Leaves Time
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church
-Vi dichiaro pertanto marito e moglie…- fissandoli con i
suoi occhi da miope attraverso le lenti degli occhiali appollaiati sul
sottile naso aquilino, il sacerdote si tese sorridente verso i due
ragazzi in piedi davanti a lui. Prese le loro mani destre, le
unì una nell’altra e si rivolse al giovane in
elegante e certamente costosissimo completo scuro -Ora può
baciare la sposa.-
-In che senso?- Mark Landers si scosse dal torpore che lo aveva
assalito e tornò bruscamente alla realtà.
Ritirò la mano come se se la fosse scottata e al suo fianco
Jenny, che indossava uno splendido abito bianco, fece lo stesso.
-Come in che senso?- colto alla sprovvista il prete lo fissò
con gli occhi socchiusi -Nel senso che vi ho uniti in matrimonio e che
lei adesso può baciare sua moglie.- sorrise paziente.
-Cos’ha fatto?- Mark impallidì mentre le parole
del sacerdote acquistavano senso nella sua testa.
-Vi ho sposati or ora e…-
-Ci ha sposati? Come ci ha sposati?-
-Se questo è uno scherzo non lo trovo
divertente…- balbettò Jenny incredula, voltandosi
e scostando il lungo velo da sposa che oltre ad essere più
pesante di quel che avrebbe mai immaginato, le impediva di vedere cosa
ci fosse dietro di lei.
Alle sue spalle la chiesa era gremita di invitati, così
tanti che tutti quei volti si confusero nella sua mente impedendole di
riconoscere a chi appartenessero. I fiori bianchi che decoravano gli
banchi di legno massiccio e l’altare, quelli del bouquet
appoggiato sul cuscino di velluto dell’inginocchiatoio
davanti a lei e quelli lungo le navate, emanavano un profumo
così conturbante e intenso da stordirla. Non riusciva a
capire nulla… Cosa ci faceva lì con Mark?
Dov’era finito Philip? Chi diavolo erano tutte quelle persone?
-Non ho mai visto niente di simile…- commentò a
voce bassa qualcuno poco distante.
-Io sì, qualcosa del genere…- rispose qualcun
altro -E la sposa è fuggita via con il testimone…-
Jenny si volse verso la navata laterale, incrociando le espressioni
divertite di un paio di fotografi, uno appoggiato al cavalletto della
telecamera, l’altro con il viso celato da una grande macchina
professionale. Celato sì, ma non abbastanza da riuscire a
nascondere il sorrisetto che incurvava le sue labbra. Jenny lo
fissò confusa e quello approfittò della magnifica
inquadratura frontale per immortalare il bel volto della sposina: il
lampo del potentissimo flash quasi l’accecò.
Accanto a lei Mark non si accorse di niente, completamente estraneo a
tutto quello che lo circondava perché troppo occupato a
discutere imperterrito con il sacerdote in paramenti da cerimonia,
incolpando lui di tutto. Ma quando, con la coda dell’occhio,
la vide barcollare, le agguantò un gomito con una stretta
d’acciaio che la fece gemere e la sostenne in piedi al suo
fianco.
-Non ci provare…- sibilò secco, l’idea
che Jenny volesse sfuggire a quella situazione imbarazzante con un
teatrale svenimento, complicando ancor più le cose.
Tornò a rivolgersi al prete -Lei si è certamente
sbagliato… Probabilmente si tratta di uno scambio di
persona. Non sono io il suo fidanzato, non ho mai pensato di
sposarla… Io non voglio sposarmi!-
La signora Landers, seduta subito alle spalle della coppia, udendo le
secche parole del figlio gemette.
-Che sciagura!-
Sebbene completamente intontonito, Mark riconobbe la voce di sua madre,
si volse in cerca di lei, la vide insieme alla sorella e
scavalcò, rovesciandolo sul tappeto, il sedile imbottito di
velluto blu che aveva occupato fino a pochi istanti prima.
