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forum/nickname Efp:
KungFuCharlie/SHUN DI ANDROMEDA (è veramente
scritto tutto maiuscolo)
Nickname beta reader (eventuale): My Pride
Titolo e link: “Frohe
Weihnachten.”, “Joyeux Noel.”
Rating: Verde
Epoca: Prima Guerra Mondiale, Giorno di Natale 1914
Ambientazione geografica: Fronte Franco-Tedesco
della guerra (Fronte
Occidentale)
Contesto storico: Prima Guerra Mondiale
Generi secondari: Malinconico
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: In quella mattina di Natale del 1914,
l’umanità ritrova sé
stessa, perduta nel fragore delle schermaglie al fronte.
Note dell’autore*: La cosiddetta
“Tregua di Natale” è un episodio
storico riconosciuto come spontaneo, nato improvvisamente nei giorni
immediatamente precedenti al 25 Dicembre 1914 sul fronte occidentale,
quando
numerosi soldati – sia tedeschi che francesi –
lasciarono le trincee per
festeggiare assieme le festività natalizie, scambiandosi
piccoli doni e improvvisando
perfino partite a calcio nella terra di nessuno (lo spazio che si trova
tra le
trincee dei due schieramenti opposti). Non vi erano stati ordini
dall’alto e,
per questo motivo, i singoli comandi proibirono eventi similari negli
anni
seguenti. Trovo che sia una pagina toccante, il segno che la
fratellanza tra
uomini può nascere anche nei momenti più bui ed
oscuri.
"Frohe
Weihnachten.", "Joyeux Noel."
In
quella mattina di Natale che minacciava neve, Samuel LaRue si
unì al curioso
gruppo di commilitoni che, sbucando da dietro le trincee sul far
dell'alba,
avevano notato per primi quell'insolito ammassarsi di soldati avversari
nel bel
mezzo della terra di nessuno: ciascuno col proprio pastrano nero, si
erano
sparsi per un'ampia area del terreno brullo e ingombro di neve - la
causa era
da ricercarsi nella tempesta del giorno precedente - e avevano
cominciato a
ripulire interi fazzoletti di terra, a disporre legna apparentemente
asciutta e
ad accendere allegri fuochi che risaltavano brillanti nell'aria
nebbiosa di
quel gelido mattino.
"Tenente
LaRue, cosa significa tutto questo?" domandò agitato un
soldatino,
arrivato soltanto due settimane prima con l'ultimo convoglio di
rifornimenti
provenienti dal Comando.
Con
il pesante giaccone spolverato di neve per la scomoda nottata passata
di
vedetta sulla collina, il tenente LaRue scrutò tra la nebbia
- tanto comune
sulla Somme in quella stagione-, aspirando a pieni polmoni il vago
sentore di
legna bruciata: il profumo gli riportò alla mente le
festività natalizie in
famiglia, il caminetto acceso, i dolci, le
carole; la sorella
che suonava allegra il pianoforte, la madre che lo baciava sulle
guance...
Il
moto di commozione che lo assalì fu violento e inaspettato,
come una scarica di
moschetto in pieno petto ma non recava seco dolore, anzi;
ciò di cui sentì il
petto ribollire era gioia, speranza... semplicemente calore.
Come
ipnotizzato, il tenente arrancò al di là della
trincea, sordo ai richiami dei
propri commilitoni, e raggiunse quei ragazzi - giovanotti come lui,
come i suoi
compagni poco distanti -, chinandosi per aiutarli a ripulire il
terreno: di
cadaveri ce n'erano ancora pochi, quasi tutti tedeschi, qualcuno
francese,
giovani caduti solo poche ore prima durante l'ennesima schermaglia.
Spalla
a spalla, braccio con braccio, seppellirono gli ultimi corpi - nessuno
aveva
fatto troppo caso alla nazionalità, le preghiere erano
preghiere malgrado la
lingua con cui venivano pronunciate - poi si sparpagliarono nuovamente:
qualcuno urlava, forse chiamava altri compagni?
Altri
invece si avvicinarono alle trincee francesi, cominciando ad invitare -
a gesti
e a parole inframmezzate di tedesco - i soldati spaventati e stanchi ad
uscire,
ad unirsi a loro.
Alcuni
erano titubanti, altri erano stati facili da convincere.
