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Consideralo
fatto!
"Che
è successo?!"
"Ho chiesto a Derek Hale un appuntamento"
"Oh Dio. E lui cos'ha fatto?!"
"Mi ha rubato il caffè. E ha detto che mi passa a prendere
lui"
Erano cominciate così le 48 ore più veloci e
piene della vita di Stiles Stilinski, studente di Informatica
dell'ultimo anno, barista nel pomeriggio e migliore amico di Scott
McCall a tempo pieno. Aveva conosciuto Derek Hale per sbaglio, un
giorno che era piombato nell'aula sbagliata e si era seduto accanto a
lui. Derek l'aveva guardato ciarlare per circa cinque minuti su
integrali, equazioni, codice HTML, per poi interromperlo con un colpo
di quaderno sulla faccia.
"Sei a Letteratura Greca IV" gli aveva ringhiato, poco gentilmente.
A quel punto, Stiles aveva realizzato tre cose: che era nell'aula
cinque, ma del secondo piano, che era in ritardo di un quarto d'ora per
la lezione del professor Deaton e che quel tipo molto antipatico, molto
violento, era anche terribilmente sexy. E si sa che Stiles Stilinski
non ha di certo il dono della sobrietà, così
aveva sospirato qualcosa che somigliava a: "Ma sei uscito dalla
copertina di Febbraio di Vogue?"
"Tu leggi Vogue?" Derek aveva corrugato le sopracciglia. "Ma
perchè diavolo te lo sto chiedendo?"
"Forse perché mi ami anche tu, ma adesso devo proprio..."
aveva raccolto tutti i suoi libri, infilandosi anche una penna nei
pantaloni. "... scappare. Tu, io... sono Stiles. Stilinski"
"Derek... Hale" aveva mormorato l'altro, aiutandolo a tenere in bilico
i libri di Analisi.
Una volta a casa, l'aveva cercato su Facebook, perchè uno
Stilinski certe cose non se le dimentica mica. Aveva scoperto che Mr
Grugno era più grande di lui di un anno, si stava
specializzando in Lettere Classiche, era di New York, viveva al campus
(un certo Boyd lo taggava in molti stati sulla carta igienica mancante)
e aveva una sorella piuttosto invadente di nome Laura. Ah, e aveva
accettato in tre minuti la sua richiesta di amicizia.
Se le presentazioni erano state piuttosto veloci, Stiles aveva scoperto
che tutto il resto non lo sarebbe stato per niente. Derek era un tipo difficile - si
fidava di una manciata di persone, rispondeva manco avesse il ciclo ed
era ossessionato da una traduzione di Socrate. E Stiles, era
semplicemente lui - nel senso che lo seguiva, lo stalkerava su tutti i
social network esistenti, si prensentava in camera sua con la pizza e
aveva fatto amicizia con Vernon Boyd, per farsi aprire anche quando
Derek stava studiando e non voleva essere disturbato.
"Chiedigli di uscire" sbuffava Scott.
"Non so nemmeno se è gay"
"Ti sopporta da mesi"
"E tu da anni!"
"Ma io non ti rispondo alle tre di notte, però"
"Forse dovrei chiedeglierlo"
"Dovresti"
"E se mi dice di no?"
"Faremo come abbiamo sempre fatto: joystick e burrito"
A dir la verità, Stiles non ricordava cosa aveva borbottato
per chiedergli un appuntamento, ricordava solo l'espressione
infastidita di Derek, il caffè che gli veniva sfilato dalle
mani e un "non ci salgo sulla tua carriola, ti passo a prendere
venerdì alle otto". E da lì, il panico.
"Metti questi" Lydia gli lanciò un paio di jeans chiari,
terribilmente stretti, e dovette saltare su un piede per infilarvi.
"Tienili, ti alzano le chiappe" decretò.
"Gesù Cristo, tra poco esco con Derek Hale"
piagnucolò, guardandosi allo specchio.
"Sai che se lo ripeti per la trentesima volta, la situazione non
cambierà, vero?" Lydia soffocò una risatina e,
con sguardo saccente, gli indicò una camicia bianca, che
stava perfettamente piegata accanto a lei sul letto. "Bianco fa
elegante, ma anche trendy. Dovunque andrete andrà bene. Dove
andrete, Stiles?"
"Gli ho scritto di andare al cinema a vedere The Avengers, e poi...
qualcosa da mangiare?" si morse il labbro inferiore.
"Beh, non è malaccio" sospirò Lydia, che si
alzò per aprire la finestra della stanza. "Mh, muoviti a
vestirti. Vedo una Camaro dall'altra parte della strada"
Stiles cacciò un urlo poco virile e quasi
inciampò nelle scarpe. "Ooooh, Gesù Cristo"
"Ehi!" Lydia gli afferrò le guance e lo costrinse a
guardarla. "Questa potrebbe essere la serata più importante
della tua vita"
"Oppure no" aggiunse Stiles.
