Volevo
ringraziare per aver commentato lo scorso capitolo:
Nikki Potter
Cassandra 287
Lussissa
CAPITOLO
II
Un'altra fuga
- Dei Ribelli?! – esclamò
James con un sorriso.
- Mh… Remus, questo mi sembra felice di essere
nostro prigioniero… mi sa che è un po’
tocco…
- Non sono tocco! – fece James mentre il sorriso si
spegneva – A dir la verità io vi stavo cercando!
- E perché mai? – fece Remus.
- Voglio diventare un Ribelle anch’io!
I due ragazzini scoppiarono a ridere di nuovo. James si
imbronciò. Che c’era di così
divertente?!
- E noi ci crediamo, eh? Con quei vestiti da damerino tu
vorresti diventare un Ribelle? – chiese il ragazzo dai
capelli corvini. – Remus, slega la rete, lo portiamo
all’accampamento.
Remus annuì e si arrampicò agilmente
sull’albero, poi tagliò la rete
all’estremità. James cadde e atterrò
sul terreno duro, con un gemito.
Provò ad alzarsi, ma scoprì che la rete era
ancora chiusa – Lasciatemi andare, ora! –
intimò. Allungò un braccio e cerco di prendere la
bacchetta che sporgeva dalla sua borsa.
- Accio borsa! – fece Remus estraendo la propria
bacchetta. La borsa volò fino a lui. La prese e se la mise
sulle spalle.
Improvvisamente sentirono un fruscio tra i cespugli. Si voltarono. Una
ragazzina uscì allo scoperto.
Era graziosa, con lunghi capelli neri, lisci e occhi giallo dorati. Con
lei c’era un’altra ragazzina con mossi capelli
castani e occhi del medesimo colore, screziati di verde. Non dovevano
avere anche loro più di quattordici anni.
- Che state facendo? – chiese la prima, rivolta a
Remus.
- Niente che ti riguardi, Alrisha. –
replicò il ragazzino dai capelli corvini.
La ragazzina lo fulminò con lo sguardo e si voltò
verso l’amica. Entrambe avevano visto James nella rete.
- Questi stanno di nuovo giocando a fare i grandi cacciatori,
Alice. – disse Alrisha.
Alice sembrava non averla sentita. Guardava Remus in adorazione. Il
ragazzino, imbarazzato da quelle attenzioni, era leggermente
indietreggiato.
- Papà l’ha detto milioni di volte che
non dobbiamo farci vedere, Remus! – esclamò
Alrisha – Ci pensano loro ai prigionieri!
- Si, ma questa trappola l’abbiamo fatta noi!
– fece Remus.
Alrisha si mise le mani sui fianchi e si piazzò davanti a
lui – Sei nei guai, ora! – fece con un sorrisetto.
– Io e Alice diremo tutto, prima che riusciate ad arrivare e
spiegare ogni cosa!
Afferrò la mano di Alice e iniziò a correre tra
gli alberi.
- No! Alrisha! Accidenti… che stupida!
- E’ inutile inseguirle… sicuramente si
saranno trasformate… - fece l’altro, afferrando la
rete con entrambe le mani. – Coraggio, dammi una
mano…
Anche Remus prese la rete e insieme iniziarono a trascinarla.
Quando arrivarono all’accampamento, James era pieno di fango
e terra. Per non parlare di tutti i ramoscelli che gli si erano
infilati nei posti più impensabili.
Lo avevano trascinato per circa mezz’ora per terra, era ovvio
che fosse ridotto in quelle condizioni.
Si guardò però attorno, incuriosito. Era davvero
quello l’accampamento dei Ribelli? Corrucciò la
fronte. Ma non c’era niente. Solo alberi… dove
dormivano?
Improvvisamente vide una corda calare sotto i suoi occhi e qualcuno
scendere da essa. Allora lo sollevò lo sguardo e le vide.
Spalancò la bocca sorpreso.
Tante case di legno e pelli di animali… sugli alberi!
Perfettamente mimetizzate! Vivevano sugli alberi, per questo nessuno li
aveva mai scoperti.
