non
veniva mai addobbata a festa. Dal momento che era sempre in
condizioni impeccabili ed estremamente lussuosa, Hiashi riteneva
superfluo accrescerne lo splendore con inutili orpelli o
centritavola. La stessa cosa, naturalmente, valeva per la sua
persona: non aveva bisogno di kimono vistosi o accessori
eccessivamente ricchi, perché su di lui la seta bianca
cadeva
divinamente – o così pensava.
Pertanto, la mattina
della prima cena ufficiale con sua figlia e suo genero, si fece
trovare abbigliato come sempre, in un ambiente assolutamente neutro,
e affiancato da una Hanabi altrettanto modesta.
«Padre, siete
sicuro che non posso indossarla?» si lamentò lei,
in un
sibilo nervoso. Tra le sue mani c’era un ciondolo in corallo,
di un
rosa molto delicato, unito a una catenella d’argento.
«Mettila
via»
ordinò Hiashi, rigido. «E’ soltanto tua
sorella, a che
ti serve?»
Con uno sbuffo, la
ragazza fece scivolare il ciondolo in una tasca, e arrossì
leggermente.
Aveva sempre provato
un certo senso di competizione nei confronti di Hinata. Da quando poi
la sorella era riuscita felicemente a coronare il suo sogno,
l’idea
di non averci ricavato niente nonostante il suo impegno la frustrava
più che mai.
«Nobile
Hiashi, credo che siano arrivati» esordì una voce
inattesa.
Hanabi si voltò
di scatto, e vide Neji entrare nella stanza con lo stesso
abbigliamento neutro che indossavano loro.
Ecco, ora avrebbe
voluto intensamente avere quel maledetto ciondolo. Non che fosse
particolarmente bello o appariscente, ma forse l’avrebbe resa
leggermente più attraente agli occhi di Neji, spingendolo a
pensare che una loro eventuale unione sarebbe stata decisamente
proficua per il clan. E lei, com’era giusto, avrebbe
finalmente
conquistato il posto che le competeva, alla testa degli Hyuuga.
«Bene. Di’
ai domestici di introdurli» annuì Hiashi, con un
cenno
incapace di nascondere il nervosismo.
Neji annuì,
incrociò lo sguardo di Hanabi per una frazione di secondo, e
poi se ne andò con un piccolo inchino.
«Padre, quella
collana...» sussurrò lei, in tono leggermente
petulante.
«Mettila via o
la prendo io» sibilò lui seccato. «Ho
ben altri
pensieri che non quella stupida cosa!»
E allora Hanabi
sbuffò e strinse una mano in tasca, furiosa. Solo uno
sciocco
ciondolo, eppure aveva espresso divieto di metterlo! Che ingiustizia!
Rimase a borbottare
tra sé per tutto il tempo che Hinata e Naruto impiegarono ad
attraversare i lunghi corridoi di villa Hyuuga, e quando
sentì
bussare alla porta trasalì, ricordando
all’improvviso che
doveva correre accanto a Hiashi.
Il primo ad
affacciarsi nel salotto fu comunque Neji, che si piegò in un
inchino rispettoso e annunciò che gli ospiti erano arrivati.
Hanabi deglutì e si irrigidì alla destra del
padre,
mentre il cugino andava a portarsi alla sua sinistra. Chissà
poi perché era così nervosa, visto che Hinata era
pur
sempre Hinata. Il fatto che fosse sposata non cambiava nulla, era la
solita piccola, insicura Hinata.
Poi entrarono. E
all’improvviso Hanabi capì cosa c’era
diverso: accanto a
Naruto, Hinata non era più la solita creatura
insignificante.
Accanto a Naruto, Hinata era una piccola stella. Splendeva.
E lei, senza la sua
sciocca collana, si sentiva sciatta e infima.
«Vi do il
benvenuto» salutò Hiashi, con un cenno del capo
che
voleva essere una parvenza di inchino, e un’occhiata asciutta
al
kimono vistoso di Naruto. «Sono lieto di accogliervi nella
mia
casa»
«Lieto»
bofonchiò rigidamente l’ospite, scuotendo
vagamente la testa
e fissando ovunque tranne che il suocero.
