Premessa: questa
storia prende spunto da un avvenimento dell’ultimo capitolo
del manga, il n. 70, ma ovviamente nulla di quello che ho scritto
accade nella storia vera (o almeno non per ora, il buon vecchio Isayama
potrebbe sempre farci qualche scherzetto). Detto questo, vi lascio alla
lettura, e ci rileggiamo a fine capitolo!
A
Beautiful Titan
“Questa
scatola dovrebbe essere tenuta da chi ha un’alta
possibilità di sopravvivere. Levi, la prenderai
tu?”
Il
Caporale si trovava nella sua stanza, seduto sulla scrivania, a fissare
il contenuto della scatola. L’ultima persona che aveva tenuto
in mano quella siringa era stato colui che aveva scoperto da poco
essere suo zio, Kenny Ackerman. Nonostante i discutibili metodi, Levi a
quell’uomo doveva la vita. Se non fosse stato per lui,
sarebbe morto accanto al letto dove giaceva il cadavere della madre, o
nel migliore dei casi sarebbe finito in mezzo ad una strada alla
mercé dei peggiori malintenzionati. E invece Kenny gli aveva
insegnato a vivere, o meglio a sopravvivere. Solamente in punto di
morte gli aveva confessato di essere il fratello di Kuchel,
l’amata madre di Levi, spirata troppo presto.
La
siringa conteneva un liquido che lo avrebbe trasformato in un gigante.
Un gigante come quello in cui riuscivano a trasformarsi non pochi
componenti della Legione, come Eren, Berthold, Reiner…
E
se ci avesse provato anche lui?
“Caporale?”
qualcuno lo chiamò da dietro la porta. Si alzò ad
aprire e trovò Eren.
“La
disturbo?”
“No,
hai bisogno di qualcosa?”
“Hanji
la sta cerca-…” La voce del giovane si
bloccò quando, scorgendo all’interno della stanza,
notò la scatola aperta sul tavolo. “Cosa sta
facendo con quella siringa, Caporale?”
“Non
sono affari che ti riguardano, moccioso” rispose stizzito il
maggiore, che non riuscì a bloccare il ragazzo che lo
superò velocemente, entrando nella stanza.
“Cosa
ha in mente di fare? La prego non ci pensi neanche!”
gridò Eren, mentre Levi si accingeva a chiudere la porta
dietro di lui.
“Smettila
di urlare e abbassa voce, vuoi farti sentire da tutta la
Legione?”
“La
prego mi dica che non ha in mente di iniettarsela!” Eren lo
guardava impaurito, e gli si era avvicinato poggiandogli le mani sulle
spalle.
“Non
qui ovviamente, idiota, sarebbe crollato il palazzo.”
“Né
qui, né da qualunque altra parte, Caporale! Non ce
n’è bisogno.”
“Sì,
invece. Tutto il lavoro che stai facendo tu per costruire le nuovi armi
intorno le mura potremmo dividerlo a metà.”
“Non
esiste. Posso farlo da solo!” Eren continuava a tenere le
mani poggiate sulle sue spalle, scuotendolo come per liberare la sua
testa da quei malsani pensieri. Levi di rimando posò una sua
mano su quelle del giovane, sorridendo lievemente.
“Non
puoi farcela, Eren, guardati. Sei pallido, dimagrito, e perdi spesso
sangue dal naso. Sei debilitato, non puoi riuscire a fare tutto da
solo. Se potrò trasformarmi anche io, tempo qualche giorno
di allenamento e sarò in grado di aiutarti.” Le
parole del Caporale erano premurose e sincere, voleva aiutarlo davvero.
Eren
abbassò lo sguardo: aveva ragione, le continue
trasformazioni lo stavano stremando, ma non poteva permettere che Levi
si mettesse in pericolo per lui. Lui non aveva potuto scegliere, mentre
Levi aveva ancora tempo per cambiare idea. “Potrebbe essere
pericoloso, Caporale. Se lei non riuscisse a controllarsi,
io…”
“Tu
niente, Eren. Tu non devi fare nulla. Ti chiedo solo di darmi retta:
non dirò a nessuno della mia decisione, andremo io e te nei
boschi e faremo una prova. Insieme.”
Eren
sgranò gli occhi incredulo. “Vuole trasformarsi
insieme a me?” chiese titubante.
“Sì,
è un ordine. Domani mattina, all’alba, usciremo
dalle mura insieme.”
Il
sole sorgeva timido dietro l’orizzonte, ed Eren e Levi erano
in sella ai loro cavalli, galoppando verso la foresta,
l’unico luogo che avrebbe potuto nascondere la
trasformazione. Solo Eren aveva in dosso le attrezzature per il
movimento tridimensionale, ed avevano concordato che sarebbe stato
solamente Levi a trasformarsi, in modo che Eren in forma umana avrebbe
potuto salvarlo in qualsiasi momento. Nonostante Levi cercasse di
rassicurarlo e tranquillizzarlo, il giovane aveva passato la notte
insonne e l’ansia lo stava divorando. Aveva cercato in tutti
i modi di fargli cambiare idea, ma l’ordine del Caporale era
tassativo.
