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Titolo: Calamite di anime
Citazione scelta: “D'improvviso, mi disse, le
parve assurdo continuare a nascondersi”
Coppia:
Harry/Hermione
Genere: Oneshot, , introspettivo
Rating: verde
Note: Missing Moments
Avvertimenti: Contesto: Dopo la fine della Seconda
guerra, tranne i flashback che sono ambientati durante la fuga.
Introduzione: Attraverso il plot
di Rose introduco il tema di Harry e Hermione.
N.d.A: Ho deciso di scrivere una shot con un lieve accenno di Harry/Hermione ambientata
nella tenda. So benissimo che manca di originalità, io stesso ho scritto varie
storie su di loro con quella ambientazione, per questo
motivo mi sono concentrata su altro, introducendo il filone di Rose. Nelle
parti in corsivo, ci
sono due passi introspettivi in seconda persona che riguardano Hermione e che
poi si collegano ai flashback successivi scritti sempre in corsivo, ma in terza
persona come l’intera storia. Ho cercato di segnalare e di rendere ben visibili
i flashback in modo da non fare confusione.
Calamite
di anime
§
Essere donna significa
anche sopportare alcune cose di cui, da bambine, si vorrebbe fare a meno. Era
questo a cui stava pensando Rose Weasley, mentre cercava di sistemare le
spalline del vestito che non facevano altro che scivolare. L’aveva scelto tre
mesi prima e, ora che l’aveva indossato, aveva notato così tante imperfezioni:
troppo stretto in vita, largo di seno e quelle maledette spalline che non
volevano stare su.
Si guardò un’altra volta
allo specchio e vide una ragazzina che cercava di fingersi donna. Perché cosa,
poi?
“Sei bellissima.” Hermione
Granger stava accarezzando con lo sguardo la figlia; per lei quel vestito non
aveva alcun difetto. Le madri, forse, vedevano sempre perfette le figlie,
eppure non ricordava di aver visto Rose così tenera e nello stesso tempo bella
per quel velo di insicurezza, neanche quando l’aveva accompagnata al binario 9
e ¾.
“Sono orribile, mamma.”
E lei aveva riso per
quell’esagerazione tipica dei Weasley. “Non è vero,” aveva detto mentre
controllava ogni dettaglio del vestito, “e tranquilla, ora sistemiamo qualche
cosina. Lo sapevo che dovevamo fare un’ulteriore prova prima di oggi, ma tu eri
così convinta!”
“Ma non immaginavo che
fossi così… ingrassata!”
“Semmai hai perso mezza
taglia di seno.”
“Mamma!” Rose era
incredula, le madri non dovevano rassicurare le figlie?
Con un mezzo sorriso,
Hermione aveva preso la bacchetta e senza mai smettere di guardare Rose, aveva
pronunciato un paio di incantesimi, in modo da azzittire la figlia e risolvere
ogni cosa.
“Ecco, sistemiamo i
capelli e sei pronta.” La donna aveva preso in mano la spazzola e aveva
cominciato a pettinare la figlia. Poteva vedere l’espressione del viso così
turbato e ansioso, ma anziché provare compassione per Rose, la cosa la faceva
solo ridere. Quelli non erano problemi su cui perdere il sonno.
“Smettila di pensarci,
goditi questo giorno.” Alla fine non si era trattenuta dal fornirle qualche
consiglio.
“Vi ho deluso, vero?”
aveva domandato Rose con un sussurro, cercando di trattenere le lacrime.
“Ma che stai dicendo?”
Questa volta tirò con foga
i capelli causandole una piccola smorfia di dolore. “La devi smettere di farti
tutte queste paranoie! Dimmi poi, come l’avresti fatto! Essere la prima della
classe o…”
“Tu non hai visto lo
sguardo di papà quando gli ho presentato Scorpius.”
“Guardami.”
A Rose bastò alzare di
poco gli occhi per incontrare quelli della madre nello specchio. Erano pieni di
così tanta determinazione che sembrò infonderle un po’ di coraggio.
“Guardami,” ripeté ancora.
“Nessuno può rimproverarti di qualcosa o, peggio ancora, ha il diritto di
accusarti se sei stata così coraggiosa ad andare oltre a certe stupide e
antiquate barriere. Tuo padre, oltre ad avere la delicatezza di un elefante in
una cristalleria, ne ha anche la memoria e non riesce a seppellire vecchi
rancori. Continuerà a guardare storto i Malfoy ancora per un po’, ma sei sua
figlia quindi andrà avanti e supererà anche questo. I genitori farebbero di
tutto per i propri figli.”
