1° CAPITOLO
Il tenente colonnello Martin Sanders passava il tempo giocherellando con un
elastico tra le dita.
Quel vizio gli era venuto da quando era un ragazzo, e non lo aveva più
abbandonato.
Gli serviva a scaricare la tensione tutte le volte che era nervoso.
Ma forse mai come in quella occasione era stato cosi teso, al punto che aveva
già rotto ben quattro dei suoi elastici.
L’uomo era seduto in un corridoio in attesa che uscisse il suo diretto
superiore, l’ammiraglio Borda.
E quando l’ammiraglio uscì, con indosso la sua alta uniforme lustrata come
uno specchio e in mano una cartellina, Sanders scattò in piedi come se qualcuno
lo avesse morso sul sedere.
Fece il saluto militare.
“Tenente colonnello Sanders a rapporto, signore!”
“Riposo, tenente colonnello, riposo” rispose l’alto ufficiale.
Sanders obbedì prontamente.
“I preparativi sono stati ultimati?” domandò l’ammiraglio.
“Sissignore. L’elicottero e la scorta sono qui fuori che l’aspettano,
signore”.
“Eccellente, ora muoviamoci. Si tratta di un appuntamento troppo importante
per far attendere quei signori”.
Borda e Sanders uscirono sull’atrio interno di un palazzo che, sotto falso
nome, era proprietà della Mithril nella città di Rabat, capitale del Marocco.
Ad attenderli un grosso elicottero blindato.
I due salirono, l’elicottero si alzò in volo, senza emettere alcun rumore,
divenne invisibile e si allontanò nel cielo.
Solo chi fosse stato fornito di sofisticatissimi e rarissimi sensori anti-ECS,
avrebbe potuto accorgersi di quell’elicottero e degli altri tre elicotteri da
combattimento, più piccoli e anch’essi invisibili, che gli si affiancarono per
fargli da scorta.
****
Il velocissimo e invisibile aereo, solcava a bassa quota i cieli italiani.
Yu Fan pilotava il mezzo dimostrando grande sicurezza e imperturbabilità.
Ma lo stesso non poteva dirsi per i tre membri della Mithril che stavano in
cabina dietro di lei.
Sousuke, Melissa e Tessa, pur essendo abituati alle situazioni di tensione e
capaci di ragionare sempre con lucidità, erano chiaramente in apprensione.
Il sottomarino su cui erano imbarcati solitamente, il Tuatha De Danaan, in
quel momento si trovava chissà dove in navigazione, e al suo comando c’era un
androide che era un sosia perfetto della giovane Tessa e che era mossa da chissà
quali scopo.
Tutti e tre rabbrividivano all’idea di quello che poteva succedere col De
Danaan che in pratica era nelle mani di Amalgam.
“Eppure il motivo mi sfugge” continuava a ripetere Tessa, che si era ripresa
una mezz’ora prima. “Perché dirottare il De Danaan per poi liberarlo loro
stessi, e metterci una mia sosia al comando?”
“Certamente per non farci nulla di buono. Dobbiamo assolutamente contattarli.
KITT” Sousuke si rivolse all’eccezionale intelligenza artificiale che viaggiava
con loro incorporata in quel mezzo “Quanto manca alla base italiana della
Mithril?”
“Saremo a destinazione tra otto minuti, signor Sagara” rispose con voce
profonda e calma il computer.
“Speriamo che non sia troppo tardi” aggiunse Melissa.
“Se posso permettermi” si inserì Yu Fan “quando arriveremo a destinazione, né
io né KITT ci faremo vedere. E sarebbe meglio se anche Sagara non si facesse
vedere”.
“Come? E perché?” replicò Sousuke.
“Per me il motivo è semplice: non mi fido della Mithril, e non entro nella
tana del lupo.
Per Sagara invece, temo che se qualcosa dovesse andare storto mi occorrerà il
suo aiuto. Il suo aiuto e quello dell’Arbalest. Tuttavia in questo momento la
vostra amica Mao è ricercata dalla Mithril in quanto traditrice, giusto? Dubito
che faranno i salti di gioia nel vederla. A Tokyo inoltre, io e KITT ci siamo
sbarazzati del sosia di Sagara con l’aiuto di un certo Wraith. E’ logico
presumere che quest’ultimo abbia anche fatto rapporto. E che cosa ha visto?