A scendere era stato un uomo alto e corpulento. Si avvicinò
ai tre.
- Alrisha mi ha detto tutto. – disse e non sembrava
affatto contento.
- Quella peste… - fece Remus a mezza voce.
- Cosa hai detto? – fece l’uomo.
- Niente, padre…
Il ragazzino abbassò lo sguardo.
- Vorrei solo sapere cosa vi è saltato in mente!
Non si fanno prigioniere le persone senza motivo! E non avete pensato
che mettere trappole così vicine al nostro accampamento
possa farci scoprire?
- Ma signore… - fece l’altro.
Lui alzò la mano – Silenzio, Sirius.
–fece.
James riuscì a mettersi seduto. Sirius? Dove aveva
già sentito quel nome? Perché gli sembrava di
conoscerlo?
Si accorse che l’uomo lo stava guardando – Stai
bene, ragazzo? – chiese.
- Sì, signore. – fece James.
- Posso sapere perché ti aggiravi nel nostro
territorio?
- Vuole diventare un Ribelle anche lui! – fece
Sirius alzando gli occhi al cielo.
- Silenzio! – fece l’uomo e
guardò nuovamente James – Veramente?
James annuì – Sì, signore…
- Mi dispiace, ma non possiamo averti tra i Ribelli.
- Cosa? E perché? Ma… ma io…
- Ragazzi, legatelo a uno degli alberi. Domani lo riporteremo
a casa, ovunque essa sia.
L’uomo se ne andò e i due ragazzini fecero come
detto. Finito il lavoretto, lasciarono lì James e se ne
andarono.
- Sai, mi sembra di conoscerlo quello… - fece
Sirius pensieroso, mentre raggiungevano il ruscello.
- Ah sì? – disse Remus –
Magari è qualcuno che conoscevi prima di arrivare da noi.
- Può darsi…
Sirius guardò l’acqua che lambiva le pietre
bianche e lisce. Il sole le rendeva luminose.
Remus si sedette su un albero abbattuto. Lui era nato e cresciuto tra i
ribelli. Era il figlio di John, il capo dei Ribelli. Fin da piccolo
aveva imparato le arti magiche e quelle del combattimento, ma eccelleva
di più in quelle magiche. Era il più bravo di
tutti i ragazzini tra i Ribelli a fare magie.
Alrisha era la sua sorellastra. Avevano lo stesso padre, ma madri
differenti. Quella di Remus era morta non appena lui era nato. Ma la
madre di Alrisha lo aveva cresciuto come un figlio.
Sirius si era unito solo da quattro anni a loro. Lo avevano trovato un
giorno Remus e Alrisha.
Era mezzo morto. E quando si era ripreso sosteneva di ricordare solo il
suo nome. John non aveva avuto il coraggio di mandarlo via e lo avevano
tenuto con loro.
Sirius e Alrisha erano davvero bravi a combattere. Stavano sempre a
picchiarsi, anche se si volevano bene.
Remus sospirò – Non penso che sia una buona idea
rimandarlo a casa… potrebbe dire dove ci troviamo, non
pensi? – guardò Sirius che si era immerso
nell’acqua fino alle ginocchia.
Il ragazzino non fece in tempo a rispondere, perché qualcuno
saltò giù da un albero, finendogli addosso e
atterrandolo.
Vittima e predatore finirono in acqua.
Quando Sirius riuscì ad emergere, poté vedere che
chi lo aveva aggredito era stata Alrisha.
- Ah! Eccoti, piccola spiona! – esclamò
lui togliendosela di dosso. Erano entrambi bagnati fradici.
Alice raggiunse Remus e si sedette accanto a lui. Gli fece un timido
sorriso che lui ricambiò.
- Ora la pagherai cara! – esclamò Sirius
spingendo la testa di Alrisha sott’acqua. Lei si
agitò, cercando di liberarsi.
Remus e Alice guardarono rassegnati quello spettacolo che erano
costretti a sorbirsi ogni giorno…
Tornarono all’accampamento verso sera.
- Ehi! Ehi, tu! – chiamò James.
Sirius lo guardò alzando un sopracciglio.