Quando
però aveva cominciato a nevicare, tutti avevano abbandonato
i rifugi: da ogni
lato, non si vedevano altro che facce sorridenti e abbracci sinceri di
fratelli
separati troppo a lungo da bombe, paure e proiettili
Seduto
davanti ad uno dei focolari improvvisati, Samuel si strinse nel suo
pastrano:
di tanto in tanto, scambiava qualche parola in tedesco - i ricordi
della scuola
sembravano così vividi in quei momenti - e condivideva un
mozzicone di
sigaretta con i due ragazzotti accampati come lui; non c'era tensione
tra loro.
Uno
di loro tirò fuori una fiaschetta, a gesti gliela
offrì - brandy, a giudicare
dall'odore pungente - e lo spinse a bere: il liquore gli
scaldò lo stomaco, i
canti stentorei in tedesco francesizzato e francese tedeschizzato
all'unisono
gli scaldarono il cuore.
La
terra di nessuno in mezzo alle due trincee sembrava come ritornata a
nuova
vita; le sigarette scambiate emanavano il più dolce dei
profumi.
Eppure
- pur consapevole dell'effimerità di quella pace - Samuel
LaRue ringraziò Dio
per quell'attimo di semplice e umano calore: forse già il
giorno seguente lui o
quei ragazzi che gli sorridevano da dietro le sciarpe luride sarebbero
andati a
far compagnia ai compagni caduti ma la guerra era così
lontana in quel
momento... Così straniera in quel clima di festa.
"Frohe
Weihnachten." mormorò tra sè e sè,
senza pensarci.
Sorpresi,
i due dinanzi a lui annuirono con un sorriso stanco ma sincero: "Joyeux
Noel.".
Dodicesimo classificato
– “Frohe Weihnachten.”,
“JoyeuxNoel.”
Di
KungFuCharlie
Sintassi,
ortografia, punteggiatura
La tua storia ha
una sintassi molto elaborata, pur essendo piuttosto breve; non per
questo, però, è scorretta. Da questo punto di
vista, anzi, non ho riscontrato errori.
A livello di
ortografia, ti segnalo invece un’imprecisione:
"Frohe Weihnachten."
mormorò tra sè e sè, senza pensarci.
Il pronome
riflessivo sé si scrive
obbligatoriamente con l’accento acuto, quello,
cioè, inclinato dall’alto verso sinistra.
Ciò dipende dalla pronuncia standard di tale parola
– in alfabeto fonetico /’se/ –, con la
vocale e chiusa. L’accento che hai utilizzato tu indica la
pronuncia aperta della e – in alfabeto
fonetico /ε/ –, quella che,
nell’italiano standard, indica la terza persona singolare
dell’indicativo presente del verbo essere – egli è.
Per quanto
riguarda l’ortografia, ci sono alcuni errori, tra
l’altro generalmente molto diffusi tra gli scrittori
amatoriali:
[…] il
tenente LaRue scrutò tra la nebbia -
tanto comune sulla Somme in quella stagione-,
aspirando a pieni polmoni il vago sentore di […]
Il moto di commozione che lo assalì fu violento e
inaspettato, come una scarica di moschetto in pieno petto ma non recava
seco dolore, anzi; ciò
di cui sentì il petto ribollire era gioia, speranza...
semplicemente calore.
[…] troppo a lungo da bombe, paure e proiettili
[…] forse già il giorno seguente lui o quei
ragazzi che gli sorridevano da dietro le sciarpe luride sarebbero
andati a far compagnia ai compagni caduti ma la
guerra era così lontana in quel momento...
Così straniera in quel clima di festa.
Quando si vuole
inserire un inciso, ovvero un frase, parola o espressione che non
incida sulla correttezza sintattica del periodo principale, occorre
utilizzare il trattino medio spaziato. Tu hai inserito quello breve
(-). Il trattino breve serve per andare a capo o per creare composti,
ma non può essere usato al posto di quello medio
(–) negli incisi o nei discorsi diretti. Oltretutto, lo
spazio tra l’ultima parola dell’inciso e il
trattino è obbligatorio.
La seconda frase
è piuttosto lunga, per cui sarebbe meglio inserire qualche
virgola in più, come per esempio tra petto e ma. Non mi convince neanche
molto il punto e virgola usato dopo anzi: piuttosto, meglio
inserire il punto e virgola dopo dolore e la virgola dopo anzi.
Nella terza
frase c’è un semplice refuso: hai dimenticato di
inserire il punto fermo dopo proiettili.
