Duo

di PanS
(/viewuser.php?uid=848370)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Birra, migliore amica di ogni sera. Ti tengo stretta ancora nella mia mano, bevendo qualche sorso della tua medicina, mentre l'altra mano mi stringe i capelli, quasi a volermeli strappare. 
Forse sto impazzendo, ma non dovrei accorgermene, la follia rientra nella mia quotidianità. Cerco di evadere da questo peso, da questo fantasma del passato che mi tiene stretto, ma non vuole farmi scappare. Forse per paura di dimenticarlo? Che sciocco, come potrei mai scordarmi di quei momenti. 
Amica, scivoli dalla mia mano. Ti frantumi sul pavimento, riepilogando la mia vita. Eri talmente al sicuro in quel calore che mai ti saresti immaginata una fine del genere, non è forse così? Eppure, se incollassi con la miglior colla sul commercio i tuoi pezzi, non si riconoscerebbero, non ti riconosceresti. Li rifiuteresti, rinnegheresti ciò che sei stata. 
Ti osservo e poi mi alzo dal divano, evitando le tue lame. 
Sai dove vado? Vado lì. Vado dalla mia unica consolazione. 
Il pianoforte mi aspetta.
Mi risiedo, è vero, ma su uno sgabello e inizio.
Inizio con il Mi. Perché il Mi? Ascoltalo. Non è forse malinconico? Non senti la tristezza pervadere il tuo animo? Non ti senti incompleta? Aspetta, aggiungo il Sol. 
Ti sei rallegrata adesso? Vedi, il Mi si riempie di felicità se suonato con il Sol, è come se lo completasse, come se queste due note si appartenessero. 
Senti il mio tormento, senti la mia pazzia attraverso le note che stai ascoltando. Le mie dita hanno preso vita, non le comando più, sono collegate alla mia anima. Non sono padrone di me stesso.
Sai perché? Perché io sono quel Mi e il mio Sol se n'è andato, cambiando tragicamente armonia. 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3143570