The Society

di Grecoes
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Il ragazzo teneva il cellulare in mano, con l’impostazione selfie. Ma non voleva farsi una foto, bensì un video.
- Salve, il mio nome è Noah Brown, ho diciassette anni e abito a Toronto.- il ragazzo si bloccò, mettendosi una mano trai capelli marroni e scrutando con gli occhi, del medesimo colore, la luce rossa che indicava l’avvio della registrazione. Una lacrima macchiò la sua maglietta blu, mentre un sorriso di ansia si poteva osservare sul suo viso.
-D’accordo, frequento la Toronto High School, e sono in quarta superiore.- si bloccò di nuovo, asciugandosi le innumerevoli lacrime che gli solcavano il viso. –Sono quello che viene definito dalla scuola un “Senza vita”, poiché non è nel  mio interesse fare festini o andare a puttane, ovvero ciò che fanno i miei coetanei. Preferisco un libro e la pace isolata.- disse, fingendo un sorriso, rivolto alla telecamera.
- Mi spiace dover abbandonare questo mondo prima del tempo dovuto.- esclamò, facendo le spallucce. –Ma non bisogna scherzare con il fuoco, si sa, altrimenti potresti scottarti.- si fermò nuovamente, alzandosi e andando ad osservare fuori dalla finestra.
-Non sono ancora arrivati, ho ancora un po’ di tempo.- continuò l’indiano. –Non so se far scoppiare la macchina del bullo della scuola sia stata una buona idea. – finì, ridacchiando. –I miei amici sono già morti, uccisi da quel pazzo.- deglutì, trattenendo le lacrime. –Mi avevano detto di lasciarlo in pace, di non umiliarlo, ma io niente. Volevo solo la vendetta per quei quattro anni che avevo patito a causa loro.- gli occhi del ragazzo si colmarono di ira, al solo pensiero degli anni precedenti.
- Harold, il mio migliore amico, è finito all’ospedale per colpa di quei figli di puttana. Si può essere talmente stupidi da picchiare a morte un ragazzo perché non vuole darti i suoi soldi della merenda?- annuì Noah, alzando le braccia.
- Lo abbiamo umiliato davanti a tutta la scuola, alla riunione finale. Dovevo tenere un discorso al posto di Harold, che era in ospedale. Loro non erano stati nemmeno puniti. Si erano giustificati dicendo che il rosso era caduto dalle scale.- disse, sbattendo il pugno destro sulla mensola, facendo muovere l’inquadratura.
- Insomma, avevamo provveduto a spiarlo, al fine di ottenere cose imbarazzanti sul suo conto.-
Partì il video: nella prima schermata il bullo, Duncan Nelson, si baciava con un'altra, una certa Gwendolyn Fahlenbook, detta Gwen.
- Per prima cosa feci in modo che la sua ragazza, Courtney Barlow, sapesse che aveva un bel paio di corna come un cervo sulla testa.- spiegò, ridendo.
Il video continuò, inquadrando Duncan che dormiva con un pigiama a pois rossi, con il suo orsacchiotto, che lui chiamava Tabby. Il ragazzo era visibilmente scioccato, e gli istinti omicidi fuoriuscirono quando la folle scoppiò a ridere.
- Avevo svelato a tutti che lui, il punk tutto piercing niente cervello, dormiva ancora con l’orsetto.-
Un’ultima parte del video fu fatta vedere, nella quale il punk contemplava la sua collezione speciale di My Little Pony.
- Ed in più è anche un coglione che si divertiva con dei pupazzetti di Pony. –
Infine, l’inquadratura passò nel parcheggio della scuola, dove la macchina del nullo prendeva fuoco, sotto lo sguardo disperato di quest’ultimo.
- Questa è stata una chicca.- esclamò ridendo.
Un rumore ruppe l’attenzione di Noah.
La porta stava venendo forzata. Non ebbe il tempo di capire cosa stava accadendo che dei passi si fecero udire dalle scale.
Il ragazzo si rifugiò sotto il letto. Tentando invano di salvarsi.
Duncan entrò nella stanza con i suoi tre amici: Geoff, Trent e Mike.
Immediatamente Geoff sollevò il piumone del letto, rendendo Noah visibile dalle retate.
Il quattro ragazzi lo tirarono fuori per quando quest’ultimo cercasse di ribellarsi alla loro presa.
- Eccoti qui Noah.- esclamò il punk, colpendolo in pancia con una spranga di ferro. – Ti è piaciuta la sorpresa?- gli gridò in faccia, colpendolo nel volto con l’oggetto metallico.
Il sangue cominciò ad uscire dal viso di Noah, sporcando la maglietta ed anche in terra.
Al segnale del Punk, tutti gli altri ragazzi saltarono in collo a Noah, picchiandolo a sangue a nulla servirono le urla di aiuto del ragazzo, che tentava invano una via di fuga.
-No, vi prego! Lasciatemi!- urlava, senza ricevere attenzioni.
Dopo trenta minuti di calci e schiaffi, Noah fu portato giù, legato alla macchina di uno dei ragazzi, e portato a spasso, ad una velocità di cento chilometri all’ora.
Si fermarono al parco. Dove gettarono il corpo morto del ragazzo.
 
 
ANGOLO AUTORE
Salve signori e signore.
Ho voluto scrivere una ff tanto per restare attivo, e questo è ciò che mi è passato per la testa.
Grazie a tutti a chiunque la legga.
Saluti, Grecoes




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