Questa fic è stata scritta insieme a un...ragazzo (senza
dubbio non è una donna ^^'') molto, molto particolare,
così come lo è tutta la fic.
Parla di Michael dal carattere difficile, ombroso,
chiuso...genitle, quanto vuoi ma...con quel qualcosa che metteva in
allarme la gente.
Micheal e il suo amico Filippo che lo aiuerà a...leggere in
se stesso e a vedere la sua vera essenza.
Dentro la "memoria antica".
Buona lettura a tutti
Datemi un sorriso
1° cap.
“Chissà se così va davvero
bene…e se la maglietta è troppo aderente e quella
si fa idee strane?
Meglio indagare…”
Un attimo dopo una voce semi-tonanate ( quella forte la riservava per
occasioni più importanti…)squarciò lo
strano silenzio di quella casa in perenne agitazione:
- Eliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii,
Seleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee, venite qui -
voce perentoria, tono duro.
Com’è che le due ragazze salirono lo stesso le
scale obbedendo al maschio prepotente?
Forse perché sapevano che di li a mezz’ora aveva
appuntamento con una ragazza e volevano che tenesse alto il loro
prestigioso nome?
In effetti il motivo era proprio questo.
Soprassederono al tono, alle parole e a quant’altro le avesse
infastidite e salirono le scale velocemente, entrando nella camera dei
ragazzi.
I due maschi della famiglia erano li, pensierosi, in uno
strano silenzio.
Luca, il fratello più piccolo, di dieci anni soltanto ( ma
con un QI più alto di suo fratello…e della
maggior parte dei maschi di quella città…) era
steso sul suo letto e guardava Mikael, il fratello maggiore, di
ventidue anni mal messi ( malignità materne ), che faceva
sfoggio, davanti all’unico specchio della casa, ( come mai
fosse proprio nella camera dei maschi spiegava molte cose secondo
me…) di un paio di jeans strappati sapientemente nei punti
giusti e di una maglietta nera, aderente, con le maniche lunghe.
Di una morbida lana pettinata.
Le due ragazze si fermarono sulla porta osservando la scena.
I capelli di un caldo color miele intenso arrivavano fino alle
scapole,dritti come spaghetti.
Cadevano disordinati ai lati del viso ma lui sembrava non curarsene.
Con un tono di voce totalmente diverso da prima sollecitò il
parere delle due ragazze, parere che tardava a venire.
Stava così male vestito in quel modo?
- Sei uno schianto Mika… la stenderai
immediatamente…-
Mika fece una smorfia significativa…lui non voleva stendere
nessuno.
Ci mancava anche quella, voleva solo uscirci insieme.
Tutto qui!!
Voleva vedere se poteva essere quella che eventualmente…in
un futuro lontano…avrebbe steso.
- bisogna vedere che effetto vuoi fare-
fece eco Elisa.
La sorella maggiore era senza dubbio la più saggia.
Posata, tranquilla dava una sensazione di calma interiore molto forte.
Di pace ed equilibrio.
Anche in mezzo alla tempesta non ti abbandonava mai.
- Lo sai, che bisogno c’è di
chiedermelo?non voglio mangiarmela accidenti… solo uscirci.
Se esagero poi mi danno fastidio eventuali…ripercursioni-
Luca si mise a ridere sentendo il tono esitante di suo fratello.
Sapeva che lo faceva per lui, temeva di metterlo in imbarazzo.
Figuriamoci, dopo dieci anni vissuti in camera insieme nulla poteva
più imbarazzarlo.
- Che ridi, microbo…-
Luca rise più forte prendendolo così, molto
coraggiosamente, in giro.
Mikael si buttò su di lui e finirono per fare una specie di
lotta molto personalizzata, dove il maggiore faceva il solletico in
maniera sadica al più piccolo, che si difendeva con morsi e
graffi…visto la lunghezza di quelle unghie che non voleva
saperne di tagliare ( fifa allo stato puro delle forbici e tagliaunghie
).