Kaname Chidori in pericolo a causa di Sousuke Sagara. E anche se sapeva che non
era lui, non è a conoscenza degli androidi. Perciò temo che neppure nel vedere
Sagara farebbero i salti di gioia. Infine, tutta questa storia di androidi-sosia,
basi nascoste in castelli sulle montagne, falsi dirottamenti e tutto il resto,
non vi sembra un po’ troppo incredibile per prestarci fede subito?
Credo che la prima cosa che faranno sarà quella di chiuderci in una cella in
attesa di vederci chiaro. E si tratta di tempo che non possiamo permetterci di
perdere”.
Melissa fece per replicare ma fu bloccata da Tessa.
“La signorina Yu Fan ha ragione. Temo che dovremo aspettare un bel po’ prima
che ci facciano parlare con un ufficiale a cui spiegare tutto. E nel frattempo
chissà cosa può succedere. Persino adesso potrebbe essere troppo tardi.
Perché quelli della nostra filiale ci credano, è necessario che ci
presentiamo direttamente. Ma non dobbiamo farlo tutti.
Melissa, tu ed io ci recheremo alla nostra filiale, e tenteremo di avvertirli
del pericolo.
Sergente Sagara, lei e la signorina Yu Fan, resterete nascosti. E se dovesse
accadere qualcosa che rischia di farci perdere tempo, partirete per intercettare
il De Danaan. Dobbiamo solo…”
“Se pensi ad un modo per scoprire l’ubicazione del De Danaan, forse ho la
soluzione” disse Yu Fan, che aggiunse “E non chiamarmi signorina”.
Intanto all’orizzonte appariva un piccolo cantiere navale.
La sede sotto copertura della Mithril.
A quel punto Tessa ebbe un presentimento: “Datemi un foglietto, presto”.
“Perché?” chiese Melissa.
“Se quel sosia è a bordo del De Danaan da una settimana, potrebbe aver fatto
di tutto, compreso sabotare Dana. Vi trascriverò i codici per accedere alla sua
memoria. Cosi potrete tentare di eliminare eventuali modifiche del nemico”.
****
Il piccolo branco di pesci si muoveva in maniera compatta nello spazio
immerso dove l’azzurro del mare sfumava in un nero sempre più denso.
Improvvisamente avvertirono una fortissima perturbazione nelle correnti,
provocata da qualcosa di immenso.
L’istinto li portò a temere una minaccia.
Quindi rapidamente, sempre in maniera compatta, si allontanarono nella
direzione opposta.
La minaccia era un immenso scafo in lega metallica che si muoveva in
direzione ovest.
“La navigazione prosegue regolarmente, colonnello Testarossa”.
“Molto bene, tenente. Alla via cosi”.
La giovane e brillante Teletha Testarossa sedeva imperturbabile sulla sua
poltrona, coadiuvata da Mardukas in piedi affianco a lei.
Sul Tuatha De Danaan aveva ormai ripreso a scorrere la vita di sempre.
L’incubo del dirottamento e della prigionia nella base di Amalgam era stato
messo da parte.
Restavano i dubbi sul fato di Melissa, ma i suoi commilitoni sapevano che
comunque stessero le cose, dovevano andare avanti lo stesso.
Mardukas controllò l’ora sul suo orologio.
Nonostante il grosso orologio digitale posizionato sulla parete anteriore del
ponte di comando in modo da essere visibile a tutti, mai Mardukas avrebbe
rinunciato a guardare il suo buon vecchio orologio di marca inglese che teneva
con se da ormai venti anni.
Per una sorta di questione affettiva e perché un po’ diffidava della
tecnologia digitale.
Troppo delicata, quindi troppo facilmente soggetta a guasti.
“Sono le 16:32. Il summit comincerà tra un’ora e mezza. E sicuramente
l’ammiraglio Borda sarà già in volo”.
“Non si preoccupi, comandante Mardukas, saremo a destinazione entro i tempi
previsti per la nostra attività di sorveglianza” lo rassicurò Teletha
sorridendo.
Mardukas assentì con un lieve cenno del capo.
A circa cento miglia di distanza, tra le isole Canarie e le isole Medeira, si
erigeva un’isola di discrete dimensioni.