Trascinandosi dietro Jenny, gli occhi ancora socchiusi e lacrimanti, la
raggiunse e si fermò davanti a lei.
-Ma’, che diavolo sta succedendo qui?-
Quelle parole provocarono un immediato e inquietante brusio tra gli
ospiti che occupavano i primi banchi da quel lato. Parecchi colli si
allungarono verso di loro: gli invitati non volevano lasciarsi sfuggire
neanche una parola.
La signora Landers lo guardò negli occhi. Le assurde parole
di Mark l’avrebbero resa protagonista dei pettegolezzi non
soltanto del quartiere ma dell’intera prefettura. Le vicine e
i parenti avrebbero parlato di lei e Mark per almeno due mesi,
rielaborando l’accaduto quanto bastava per renderlo
più interessante e fantasioso. Scoppiò
improvvisamente in lacrime, lasciando di stucco il ragazzo.
-Mamma, che ti prende ora?-
-Ma… Mark…- si lamentò Jenny con gli
occhi ancora sofferenti, stringendogli il braccio per richiamare la sua
attenzione. Si passò una mano guantata sul viso e riprese a
guardarsi intorno, scrutando i volti degli invitati alla ricerca
Philip. Il ragazzo doveva assolutamente essere lì da qualche
parte: non poteva averla lasciata sola in un pasticcio simile.
-Perché mi fai questo?- le spalle della signora Landers
erano scosse dai singhiozzi -Perché un dispiacere del genere
alla tua povera mamma?-
Accanto a lei la figlia le porse un fazzoletto e la donna se lo
passò sul viso per asciugarsi le lacrime.
-Questo cosa? Che dispiacere?- Mark la guardò frustrato
-Cos’è questa farsa? Cosa ci faccio qui? Sposato
per giunta? E perché proprio con Jenny?- un pensiero
improvviso gli balenò nella mente e si volse verso la
ragazza, a cui stringeva ancora la mano -Cosa diavolo hai combinato?-
-I… Io?- lo fissò sconcertata.
-Sì, tu.- certo, se lui non era stato, la colpa doveva
essere certamente sua -In qualche modo devi avermi incastrato
e…-
-Mark!- la signora Landers sollevò gli occhi dal fazzoletto
bagnato e posò sul figlio uno sguardo di fuoco -Non
rivolgerti così a tua moglie!-
-Moglie?!- le fece eco.
Jenny fece un passo indietro e barcollò, indecisa se svenire
o darsela a gambe. Le insinuazioni di Mark avevano finito di
confonderla e ora la testa le doleva. Dietro di loro gli ospiti
formavano un muro compatto e lei cominciava a sentirsi soffocare. Ad
aggiungere altro scompiglio, intervenne il prete armato di crocefisso e
tutti gli strumenti del mestiere che agitò con fervore
davanti ai due novelli sposi, convinto che i ragazzi fossero finiti
sotto l’influenza del maligno a causa di chissà
quale diabolico sortilegio.
-Vi aiuterò!- esclamò inzuppandoli con
l’acqua santa.
-Ehi! Ehi! Di qua!- il grido improvviso riuscì a superare la
confusione, arrivando alle orecchie della coppia -Ehi! Ehi! Ehi!-
continuò insistente finché non fu certo che lo
avessero udito.
Fu Mark ad individuare per primo il braccio che si agitava
all’impazzata sopra le teste degli invitati. Socchiuse gli
occhi, mise a fuoco lo sconosciuto saltellante e riconobbe Bruce.
Stringendo la presa intorno al polso di Jenny, a spintoni e gomitate si
fece largo tra gli invitati raggiungendo faticosamente Harper,
l’uscita della chiesa e la salvezza.
-Aspettate! Dove andate?- la madre di Mark li inseguì sulla
scalinata.
Gli ospiti e il prete le furono subito dietro e rincorsero i tre lungo
la stradina di campagna che dalla collina della piccola chiesa,
scendeva serpeggiando tra sterminate coltivazioni di granoturco pronto
al raccolto.