“E tu, mamma?”
Hermione aveva guardato
senza capire la figlia. “Io, cosa?”
“Anche tu volevi
affibbiarmi qualche scapolo Grifondoro?”
Anziché rispondere, le tirò
nuovamente i capelli. “Se continui a dire certe scemenze, arrivi all’altare
completamente calva.”
Con le mani aveva
cominciato a dividere i capelli per la treccia, accarezzando la testa della
figlia. “Sono la madre più fiera e orgogliosa del mondo.”
Una a una
passi alcune ciocche sotto le altre.
Ricordi quando era tua madre a
pettinarti: sei sempre stata incapace di fare le trecce da sola e, alla fine,
andavi da lei e la imploravi di aiutarti.
Osservavi il movimento delle dita e
ti rilassava; ti accarezzava con la spazzola e rischiavi di addormentarti. Era così
bello e ti sentivi al sicuro con lei accanto.
Rammenti come tutto passasse, anche
la tristezza per non essere la bambina più popolare della classe. La più
intelligente, forse. Eppure non bastava mai, loro, i tuoi compagni ti fissavano
sempre con astio e, alla fine, rimanevi sempre seduta da sola su quel banco.
Nessuno voleva passare un po’ di
tempo con te, conoscerti magari. Non ne valevi la pena.
Avresti voluto piangere ogni giorno,
invece tua madre capiva al volo quello che stavi passando e non ti chiedeva
nulla. Ti prendeva per mano e ti accarezzava la chioma, facendo passare le dita
tra i riccioli.
Era bello e tu non potevi fare altro
che chiudere gli occhi, sognando degli amici al tuo fianco.
“Ti penti di qualcosa,
mamma?” aveva domandato Rose, per evitare di pensare a quello che sarebbe successo
entro breve.
Hermione sembrò pensarci
un po’ prima di rispondere. “No, di nulla.”
La risposta sembrò stupire
Rose che guardò la madre come se fosse un’extraterrestre. “Non ci credo.
Neanche uno piccolo, piccolo?”
Sua figlia era un’eterna
romantica, pensava che la vita fosse una di quelle fiabe che leggeva da
bambina, era ancora convinta che il principe
azzurro sarebbe arrivato a galoppo di un cavallo bianco e che l’avrebbe salvata,
per poi innamorarsi perdutamente di lei.
“Vuoi qualche ciocca
ondulata?” aveva chiesto, cercando di tornare alla realtà del matrimonio.
“Mamma, non fare questo
gioco con me. Io sono una maestra nell'evitare di rispondere a una domanda, in
effetti, Scorpius mi dice sempre che dovrei tenere delle lezioni.”
“Non sto facendo nulla,
Rosie.”
“E ora usi anche un
diminutivo che io ho sempre odiato. Cosa mi nascondi mamma? Tieni qualche
cadavere nell'armadio? O meglio ancora nel borsone della palestra?”
Hermione non poté
trattenersi dal ridere. “Ti ho già risposto, quindi non fare la furba con me e
cerca di stare un po’ ferma!”
Quando avevi ricevuto la lettera per
Hogwarts, ti eri sentita felice come non mai. Avresti potuto ricominciare
d’accapo, comportarti in maniera diversa e avere tanti, tantissimi amici. Eri
speciale, come tua madre ti ripeteva sempre, e tu non le avevi mai creduto.
Perché mai avresti dovuto esserlo, poi? E invece ti sbagliavi!
Per la prima volta avevi smesso di essere la solita pessimista e avevi ascoltato le parole di tua madre, che ti ripeteva di quanto fosse fiera di
te. Puoi finalmente sognare.
“L’amore dura per sempre, mamma?
Ami ancora papà come il primo giorno?”
Hermione aveva smesso di
arricciare i capelli e le aveva rivolto uno sguardo intenso. “Tu ami Scorpius e
lui ama te. Crescerete entrambi, l’uno al fianco dell’altro, e ci saranno momenti
in cui penserete il peggio. Vi arrabbierete, vi urlerete cose di cui vi
pentirete di aver detto, e magari vi lancerete il servizio di piatti dei
Malfoy, ma continuerete ad amarvi. Se penso al giorno in cui l’hai invitato a
casa e ce l’hai presentato, sapendo benissimo come avrebbe reagito tuo padre,
poi! Sei stata molto coraggiosa, Rose.”