Hanabi,
involontariamente, roteò gli occhi. Hinata, accanto al
marito,
arrossì e gli lanciò uno sguardo supplice.
«Ehm»
fece allora lui, schiarendosi la voce e sforzandosi di piegare la
schiena. «Vi ringraziamo per il gentile invito, e auguriamo
ogni bene alla vostra famiglia» brontolò asciutto.
Hinata sospirò
leggermente, e Neji sollevò un angolo della bocca in un
minuscolo sorriso. Hiashi si limitò ad annuire accigliato,
serrando i pugni con forza, e poi accennò ai vassoi posati
lungo la stanza, a intervalli regolari.
«Accomodatevi.
Il pranzo sarà servito in pochi minuti»
Con l’aria di un
corteo funebre tutti e cinque andarono a inginocchiarsi ai loro
posti. Hiashi, com’era ovvio, occupò
l’equivalente del
capotavola, e guardò rigidamente Naruto che si sedeva a una
delle estremità opposte, lasciando Hinata alla sua sinistra.
Fu allora che cadde
il silenzio.
Naruto prese le
bacchette dal suo vassoio e iniziò a studiarle tutto
intento,
come se le vedesse per la prima volta. Hinata, lì accanto,
lisciava timidamente le pieghe del kimono, intimorita dalla vicinanza
al padre. Hiashi, con la schiena più che dritta, sistemava
scioccamente le ciotole vuote sul vassoio. E Neji e Hanabi, alla sua
destra, guardavano tutti e tre con un misto di compassione ed
esasperazione. Neji anche con un pizzico di divertimento.
A
interrompere il freeze,
dopo un tempo che sembrò a tutti infinitamente lungo,
intervenne la prima cameriera, che fece il suo ingresso con una
teiera fumante.
«Chiedo
scusa»
sussurrò intimorita, inginocchiandosi accanto a Hiashi per
riempire la sua tazza. Ripeté lo stesso iter anche con tutti
gli altri invitati, trovandosi leggermente spiazzata con le posizioni
di Hinata e Naruto, e poi si scusò ancora, si
alzò e
scomparve silenziosa. Allora Hiashi tossicchiò.
«La vostra...
ehm, dimora, è abbastanza accogliente?»
domandò
corrucciato. Sembrava fare molta, molta, molta fatica.
«Oh, sì,
padre. Molto» sussurrò Hinata arrossendo.
La loro
‘dimora’
non poteva minimamente essere paragonata a villa Hyuuga. Naruto
l’aveva fatta costruire un po’ fuori dal villaggio,
nei pressi
della foresta, con il chiaro intento di renderla accogliente, e non
certo elegante. Hiashi era stato naturalmente contrario, dal momento
che aveva insistito pesantemente perché i novelli sposi
restassero nel circuito degli Hyuuga, e fu per questo che Naruto
percepì la domanda come un’evidente provocazione,
e drizzò
il capo.
«E’
perfetta» se ne uscì, asciutto. «Nuova,
profumata,
calda.
Abbiamo persino tre gatti, ora»
«Tre?»
intervenne Neji, adocchiando lo sguardo irritato di Hiashi.
«Li ha portati
la bestia pulciosa» annuì Naruto.
«Naruto?»
fece Hanabi, con un minuscolo sorrisino.
Naruto
arrossì. «L’altro
Naruto»
precisò, maledicendo Sakura che, anni prima, aveva
infelicemente battezzato il loro gatto.
«Sono molto...
molto carini» mormorò Hinata, abbassando lo
sguardo con
evidente imbarazzo. Nervosa, afferrò la tazza di
tè e
la portò alle labbra, quasi per nascondersi.
«Dunque
ora avete non uno, ma tre randagi»
puntualizzò Hiashi, calcando sull’ultima parola.
«Non
credo che un gatto che dorme sul mio portico possa definirsi
randagio»
sibilò Naruto tra i denti.
