Impero

di ciredefa
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Autore: Matryoshka.
Fandom: Magi - The Labyrinth of Magic
Personaggi: Sinbad, Ja'far.
Coppie: SinJa.
Genere: Introspettivo, slice of life, fluff.
Note: Pezzi di vita alla corte di Sinbad, niente di più niente di meno. E' ispirata a 'Empire' di Shakira, enjoy! :3


Impero




Non era un fatto sconosciuto che le stanze di Sinbad fossero le più belle del palazzo. Erano caratterizzate da marmi pregiati, tende e drappi di ogni colore e tessuto, che pendevano da ogni parete. I soffitti alti sottolineavano una ricchezza smisurata, sia del re, che del paese.
Le notti in quelle camere erano sempre tranquille, Ja'far lo sapeva bene. Disteso sul letto di cuscini vellutati, coperto solo da un leggero lenzuolo di lino, gli unici suoni che si potevano sentire erano lo bruciare delle lampade ad olio e il tintinnare degli orecchini di Sinbad. In linea d'aria, davanti a lui c'era la grande finestra che portava al balcone, dove a notte fonda si riusciva a vedere il cielo spendere di stelle. Era un pace dei sensi, stare in quelle stanze, cullato dal lusso e dagli incensi che bruciavano in ogni angolo.
Sinbad era sdraiato accanto a lui, con gli occhi chiusi. I suoi capelli violacei erano sparpagliati sui cuscini vellutati, mentre le sui mani carezzavano le braccia pallide di Ja'far, che erano chiuse nei fili rossi dei suoi coltelli.
Quest ultimo osservò il re, i suoi occhi saltellavano dai tratti del suo viso al suo petto muscoloso. Osservò il contrasto della sua pelle con quella ambrata dell'altro, frutto di una vita passata al sole delle sue avventure.
Sinbad era davvero bello, nessuno poteva negarlo; era una bellezza particolare, quel tipo che più la osservi più rimani senza fiato. Era bello come un oasi nel mezzo del deserto.
Sinbad fermò le sue carezze, e cominciò a strattonare lievemente il filo che avvolgeva il braccio destro di Ja'far, « Non li togli? » chiese, continuando a stuzzicarlo.
L'altro ridacchiò, « Hai paura che ti uccida?» disse con un filo di strafottenza, guardandolo di sbieco. Il re sorrise, paziente «Mi fido di te, e so che non lo faresti. Non sono un po' scomodi?» concluse, godendosi il viso di Ja'far colpito dalla prima affermazione.
Tentennò un po', ma cedette in fretta «Forse hai ragione, Sin» affermò, mettendosi a sedere. Cominciò a slegare qualche nodo in modo lento, sotto gli occhi famelici di Sinbad, che aspettava.
Quando anche l'ultima lama cadde a terra con un suono metallico, Sinbad saltò felino su di lui, avvolgendogli il corpo con le sue braccia, e Ja'far si ritrovò stretto nelle sue spire. Aveva le narici invase dall'odore di oli profumati che lui indossava spesso, il suo respiro che gli scaldava il viso. La sua pelle era bollente rispetto alla sua gelida, irradiata del sangue freddo da assassino. Erano una canzone di fuoco e di ghiaccio, incompatibili forse, ma i loro spiriti erano risvegliati dal tocco di entrambi.
Ja'far chiuse gli occhi, e si lascio cullare dal tepore di quelle effusioni, sotto gli occhi delle stelle e con la notte complice.
Erano ormai frequenti quelle notti, nelle stanze del re. Dove si contemplava il silenzio di Sindria che riposava, dove l'unico testimone di quella passione era il regno, lo stesso che roccia per roccia avevano costruito, e lo stesso che ora gli donava la tranquillità di quelle serate
.




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