-Come ci si sente da sposati?- Bruce li guardò, poi dietro
di loro scorse gli invitati, o almeno buona parte di loro. Li
inseguivano, decisi a riacciuffarli per riportarli davanti
all’altare e non perdere così il succulento
banchetto che avrebbe chiuso il matrimonio -Accidenti che ossi duri!-
Jenny si voltò indietro e incespicò nel vestito.
Per poco non finì a terra. Mark se ne accorse, si
fermò e tornò accanto a lei. Si chinò
a sollevarle il velo e lo strascico e glieli mise in mano
perché non la intralciassero.
-Non potevi metterti qualcosa di più comodo?-
Lei replicò acida.
-Se avessi saputo che sarebbe finita così, lo avrei
sicuramente fatto!-
-E come pensavi che sarebbe finita?-
-Veramente non pensavo neppure che sarebbe cominciata…-
-Non far finta di non sapere nulla, devi entrarci qualcosa per
forza…- Landers gesticolò innervosito e gli occhi
gli caddero sul cerchietto d’oro intorno
all’anulare della mano sinistra -La fede no!-
esclamò scioccato. Cercò di sfilarselo ma non ci
riuscì.
-Ehm…- Bruce richiamò la loro attenzione, gli
occhi preoccupati sugli inseguitori che si facevano sempre
più vicini -Forse è meglio se…-
Jenny non gli diede il tempo di continuare, le parole di Mark
l’avevano ferita.
-Io? E secondo te come avrei fatto?- rispose quasi isterica -Non
penserai che sia stata io ad organizzare tutto questo a tua insaputa!-
un frastuono improvviso e infernale la costrinse ad urlare -Come avrei
potuto fare?-
Vennero investiti da un vento vorticoso che alzò da terra
polvere, foglie e tutto ciò che non resistette a quelle
folate scatenate. Anche il vestito di Jenny si sollevò in
aria e cominciò a svolazzare come una bandiera,
attorcigliandosi attorno al suo esile corpo.
-Vi serve mica un passaggio?- Benji si sporse dalla fusoliera di un
piccolo elicottero bianco e blu che si librava sopra le loro teste,
creando un frastuono infernale.
Mark alzò il viso, riconobbe l’inconfondibile
cappellino di Price e sollevò una mano per ripararsi gli
occhi dalla polvere.
-Cosa diavolo ci fai lì sopra?-
-Benji, che fortuna!- Jenny non riuscì a credere a tanta
buona sorte e gli sorrise felice per averla scampata. Alle loro spalle
la marea di gente continuava a correre verso di loro. Poche decine di
metri e sarebbero stati riacciuffati e riportati in chiesa -Ci fai
salire?- scostò spazientita il velo che continuava a
svolazzare qua e là finendole sul viso.
-Certamente! Sono qui apposta!- si abbassò ancora un
po’ finché fu sufficientemente vicino a terra da
permettere alla giovane di posare una scarpetta candida sul pattino
d’acciaio e issarsi a bordo, aiutata da Mark e Bruce.
-Giù le mani!- esclamò sgomenta, sentendo
qualcuno premerla sulle natiche. Rimase precariamente e pericolosamente
aggrappata all’elicottero, si volse ed incenerì
entrambi con un’occhiataccia.
-Vuoi darti una mossa?-
Mark le afferrò una caviglia, la sollevò
all’improvviso e la scaraventò
all’interno del velivolo. Jenny rotolò sui sedili
in un miscuglio di pizzo, sete e veli e finì dalla parte
opposta dell’abitacolo, schiacciata contro il vetro del
finestrino.
Poi Landers si issò sull’elicottero, prendendo
posto accanto alla ragazza e tese la mano a Bruce che con
un’agilità che nessuno si sarebbe mai aspettato,
tanto meno lui stesso visto quanto l’elegante vestito scuro
lo impacciasse, saltò a bordo e si sedette accanto a Benji,
al posto del copilota.
Il portiere diede una spinta allo sportello facendolo scorrere sui
binari finché non si chiuse, afferrò la cloche
con tutte e due le mani e si sollevò nel cielo.
