Epilogo
Sono
passate due settimane dall'apertura del Moulin Rouge e dal mio
mancato esordio come ballerina.
Ero
così preoccupata di cosa avrei fatto della mia vita e invece
ci ho
messo due giorni a trovare una soluzione.
Il
lunedì dopo il giorno di paga sono tornata al Mulino, sono
andata
dritta all'ufficio di mio padre, ho bussato e senza neanche aspettare
il permesso sono entrata.
Mi
sono seduta sulla solita sedia cogliendolo di sorpresa e gli ho fatto
una proposta.
Lui
ci ha pensato un po', mi lanciava delle strane occhiate ma alla fine
ha acconsentito.
Sono
corsa a casa ad annunciare la notizia alla mamma che per poco non
sveniva per davvero.
<
< Tu ed io? Sarte personali delle ballerine del Moulin Rouge?
>
> mi ha chiesto meravigliata.
<
< Si > > le ho confermato io fiera.
<
< Come ti è venuta questa idea? > >
<
< Sistemando i vestiti di Louise, erano ridotti malissimo, con
tutte quelle giravolte la stoffa si scuce facilmente così ho
capito
> > ho spiegato io.
<
< Questa è l'idea migliore che tu abbia mai avuto!
> > mi
ha detto lei meravigliata.
Adesso
la mamma ed io passiamo le giornate a cucire i vestiti di scena delle
ballerine e dei musicisti, non ci pagano tantissimo ovviamente, ma
quanto basta perché la mamma potesse finalmente lasciare il
lavoro
alla bettola.
Ovviamente
lei non è mai andata di persona al Moulin per ritirare i
vestiti, ci
vado sempre io, e per il ritorno mio padre mi fa sempre trovare una
carrozza affinché io non debba trasportare tutti quegli
abiti a
piedi fino a casa.
La
serata con i musicisti è stata divertentissima, ho indossato
di
nuovo il vestito della zia e Remy è passato a prendermi
porgendomi
una margherita.
<
< L'ho rubata nel giardino qui a fianco > > ha
ammesso col
suo solito tono tranquillo.
E'
rimasto un po' deluso quando gli ho detto che avevo invitato anche
Elyse, ma lei ha trascorso tutta la sera con i musicisti quindi alla
fine siamo rimasti comunque soli.
Mi
sono messa a ballare in mezzo al locale e la mia migliore amica ed
alcune ragazze mi hanno imitata, alla fine tutti battevano le mani e
ci incoraggiavano, non mi sono mai divertita tanto.
Remy
mi ha riaccompagnata a casa e abbiamo lasciato lì Elyse che
proprio
non ne voleva sapere di andare via. Qualche giorno dopo ho ricevuto
una sua lettera in cui raccontava di essere scappata a Bruxelles con
un trombettista, non potrei essere più contenta per lei.
<
< Qualcuno dovrebbe spiegarti come funzionano i rendez-vous
>
> mi ha detto Remy prendendomi per mano mentre tornavamo a casa.
<
< Perché? > > ho chiesto io dicendomi
di averla di nuovo
fatta grossa.
<
< Portare la migliore amica di solito non è previsto
> > mi
ha spiegato lui.
<
< Era così triste > > ho detto io in
mia difesa.
<
< Ma la prossima volta ti prometto che saremo da soli >
> mi
sono affrettata ad aggiungere.
<
< Chi ti ha detto che ci sarà una prossima volta?
> > mi ha
punzecchiata lui.
<
< Bé, io > > ho farfugliato in preda al
panico.
Lui
ha fatto una risatina e mi ha dato un bacio. Un bacio vero, come non
me ne avevano mai dati.
Avrei
fatto un'altra ruota ma avevo paura di rovinare il vestito della zia,
inoltre lui avrebbe avuto la prova definitiva che sono pazza, e
vorrei stare con lui ancora un po' prima che lo scopra.
Mi
è capitato più volte di incrociare Lucille, la
moglie di mio padre,
credo sia imparentata con Eglantine, ha l'espressione di una che ha
messo i piedi nello sterco di cavallo.
La
prima volta che l'ho vista ho pensato “E mia madre sarebbe
stata
scaricata per lei?”
Voci
di corridoio, cioè Josephine, la sguattera che incontrai il
primo
giorno al Moulin, dicono che sia molto cagionevole, si ammala
facilmente e viene spesso ricoverata in costosi centri medici in
Italia.
Ho
pensato molto a mia mamma e a Charles, entrambi mi hanno detto la
stessa cosa, che erano innamorati pazzi e che erano felici insieme e
io non posso fare a meno di sentirmi triste se ci penso, soprattutto
adesso che sto con Remy.
Ho
un nuovo scopo nella vita: far tornare insieme i miei genitori. Non
solo perché la mamma merita finalmente un po' di
felicità, e la
vita che le era stata promessa, ma anche perché sono stanca
di
vivere come una miserabile.
Mentre
la guardo riattaccare un bottone al gilet di un musicista e
allontanarsi i capelli dagli occhi con uno sbuffo faccio una
promessa.
Se
Lucille non se la porta via la tisi, provvederò io stessa
metterle
dell'arsenico nel vino.
Fin
note
dell'autrice:
Ecco
qua, il mini epilogo del mio racconto. Spero vi sia piaciuto, ancora
un sentito grazie a tutti i lettori!
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