“A dire il vero è stato lo
zio Harry a convincermi a parlare con voi, con te soprattutto.”
Le mani di Hermione si
erano fermate improvvisamente, e poco importava che fossero in ritardo nella
loro tabella di marcia. “Come hai detto?”
Rose si era alzata
improvvisamente, desiderosa di spiegare. “Ci aveva beccati a scuola una miriade
di volte e mai si era mostrato sgarbato nei confronti di Scorpius, anzi
sembrava che ci appoggiasse. Poi, un giorno, lui ci sgridò; non dovevamo
nasconderci. Era tutto sbagliato e così assurdo dal suo punto di vista e mi
convinse a parlarti, perché tu più di chiunque altro saresti stata in grado di
capirmi.”
“Harry sapeva?”
Rose aveva trovato la reazione
di sua madre divertente. “Te l’ho appena detto!”
“E non mi aveva detto
nulla, quel… quello screanzato! Giuro
che gli strappo i capelli, uno a uno, appena finisce la cerimonia.”
“Però aveva ragione, tu mi
hai abbracciato quando vi ho parlato di Scorpius e della sua proposta di
matrimonio, quindi non essere arrabbiata con lui. Pensa se optavamo per una
fuga romantica!” Rose aveva cercato di salvare la situazione, non voleva che
sua madre se la prendesse con Harry quando lui non aveva fatto altro che darle
ottimi consigli.
“Non cercare di buttarla
sul tragico, tuo zio dovrà pensare a un ottimo nascondiglio… ovviamente dopo il
vostro sì, cara.”
“Mamma, smettila! Lo zio è
stato così carino e comprensivo. Mi aveva detto una cosa particolare per
convincermi.” Si era seduta nuovamente per permettere alla madre di finire
l’acconciatura in modo da calmarla.
“Ti raccontò di quella
volta in cui scagliai dei canarini in direzione di tuo padre?”azzardò Hermione.
“Nah! Disse una cosa tipo
che io e Scorpius avremmo potuto anche lasciarci, ma tanto saremmo finiti
insieme alla fine, perché le nostre anime si attirano come calamite, niente e
nessuno ci potrà mai separare. Calamite di anime, ecco. Usò delle strane parole
ma ci convinse a parlare con voi.”
§
“Hermione, tu mi hai tagliato i capelli quindi devo
ricambiare il favore!” La ragazza si era allontanata velocemente dal suo amico,
non si fidava minimamente di lui. Chissà che disastro avrebbe combinato con
delle forbici in mano! No, assolutamente no. E poi non le dispiacevano così
lunghi.
“Harry, ti ringrazio per l’offerta, ma non c’è
bisogno.”
“Permettimi di aiutarti a lavarli, allora. Mia zia
Petunia voleva che le facessi lo shampoo ogni sabato, non poteva permettersi di
andare sempre dal parrucchiere e così mi aveva insegnato come fare. Fidati,
Hermione!”
E invece lei non ci riusciva. “Harry, sei davvero
gentile, ma…”
“Abbiamo persino lo shampoo,” disse per
convincerla.
“Da quando vuoi fare il parrucchiere? Non volevi
diventare un Auror?”
“Siediti immediatamente prima che io decida di
farti la piega con la bacchetta,” era stato l’ultimo ammonimento del ragazzo.
A dire il vero, Harry non aveva tutta questa voglia
di farle i capelli, ma la sua amica era depressa da giorni, ossia da quando lui
e Ron avevano litigato, rinfacciandosi cose che non pensavano veramente. Era
stata tutta colpa dell’Horcrux, ma questo non cambiava le cose. Ron era fuori,
lontano e in pericolo, mentre lui e Hermione fingevano di andare avanti, di non
pensarci. Non riuscendoci, purtroppo.
“E va bene! Hai vinto!” Si era seduta affranta e
aveva chiuso gli occhi, curiosando ogni tanto giusto per controllare se la
situazione non gli sfuggisse di mano.
Dal canto suo Harry si era armato di una bacinella
di acqua calda e aveva cominciato subito, sperando che tutto andasse bene.