«Di che razza
sono?»
«Mista»
«Oh»
Naruto
ebbe uno scatto della testa. In un semplice ‘oh’
era stato
condensato tutto il possibile disprezzo di Hiashi, e probabilmente
attraverso i gatti era possibile arrivare a un ragionamento simile a:
così
come i gatti, anche gli uomini hanno diverse razze. E tu sei di razza
mista.
«Sapete,
stavo pensando di restaurare il simbolo del clan di mio
padre,
il quarto Hokage»
ringhiò, con un sorriso falso come Giuda. Hinata lo
fissò
ad occhi sgranati, lottando per nascondere la sorpresa. Non solo
Naruto non aveva mai accennato a nulla di simile, ma a dire il vero
evitava il più possibile di parlare di Namikaze Minato.
«Sarebbe
un’azione intelligente, finalmente»
annuì Hiashi, acido.
«Finalmente?»
scattò Naruto, pronto a balzare in piedi, ma Neji
coprì
la sua voce.
«Sarebbe
davvero una bella cosa» si affrettò a dire.
«Ma
forse dovresti iniziare a pensare a un tuo simbolo. Un unione tra
quello dei Namikaze e quello degli Uzumaki»
Hanabi fu certa di
vedere una smorfia derisoria sul viso del padre, ma si
guardò
bene dal dirlo, visto che Naruto non sembrava essersene accorto. Tra
l’altro: ora che riguardava Hinata, la quale, pallida,
continuava a
bere a scatti dalla sua tazza, non le sembrava più tanto
splendente. Interiormente, sorrise.
«Ah, beh... Ci
penserò...» borbottò Naruto, tornando a
fissare
accigliato il suo tè.
Di lì a poco
tornò la domestica che aveva portato da bere, seguita da
un’altra ragazza. Entrambe portavano due vassoi coperti di
ciotoline, e una seconda teiera fumante.
Quando il cibo
arrivò, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Non esiste
argomento più neutro di un buon pranzo, grazie al cielo.
I commenti sulle
pietanze furono dosati con estrema cura. La maggior parte dei
complimenti vennero da Neji e Hinata, e Naruto si limitò a
grugnire il suo assenso di tanto in tanto. Hanabi
sbocconcellò
annoiata, ora che gli attriti sembravano scomparsi, ma Hiashi non
smise un solo istante di mantenersi vigile e all’erta, come
non gli
accadeva dai tempi in cui usciva in missione. E fece bene, in ultima
analisi. Perché il disastro accadde al dolce, quando
sembrava
che ormai ogni pericolo fosse stato scongiurato.
«Dicono che
nevicherà ancora» esordì Neji, ispirato
da un
dolcetto al cocco. «Eppure siamo ormai alla fine di
febbraio»
Hanabi, alla sua
destra, roteò gli occhi. Il tempo. Dei
del cielo, erano
arrivati a discutere del tempo! Che noia.
«A me la neve
piace» commentò Naruto, scrollando le spalle.
«Ciò
non toglie che in missione sia un disturbo notevole»
appuntò
Hiashi.
«Sì,
beh, la cosa è irrilevante, dato che non uscirò
in
missione ancora per un po’»
«Come?»
Hiashi posò
il suo biscotto alle mandorle e fissò Naruto.
«La mia luna
di miele si protrarrà fino alla primavera»
commentò
Naruto. «Insomma, mi sono sposato. Non succede tante volte,
nella vita di un uomo. Senza contare che è stato lo stesso
Hokage a costringermi a stare a casa»
«Il matrimonio
risale all’autunno» insisté Hiashi,
rigido. «Sei
mesi di vacanza mi sembrano eccessivi»
«Considerate
tuttavia che prima di sposarsi Naruto ha lavorato senza
sosta...»
si intromise Neji, forzatamente diplomatico.
«Ma è
preciso dovere di ogni shinobi rendersi disponibile per il villaggio
in ogni momento» replicò Hiashi, rigido.
«E io non
accetto che il marito di mia figlia si dimostri un tale
smidollato!»