L’ultima frase ha lo stesso problema della seconda che ti ho
segnalato: è troppo lunga e manca di pause intermedie. Per
esempio, io inserirei una virgola tra caduti e ma. Da notare, inoltre, i
puntini di sospensione inseriti verso la fine. I puntini di sospensione
svolgono una funzione ben precisa, che è quella di
sospendere; tuttavia, spesso questo segno viene utilizzato in luogo di
altri ben più appropriati. In questo caso, la semplice
virgola sarebbe stata perfetta. Attenzione a non abusare dei puntini di
sospensione o del punto esclamativo: so che tra gli scrittori
amatoriali è molto comune dare enfasi alle proprie storie
attraverso un uso della punteggiatura piuttosto libertino;
però, ahimé, le regole esistono e vanno
rispettate.
8/10
Appropriatezza
lessicale e stile
La tua storia
presenta una sintassi molto complessa, tanto che alcuni periodi sono
lunghi anche più di tre righe. Basti guardare
l’incipit del racconto:
In quella mattina di
Natale che minacciava neve, Samuel LaRue si unì al curioso
gruppo di commilitoni che, sbucando da dietro le trincee sul far
dell'alba, avevano notato per primi quell'insolito ammassarsi di
soldati avversari nel bel mezzo della terra di nessuno: ciascuno col
proprio pastrano nero, si erano sparsi per un'ampia area del terreno
brullo e ingombro di neve - la causa era da ricercarsi nella tempesta
del giorno precedente - e avevano cominciato a ripulire interi
fazzoletti di terra, a disporre legna apparentemente asciutta e ad
accendere allegri fuochi che risaltavano brillanti nell'aria nebbiosa
di quel gelido mattino.
Generalmente non
mi dispiace questo tipo di sintassi; trovo, anzi, che un autore che
sappia gestire con maestria dei periodi piuttosto complessi abbia delle
buone probabilità di scrivere storie complete e dettagliate.
La scelta dello stile, però, si basa anche
sull’argomento trattato, sul genere e sulla lunghezza: trovo
che, relativamente ai primi due parametri, una sintassi articolata, con
prevalenza dell’ipotassi, sia perfettamente calzante; un
po’ meno lo è dal punto di vista della lunghezza,
poiché la tua storia è breve – ha un
numero appena superiore di parole al minimo indispensabile per essere
considerata una OS – e spesso, come nel caso sopra citato,
interi periodi vanno a coincidere con un solo paragrafo. A prescindere
da ciò, comunque, hai saputo governare bene la grammatica.
Dal punto di
vista lessicale, non mi piace l’idea di utilizzare
l’arcaismo seco al posto di con sé:
[…] come
una scarica di moschetto in pieno petto ma non recava seco dolore
[…]
Non hai usato
altri arcaismi evidenti nel racconto e la presenza di seco appare, a
mio avviso, un po’ forzata. Si tratta ovviamente di
un’opinione personale, però, in virtù
anche della brevità del racconto, sarebbe stato
più opportuno mantenersi su un lessico il più
possibile omogeneo. A parte questo, non ho riscontrato termini fuori
luogo o parole usate impropriamente: la storia scorre piuttosto bene e
il lessico è appropriato, anche se avrei gradito qualche
germanismo e francesismo in più.
7,5/10
Trama:
originalità e sviluppo
La trama della
tua storia è quasi commovente. È difficile,
leggendo racconti tanto brevi, imbattersi in tematiche tanto
sentimentali, soprattutto quando i protagonisti della vicenda non siano
due innamorati. Attraverso il desiderio che hai espresso da parte dei
soldati schierati sui due opposti fronti, hai messo in luce quanto i
giovani chiamati alle armi fossero in parte insofferenti rispetto al
conflitto bellico e covassero nell’animo meno
rivalità di quanta non ce ne fosse nei cuori dei rispettivi
capi di governo.
In fondo, il
Natale è Natale per tutti, soprattutto in
un’Europa divisa tra fronti avversari ma unita dalle medesime
radici culturali.
L’idea
che i soldati francesi e tedeschi, impegnati gli uni contro gli altri
in una battaglia destinata a scrivere la storia, avessero optato per
una tregua il giorno di Natale, mescolandosi addirittura tra loro,
è quanto di più interessante si possa leggere
volendo sostenere la bontà intrinseca della natura umana.
In
realtà, credo semplicemente che molti di questi giovani
spediti in guerra non avessero ben chiaro il perché di una
tale atrocità, né il motivo per cui dovessero
lottare contro altri ragazzi, solo perché appartenenti a
un’altra nazione. La tua storia merita molto sia in quanto a
originalità che in quanto a sviluppo degli eventi narrati:
certo, ti sei ispirato a un fatto realmente accaduto; è pur
vero, però, che quando si parla di ambientazioni belliche,
difficilmente si sceglie di parlare di eventuali tregue.