-Da quando in qua sai pilotare un elicottero?- domandò Mark
meravigliato, senza degnare di uno sguardo la sposina seduta al suo
fianco.
Jenny cercò di emergere dalle pieghe del vestito in cui era
sprofondata. Non ci riuscì.
-Mi aiuti?-
Landers si limitò a lanciarle un’occhiataccia,
aspettando inquieto la risposta di Benji. Ma poi, sentendola sbuffare e
vedendola davvero in difficoltà, arrotolata
com’era nello strascico e nei merletti, le si
accostò. Con tanta fatica da parte di entrambi, Jenny
riuscì a togliersi il velo che le si era avvolto attorno,
appallottolarlo spazientita e gettarlo alle sue spalle.
-Sei arrivato proprio al momento giusto!- si congratulò
Bruce, allacciandosi la cintura mentre il portiere virava per librarsi
sulla chiesa e sulle teste degli invitati, tutti a naso in su.
Benji passò rasente ad un albero, facendo volare via
cinguettando tutti i suoi occupanti. Sotto di loro c’era una
donna che si sbracciava e gridava disperata.
-Quella non è tua madre, Landers?-
-Sì…- Mark la salutò agitando la mano.
-Mark! Dove stai andando?- la disperazione fu tale che le sue parole
raggiunsero gli occupanti dell’elicottero, superando il
frastuono assordante dei rotori.
-In luna di miele!- urlò Bruce con un grande sorriso,
sporgendosi dal finestrino e ricambiando il saluto.
Price passò intorno al campanile, poi riprese quota e si
sollevò nell’immensità del cielo blu.
Scampato il pericolo, Mark si lasciò cadere esausto sulla
spalliera del sedile, ormai al sicuro.
-Dicevo…- riprese -Da quando hai la patente di volo?-
Il portiere accennò un sorriso.
-Mai avuta.-
Bruce, accanto a lui, divenne cadaverico.
-TU SEI COMPLETAMENTE FUORI!- Mark si aggrappò con le unghie
al sedile del pilota, il volto contratto dal terrore e una voglia pazza
di gettare nel vuoto quell’incosciente.
-Non gridare… È tutto sotto controllo.-
-Be… Benji…- balbettò Jenny, bianca
come il vestito che indossava. Non aveva mai sofferto il mal
d’aria ma ora stava così male che se avesse potuto
avrebbe vomitato -Sei sicuro?-
-Certo Jenny, stai tranquilla!-
-SPIEGAMI COME DIAVOLO POSSIAMO STARE TRANQUILLI SE FINIREMO PER
SCHIANTARCI AL SUOLO!- urlò Mark coi capelli dritti dalla
paura.
-Ti ho detto di non gridare, mi distrai!- Benji spinse avanti la cloche
e l’elicottero si piegò in picchiata. Poi la
ritirò bruscamente indietro, mandando Landers a gambe
all’aria.
Bruce chiuse gli occhi e cominciò a pregare.
-È la fine… è la fine…-
-Prima di morire voglio il divorzio…- piagnucolò
Jenny, aggrappandosi alla cintura di sicurezza appena allacciata.
-Anch’io!- Mark si tirò su seduto, massaggiandosi
un bernoccolo spuntatogli in quell’istante sulla fronte.
Benji lanciò un’occhiata veloce ai sedili
posteriori.
-Non capisco dove sia il problema. Se voi due siete sposati…
e lo siete vero? Perché io non posso pilotare un elicottero?-
Bruce aprì gli occhi e fissò l’amico
sollevato, quasi entusiasta.
-Certo! Non fa una piega!-
Il portiere continuò, la voce carica di divertimento.
-Se la prossima volta non mi invitate alla cerimonia, vi
lascerò a piedi.-
-Prossima volta? Quale prossima volta?- Jenny lanciò,
un’occhiataccia indignata a Mark -Una è
già troppa!-
-Non vedo l’ora di vedere la faccia di Callaghan quando lo
saprà.-
Il commento di Benji ebbe il potere di ammutolire la coppia appena
dichiarata e ci vollero parecchi minuti prima che qualcuno rompesse il
silenzio. Lo fece Bruce, mentre osservava il paesaggio boscoso che
scorreva veloce sotto di loro.
