My
captivity
Solo…
Ecco
cosa sono.
Guardo il solo levarsi in alto giorno per
giorno.
La
luce che rispende sempre come non mai…
Ma
per me quella luce è priva di significato…
Di
calore.
È un
sole che non mi arriva in dosso seppure provo a toccarlo.
Mi
stringo in me stesso in un angolo di questa prigione.
Mi
nascondo il viso tra le gambe stretta dalle braccia.
Nascondo me stesso più di quanto non lo sia già in questa
cella scavata nella roccia.
Ora
mai non ho nemmeno più la forza di piangermi in dosso.
Cala
la notte.
Quel
buio oscuro che riesce a rincuorarmi.
Forse l’unico momento in cui ricevo calore.
Calore dato dalla solitudine che altri non è se non il
buio.
Questo è senz’altro il momento più bello delle mie
monotone giornate.
È il
momento di pace.
Di
solitudine.
Dove
tutto tace e finalmente riesco a non pensare al “fuori” che mi
circonda…
Perché finalmente non lo vedo.
Perché finalmente non lo sento…
E
alla fine mi addormento.
Mi
addormento stanco privo di ogni pensiero e la mia anima si risolleva
leggera.
In
quel momento non sento niente.
Non
sogno ed è quasi piacevole, se non è fosse triste.
Eppure è ciò di cui ho bisogno incatenato in quel luogo
isolato.
E
così chiudo gli occhi privo di conoscenza.
Li
chiudo riuscendo a sorridere sebbene io non sia in condizioni adatte per
farlo.
Cerco si sorridere per sfuggire a me stesso.
Di
nuovo sono costretto ad aprire gli occhi.
Il
mio è il solito tetro risveglio.
Un
risveglio dato dal canto gioviale del cinguettare degli uccelli.
Mi
richiudo in me stesso.
Mi
tappo le orecchie con le mani.
‘Basta’ grido dentro di me, perché non vorrei averlo
conosciuto.
Quel
canto sollevato mi mette angoscia.
È la
paura della vita che non conosco, o che forse ho dimenticato la mia…
Ed è
questa la mia punizione.
Ma
la punizione per cosa?
E
come ogni giorno cado in me stesso.
Mi
rinchiudo nelle numerose domande che inizio a pormi giorno per giorno.
I
numerosi perché a cui non riesco a trovare risposta.
Tempo sprecato…
Ma a
quanto pare ne ho di tempo da spendere li dentro.
Non
ricordo neppure quante stagioni io abbia passato li rinchiuso.
Allora mi accuccio su me stesso.
Cerco di piangere.
Di
esternare il mio dolore in lacrime amare.
Ma
la solitudine mi impedisce anche quello.
Ormai io sono come morto.
Il
mio corpo è morto…
Eppure sono ancora qui.
E
nuovamente ricominciano i miei perché.
Oramai tutto diviene un circolo vizioso…
E
si…
Patetico vero…
Ma
neppure per ribellarmi a ciò ne ho la forza.
Attendo.
Non
so cosa ma attendo.
Ogni
tanto apro gli occhi e guardo attorno a me.
La
figura del paesaggio monotono che mi scorre buio davanti ha finalmente cambiato
colore.
Mille colori per la verità, senza neppure
accorgermene.
Sono
divenuto cieco pur vedendo.
Sono
divenuto solo pur essendo circondato da vita.
Ma
rimanendo qui ne sono stato inconsapevolmente privato.
Ma a
poco a poco mi sono reso conto di ciò.
Questo è l’autunno.
Gattono strusciando rumorose le catene ce ho in
dosso.
Arrivo alle sbarre di roccia.
Mi
siedo scomposto ma non ne ha importanza.
Abbraccio ciò che più si avvicina alla
libertà.
A
ciò che mi fa conoscere quel che ho in torno.
Alla
libertà che non ho.
E
sento il freddo di quella roccia in dosso.
Esterrefatto come se ogni volta fosse la
prima…
Guardo quel paesaggio di cui conosco il nome come se lo
avessi sempre saputo.
Eppure, è tra le cose di cui sono convinto di conoscere
da sempre come il mio nome.
Come
al solito non ne capisco il perché, ma ne so pure il significato.
Chino la testa rassegnato.
Mi
faccio tristezza da solo.
Ma
non riesco a liberarmi.
A
sfogarmi con me stesso.
E
allora taccio.
Guardo quel panorama misto di vita e taccio.
Il
silenzio si è fatto più rumoroso delle voci che non ricordo di aver mai
sentito.
Dubito persino di aver mai sentito la mia.
Lenti nuovamente scorono i giorni.
Sempre più grigi.
Sempre più bui.
Sempre gli stessi.
La
voce della solitudine...
Di
me stesso si rifa spazio dentro di me.
Mi
pare sempre di star per impazzire.
Sono
costretto ad ascoltarmi e a discorrere con me stesso su quel che ho
attorno.
Su
quel paesaggio a me proibito.
Improvvisamente mi accorgo che è arrivato il tempo in cui
il grigio cambia colore.
Levando i miei occhi vedo una distesa di
bianco.
Mi
inorridisco.
Ho
paura.
Tremo.
È
tutto così vuoto.
Così
identico…
È un
confronto con la mia realtà che mi fa rabbrividire ma oltre tutto, questo colore
è freddo.
Non
è freddo solo alla vista ma…
Fa
freddo quando viene.
