I'm fabulous

di Echadwen
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Angolino autrice: Ringrazio anche solo chi legge.
Vi prego di cliccare sopra al link con il tasto destro, si aprirà una pagina con la canzone che canta zio Thrandy.
Thranduil, perdonami se puoi XD è colpa dei crack vid XDDD









 “Tu non sai niente. Il tuo mondo brucerà. Il nostro momento si è ripresentato.

Il mio padrone serve l'Unico. Adesso capisci, Elfo? La morte è sopra di voi, le fiamme della guerra sono sopra di voi.” Rise l'orco. Una risata spenta sul nascere.

Fulminea, fu la lama di Thranduil a recidere la testa di quell'abominio e lo fece, con un'eleganza tale, da lasciare il figlio a bocca aperta.

“Perché lo hai fatto?” Chiese quest'ultimo “Avevi promesso di liberarlo”

“Ed è così...” Rispose placido aggirando il cadavere in preda agli spasmi “Ho liberato la sua orrenda testa dalle sue miserabili spalle”

“C'era altro che l'orco poteva dirci.”

“Nulla di più poteva dire a me.” Inclinò la testa.

Il petto di Legolas si gonfiò d'orgoglio per avere lo stesso corredo genetico di quell'Elfo algido e magnifico, non si rese nemmeno conto che le sue labbra si mossero.

“Sei favoloso, Ada” Fu il suo commento.

Dal pavimento sottostante il trono emerse un impianto stereo di ultima generazione e tutti si voltarono verso il sovrano che sfoggiava il tanto famoso ghigno.

“NOOO!” Urlarono le guardie presenti mentre prendeva a battere il tempo con il piede.

Era decisamente troppo tardi per darsi alla fuga.

 

 

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“Mio signore?” Si azzardò uno dei guardiani

“Cosa?”

“La vostra battuta”

“Giusto, giusto. Tu non uscirai di casa, Legolas. Sei in punizione.”

 

 

 

 

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“Sembra che stiate facendo una gran festa laggiù”

“È Meleth en Gilith, la festa della luce stellare”

 

 

[In un'altra ala del palazzo]

 

 

“Voi sapete esattamente come dare una festa, mio signor- Hic!”

Un Galion esageratamente ubriaco aveva preso posto accanto al proprio sovrano.

“Lo mettevi in dubbio, Galion?” Chiese Thranduil alzando lievemente il sopracciglio.

“Chi? Io? Maiii!” Rispose riempiendo nuovamente i calici di dorwinion “Nessuno è alla vostra altezza, mio signore. Le feste che organizzate, il vostro portamento, le vostre regalissime e foltissime sopracciglia, l'aroma di fiori che vi segue ovunque andiate... Tutto di voi è favolo-”

“NOOOOO!” Si levarono in coro tutti i presenti.

Era troppo tardi: l'attrezzatura del karaoke era già in funzione.

 

 

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Il cuore degli Uomini del lago si fece più leggero alla vista dell'esercito del Reame Boscoso.

Non solo erano venuti ad aiutarli militarmente ma avevano portato con loro cibo e bevande per scongiurare il rischio di una carestia.

“Non è possibile...” Affermò con voce flebile Bard, ricolmo di gioia. Un sussurro che venne presto sovrastato dal rumore di zoccoli: Thranduil era arrivato.

Lentamente il sovrano elfico si voltò verso l'uomo con tutta l'eleganza e l'algidità della sua razza, la lunga chioma venne smossa dalla leggera brezza ed i suoi occhi chiari brillarono.

Un incanto per l'arciere.

“Fa-favoloso.” Balbettò

“NOOOOO!”

Tutti i guardiani si diedero alla fuga per le strade della città lasciando ai sopravvissuti di Pontelagolungo e al loro capo l'onere di assistere all'ennesima esibizione canora.

 

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“Mio signore?” Il leale Feren sussurrò al suo orecchio.

“Che c'è?”

“La vostra battuta, mio signore.”

“Giusto, giusto. Sono venuto per reclamare qualcosa che è mio.”

 





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