- Sì, dico proprio te! Io ti conosco!
Remus lanciò un’occhiata a Sirius, poi si
avvicinò a James, chinandosi davanti a lui –
Davvero lo conosci?
James annuì – Ma certo, io e lui giocavamo insieme
da piccoli…
Sirius corrucciò la fronte. Non lo ricordava. Anzi non
ricordava niente di quello che aveva fatto prima di arrivare
lì.
- Tu… non ti ricordi di me? – chiese
James.
Sirius scosse la testa.
- Sirius ha perso la memoria… - fece una quarta
voce.
I tre si voltarono. Era arrivato un ragazzino piuttosto basso
– Ciao, Peter. – fece Remus.
- Lo avete catturato oggi con la vostra trappola? –
chiese Peter.
Sirius e Remus annuirono.
- Come ti chiami? – chiese Peter.
- James Potter…
- Ah ecco! Il figlio dei conti Potter – fece Remus
– E perché saresti scappato di casa?
- Non voglio diventare un conte. Non voglio essere affatto un
nobile! Per questo sono qui! Per unirmi a voi!
James sembrava sincero e Sirius e Remus gli credettero. Decisero di
andare a parlare con John quella sera stessa.
- Perché non può diventare dei nostri?
In fondo hai permesso a Sirius di rimanere. – disse Remus
rivolto al padre.
- Sirius aveva solo dieci anni ed era ferito. – fu
la risposta.
- Ma, padre, lui davvero non vuole tornare a casa! Dagli
almeno una possibilità!
John si fece pensieroso. Il problema era che la loro
comunità stava diventando sempre più grande.
Quando era ragazzo erano poco più di una decina, ora erano
una vera e propria tribù perché tutti i loro
componenti avevano trovato delle compagne e avuto figli, o si erano
uniti a loro dei viandanti. Avere qualcun altro poteva aumentare il
rischio di essere scoperti.
Ma in fondo quello era solo un ragazzo…
- Va bene… lo accetterò ma ad una
condizione… dovrà superare una prova…
- Che genere di prova? – chiese Sirius corrucciando
la fronte.
John li guardò entrambi, serio, ma soprattutto
guardò il figlio – Ho bisogno di te,
Remus…
Remus lo guardò senza capire. Che voleva dire?
- No! – esclamò Remus scattando in piedi
– Mi rifiuto!
- Remus, è molto importante… - fece John
- Non è vero! Ci sono molti altri modi per vedere
quanto vale! Ma questo no! Tu… non… non puoi
usarmi così!
Remus tremava dalla rabbia e i suoi occhi erano furenti, ma pieni di
lacrime. Come aveva potuto avere un’idea del genere suo
padre? E come poteva fare in modo che fosse lui a metterla in atto?
Era assurdo! Non lo avrebbe permesso.
- Potrebbe morire! – fece poi con voce strozzata
– O peggio… io potrei… e poi
lui…
- Ha ragione, Remus, signore. Non si può proprio
fare.
- Sì invece! Lo faremo! Domani notte…
ci saremo noi se qualcosa va storto, Remus. Ormai questa è
la mia decisione, non cambio idea.
Remus si voltò di scatto e lasciò la piccola
casetta. Si aggrappò alla corda e scese giù,
atterrando con un tonfo sordo.
Il silenzio aleggiò tra Sirius e John. Poi il ragazzo parlo
– Sei proprio sicuro che andrà tutto bene?
- Sicurissimo, per cui vai a rassicurare Remus
Sirius annuì e lasciò a sua volta la capanna di
legno.
Remus non era da nessuna parte. Lo andò a cercare e lo
trovò che tirava dei sassi in acqua, forte e con rabbia.
Si fermò accanto a lui – Remus…
- Tu sei d’accordo con lui, vero? – lo
interruppe Remus senza guardarlo.
Sirius non rispose.
