Confusione

di PanS
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Non mi riconosco nemmeno. Talmente è tanta la confusione nella mia testa che a stento mi identifico davanti allo specchio, immaginando un riflesso.
Esco da casa. Un sospiro tira l'altro. Non ho più parole con le quali combattere per la mia sanità mentale. Vago senza una meta, senza incrociare lo sguardo altrui. Sono un po' assente, barcollo e rischio di inciampare su chi mi circonda.
Tutto si muove troppo in fretta, mentre io rimango ad osservare. Osservo senza interagire. Urlo, ma nessuno può ascoltarmi; mi agito, ma nessuno può vedermi.
Può ritenersi una fortuna? Queste persone non si rendono conto dei grandi doni che posseggono, stanno facendo un grosso errore, non comprendono l'enormità del minuscolo.
Dobbiamo fare tutti lo stesso percorso di sofferenza.
Qual è il bianco e qual è il nero? Qual è adesso il bene e quale il male? Avrò un'etica? Avrò un nome? Sarò? Cosa sarò? Cosa non sarò?
Mi scoppia la testa. Chi avrebbe mai detto che la morte sarebbe stata così difficile.
Forse è la conseguenza del mio desiderio vivente di volermi isolare da tutto e tutti: è la mia punizione eterna. No, non tanto per la solitudine, ma pensare, pensare, pensare e pensare senza mai fermarsi.
Peccato non poter riutilizzare la pistola per smettere.




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