10/10
Caratterizzazione
dei personaggi
Il protagonista,
Samuel LaRue, schieranto sul fronte francese, è colui
attraverso il quale racconti il desiderio dei giovani soldati impegnati
in guerra di voler festeggiare il Natale. A dire il vero, non hai
approfondito molto la sua personalità, concentrandoti
esclusivamente sull’aneddoto da te descritto;
però, quel poco che dici nel breve racconto che hai
pubblicato mette in risalto una personalità molto umana,
tutt’altro che incline a guerreggiare in qualunque
circostanza e a qualunque costo.
L’atmosfera natalizia, a dire il vero, trascina con
sé un po’ tutti i personaggi che si muovono sulla
scena: non è una caso che la tregua riesca ad avere un tale
successo. Dopotutto, i ragazzi sul fronte sono accomunati dalle
medesime radici culturali e trovano giusto e sacrosanto mettere da
parte le armi per poter festeggiare il Natale in comunione e in
fratellanza.
Purtroppo, la
scarsa lunghezza della storia non ti ha permesso di analizzare nel
dettaglio cosa passi per la testa del protagonista e degli altri
soldati. Questo è, almeno in parte, un peccato,
perché sarebbero potute venire fuori interessanti opinioni
dei giovani relativamente all’utilità del
conflitto cui stavano partecipando.
Ai fini della
trama, però, questa lacuna narrativa non è poi
così grave.
8/10
Sviluppo del
contesto storico, attinenza, ambientazione
In maniera
assolutamente semplice, ma attraverso la scelta di una tematica
tutt’altro che banale, hai messo in risalto uno dei contesti
storici più drammatici della storia recente. Le descrizioni
relative all’mbiente in cui si muovono i personaggi non sono
particolarmente approfondite; tuttavia, i dettagli inseriti sono
sufficienti a far respirare il clima della così detta Grande
Guerra.
Come ho
già avuto modo di dire, apprezzo particolarmente il fatto
che tu abbia deciso di parlare di un evento storico tanto tragico
attraverso uno degli episodi che più dovrebbero indurre a
riflettere. Il Natale diventa la scusa per mettere da parte le armi e
riconoscere il proprio diritto a vivere in serenità e in
tranquillità. Oltretutto, l’iniziativa
è partita spontaneamente dai ragazzi impegnati sul fronte
– ottima la precisazione che, negli anni successivi, furono
esplicitamente proibiti episodi simili – e ciò
determina quanto, in realtà, in fondo al proprio cuore,
forse non avevano proprio chissà quale interesse
nell’uccidere altri esseri umani in nome di non si sa bene
che cosa.
Episodi del
genere dovrebbero far riflettere sull’utilità dei
coflitti bellici e di alcuni in particolare: alle volte, un gesto di
fratellanza nato spontaneamente, come quello che hai narrato tu,
può risultare più minaccioso di un omicidio
efferato.
Perché, altrimenti, vietare i festeggiamenti nei successivi
Natali?
Il rischio che i
soldati perdessero di vista le ragioni dei propri governi era,
evidentemente, troppo alto.
9,5/10
Gradimento personale
Parto
immediatamente col ribadirti che la tua storia è molto
originale e che mi piace tantissimo l’idea di trattare la
prima guerra mondiale attraverso un episodio tanto significativo dal
punto di vista umano.
La tua scelta,
decisamente in controtendenza, ha reso gli argomenti da te affrontati
ben più chiari e interessanti dei soliti racconti circa i
drammi dei conflitti bellici. In fondo, la guerra è anche
questo: se vengono chiamati alle armi giovani solo in parte informati
sulle ragioni che hanno spinto il proprio Paese a combattere contro gli
altri, non è detto che i ragazzi in questione non possano
avere un moto di fratellanza reciprica. Non è detto e, nel
caso di questa storia, non avviene.
Se posso
permettermi un suggerimento, io inserirei qualche spezzone
introspettivo in cui si parli delle opinioni di questi ragazzi circa il
conflitto in cui stanno combattendo: in fondo, dici chiaramente che
già ci sono state delle vittime e che altre ce ne saranno;
perché non far riflettere i personaggi anche su questo
aspetto?
A parte
ciò, comunque, la tua storia merita ogni considerazione.
Tot.: 43/50
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