«Prego?»
sbottò Naruto, fulminandolo con lo sguardo. «Devo
elencare tutte le volte che ho salvato questo villaggio?»
«Forse
dovremmo elencare tutte quelle in cui lo hai messo in
pericolo»
Hanabi sogghignò,
accomodandosi meglio sui talloni. Il tempo era un argomento
più
divertente del previsto, realizzò.
«Non credo che
sia l’argomento più indicato...»
sussurrò
Hinata, arrossendo allarmata.
«Nobile
Hiashi, volete altro tè?» tentò Neji,
sull’attenti, sporgendosi con la teiera bollente in mano.
«Ho
soprasseduto su molte cose, Naruto Uzumaki»
sibilò,
fermando Neji con un cenno imperioso. «Ma non
cederò
sull’onore degli Hyuuga»
«Mi fa piacere
saperlo, perché io e Hinata, fino a prova contraria, siamo
Uzumaki!» sibilò Naruto, stringendo i pugni sulle
ginocchia.
«Mia figlia
resterà mia figlia fino alla morte, indipendentemente dalle
sfortunate scelte che deciderà di fare!»
«Padre, vi
prego...» sussurrò Hinata, con il respiro
leggermente
accelerato.
«Tua
figlia non è mai stata tua,
genitore perverso!»
«Naruto, per
favore...» tentò ancora Hinata, ora decisamente
spaventata.
Hiashi arrossì
d’indignazione, e balzò in piedi con aria
bellicosa, imitato
istantaneamente da Naruto. Neji si affrettò a fare la stessa
cosa, pronto a sedarli in caso di emergenza, e Hanabi lo
seguì
a ruota, con gli occhi accesi dall’entusiasmo.
«Io conosco
gli affari del mio clan e della mia famiglia! Tu non hai voce in
capitolo, né devi permetterti di esprimere pareri non
richiesti!» esclamò Hiashi, ora alzando la voce.
«Io
posso parlare in lungo e in largo di mia
moglie,
mi pare! Tu invece dovresti cucirti la bocca, da quando hai
acconsentito al matrimonio!»
«Faccio
portare dell’altro tè?» chiese Neji,
inascoltato.
«Fai portare
delle bende» suggerì Hanabi, giocherellando con il
ciondolo nella sua tasca.
«Per favore,
tornate a sedervi...» supplicò Hinata, in un
gemito.
«Come osi,
nella mia casa, parlarmi con questo tono?!»
«Come osi,
dopo avermi invitato, trattarmi in questo modo?!»
«Padre,
Naruto...»
Hanabi colse
l’attimo per sfilare la catenella di tasca e legarsela al
collo
fintanto che il padre non vedeva. Neji fece lavorare disperatamente
il cervello, in cerca di una soluzione, e contemporaneamente
coniò
una decina di nuovi insulti per Naruto.
«Mi pento
più
che mai di aver acconsentito alla vostra unione!» esplose
Hiashi.
«E io mi pento
di aver accettato di venire a questa stupido pranzo!»
replicò
Naruto, con il viso arrossato.
Hinata si portò
una mano sul volto, e gemette sconsolata.
«Non ho
intenzione di tollerare una simile insolenza un minuto di
più!
Esigo che...»
«Sono
incinta»
Silenzio improvviso.
Per un lungo
istante, la stanza in cui si trovavano smise di scorrere con il tempo
e si soffermò in un attimo non ben definito. Poi Neji
fissò
Hanabi.
«Ehi, non
io»
scattò lei, arrossendo indignata, e contemporaneamente il
tempo riprese a scorrere più veloce, per rimettersi in pari
con il resto del mondo.
Sia Naruto che
Hiashi abbassarono lo sguardo su Hinata, ancora inginocchiata tra
loro.
«Incinta?»
ripeté Hiashi, con una voce stranamente incolore.
Hinata, con il volto
più arrossato che mai, annuì impercettibilmente.
«Aspetto un bambino. Da cinque settimane»
«Ottimo
diversivo» commentò Neji sottovoce, spossato.
