Alba di dolore

di lapoetastra
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Grida, urla a squarciagola, John.
Strilla, ed è convinto che le sue corde vocali si lacereranno da un momento all’altro, riversando nella gola caldo e denso sangue di dolore atroce.
Soffre, John, nonostante adesso sia da solo, nonostante nessuno gli stia facendo del male.
Soffre lo stesso, perché sa che la pace preziosa della quale sta godendo ora non durerà a lungo, e che presto sarà spezzata come un sottile filo di seta dal loro arrivo.
Giungono in silenzio, con passo felpato, quando la notte saluta l’alba con un bacio del buongiorno.
John adorava quel momento in cui ogni cosa viene abbracciata da un dolce calore rossastro carico di promesse e speranze, prima, quando era a casa, ad Hell’s Kitchen.
Quando era felice, e sano, all’oscuro di tutto ciò che gli sta capitando ora che è rinchiuso tra le quattro pareti fredde e spoglie del Wilkinson.
Adesso, invece, detesta quella parte della giornata, perché sa che l’arrivo dell’alba porterà al suo giovane corpo solo altro dolore ed altre sofferenze.
John urla ancora, e non si preoccupa di tapparsi la bocca per non farsi udire.
Sa che tutti lo sentono, sempre, e sa che nessuno accorrerà mai per fare qualcosa.
Grida, perché il momento è vicino, lo percepisce nel cuore.
Strilla, ed i suoi urli acuti si confondono con quelli altrettanto disperati degli altri detenuti.
Non di tutti, però.
Solo di alcuni.
Solo di Michael, Lorenzo e Tommy.
Solo di quelli che come lui sanno cosa significa l’arrivo dell’alba.
Dolore, umiliazione, vergogna.
Violenza.




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