DIsclaimer: purtroppo One Piece e tutti, ma proprio tutti, i suoi personaggi non mi appartengono. Altrimenti sarei ricca. Se scrivo fanfiction non è a scopo di lucro. Altrimenti potrei essere ricca XD
- Spiegami perché siamo qui. – disse lo spadaccino
in tono
seccato.
E il “qui” era l’entrata di un party per
il quarantesimo di
matrimonio di due signori che, per utilizzare il termine politicamente
corretto, si sarebbero potuti decisamente definire
“diversamente giovani”.
Molto diversamente.
All’inizio tutto era filato liscio… poi era calato
il buio…
e avevano iniziato con l’alcool.
Il risultato era stato una banda di vecchietti brilli che
scuoteva le ossa e tutto ciò che vi stava attaccato (in
alcuni casi a fatica)
su una pista da ballo.
Il risultato erano rumori che uno si augurerebbe di non
sentire mai.
Quindi la domanda era piuttosto azzeccata.
- Nami-chan ha detto che abbiamo bisogno di soldi… e poi non
ti lamentare, hai anche un bel vestito. – rispose Sanji,
accendendosi
l’ennesima sigaretta.
Non era certo più felice di Zoro.
Lui amava le donne, certo, e li ce ne erano un sacco.
Ma, piccolo fondamentale dettaglio, lui amava le donne
GIOVANI, e li non ce ne era una nemmeno dipinta.
E la cosa lo aveva gettato nello sconforto, considerato che
avrebbe dovuto passare le prossime sei ore in piedi, a fare la guardi a
dei
pezzi d’antiquariato semoventi.
- Ok, riformulo: cosa ci faccio IO qui? E soprattutto perché
sono in giacca e cravatta? –
le spade
erano state difficili da appendere alla cintura.
- Ti sei fatto incastrare come al solito…
Zoro lanciò al biondo un occhiata molto significativa.
- Ci siamo fatti incastrare… - si corresse quello a
malincuore.
Entrambi avevano
reagito come sempre alle richieste della loro bella quanto letale
cartografa.
Zoro si era rifiutato
nella maniera più assoluta, per poi essere costretto con un
ricatto.
Sanji si era offerto
praticamente volontario senza presagire minimamente ciò a
cui stava andando
incontro.
Quindi, in un modo o
nell’altro, si erano trovati assoldati per
quell’assurdo lavoro.
A nulla era valso il
disperato tentativo dello spadaccino di fare appello al suo capitano.
Nami lo aveva portato
dalla sua parte con una sola e semplice frase:
“Niente soldi, niente carne.” Aveva detto.
In pratica non avevano
avuto scampo.
La rossa li aveva
squadrati e, con fare da intenditrice, aveva scelto dal guardaroba dei
vestiti
adatti.
Era successo tutto
così velocemente che i due, senza neanche accorgersene, si
erano ritrovati a stringere
le mani di due anziani signori tutti sorridenti.
- Non ci vedo un accidenti con questi occhiali. –
sbottò lo
spadaccino, mentre cercava di aggiustarsi le katane in modo, se non
proprio
comodo, almeno decente.
Sanji, buttando a terra la sigaretta, ormai ridotta ad un
mozzicone, e
schiacciandola con il tacco
della scarpa, lanciò una rapida occhiata alle sue spalle,
verso la pista da
ballo.
- Ti assicuro che la cosa va tutta a tuo vantaggio…
Zoro si tolse gli occhiali da sole e si mise a fissarli. Poi
guardò il cielo stellato.
- Non capisco perché una persona debba metterseli anche
quando non c’è il sole…
Sanji si strinse nelle spalle e rispose:
- Probabilmente per lo stesso principio per cui tu porti la
pancera anche in piena estate…
La conversazione era arrivata di nuovo ad un punto morto.
Sanji non poté fare a meno di constatare che era
già la
quarta volta nel giro di un ora.
Nessuno dei due voleva stare li, soprattutto in compagnia
dell’altro.
- Non noti nulla di strano? – chiese improvvisamente Zoro,
mentre con una mezza imprecazione si inclinava per non far scivolare le
spade
dalla loro precaria sistemazione.
- Vuoi che ti faccia l’elenco o alludi a qualcosa in
particolare? – rispose il cuoco, accendendosi
un’altra sigaretta.
- Ci fissano. – disse l’altro con una punta di
irritazione.
- Si, era al secondo posto della lista…
- Uh, e cosa c’è al primo posto? –
chiese Zoro, senza
particolare entusiasmo.
- Il fatto che le nostre foto siano sugli avvisi di taglia e
loro ci abbiano assunti senza fare una piega.