Come Dio volle ( con l’aiuto di Elisa e di Selene) riuscirono
a separarli.
A dire il vero avrebbero partecipato molto volentieri anche loro alla
lotta ma il tempo passava ed era inaccettabile che una ragazza dovesse
aspettare il loro pestifero fratello.
Finì che si cambiò di maglia per metterne una
più innocua.
Sempre nera (il suo guardaroba aveva colori molto
monotoni…), una felpa con cappuccio su cui era disegnato un
bimbetto vestito come Eminem nei suoi momenti peggiori!!!
L’insieme era meno temibile per gli ormoni femminili della
ragazza in questione e gli dava un’aria abbastanza tranquilla.
Almeno fino a quando non lo guardavi negli occhi.
Non cenò chiaramente quella sera e la cosa gli dispiacque
immensamente.
Lui e il cibo avevano un rapporto molto stretto,se non era sovrappeso
era solo perché giocava a basket.
Aveva iniziato a otto anni e quando ne aveva diciassette aveva avuto la
possibilità di giocare nella Benetton di Treviso.
Aveva avuto il colloquio con i suoi genitori e i dirigenti
ma… alla fine decise di non accettare.
Troppe responsabilità, troppi allenamenti…
così la sua vita privata andava a farsi benedire, e di
conseguenza tutti i suoi impegni in parrocchia.
Non voleva diventare un campione di basket.
Non voleva lasciare la sua città nè i suoi amici.
E tantomeno la sua famiglia.
Voleva soltanto giocare a basket divertendosi…e allenare i
piccoli che si avvicinavano per la prima volta a quello sport che lui
amava tanto.
Tre allenamenti a settimana erano più che sufficienti per
lui, più due pomeriggi con i piccoli in una palestra vicino
casa sua.
A dire il vero la ragazza con cui sarebbe uscito quella sera era la
sorella di un bimbo pestifero che gli dava parecchio filo da torcere.
Era l’opposto del fratello.
Dolce, tenera… molto tranquilla.
Carina anche, quella bellezza semplice che piaceva tanto a lui.
Però…però non era scattata quella
molla che, secondo lui, doveva scattare quando davanti a te
c’è la donna della tua vita.
Quella con cui passerai il resto della tua esistenza.
Secolo più secolo meno.
Fece una smorfia mentre cercava di parcheggiare la macchina di sua
sorella in un angolino minuscolo sotto la palazzina di Sharon.
Sapeva di essere un caso unico.
Più che raro… ma le avventurette da due soldi per
trovarsi a rotolare in un letto non facevano per lui.
Lui inseguiva l’amore.
Non voleva accontentarsi di nulla di meno.
Questo non vuol dire che non usciva con nessuna ragazza…ma
si fermava quando la lei in questione oltrepassava certi limiti.
Tutto qui.
A modo suo anche Filippo, uno dei suoi migliori amici, la pensava come
lui.
A modo suo chiaramente.
Se le ragazze…ci tenevano proprio, allora ci stava, si
sacrificava insomma!!!
Aveva quattro anni più di lui ed erano amici da sei anni, da
quando avevano iniziato a fare teatro insieme.
E già da allora Filippo scappava quando una storia diventava
troppo impegnativa, per paura di innamorarsi.
Mikael aveva una teoria tutta sua: scappava perché
c’era il rischio che fosse l’Amore.
Quello con la A maiuscola.
E Filippo aveva una paura incredibile di innamorarsi.
A voce dichiarava che non si impegnava seriamente perché
cercava la storia della vita.
Ma lui sapeva benissimo che, se c’era solo una
possibilità che questo potesse accadere, quella ragazza non
la vedeva più.
Troppo diversi tra loro?
In fondo no…tutti e due non volevano impegnarsi seriamente,
uno perché non voleva illudere le
ragazze…l’altro perché non voleva
illudere se stesso.
Sharon scese nel momento in cui lui uscì dalla macchina, e
questo voleva dire che era stata alla finestra per vedere quando
arrivava.