- Questo non è un gioco, Sirius… non
è una delle nostre solite bravate… Si rischia la
vita… anzi, solo lui rischierà! Lo sai che non
sono in me quando…
- Remus… non temere. Ci saremo noi…
Remus smise di tirare i sassi e guardò il suolo –
Io… sono così stanco, Sirius. Stanco di tutto
questo…
Sirius gli mise una mano sulla spalla – Non sei
solo… ricorda che noi siamo sempre con te…
Lily cercò di reprimere uno sbadiglio. Era
mezz’ora che passeggiava con Lucius Malfoy nella sua infinita
tenuta.
Infinita nel vero senso della parola, perché il giardino di
Malfoy Manor non finiva più.
Lily aveva già contato tre laghetti di grandi dimensioni,
mentre fingeva di ascoltare Lucius, che si vantava di tutti gli averi
dei Malfoy. Cielo che razza di damerino pieno di sé!
Imbronciata osservò una farfalla svolazzare di fiore in
fiore. E in quel momento invidiò quella farfalla,
perché era libera…
Libera come lei mai sarebbe stata… anche se la vita di
quella farfalla sarebbe stata breve, almeno sarebbe stata libera fino
alla fine.
Lanciò un’occhiata al biondo ragazzo accanto a
lei. I capelli chiarissimi erano raccolti in un codino e la pelle era
così diafana che riusciva a vedergli le vene del collo.
Sembrava una statua.
Doveva ammettere che era davvero affascinante, ma lei lo detestava. Era
troppo, troppo narciso.
Ci sarebbe voluta per lui una donna che gli somigliasse. Non Lily.
Accanto a lui la ragazza sfigurava parecchio. E poi si annoiava
tantissimo. Represse un altro sbadiglio.
Merlino! Come avrebbe potuto passare l’intera vita con lui? E
farci dei figli? Non poteva tollerarlo!
Ma perché James Potter non tornava? Era morto?! Accidenti!
Non poteva essere morto! Doveva tornare! Assolutamente.
Lily guardò per un attimo disgustata Lucius e promise a se
stessa che non lo avrebbe MAI sposato e avrebbe continuato ad aspettare
il ritorno di James e se lui non fosse tornato entro il suo ventesimo
compleanno, allora sarebbe andata a cercarlo lei stessa.
Era una promessa…
- Una prova? Che tipo di prova? – fece James
perplesso mentre Sirius lo slegava e gli porgeva la bacchetta.
- Lo vedrai – fece il ragazzo.
James prese la bacchetta – Se supererò la prova,
potrò essere dei vostri?
- Sì, certo… ora James, devi inoltrarti
nel bosco e… attendere, mi raccomando, stai
attento…
James annuì, leggermente nervoso, e lanciando
un’ultima occhiata perplessa a Sirius, si inoltrò
tra gli alberi.
Iniziò a camminare chiedendosi quale genere di prova lo
stesse aspettando…
Improvvisamente si bloccò, udendo un fruscio. Si
guardò attorno, allerta.
Fu un attimo. Qualcosa saltò fuori dai cespugli e lo
atterrò. Per un soffio James riuscì a non perdere
la bacchetta e ad occhi sbarrati fissò la creatura che
torreggiava su di lui.
Aveva l’aspetto di un comune lupo, ma non lo era affatto. Era
un lupo mannaro. Ringhiava, a pochi centimetri dalla sua faccia.
James puntò la bacchetta contro il suo torace –
Stupeficium! – gridò.
Il lupo fece un salto indietro, ma non si scompose minimamente. Voleva
azzannarlo e fino a che non ci sarebbe riuscito, avrebbe continuato a
puntarlo.
James doveva pensare in fretta. Non c’era più
tempo. Il lupo fece un salto verso di lui e mostrò i denti,
pronto ad azzannarlo.
Una lupa nera uscì allo scoperto. Annusò
l’aria. Erano stati lì. I suoi occhi giallo dorati
si guardarono attorno.
Poi lo vide. Il lupo grigio le andò incontro, poi
strofinò il proprio muso contro il suo, con fare affettuoso.
I due furono raggiunti da un grosso cane nero e una piccola volpe
rossa. Per finire un topolino.
Anche il cane nero annusò l’aria. Non
c’era odore di sangue. Quindi non si erano scontrati. Ma
allora dov’era James?