§
“A cosa pensi, mamma?”
aveva chiesto Rose.
“La tua frase mi ha fatto
ricordare un episodio divertente che ho vissuto con tuo zio quando eravamo
ricercati. Avresti dovuto vederci: sporchi, spaventati, ma soprattutto affamati.
Tornata a casa presi un sacco di chili!”
“Deve essere stato
orrendo, mamma. Sei stata così forte.”
Hermione aveva negato
subito. “A volte mi sembra di non esserlo stata, invece.”
Rose aveva gettato uno
sguardo all’orologio e lanciato un urletto disperato. “Dio, sono già le dieci!
Manca mezz’ora e io sono ancora un disastro.”
“E smettila con questa
storia. Sei mia figlia, ergo sei perfetta,” aveva detto Hermione per
sdrammatizzare un po’. “Promettimi di rimanere sempre così, piuttosto.”
“Così come?”
“Felice anche se con una
mezza taglia di seno in meno.”
“Non infierire, mamma!”
§
Harry aveva cercato di fare il più dolcemente
possibile e quando non aveva più sentito i borbottii di Hermione si era
preoccupato. Di certo non si aspettava che la sua amica si fosse addormentata
nel bel mezzo dello shampoo. Doveva preoccuparsi? Approfittando dell’attimo, le
asciugò i capelli con la bacchetta e si soffermò ancora un attimo a guardarla.
Era così buffa: la testa leggermente inclinata e la bocca aperta; così diversa
dalla solita, composta e perfetta Hermione. Era assolutamente adorabile.
Le sue mani si erano allungate sul suo viso e lei
aveva aperto subito gli occhi, rivolgendogli un debole sorriso. Alla fine,
nonostante le sue mille proteste, aveva gradito il suggerimento dell’amico e
sembrava essersi rilassata almeno un po’.
“Sono così stanca, Harry.”
E lui l’aveva presa in braccio, dirigendosi verso
la stanza dell’amica. Non dovette aspettare molto per vederla nuovamente
chiudere gli occhi.
“Resta con me, non andare via anche tu,” lo aveva
fermato, afferrando un lembo della maglietta.
“Sono qui, Hermione.” Si era steso al suo fianco,
abbracciandola con dolcezza. Sapeva a chi stava pensando e cosa stava passando.
“Sarò sempre qui, non temere. Dormi tranquilla, ora.”
I capelli di Hermione gli avevano solleticato il
viso e per un attimo Harry si permise di dimenticare ogni cosa.
La missione. Silente. Gli
Horcrux. Ron. Voldemort. Ron. La guerra. Ron con Hermione. No, la sua mente doveva smettere di fare certi pensieri pericolosi e
che non facevano altro che confonderlo.
“Sarai qui al mio risveglio, Harry?”
“Ovvio! Come farei senza di te? Lo sai che sono
come una calamite per i guai, li attiro e loro non riescono a stare lontano da
me!”
Sempre con gli occhi chiusi, Hermione gli aveva
sorriso. “Calamite di anime, Harry.”
L’aveva guardata senza capire. “Come, scusa?”
“Saremo sempre insieme, le nostre anime si attirano
l’una verso l’altra.”
“Ma tu non stavi dormendo?” Era rimasto
piacevolmente sorpreso dalle sue parole.
“Sì, Harry. Sì. Fallo anche tu.”
Come poteva dormire quando si sentiva morire ogni
secondo che passava?
Senza pensare alle conseguenze del suo gesto, si
chinò per baciarla. Un attimo, un semplice tocco, ma che desiderava fare da
tempo.
La missione. Silente. Gli
Horcrux. Voldemort. Ron. Ron con Hermione.
E lui. Lui, Harry, dov’era?
Non era semplice gelosia, era qualcosa di diverso,
qualcosa a cui non riusciva dare un nome. O forse semplicemente non
voleva. Era meglio continuare quella
farsa, fingere che tutto andasse bene, giusto?
Eppure quel bacio era sembrato così giusto che
nascondersi sarebbe stato assurdo.
Hermione era sempre lì, al suo fianco, dormiente e
incosciente di quello appena successo.
Era meglio così, dopotutto.
La
missione. Silente. Gli Horcrux. Voldemort.
§
“Andiamo,
sei pronta. Tra poco sarai la signora Malfoy, te ne rendi conto?”