Lo spadaccino lo guardò di sottecchi e, con un mezzo
sorriso, commentò:
- Oh, già… come mai avrebbero potuto non
riconoscerti…
Sanji lasciò cadere la provocazione, ma solo
perché nel
preciso istante in cui stava per dare il via alla sua maratona di
insulti, una
cinquantina di uomini vestiti di nero, e armati fino ai denti, fece irruzione sulla pista
da ballo.
- Mani in alto, questa è una rapina! –
esordì uno di loro,
togliendosi il passamontagna. Tutti passarono sopra alla
banalità di questa affermazione,
solo perché erano rimasti troppo scioccati da ciò
che si erano visti apparire
davanti.
Sembrava quasi che qualcuno avesse messo dei tratti umani in
una pentola, avesse mischiato il tutto e poi avesse scagliato la
pentola contro
il muro. Violentemente.
- Non fate mosse… - questa volta toccò al
rapinatore
rimanere di stucco.
I vecchietti erano già tutti raccolti al centro della pista,
con le mani in alto e un sorriso allegro stampato sulla faccia.
Molti di loro, grazie alle diottrie mancanti, non riuscivano
a vederlo in faccia, e questo li aveva salvati.
Un brusio preoccupato si levò dal gruppo degli uomini in
nero.
Il loro capo li riportò al silenzio alzando una mano.
C’era qualcosa che puzzava. E non erano le sue ascelle.
No, cioè, anche quelle… ma non solo.
Perché quelle vecchie mummie erano così
tranquille?
Si guardò in giro, ma tutto ciò che vide furono
due ragazzi,
che se ne stavano in disparte, fissando la scena come se fossero al
cinema.
Dal gruppo dei vecchietti, si alzò un gridolino eccitato:
- Forza bel biondino! Sei tutte noi!
Sanji rabbrividendo si voltò verso il suo compagno, sul cui
volto era dipinto un ghigno orrendo, dovuto allo sforzo di non
scoppiare a
ridere.
- Non. Un. Commento. – intimò il biondo.
- Non ho detto assolutamente niente… - ribatté
l’altro,
senza tuttavia smettere di ghignare.
Dopo qualche secondo, il rapinatore riuscì a collegare quei
pochi neuroni anneriti dal fumo, non certo dall’usura, che
aveva nel cranio.
I vecchietti sorridevano.
Sorridevano ai due ragazzi, carichi di aspettativa.
Uno dei due era armato.
Eureka!
Speravano che quei due li salvassero.
Scoppiò a ridere. Subito seguito da tutto il resto della
banda.
- Non so se a irritarmi di più sia il fatto che se la
ridano, - disse Zoro, perdendo ogni traccia di ilarità
– O il fatto che sento
che sotto tutto questo c’è lo zampino di Nami.
Sanji era troppo occupato a resistere all’impulso di
nascondersi da tutti quei rugosi ammiccamenti e i baci mummificati che
arrivavano dalla pista da ballo, per preoccuparsi di difendere la loro
navigatrice.
Non voleva nemmeno pensare a quali orrori si nascondessero
sotto quei quintali di trucco, sotto quelle gonne lunghe e sfavillanti.
- Credo di stare per vomitare… - farfugliò,
diventando
bianco come un cencio.
Nel frattempo i rapinatori avevano continuato a ridere,
dandosi grandi pacche sulle ginocchia.
- Ma non hanno bisogno di respirare questi qui? –
Commentò
Zoro acidamente, poi si voltò verso il cuoco e il suo malore.
Non poteva certo dagli torto.
- Non ti preoccupare, appena vedranno le tue orrende
sopracciglia, le tue fan scapperanno tanto velocemente che nemmeno la
loro
artrite riuscirà a tenergli dietro. – lo
spadaccino lo disse con un tono che
voleva suonare consolatorio.
Sanji riprese improvvisamente colore e si voltò verso di lui:
- Zitto! Pensa alla tua testa, che fa la fotosintesi
clorofilliana!
L’altro assunse un’aria vagamente offesa.
- Clorofichè? – chiese.
Una pallottola passò fischiando tra loro. Intenti
com’erano
a litigare, non si erano accorti che le risate erano cessate.
Sanji si voltò verso la pista da ballo e commentò
ad alta
voce:
- Lasciando da parte la mira vergognosa… tua madre non te lo
ha mai detto che è maleducazione interrompere la gente
quando cerca di
infondere un po’ di cultura nei meno fortunati?
L’uomo che aveva sparato lo fissò smarrito per
qualche
secondo. Non era proprio sicuro di cosa volesse dire la parola
“infondere”.