Naruto,
semplicemente, rimase a bocca spalancata.
Insomma, non ero
pronto per niente.
«U-Un
bambino?» balbettò poi, riemergendo faticosamente
dal
limbo dello shock in cui era precipitato. «Un bambino
vero?»
«Ah, se non lo
sai tu che lo hai fatto» bofonchiò Hanabi, e
nonostante
la battuta caustica non riuscì ad evitare di arrossire.
Naruto si
inginocchiò accanto a Hinata, ancora combattuto tra lo
stupore
e l’estasi.
«Dimmi che
stai scherzando» mormorò Hiashi.
«Dimmi
che non
stai scherzando» gli fece eco Naruto, mentre
l’estasi si
avviava a vincere la sua battaglia.
«E’
vero»
arrossì Hinata. «Sono stata a farmi visitare...
E’
ancora troppo presto per parlarne, e infatti volevo nascondervelo
ancora un po’... Insomma, il terzo mese è il
più
pericoloso, e... sì, ecco, speravo che sarei riuscita ad
avvicinare te e mio padre...»
«Oh, lascia
perdere lui!» sbottò Naruto, prendendole le mani
con
occhi che finalmente brillavano senza traccia di sorpresa.
«E’
meraviglioso, Hinata! Un bambino! Un bambino nostro! Diventeremo
genitori!»
«E questo
è
un bene?» Hanabi roteò gli occhi.
«Secondo me lo
ammazzano appena nasce, quel bambino» Neji le
scoccò
un’occhiataccia, e lei si strinse nelle spalle.
Hiashi, ancora in
piedi, rimase a fissare la nuca della sua primogenita con la fronte
corrugata.
Nonno. Stava per
diventare nonno. Grazie a Naruto Uzumaki.
Da
un lato il calcolatore genetico che era in lui meditava sulle
infinite possibilità di un’unione tra il sangue
Namikaze e
quello Hyuuga; dall’altro, la faccia stupida di Naruto
continuava a
ronzargli davanti, e un bambino paurosamente simile a lui continuava
a ridere gridando ‘Hyuuga,
Hyuuga!’
Con lentezza, si
portò una mano alla faccia.
«Padre, stai
male?» esclamò Hanabi, vedendolo.
«No»
rispose lui, sollevando una mano. «Credo di no.
Credo»
Naruto e Hinata
sollevarono lo sguardo, e Hinata trattenne il respiro.
«Padre... Mi
dispiace, non volevo dirlo così...»
sussurrò
mortificata.
Hiashi la interruppe
con un cenno, e prese un respiro profondo.
«Bene»
esordì poi, togliendo la mano dal viso e recuperando la
calma.
«Dovrai trasferirti qui. Immediatamente»
«Che?!»
scattò Naruto, balzando in piedi.
«E’ per il
suo bene. Abbiamo domestiche esperte, che hanno fatto nascere decine
di bambini» spiegò Hiashi, con
l’efficienza di un
capogruppo. «All’ospedale della Foglia sanno come
muoversi,
non lo nego, ma qui avrà un’assistenza continua e
perfetta»
Naruto esitò
per un istante, combattuto.
«Non ho
intenzione di mettere a rischio mio nipote nemmeno per una frazione
di secondo» sibilò Hiashi, assottigliando gli
occhi.
«Mio
figlio»
lo corresse Naruto, ma con meno belligeranza del previsto.
Si fermò un
istante, e guardò Hinata. Poi guardò Hiashi, e di
nuovo
Hinata. Tornò a inginocchiarsi.
«Hinata...
Dimmi tu cosa vuoi fare. Si tratta di te, prima di tutto»
mormorò, mentre Hanabi distoglieva lo sguardo disgustata.
Hinata ebbe un moto
di spavento. L’idea di restare nelle mani del clan la
terrorizzava,
ma allo stesso tempo offendere suo padre sembrava peggio. E la
prospettiva di assistenza continua e particolare la attraeva, suo
malgrado.
«Io... Vorrei
pensarci» sussurrò con voce metallica.
