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STEREK – I piani di Stiles sono sempre perfetti, tranne quando implicano lui e Jackson in un locale per gay, vestiti come due dei Village People, a caccia dell’ennesimo killer psicopatico e Jackson in crisi ormonale. Stiles sospira di sollievo all’arrivo di Derek, almeno finché non vede il ghigno soddisfatto sulla sua faccia.
Il
barista del locale aveva una faccia conosciuta, ma Stiles aveva bevuto
troppo per riuscire a concentrarsi a sufficienza per dare un nome a
quel
ragazzo moro, alto, muscoloso e decisamente indaffarato che si muoveva
come una
trottola dietro al bancone.
La
nuova minaccia che incombeva su Beacon Hills si aggirava per i locali
notturni e colpiva sempre tra mezzanotte e le 2 del mattino, le sue
vittime
erano giovani carichi di ormoni e adrenalina che si sfogavano, ballando
e
strusciandosi gli uni contro gli altri, in grandi sale illuminate da
colorate
luci intermittenti e invase dall'assordante musica da discoteca. Quel
giovedì
sera solo tre locali corrispondevano al profilo: Allison e Lydia erano
andate
in una discoteca dove si organizzava un revival anni 80, Scott e Isaac
perlustravano un locale interrato in cui era in corso una festa a tema
gotico
con musica heavy metal, mentre a Stiles e Jackson era toccato in sorte
un gay
disco-bar dalla parte opposta della città, dove in caso di
pericolo nessuno
sarebbe arrivato in tempo per salvarli. Il figlio dello sceriffo
continuava a
chiedersi come avesse fatto a farsi incastrare dal suo stesso piano.
«Rilassati,
Stilinsky! È solo un locale!» gli disse il
compagno di
disavventure per l'ennesima volta. Peccato che la divisa da poliziotto
sexy lo
rendesse poco credibile.
La
faceva facile lui, che evidentemente con la sua sessualità
aveva fatto
pace già da un pezzo. E poi perché diavolo
continuava a stargli addosso mentre
parlava?? Troppo alcool, troppi feromoni, troppi corpi su corpi lo
stavano
facendo sbarellare: Stiles era eccitato e frustrato allo stesso tempo,
ma per
fortuna di Jackson lui preferiva i mori ai biondi, anzi, un moro in
particolare
che...
«Senti,
me ne dai un altro?!» urlò Stiles quando
realizzò cosa stava
pensando, attirando l'attenzione del barista.
Il
ragazzo gli riempì di nuovo il bicchiere, mentre finalmente
sembrava che
ci fosse un po' di tregua per lui. Jackson stava guardando due ragazze
che
ballavano e limonavano al ritmo della musica, e anche Stiles
poté tirare un po'
il fiato ora che aveva indirizzato altrove la sua evidente crisi
ormonale.
«Sono
Josh!» disse il barista. «È il tuo
ragazzo?» chiese poi, indicando il
co-capitano.
«Cos-?
No! Certo che no!» rispose, urlando per sovrastare il casino.
«Siamo
qui per indagare sul serial killer!»
«Capisco!
Quindi è per questo che siete vestiti come i Village
People?!»
«No,
questa è stata un'idea di... oh! Lascia perdere,
va!»
Stiles
mandò giù il cocktail tutto d'un fiato. Quando si
girò, Jackson non
era più solo: accanto a lui c'era Derek. La sorpresa fu
così grande che gli
ultimi sorsi d'alcool che ancora non aveva ingoiato finirono sulla
maglietta
bianca del lupo, che gli si incollò all'istante sui muscoli
perfettamente
scolpiti del torace. Stiles, sotto shock, rimase a guardarlo con la
bocca
semiaperta e gli occhi spalancati: era da stupro!
Derek
ringhiò qualcosa sul suo essere imbranato, che
però il cervello
dell'umano non registrò, troppo occupato a cercare di
mantenere il controllo.
"Devono
avermi drogato il cocktail, non c'è altra spiegazione..."
tentò di auto convincersi. In ogni caso, il fatto che il
licantropo fosse lì
l'aveva fatto sentire sollevato: un bel set di artigli in caso di
necessità
avrebbe fatto comodo. Il sollievo però durò
finché non scorse un ghigno
soddisfatto che gli stirava le labbra.
«Bene,
io il mio l'ho fatto» disse Jackson. «Ora vi
lascio... buona
serata!»
Alcool,
musica assordante, Derek Hale con la maglietta bagnata... cos'aveva
detto Jackson? Boh...
«Bene...
ehm... che si fa?» chiese Stiles, indeciso.
Josh
prese il bicchiere vuoto e si sporse verso di lui per sussurrargli
qualcosa all'orecchio.
«Con
un tipo del genere saprei bene cosa fare!» ammiccò.
Ma
Stiles non riuscì a rispondere, perché quando il
barista si fu di nuovo
allontanato gli si avvicinò Derek, inchiodandolo con la
schiena contro il
bancone e parlando nell'altro orecchio. Un brivido gli corse da capo a
piedi,
quando sentì il fiato del lupo sulla sua pelle.
«Non
posso continuare le indagini così conciato,
Stiles» soffiò. «Ora
andiamo a casa tua e tu mi presti una maglietta pulita.»
L'umano
deglutì a vuoto, certo che Derek avesse sentito
distintamente
l'erezione che aveva in quel momento. Col cervello in tilt gemette
senza
accorgersene e questo fece capitolare anche il lupo, che
baciò quelle labbra in
perenne movimento affondandogli la lingua fino in gola, prima di
prenderlo per
mano e trascinarlo fuori dal locale.
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