Quando
si trovarono all’ingresso della foresta, i due soldati
legarono i cavalli ai fusti degli alberi e si addentrarono.
Fortunatamente non sembravano esserci giganti nelle vicinanze, ma
sicuramente la trasformazione di Levi li avrebbe attirati. Per questo
cercarono di entrare nel luogo più centrale possibile, in
modo da nascondersi da quei mostri.
“Bene,
qui mi sembra il luogo adatto. Sei pronto, Eren?” chiese il
Caporale mentre rovistava nella borsa in cerca della scatola.
“No,
Caporale. Spero ancora che lei cambi idea.”
Levi
sbuffò scocciato. “Ti ho detto di smetterla e di
rispettare i miei ordini; stai diventando petulante,
moccioso.” Finalmente trovò l’arnese,
tirò fuori la siringa e si posizionò al centro di
un lieve spiazzo libero dai tronchi. “Sali su
quell’albero, Eren, non puoi restare qui in basso”
gli ordinò.
Eren
lo guardò di nuovo preoccupato, e obbedì in
silenzio. Si agganciò con il meccanismo al tronco di un
albero e scattò in volo, atterrando su un ramo.
“Sono pronto, Caporale” bofonchiò, e
restò a guardare inerme mentre vedeva il moro arrotolarsi
una manica della camicia in modo da scoprire il braccio. Poi
inforcò la siringa e con un gesto deciso se la
iniettò.
Fu
un secondo: un lampo illuminò il cielo e una nube di fumo
offuscò la vista di Eren. L’esplosione e il calore
generato per un momento lo fecero barcollare, ma fortunatamente era ben
ancorato al ramo dell’albero. Quando poi riuscì a
riaprire gli occhi, ciò che trovò davanti a lui
fu shockante.
Era
alto circa dodici metri, leggermente meno del titano di Eren, ma aveva
muscoli vistosi e turgidi. Il colorito della pelle era pallido, di un
chiarore quasi diafano. I capelli neri corvino, leggermente lunghi
sulla fronte, facevano esaltare gli occhi piccoli di un color grigio
perlato, sottolineati da due ombreggiature scure, e una doppia fila di
denti gli percorreva il viso da guancia a guancia.
Gli
occhi del nuovo titano si poggiarono su Eren, che lo guardava
sbalordito e a bocca aperta. “Ca-caporale… riesce
a sentirmi?” provo a chiedere il giovane, non poco impaurito.
Il
titano acconsentì con la testa, restando immobile a fissare
il giovane. “Be-bene, procediamo con quanto sta-stabilito.
Riesce a camminare?” La voce di Eren tremava in modo
incontrollabile e i suoi occhi si illuminarono quando vide il gigante
compiere un paio di passi verso di lui. Levi sembrava essere
perfettamente in grado di controllare il suo corpo, e lo
dimostrò quando mosse anche le braccia sotto i comandi di
Eren.
Continuarono
a provare semplici movimenti per circa un’ora come stabilito,
al termine della quale Eren avrebbe dovuto tirare fuori il corpo umano
di Levi dalla nuca del gigante, in modo da farlo riposare.
Con
qualche difficoltà finalmente il giovane riuscì a
staccare tutti gli arti del Caporale dalle membra del titano,
caricandoselo in braccio, per poi farlo poggiare con la schiena al
tronco di un albero. Quelle macchie rosse che segnavano i punti di
giuntura delle fibre dei muscoli del titano, così familiari
ad Eren, ora coprivano anche il volto del Caporale, che respirava
affannosamente.
“Come…
come sono andato?” chiese con un filo di voce Levi.
“Benissimo,
Caporale! Sono sbalordito!” disse entusiasta il giovane
accanto a lui.
Levi
sorrise sghembo, divertito dalla reazione di Eren. “Sei
sempre il solito moccioso, avevi tanta paura e
invece…”
“Caporale,
il suo titano è… è bellissimo! E
l’ha controllato così bene.” Eren non
smetteva di sorridere e a dire quanto fosse stupito dalle
capacità del maggiore. Il cervello di Levi però
si era bloccato alla parola “bellissimo”. Il corpo
del titano era accasciato a terra e stava iniziando a decomporsi, e
tutto sembrava tranne che bellissimo. “Cosa dici,
moccioso?” chiese dubbioso.
“Oh,
sì! Le somiglia!” Un attimo dopo si rese conto di
quello che aveva appena detto. “Cioè, nel senso,
che…” balbettò nervoso.