«Ho bisogno
di qualche tempo per raccogliere le idee...»
«Certo! Tutto
quello che vuoi!» esclamò rapidamente Naruto, con
un
certo sollievo. «Anzi, sai che facciamo ora? Andiamo a casa e
ti metti a letto»
«E’
incinta,
non tubercolotica» sibilò Hanabi, scuotendo la
testa con
irritazione.
«No, per una
volta ha detto una cosa sensata» la contraddisse Hiashi,
tornato imperioso e sicuro. «I domestici allestiranno una
portantina per accompagnarla, non deve prendere freddo. Hanabi, vai a
chiamare qualcuno. E, per tutti gli dei del cielo, levati quel
gingillo che hai al collo!»
Hanabi arrossì,
nascondendo il ciondolo sotto la mano.
Ahh, che nervoso!
Hinata era esplosa da stella a supernova, e lei
all’improvviso era
diventata una sguattera. Splendido.
«Ti
accompagno» disse Neji a sorpresa, subodorando aria di grandi
manovre tra Hiashi, Hinata e Naruto.
L’umore di Hanabi
si sollevò di qualche tacca, e, contravvenendo agli ordini
del
padre, sistemò meglio il ciondolo sul kimono. Poi, con un
leggero sorriso, si avviò insieme al cugino alla ricerca dei
domestici.
Hinata, Naruto e
Hiashi rimasero soli, e solo allora Hiashi realizzò il
grande
errore che aveva fatto: mai trovarsi nella stessa stanza con due
futuri genitori; si finisce sempre dimenticati. Fu così che,
con evidente imbarazzo, si guardò attorno e si
rassegnò
ad andare a rimuginare in un angolo, progettando piani di
reintegrazione tra gli Hyuuga: i figli di Hinata erano pur sempre
sangue del suo sangue; non potevano sfuggire alla sua ala protettiva.
Naruto e Hinata,
allora, rimasero soli nel loro piccolo paradiso di novelli genitori,
le mani strette l’una all’altra e gli occhi
incapaci di guardare
altrove.
«Perché
non me l’hai detto prima?» sussurrò lui,
ma senza tono
di rimprovero.
«Perché...
ecco, insomma, è così presto... io temevo
che...»
balbettò lei, abbassando lo sguardo.
«Ehi, scherzi?
I nostri bambini saranno tutti fortissimi e sanissimi, non devi
neanche iniziare a pensare il contrario. Saranno tutti uguali al loro
papà, da quel punto di vista»
Hinata sorrise, e
Naruto, con una sorta di esitazione quasi mistica, posò
lentamente una mano sul suo ventre, sopra il kimono.
«Non si sente
ancora nulla» sussurrò lei.
«Ma
c’è»
rispose lui.
«Sì,
c’è»
«E ci saranno
tanti altri fratellini...»
«Ehm... Per
adesso pensiamo a questo bambino, che ne dici?»
«Oh, sì,
certo. Bisogna pensare ai bambini uno per volta»
«Sì,
non è proprio quello che intendevo, ma...»
«Oh, secondo
te sarà maschio o femmina? Sai, Sasuke ha avuto un
maschio...»
Hinata si sforzò
di sorridere, ma le risultò profondamente difficile. Al
momento Sasuke e Sakura vantavano quattro figli, e non sembravano
intenzionati a fermarsi – dovevano rifondare un intero clan,
dopotutto. Conoscendo Naruto, avrebbe preso anche quel piccolo
aspetto della vita coniugale come una sfida mortale, ovviamente da
vincere.
Sospirò a
fondo, armandosi di pazienza. Negli anni a venire avrebbe avuto modo
di porre qualche paletto; ma per ora poteva lasciare che il suo
adorabile marito si crogiolasse nelle gioie della paternità,
che sognasse quella che sarebbe diventata la sua primogenita, che
litigasse con Hiashi e ponderasse centinaia di nomi, fino al tre
settembre, fino al giorno del primo traguardo...
Sì,
per
ora
glielo avrebbe lasciato fare.
|