Ammissioni ritardate.

di Lady Atena
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Tony s'infilò la maglia, si voltò di scatto verso il letto.
“Ho un'idea” annunciò.
Pepper allacciò il reggiseno, vi tolse i capelli e sorrise.
“Un'altra?” chiese.
Tony ridacchiò, si sedette sul letto tra le coperte sfatte.
“Una normale”.
Pepper inarcò un sopracciglio, si morse il labbro prendendo la maglietta e la infilò.
“Ne ho abbastanza di armature esplose per almeno altri cinque o sei anni” scherzò.
Tony dimenò le mani in aria, si piegò in avanti arricciando il naso.
“Pensavo che potremmo vivere insieme. Davvero. Magari da qualche parte di tranquillo, tipo ovunque tranne l'America”.
Pepper si sporse facendo scivolare la coperta lungo la coscia nuda, aprì un cassetto del comodino e prese delle mutandine. Le mise, uscì da sotto le coperte e gattonò fino a Tony. Gli poggiò una mano sulla guancia, sorrise addolcendo lo sguardo.
“Da cosa vuoi scappare, Tony?”.
Tony sospirò, abbassò lo sguardo leccandosi le labbra e rilassò le spalle.
“Volevo creare un'armatura intorno al mondo. Volevo tenere tutti al sicuro”, disse, “guardami, Pep: ho perso Bruce, e per quanto io lo cerchi non riesco a trovarlo. Ed i ragazzi ...”.
Pepper gli passò la mano tra i capelli, si sedette accanto a lui.
“Ti credono un costruttore di robot assassini” completò.
Tony alzò lo sguardo, arricciò il labbro.
“Tu no?”.
Pepper piegò il capo, sorrise.
“Tony, ti ho visto costruire armi. Non è così che fai. E poi ho dato un'occhiata ai computer. C'era scritto che le sperimentazioni non erano riuscite”.
Tony sospirò, le strinse la mano.
“Sempre così efficiente, signorina Potts” scherzò.
Pepper gli baciò le labbra, gli strinse la mano e sorrise.
“Prenderemo una vacanza, se vuoi, ma poi torneremo”.
Tony si morse il labbro, la guardò sentendo gli occhi lucidi.
“Perché?” chiese.
Pepper gli portò le mani alle guance, sfiorando con i pollici l'accenno di barba.
“Perché il mondo ha bisogno di Iron Man tanto quanto ne hai bisogno tu”.
Tony sorrise, annuì.
“Tu mi completi”.




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