-Dove stiamo andando?-
-Non ne ho idea.-
Jenny osservò i tetti di un piccolo paesino apparire tra gli
alberi e scomparire in pochi istanti.
-Dove siamo?-
-Non lo so.- il portiere scosse la testa -Se lo sapessi saprei anche
dove andare…-
-Non c’è una cartina da qualche parte?- Mark
ficcò il viso nello spazio tra i due sedili anteriori e
scrutò tutti i buchi dei portaoggetti.
-No, qui davanti no. Ho già cercato.- Benji
inserì il pilota automatico e si volse -Prova a vedere
dietro… qualcosa ci sarà sicuramente.-
-Ci siamo persi?- domandò Jenny affranta, continuando a
lanciare occhiate al di là del vetro.
-Per perdersi bisogna sapere dove si è diretti.-
-Sei così rassicurante…- gli sorrise lei -Hai
sempre una risposta per tutto.-
L’appunto a Mark diede fastidio, ma fece finta di non
sentirla e continuò a frugare ovunque finché per
cercare anche sotto il loro sedile, con un gesto brusco e spazientito
le sollevò gli innumerevoli strati di gonne che invadevano
tutto lo spazio disponibile. Lei sussultò,
arrossì e lo colpì sulla mano che aveva afferrato
il vestito.
-Ehi! Che stai facendo?-
Landers alzò gli occhi adirato e la mollò.
-Non riesco a vedere niente con tutta questa stoffa!-
-Sì, d’accordo… Ma ci penso io!-
-Guarda Jenny che può farlo…- rise Bruce che
aveva visto -È tuo marito…-
Due paia di occhi di fuoco lo fecero ritrarre. Si volse intimorito e
tornò a fissare il cielo davanti a sé.
-Eccola!- Mark sollevò una mappa,
l’aprì e la esaminò, cercando invano un
punto di riferimento o qualcosa che potesse aiutarlo a capire dove
diavolo fossero.
Jenny si allungò incuriosita verso la cartina, sfiorandogli
il collo con i petali vellutati dei fiori dell’acconciatura.
Il suo profumo gli solleticò le narici.
-Allora? Dove siamo?-
Mark l’allontanò bruscamente e si tirò
indietro.
-Non starmi appiccicata!-
Lei spalancò gli occhi offesa e si mise in piedi con un tale
impeto che l’elicottero oscillò, facendo gemere
Bruce. Piegato da un lato, il velivolo perse quota. Jenny si
aggrappò ai sedili, lo stomaco in gola, immobilizzata dal
terrore, finché Benji, la cloche tra le mani, con
un’abile manovra riuscì a stabilizzare
l’apparecchio.
Mark si volse a guardarla bluastro. La cartina si era accartocciata tra
le sue dita.
-Sei pazza?-
Lei non lo sentì neppure. Si chinò verso Bruce.
-Scambiamoci il posto o rischio di aprire lo sportello e fare una
sciocchezza.-
-Alla faccia della crisi del settimo anno…- rise Benji.
Jenny si scostò per far passare Bruce. Impacciata dal
vaporoso vestito da meringa, scavalcò a fatica lo spazio tra
i due sedili anteriori, sollevando l’abito più che
poté fino a lasciare intravedere su, oltre il ginocchio, le
merlettate giarrettiere di pizzo bianco. Quando si fu seduta al nuovo
posto risistemò con pazienza le gonne che avevano ricoperto
una buona metà degli strumenti di volo.
Benji le lanciò un’occhiata carica di approvazione.
-Niente male davvero… È proprio vero che la
biancheria delle spose ha un fascino tutto partico… ouch!-
Qualcosa lo colpì forte sulla testa e quando si volse vide
la mano di Mark ancora sollevata, gli occhi dell’amico che
lampeggiavano di fastidio.