"Oppure no. Oppure sì. Non lo sai. Niente attacchi di panico
e goditela"
Stiles si ripetè le parole di Lydia come un mantra, ma
entrò comunque nella Camaro come un condannato a morte al
patibolo. Lo salutò a mezzabocca, gli indicò la
strada più breve per arrivare al cinema e poi cadde in uno
stato di mutismo perenne.
"Non stai parlando" constatò Derek, qualche minuto dopo.
"Succede raramente"
Stiles deglutì. "Già, uhm. Per una sera, ho
deciso di risparmiarti"
"Scegli il silenzio nei momenti sbagliati" alzò un angolo
della bocca, in un sorriso contenuto.
"Derek" prese un respiro. "Tu sei gay?"
L'altro si voltò verso di lui, con un sopracciglio inarcato.
"Cosa stai blaterando?"
"Oddio lo sapevo" Stiles si portò le mani nei capelli e
gemette. "Oddio, che casino. Maledetto Scott, maledetto"
"Che ti prende, stasera?"
"Mi prende che questo, per me, era un appuntamento. Romantico. Non
un'uscita tra amici e tu chiaramente non sei gay, anche se lo fossi
perchè dovresti uscire con me, ommioddio, ho fatto un
casino. E' che non faccio altro che parlare di te, Scott si era stufato
e mi ha detto di invitarti fuori, io lo sapevo che sarebbe stata una
cazzata, ma tu mi hai detto sì e giustamente pensavi di
passare una serata con... perchè ti sei fermato?"
squittì.
"No, dico, sei serio?" Derek si voltò verso di lui, la
macchina ferma in uno stallo di sosta.
"Mi dispiace tanto" tirò su col naso. "Non ti
molesterò. Sta tranquillo"
"Stiles, mi hai chiesto di uscire e ti ho detto sì. La
prima volta che ci siamo incontrati, mi hai fatto intendere che saresti
venuto volentieri a letto con me e io ti ho detto lo stesso il mio
nome" inclinò la testa. "E, beh, entri in camera mia di
continuo. Davvero avevi il dubbio che fossi etero?"
Stiles spalancò la bocca. "Oh"
"Eh"
"Sei gay?"
"Oh, sì"
"E stasera sei qui perché..."
"Esatto"
"Ti piaccio sul serio?" strillò.
Derek alzò gli occhi al cielo "Sì, Stiles. Ti
rispondo alle tre di notte!"
Il ragazzo accusò il colpo con molta dignità. Si
sistemò la camicia, tornò a sedersi composto e
mise la cintura, sotto lo sguardo guardingo di Derek. "Ovviamente lo
sapevo, era solo panico da prestazione. Come potrei non piacerti,
insomma, sono Stiles Stilinski" gli sorrise e guardò davanti
a sè.
"Dillo" sospirò Derek.
"Cosa?"
"La cazzata. Quando provi a fare l'essere umano, stai trattenendo una
cazzata. Andiamo, dillo"
"Pensavo che io The Avengers l'ho già visto e non ho molta
fame. Saltiamo quella parte e torniamo a casa mia?" sorrise ancora
più apertamente e Derek trattenne una risatina.
"E l'appuntamento?"
"Tecnicamente siamo usciti di casa.
Consideralo fatto!"
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"Buongiorno!"
"Merda!" Stiles fece saltare i pancakes nella padella e li
lanciò nel primo piatto disponibile, mentre Derek rideva
contro il suo collo - nudo.
"Dovresti smetterla di farmi prendere questi spaventi,
Sourwolf, potrei morirci!" mugugnò, lasciandosi andare
contro il petto dell'altro.
"Colpa mia. E' che sei terribilmente sexy quando mi prepari la
colazione, con i boxer di Capitan America" gli strizzò il
sedere e Stiles ridacchiò.
"Dovevo fare qualcosa di speciale. Ho anche detto a Scott di uscire
prima, per lasciarci casa libera. E' un anno dal nostro primo
appuntamento"
"Scopata"
"Appuntamento"
"Scopata"
"Scopappuntamento?" Stiles si voltò e gli mostrò
fiero un muffin al cioccolato. "Mi sono superato, ma non mangiarne
troppi, li ho promessi a Scott e Boyd"
Derek annuì e, di tutta risposta, lo prese in braccio.
Stiles si aggrappò al suo collo e accarezzò col
naso il profilo del suo ragazzo.
"Pensavo che colazione possiamo farla anche dopo" cominciò
Derek. "E non ho molta fame. Saltiamo quella parte e torniamo in camera
da letto?"
Stiles scoppiò a ridere e gli morse una spalla. "Vuoi
davvero tutta la mia energia vitale?"
Derek lo baciò "Voglio tutto"
"E la colazione?"
"Tecnicamente siamo in cucina,
considerala fatta!"
E poi,
pensò Derek, non
vedo l'ora di darti le chiavi di casa nostra.
L'angolo dell'autrice:
E' che sono triste. Piena di esami. Senza uno straccio di
fidanzato. Sull'orlo del ciclo mestruale.
DATEMI UN GELAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAATO
A.
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