E io
lo odio.
Lo
temo…
Perché mi fa sentire più solo.
Mi
fa cadere dentro il mio vero io di ora.
Inizio a perdermi dentro me stesso.
Cerco il calore che non passo avere.
Le
catene si ghiacciano facendomi sentire più male al petto.
Sussulto sempre al contatto con esse.
Eppure non riesco a farci l’abitudine.
Vorrei non essere più solo.
Vorrei trovarmi in un luogo buio senza poter
desiderare.
Senza poter desiderare la libertà invidiando ciò che
vedo.
Ogni
cosa mi passa da sempre davanti.
Pur
rimanendo al stessa, mi accorgo persino io, con i miei occhi vuoti, che li fuori
cambia.
Cosa
darei per solo pochissimo tempo oltre le sbarre.
Scambierei un’intera esistenza per di conoscere l a
vita.
Passo giorno per giorno a cercare di comprendere
sentimenti a me sconosciuti attraverso gli animali.
A
volte io, mi domando se sono l’unico essere con questa forma e con queste
sembianze.
Più
cerco di non pensare e meno ci riesco.
Ecco
cosa voglio fare semmai uscirò.
Cercare di non pensare.
Cerco di sorridere a me stesso.
Cerco di convincermi ma più ci provo…
E
più mi intristisco.
Ho
come la sensazione di un buco vuoto dentro di me.
Poi
ancor ami risveglio da quel lungo sogno ad occhi aperti.
Poco
a poco il bianco si ritira e riappare il sole.
Quel
sole che non riesco a raggiungere e che vorrei tanto toccare.
Durante questa mia prigionia il mio udito diviene sempre
più fine.
Dimentico delle altre sensazioni.
Oramai è come se io udissi solo.
Odo
la gioia che non trapassa nella mia galera.
Da
essa recepisco solo tristezza e disperazione.
Quanto vorrei finire qui la mia vita…
Sempre che essa la so possa chiamare così.
Il
verde e i colori ricominciano a risplendere.
I
colori farsi vivi e il caldo a ritornare.
Di
nuovo il cinguettare egli uccelli…
È l
primavera che sboccia.
Tutto attorno a me rifiorire.
Mi
rammarico di esserne ancora una volta tagliato fuori.
Provo per me autocommiserazione.
Patetico…
Inutile…
Ma
inevitabile.
Mi
racchiudo ancora su me stesso.
Basta…
Basta…!
Basta!
Sono
solo.
Devo
farmene una ragione!
Cerco di sfogarmi.
Non
riuscirò mai a comprendere l amia situazione, perché non conosco i motivi di
questa punizione.
Perché?
Perché non posso essere qualcun altro?
Perché a me?
Mi
sono ridotto a pensare di voler essere qualsiasi altra cosa o animale
all’infuori di me stesso.
Mi
odio.
Odio
la mia stessa esistenza…
E
odio il sole che sembra reclamarmi ma che continua a lasciarmi li
dentro.
Cerco inconsciamente di chiamare qualcuno.
Inizio a chiamare.
E
chiamo…
E
chiamo…
E
chiamo…
Alla
fine mi riprendo.
Chi
sto chiamando se non so chi chiamare?
Mi
intristisco.
Ci
penso su.
Passano i giorni.
Sempre i soliti: tristi e lugubri, sebbene li fuori
sembri il contrario.
Trovo la soluzione.
La
trovo così…
Per
puro caso.
Non
riuscendo a gridare…
Perché il vuoto immenso che provo me lo
proibisce…
In
cuor mio chiamo.
È
l’unico modo che conosco per cercare d’essere ascoltato.
E
ora attendo.
Chiamo la persona che un giorno udirà l amia
richiesta.
E
quel giorno…
Se
mi libererà le rimarrò devota…
Cercherò di non lasciarla sola.
Perché quella sarà l amia gratitudine, perché so come ci
si sene a stare soli.
Così
chiamo ripetutamente.
Attendo quel giorno lontano…
Chiamo.
0.o
lo so che il vostro pensiero è: Ma questo quanto pippa nell’arco di un minuto?
0.o
XD!!
Allora precisiamo…
Non
è l amia prima ff, lo è su Saiyuki
e probabilmente anche la prima (Sicuramente per la gioia di tutti)
XD
Però
annoiandomi, dato che oramai non so più ch eleggere su FMA, di cui ho letto
quasi tutte le ff e attendo gli aggiornamenti, mi sono detto di leggere le ff su
Saiyuki…
A
dirla tutta, le ho lette quasi tutte, ala prima all’ultima postata XD
Per
la verità non avrei voluto scriverne una su questa sezione ma, rivedendomi
l’anime su Sky ho avuto come l’illuminazione.
Diciamo che è una riflessione, anche troppo colta, di
Goku sulla su prigionia e di come la potrebbe vedere.
Dal
suo punto di vista cosa potrebbe provare e pensare.
Perché in 500 anni, avrà avuto modi di pensare molto
secondo me.
E
non so se si è intuito, ma spero di si, come la richiesta di non voler pensare
una volta uscito da li.
Ciò
come a voler intendere di volersi comportare, come noi tutti sappiamo dall’anime
e dal manga XD!
Ok! Vi lascio recensire se sarete così buoni con me da
farmela passare liscia XD ciauuu
Dona l’8%
alla causa pro recensioni
Farai
felici milioni si scrittori
E me
XD!!