-Insomma Landers, fai pace con te stesso! Non puoi negare il tuo
matrimonio e poi fare il marito geloso!-
-Ha ragione.- Bruce annuì, tirando fuori dalla tasca della
giacca una graziosa bomboniera. Sciolse il laccetto di raso e si
ficcò in bocca un confetto -Buoni, dove li avete comprati?-
I tre si volsero a guardarlo.
-Danne uno anche a me.- Benji allungò una mano e lui si
affrettò ad ubbidire.
Anche Jenny si volse per prenderne uno e incrociò gli occhi
di Mark che la fissava sbigottito.
-Oh, insomma!- scoppiò -Smettila di guardarmi
così! Sembra che tu abbia sposato un mostro!-
La voce del ragazzo risuonò di nuovo leggermente stridula.
-Il problema non è chi ho sposato, ma l’essermi
sposato! Anche se non capisco come mai abbia sposato proprio
te…- scosse la testa, si sfilò la cravatta dal
collo e si slacciò un paio di bottoni della camicia bianca,
ormai ridotta ad uno straccio fradicio di sudore. Vedendo che la
situazione caldo non migliorava, si sfilò anche la costosa
giacca nera e la lanciò dietro a far compagnia al velo da
sposa.
Benji prese un altro confetto e posò gli occhi su Mark.
-Tra voi due c’è sempre stato qualcosa. Callaghan
aveva ragione ed avrebbe dovuto stare più attento. Mai
fidarsi degli amici.-
Bruce ci mise del suo.
-In ogni caso Jenny non ha tutti i torti. Non sei per niente gentile,
con lei.-
-Diamine Harper, chiudi quella ciabatta!- Mark gli ficcò in
gola un altro confetto, rischiando di farlo strozzare.
Benji rise, poi decise di tornare al problema di partenza.
Già da un po’ sotto di loro non si vedevano altro
che alberi di tutte le sfumature del verde e di una ventina di specie
diverse.
-Allora, dove siamo?-
Mark recuperò la mappa e l’aprì di
nuovo, lisciando i margini che aveva accartocciato.
-Ah… ecco…- assunse un’espressione
concentrata -Siamo qui.-
Jenny si volse indietro a guardarlo.
-Qui dove?-
-Beh, qui!- insistette lui, limitandosi ad indicare un punto sulla
pianta.
-Landers, sei scemo o cosa?- infierì il portiere,
continuando a mantenere una rotta che non solo non sapeva dove li
avrebbe portati, ma che non aveva idea se fosse quella giusta o meno
-Dove dobbiamo andare?-
-Sempre dritto.-
-Sempre dritto? Vuoi dire nord?-
-Tu va’ sempre dritto…-
-Questo posto ha un maledetto nome oppure no?-
-No.-
-Maledizione, razza di somaro!- sbottò Benji -Non sei
neanche capace di leggere una stupidissima cartina!- gliela
strappò di mano e l’aprì sulle proprie
gambe, restando a guardare sconcertato un pallino rosso lampeggiante
sormontato da una scritta nera “SIETE QUI” che si
muoveva sulla carta insieme al cerchietto, seguendo pian pianino il
loro percorso. Più in alto una freccetta blu indicava la
strada che dovevano percorrere: “DA QUESTA PARTE”.
Il volto di Benji si trasformò in una maschera inespressiva.
Senza dire una parola e con gli occhi fissi davanti a sé,
chiuse la carta e la porse a Jenny che lo fissava preoccupata.
Mark sogghignò.
-Hai visto, idiota? Che ti avevo detto? Sono ingradissimo di leggere
una stupida mappa…-
-E chi non saprebbe farlo?- il portiere cominciò per la
prima volta a chiedersi in che razza di incubo fosse finito. A questo
punto l’unica cosa da fare era andare avanti e trovare
qualcuno che potesse tirarli fuori dai guai…
perché qualcun altro doveva pur esserci da qualche parte!
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