Bonnie California

di Marina Bastiani
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Viaggiamo sulla Cadillac con gli AC/DC ad alto volume, neppure la forza più potente della natura può fermarci.
Siamo i padroni della strada, siamo Bonnie e Clyde.
Non ho mai pensato che tra uomo e donna potesse nascere una complicità del genere, l’ho sempre creduta una subordinazione.
Le nostre parole si confondono nell’aria mentre l’estasi sconvolge i nostri esseri, niente è più magico di questo.
Nemmeno da bambina ho vissuto nulla di simile.

Mio padre era un uomo autoritario, mai una carezza o una semplice parola di affetto verso di me o mia madre; per lui eravamo solo strumenti.
Morì quando avevo 7 anni e in eredità lasciò una sgangherata casa di campagna ricoperta da una montagna di debiti.
La mia dolce mamma fece di tutto per dare una buona educazione a sua figlia, ma io ero troppo fragile.

Sfrecciamo più veloci del vento, le mie urla sono più forti dell’ululato di un lupo.
Non so dove il cuore mi stia portando, mi ha detto soltanto che mi porterà nel posto più bello del mondo.
Non sono mai stata così felice prima d’ora.
Nemmeno nel giorno che è considerato come il più bello della vita.

Smisi di andare a scuola a 16 anni per sposare un ricco boss criminale della zona, Roy.
Ero solo una ragazzina innocente che non aveva mai rivolto lo sguardo verso lo squallido mondo degli uomini.
Fu un matrimonio turbolento, non reagivo ai suoi scatti d’ira, mi picchiava ma non lo denunciai mai poiché era la mia unica fonte di sostentamento; quando lui finì in carcere, io toccai il fondo.

I miei lunghi boccoli d’oro si spargono nella dolce brezza marina. 
Nessuno mi ha mai stretto la mano così dolcemente. È la prima volta.
Neppure lo conosco eppure già sento che mi sono innamorata di lui. 
Adesso so che rumore fa la complicità.
Niente può essere più bello del suo sorriso come risposta alla mia risata. 
Ogni volta che i nostri occhi si incontrano c’è uno sguardo d’intesa, tra noi due non servono parole.
Ci gettiamo in acqua e i nostri vestiti si bagnano e le nostre grida di euforia si infrangono contro le onde.
Non ho mai visto l’oceano. È uno spettacolo unico.
Nemmeno quando ho girato per tutte le strade d’America.

Le curve e il viso da bambina erano una bella combinazione per quei sadici che ogni sera passavano per la buia e isolata Statale 21 in cerca di divertimenti. 
Mi vendevo per vivere, anche se ogni volta era una botta fatale per me stessa.
Un giorno arrivò lui, l’uomo giusto dopo un matrimonio finito dietro le sbarre.
Non era un cliente come altri, me ne accorsi fin dal primo momento che notai il suo sguardo. 
Non aveva paura ad essere indiscreto, leggeva nelle mie parole la debole anima che si nascondeva dietro il trucco e la gonnellina provocante. 
Tutte le volte che ci incontravamo era esclusivamente per il piacere della mente.
Un giorno gli raccontai il mio passato e lui mi promise che avrebbe distrutto quei brutti ricordi.
Così mi ha portato via, di lui conosco solo il nome.

Ci incamminiamo verso una nuova avventura, i piedi nudi a contatto con la sabbia, le braccia che stringono le spalle, i morbidi sedili che ci accolgono e il respiro l’uno sul viso dell’altro.
È il mio momento, non posso perdere questa possibilità, la prima che mi sia mai stata data.
Il cuore batte forte, supera il rumore del motore e i nostri respiri si fondono con i riflessi del sole.




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