Levi
accennò un lieve sorriso e lo guardò, notando il
rossore che andò a colorare le sue guance.
“Torniamo alla base, o cominceranno a sospettare
qualcosa.”
Galopparono
verso la città, concordando una scusa per giustificare la
loro assenza, e promettendo il segreto sull’accaduto. Lo
avrebbero rivelato solo dopo essersi assicurati che il Caporale era
davvero in grado di gestire nel modo adeguato il suo nuovo corpo.
Gli
allenamenti proseguirono anche i giorni successivi: ogni mattina
all’alba i due si allontanavano per un paio d’ore
dalla città, e i miglioramenti di Levi erano incredibili.
Giorno dopo giorno le sue capacità incrementavano a
dismisura, al contrario di Eren che aveva avuto non pochi problemi con
le sue trasformazioni. Del resto si stava parlando di Levi, il soldato
più forte dell’umanità, e forse ora
anche il titano più forte.
Un
paio di settimane dopo, approfittando della mancanza di Erwin e Hanji,
occupati con chissà quale esperimento della caposquadra,
decisero di allungare l’allenamento fino al pomeriggio,
così da testare i tempi di recupero delle forze del
Caporale. Si trovavano seduti a terra, intenti a rifocillarsi e a
godersi i lievi raggi di sole che filtravano dalle folte chiome dei
maestosi alberi. Eren aveva la schiena poggiata a un tronco e le gambe
incrociate, mentre Levi era sdraiato con le mani dietro la testa.
“Come
si sente, Caporale?” chiese premuroso il ragazzo.
“Meglio,
ancora un’oretta e sarò nuovamente in forze per
ricominciare.” Le fatiche delle trasformazioni stavano
iniziando a segnare anche il corpo del maggiore, come era successo con
Eren. Iniziava già a dimagrire e le occhiaie si erano
scurite ancora di più. Ma nonostante ciò, non
voleva per nessun motivo abbandonare i suoi programmi.
“Comunque
mi stupisce ogni giorno di più, le sue capacità
sono incomparabili. Anche se non riesco a condividere la sua scelta, le
devo fare i miei complimenti” disse sorridendo Eren.
Levi
lo guardò di striscio, il moccioso non perdeva occasione per
ricordargli quanto non fosse d’accordo con la sua decisione,
eppure era sempre lì ad aiutarlo. Sorrise lievemente, e si
alzò a sedere accanto a lui. “Smettila di dirmi
ogni volta le stesse cose. Già dovrò sorbirmi i
richiami dell’intero esercito per quello che ho fatto, non
insistere anche tu. Oltretutto se poi sei sempre qui.”
Eren
arrossì leggermente e distolse lo sguardo. “Sono
qui perché me lo ha chiesto lei, e perché non
potrei mai lasciare che lei faccia una cosa del genere da
solo.”
Levi
restò in silenzio a guardarlo imbarazzarsi, si
avvicinò e gli sussurrò un
“grazie” all’orecchio.
Eren
a quella vicinanza rabbrividì. Improvvisamente era come se
il sole avesse lasciato il posto ad una tempesta di grandine.
Sentì freddo, ma allo stesso tempo caldo. Arrossì
ancora di più e abbassò il volto, notando che il
Caporale si era avvicinato ancora di più a lui. Non
riuscì a reggere la tensione e si alzò di colpo,
andando nervosamente a raccogliere la sua attrezzatura che aveva
poggiato a terra. “Fo-forse è meglio che
ricominciamo o si farà troppo tardi” disse
tremando, quando d’improvviso le attrezzature gli caddero
rovinosamente a terra e si ritrovò sbattuto contro
l’albero.
Levi
lo aveva bloccato tra il suo corpo e il tronco, e aveva rapito le sue
labbra in un bacio violento. Eren cercava di divincolarsi, ma la presa
del maggiore era forte nonostante il suo affaticamento.
Non
ci volle molto che le deboli difese di Eren crollarono sotto le
poderose spinte del Caporale, che lo aveva costretto in una morsa di
dolore e piacere, allacciandosi le sue gambe in vita e spingendolo
contro il fusto della pianta. “Prendilo come un
ringraziamento” gli disse, mentre cercavano entrambi di
riprendere fiato dopo il forte orgasmo che li aveva travolti. E fu
così che, da quel giorno, gli allenamenti del Caporale
divennero molto più intensi.
Note dell’autrice:
ok, la conclusione fa schifo. Mi ha messo in crisi sul serio non
riuscivo a renderla migliore di così! Ero anche indecisa se
pubblicarla o meno, ma alla fine era inutile tenermela nel pc,
così eccola qui. Spero che mi farete sapere le vostre
impressioni con un commentino anche misero. Vi ringrazio per
l’attenzione, e a presto! Jes :3
|