Tutti si voltarono nel sentire un fruscio ed ecco che dagli alberi fece
la sua comparsa uno splendido cervo.
Il cervo li guardò. Poi si avvicinò lentamente.
Il lupo mannaro non lo attaccò. Anzi, lo accolse gentilmente
nel gruppo.
La lupa riuscì ad attirare la sua attenzione e a portarlo
via dalla radura. E così il cane riprese le sembianze di
Sirius, la volpe di Alice e il topolino di Peter.
Il cervo li guardò ancora, poi, sotto lo sguardo sorpreso di
tutti, si trasformò in James.
- Era questa la prova? Affrontare un lupo mannaro?
– chiese con un ghigno – Niente di più
facile. Allora, sono dei vostri?
In quel momento la lupa nera li raggiunse trotterellando e si
trasformò in Alrisha – Incredibile! Anche tu sei
un Animagus! – esclamò.
- Dov’è, Remus? – chiese
Sirius.
- Papà l’ha legato…
- Vorresti dire che il lupo mannaro è…
Remus? – fece James sorpreso.
Alrisha annuì – Sì… - disse
– E’ stato morso tre anni fa… ma ora
vieni, torniamo all’accampamento! Papà
sarà felice di vedere che stai bene! Era preoccupato!
E John fu sorpreso di vedere James senza nemmeno un graffio e quando
gli altri, eccitati, gli raccontarono che era un Animagus e che si
trasformava in un cervo, non ebbe esitazioni, e lo accolse tra loro.
Finalmente James era davvero libero. E non aveva intenzione di tornare
indietro. Per nessun motivo…
Quasi sei anni dopo…
Lily aprì la finestra. Le stelle splendevano forte nel cielo
quella notte. Sarebbe stato più facile andarsene.
- Lily! Dove stai andando?! – esclamò
una voce alle sue spalle.
Lily si voltò di scatto e si portò un dito alle
labbra – Ssssh! – fece – Lola, vuoi
svegliare tutti?!
La sua sorellastra ormai diciassettenne la raggiunse, mettendosi le
mani sui fianchi – Stai forse scappando?
Lily esitò – Sì… - disse
infine – Tra pochi mesi farò vent’anni.
Io non voglio sposare Lucius Malfoy! Lo detesto!
- E quindi vuoi andartene…
- Esattamente!
- Aspetta un attimo…
Lola per un attimo lasciò la stanza, poi tornò
con una borsa piena delle sue cose – Sapevo che questo giorno
sarebbe arrivato prima o poi – disse con
semplicità – Ho questa borsa pronta da non so
quanto! Vengo con te!
- Che cosa?! Non se ne parla, Lola! Tu devi rimanere qui!
- Ah sì? Allora non ti dispiacerà se do
l’allarme alle guardie che ti riagguanteranno in un attimo!
- Sei una ricattatrice! Ma perché non te ne stai a
letto a dormire come tutti?!
- Lo sai che mi piace fare le ore piccole! – Lola
sorrise – Dunque, andiamo?
E senza dare il tempo a Lily di rispondere, uscì dalla
finestra, precedendo la sorella.
Le due raggiunsero quatte le mura. Poi Lola si issò
agilmente su un albero e riuscì a salire sul muro. Si
voltò verso Lily, attendendo che facesse lo stesso.
Lily si arrampicò sull’albero e saltò
sul muro, ma il suo mantello si era incastrato in un ramo e lei perse
l’equilibrio. Se Lola non l’avesse afferrata, di
sicuro sarebbe caduta a terra.
- Eh, che faresti tu senza di me? Non saresti nemmeno
riuscita ad uscire da qui!
Le due saltarono giù e si misero in cammino.
Finalmente Lily era libera. Libera di cercare James e fargliela pagare
per essersene andato così da sei anni.
Mancava così poco al ventesimo compleanno della ragazza. E
lei non aveva alcuna intenzione di sposare Malfoy.
Sarebbe stato molto meglio rimanere zitella a vita!
Ma ora non voleva pensarci. La notte era silenziosa, e lei tutto
sommato era felice che Lola fosse lì con lei.
CONTINUA
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