Il
viso paonazzo di Rose rese anche più evidente il disagio della giovane. “Devo
andare in bagno!”
“Appena
lo vedrai, passerà tutto e non vedrai l’ora di essere sua moglie.”
“Ho
paura, mamma. Io so di amarlo, l’ho capito con un semplice bacio. Ho paura di
quello che c’è lì fuori.”
Hermione
aveva abbracciato la figlia. “Ricordati sempre di quel bacio, allora. È
qualcosa che non puoi dimenticare e che non può essere rovinato. Dura per
sempre.”
“Anche
il tuo, ma’?”
“Il
mio era un bacio della buonanotte, delicato e pieno di amore. Quando lo ricordo
mi sento al sicuro, ancora tra quelle braccia.”
Rose
le aveva sorriso per quella confidenza e le aveva preso la mano. “Andiamo,
allora. Non vorremo fare aspettare i nostri mariti!”
§
“Buonanotte, Hermione,” aveva
pronunciato Harry, prima di chiudere gli occhi e concedersi di riposare. Erano
molto stanchi, avevano studiato a lungo, senza ottenere alcun risultato, su come
trovare gli altri Horcrux e distruggerli.
Erano soli in quella tenda, lontani
dalle persone care ed esposte al pericolo ogni minuto della loro esistenza.
Come speravano di sopravvivere a Voldemort e ai suoi seguaci?
Hermione non poteva dormire con tutti
quei pensieri, e anche se i suoi occhi, stanchi per le troppe pagine lette, si
erano chiusi, lei era sempre lì, vigilante e riflessiva.
Non poteva permettersi di dormire
quando ancora si trovavano così lontani dall’obiettivo! Avrebbe voluto
confidare al suo amico alcune folli idee che il suo cervello aveva da poco
partorito, quando tutto era successo. Lui era stato più veloce,
anzi le sue labbra lo erano state.
Erano calde e screpolate e lei non
era riuscita a ricambiare il gesto, fingendo di essere addormentata, accettando
quel tocco.
Era la soluzione più facile, la
migliore per entrambi. Come avrebbero potuto continuare a essere amici se per
colpa di un bacio la loro amicizia sarebbe finita?
Aveva chiuso gli occhi, Hermione,
pensando al tocco gentile di sua madre e tornando con la mente ai suoi sogni di
un tempo. A quegli amici che tanto aveva sognato e che, eccoli, alla fine erano
arrivati.
Era stato un semplice bacio. Come quello
di Viktor, giusto?
E allora perché aveva desiderato
ricambiarlo?
Calamite di anime: era questo che
aveva pronunciato prima del bacio ed era vero, quello che realmente pensava
ogni qualvolta si trovava in compagnia di Harry. Era diverso che stare con Ron,
con lui era sempre un continuo susseguirsi di alti e bassi, ma Harry, lui era
come un salto nel vuoto. Un gettarsi a capofitto in qualcosa per poi scoprirsi
completamente ammaliati da quello che ci si trova di fronte. Harry era
destabilizzante e lei desiderava avere il controllo di tutto, eppure con lui
non ci riusciva.
Era bastato un gesto così semplice
per farla tremare e Hermione sapeva che tutto sarebbe cambiato inevitabilmente.
Il medaglione sembrava gioire delle sue
incertezze e per un attimo era stata quasi tentata di svegliare il suo amico,
di perdersi in uno dei suoi abbracci. Un battito di ciglia, e poi tutto era passato,
l’Horcrux aveva smesso di scalciare e lei era riuscita a domare lui e se
stessa. ‘È sbagliato’, si era ripetuta, come un mantra, perché non era poi così
coraggiosa come gli altri la vedevano. Doveva fingere che tutto sarebbe andato
bene, perché nulla poteva scalfire la loro amicizia. Neanche un bacio.
I sogni, solo lì Hermione poteva
desiderare una vita diversa, più semplice e al fianco di Harry, senza pensare alle
possibili conseguenze di ogni suo gesto.
Aveva chiuso gli occhi e, per una
volta, aveva messo tutto da parte, permettendo a se stessa di dormire
abbracciata a Harry. Sapeva che l’indomani tutto sarebbe tornato come prima. Amici,
solo quello.
Nessuno, però, le avrebbe rubato quell’attimo, quell’unica
notte.
La
missione. Silente. Gli Horcrux. Voldemort.