Writing the future

di _neith
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Le pagine vuote conservano un alone di morte, e miei fogli ingialliti ne sono pieni.
Sulle loro righe aleggia lo spettro di intere frasi morte, una scia grigiastra lasciata dalla matita cancellata con troppa fretta.

Le pagine vuote sono colme della mia frustrazione, raggrinzite, nei punti che mi accingevo a correggere e ricorreggere.

I fogli ingialliti mi ricordano che nulla è perfetto.
Ma molto tempo fa ho deciso di ignorarli, di abbandonarli nella soffitta dell'anima insieme al sogno di diventare uno scrittore.
Allora, pensai, non dovevo rimuginare sui miei fallimenti. Tutto, pensavo, sarebbe andato bene.
Sono felice. Ho una famiglia che amo e trovo rifugio nelle pagine dei libri che non abbandonerò mai. La scrittura non è poi così importante.

 

Quando apro la porta della soffitta, vedo Juliàn seduto alla mia vecchia scrivania di legno.
Sulla sua superficie il tempo ha depositato uno strato di polvere grigia -un alone-, mentre Juliàn vi ha lasciato le impronte delle sue piccole mani.
Il cassetto della scrivania è aperto e vuoto.
Guardo il piccolo Juliàn che stringe al petto dei fogli ingialliti. Ha un'aria colpevole, la stessa che affiora sul suo volto quando lo scopro a combinare qualche marachella.
-Juliàn, cosa ci fai qui?- gli chiedo gentilmente, mentre il mio sguardo cade sui fogli dai quali non sembra intenzionato a staccarsi.
-Eri uno scrittore, papà?- mi chiede, ignorando la mia domanda. Salta giù dalla sedia e avanza verso di me.
Io non so cosa rispondere.
Non sono uno scrittore. Gli scrittori hanno sempre qualcosa da dire, mentre io non so quali parole adoperare per rispondere alla domanda di un bambino di otto anni.
-Ho letto questi- dice, sventolando le pagine ingiallite colme di cancellature -Ma non ne ho trovati altri. Dov'è la fine della storia?

Con cautela, prendo i fogli dalle sue mani. Leggo le prime righe, e subito il passato affiora sul presente, spazzandone via ogni traccia.

In un attimo rivedo i miei occhi in quelli di Juliàn, lo sguardo colmo di aspettative, le mie speranze morte pressare sulla sua coscienza, sul suo futuro. Penso che sia incredibile il modo in cui mio figlio mi somigli, o il modo in cui, almeno, mi rivedo in lui.
Non voglio che faccia la mia fine. Non voglio che rinchiuda i suoi sogni in una soffitta.
-La fine puoi scriverla tu, se vuoi- dico.
Lui scuote la testa.

-Le storie mi piace leggerle- ribatte. La sua voce risuona decisa e sicura. Adulta.

Mi rendo conto che non ci somigliamo più di tanto. So che Juliàn metterà tutto se stesso nel suo futuro, e non cercherà una coscienza innocente su cui riversare il peso dei suoi insuccessi.
Questo mi ridà speranza. Mio figlio è una luce calda nell'ombra della mia vita, lì dove soffia solo il vento.
Allora io sorrido. Non riuscirò mai a gettare la chiave della soffitta in cui ho riposto il sogno di diventare scrittore, ma so che vale la pena affrontare il presente. E, perché no, scrivere il futuro.
Magari, i miei sogni contano ancora qualcosa.
Prometto silenziosamente a me stesso che se la scrittura rappresenta per davvero una parte della mia vita -una parte che credevo morta-, mi impegnerò ad adattarmi ad essa. So che ne vale la pena. So che posso farcela.
-Mi racconti di più di questa penna maledetta, papà?









 

Angolo autrice
Salve a tutti!
Dunque, questa flash-fic è nata in un momento di smarrimento. Avete presente quei giorni in cui avvertite un'irrefrenabile voglia di scrivere, ma l'ispirazione non collabora? Bene, a me succede spesso.
E per caso oggi mi è venuto in mente Daniel, e il suo irrealizzabile sogno di diventare scrittore. E niente, ho pensato dovesse sentirsi più o meno come mi sento io, e la mia mente a partorito questa...roba, che spero vivamente vi sia piaciuta o, almeno, che non vi faccia tanto schifo. In ogni caso, non fatevi problemi a dirmi ciò che pensate con una recensione (sia positiva che negativa): mi farebbe davvero piacere ricevere un parere a riguardo.
Alla prossima! B x

 




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