- Ok. Basta. – Zoro stava già sfoderando le spade
– se non
facciamo qualcosa al più presto, il pubblico
finirà per annoiarsi.
Sanji si accese una sigaretta, annuendo.
- A quanto pare i nostri datori di lavoro hanno pagato per
vedere uno spettacolo. Cominciamo? – disse, più
rivolto agli uomini vestiti di
nero che non al suo compagno.
Questi avanzarono verso di loro, compatti.
Erano sicuri di vincere, dopo tutto perché non avrebbero
dovuto?
Erano più di cinquanta contro due. I numeri erano dalla
loro.
Lo spadaccino aveva sfoderato anche l’ultima delle sue
katane e si era rivolto al compagno:
- Io li ammucchio di qua e tu di la… vince chi ne stende di
più. Ci stai?
- Va bene, tanto sappiamo benissimo chi sarà il
vincitore…
Zoro gli scoccò un’occhiata in tralice e rispose:
- Certo. Io. – poi scattò verso il suo obiettivo,
senza dare
all’altro tempo di ribattere.
- Dannato testa d’alga… - sibilò il
biondo a denti stretti,
per poi seguirlo a ruota.
La folla dei vecchietti esplose in urli di gioia e
incitazioni. Cosa c’era meglio di un po’ di sangue
fresco per rendere più
eccitante la serata?
Per un attimo sembrò quasi che i due venissero inghiottiti
da una brulicante massa nera.
Poi fu come se quel piccolo pezzo di mondo fosse esploso.
E furono calci.
In faccia, nello stomaco e in luoghi un po’ più
delicati.
E furono stoccate.
E i due mucchi cominciarono ben presto a diventare alti, molto
alti. E semisvenuti.
Fino a che l’ultimo rimasto in piedi non fu il capo della
banda.
- Questo qui è mio. – disse il cuoco, mentre il
poveretto
fissava i due ragazzi che stavano in piedi davanti a lui con terrore
assoluto.
- Non è colpa mia! – urlò –
sono stato incastrato! Ci
avevano detto che sarebbe stato un lavoretto semplice!! Che a guardia
ci
sarebbero stati solo due idioti incapaci!! E…
Ma si zittì non appena notò il ghigno rabbioso
dello
spadaccino.
Questo gli puntò una lama sotto la gola, poi si
girò verso
il biondo e disse, tranquillo.
- Che ne dici se facciamo metà per uno? Ci penso
io…
Sanji sembrò rifletterci un po’ su, poi
annuì convinto.
- Un bel taglio netto e via. – rincarò la dose.
Zoro alzò la spada, con fare teatrale.
L’uomo svenne, cadendo a terra con un tonfo.
I due, in tacito accordo, ignorando gli sguardi
d’ammirazione provenienti dai vecchietti, lo mollarono li,
dirigendosi ognuno
al suo mucchio, per cominciare a contare.
Dopo circa un minuto di silenzio teso, Sanji annunciò:
- Venticinque!
Dopo qualche secondo, dall’altra parte arrivò la
risposta:
- Venticinque anche qui…
- Ma i miei sono più grassi. – Disse Sanji
convinto.
- E questo che centra? E poi non è vero. Come fai a dirlo?
–
ribatté l’altro irritato.
- Perché non ho gli occhi foderati di prosciutto! Il mio
mucchio è più alto di almeno due centimetri buoni!
- Non dire baggianate! Allora non sono solo le tue
sopracciglia ad essere strabiche…
Fu in quel momento che le vecchiette decisero di dare sfogo
a tutto il loro ardore e cominciarono a dirigersi, più
velocemente di quanto si
sarebbe potuto immaginare, verso i due ragazzi, decise a mostrare loro
tutto
l’apprezzamento che i due avevano suscitato.
Sanji guardò lo spadaccino con occhi pieni di panico.
- Pari? – propose.
- Pari! – si affrettò a rispondere questo
– e ora ce ne
andiamo? – propose zelante.
Si misero a correre, inseguiti di gran carriera dalle
anziane signore e dalle loro artriti.
In un angolo del giardino dove la luce dei riflettori non
arrivava, una
figura stava immobile ad
osservare la scena.
La ragazza soppesò per un attimo il sacchetto pieno di
banconote fruscianti, poi si lasciò sfuggire un sorrisetto.
Quei due dovevano esserle grata, avrebbe potuto venderli
alle vecchiette, guadagnandoci ancora un bel gruzzolo.
Rise.
No, non se lo meritavano.
Però…
THE END
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sono mesi che questa fic prende polvere nel mio pc °-° scandaloso...
Spero vi sia piaciuta tanto quanto è stato divertente per me scriverla XD
Aspetto con ansia i vostri commenti °°/
See you!
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