Sospirò piano.
Odiava dare delusioni alle ragazze, perché non potevano
essere amici…e basta?
Non aveva amiche donne degne di questo nome.
Tolse dalla mente ogni cosa e la concentrò soltanto su
Sharon.
Non si meritava una serata con un ragazzo presente soltanto a
metà.
Quando rientrò a casa era circa la mezzanotte.
E chiaramente le sue sorelle lo stavano aspettando.
Facevano le indifferenti, tutte prese a …far nulla con molto
impegno.
- Già a casa? Speravo che restassi con lei un
po’ di più…dove siete stati? Che avete
fatto?-
questa era Selene che non si faceva gli affari suoi nemmeno a pagarla!!
Mikael non la degnò di una risposta e le passò
accanto, stanco.
Era stata una serata difficile e lui aveva fatto una fatica
dell’accidente a tenere tutto sul livello puramente
amichevole.
Non aveva voglia di parlarne con nessuno, nemmeno con sua sorella.
Ma lei era un cane da caccia perfettamente allenato, quando fiutava la
preda non mollava nel modo più assoluto.
Ne andava del suo onore.
Così lo seguì nello stanzino delle scarpe, dove
lui si infilò le ciabatte.
Poi andò con lui fino al bagno… per trovarsi sul
naso la porta sbarrata!!
- Ma sei stronzo? Potevi staccarmi il naso…-
Mikael decise di non rispondergli frenando il suo naturale e sano
impulso di mandarla a … e fece i suoi comodi con molta calma.
Quando uscì la trovò nel divano, imbronciata,
mentre si teneva il naso.
- Perché non mi rispondi?-
Alzò gli occhi al cielo con una pazienza che non credeva
fosse possibile avere:
- perché non sono fatti tuoi quello che ho fatto
stasera…-
Elisa nascose un sorriso notando come avesse evitato di dire
parolacce… da quando insegnava basket ai bambini cercava di
trattenersi…ma se Selene non la finiva non sarebbe durata a
lungo, così mise una mano davanti alla bocca della peste
della famiglia e la precedette di un nanosecondo:
- è andata così male?-
Selene la fulminò con lo sguardo da “ è
quello che volevo dire io stronza” ma accettò
abbastanza bene che la sorella maggiore prendesse in mano la
situazione…tanto poteva sempre inserirsi quando voleva!!!
- Ma no, non è andata poi così
male…- sospirone
- era carina, aveva addosso un paio di jeans e un maglioncino
rosa …non male-
smorfia delle sorelle, il rosa è un colore che lui non
sopporta assolutamente
- insomma, era quasi perfetta ma… ho fatto una
fatica dell’accidente per tenere le sue mani lontane dal mio
culo!!! Ma cavolo, siete tutte così maniache voi donne????-
le risate che si alzarono misero fine a tutti i tentativi di essere
seri.
Non c’era niente da fare, era incorreggibile.
Fu durante la notte che arrivò il messaggio.
E arrivò sotto forma di sogno, all’alba.
Alle sei si svegliò vispo e arzillo…e questo era
un evento fuori dall’ordinario.
Quando al mattino ripenserà al sogno, si renderà
conto che in tutta la sua pur breve vita non gli era mai successo di
svegliarsi a quell’ora per lui assurda senza una potente
sveglia messa direttamente nell’orecchio.
Ma sul momento registrò soltanto i suoi occhi aperti nella
penombra della stanza e il respiro regolare di suo fratello.
Forse era stato lui a svegliarlo…forse stava
male…ma Luca dormiva beato.
La piccola luce accanto al letto era accesa e illuminava il viso
rilassato e beatamente addormentato del fratellino.
Senza riuscire a capire che accidenti fosse successo fece
l’atto di alzarsi per andare in bagno.
L’ultima cosa coerente che ricorderà di aver fatto.
Poi il sogno.
\\Il deserto bruciava
sotto i suoi piedi, la suola delle scarpe consumata faceva sentire
tutta la sabbia che si insinuava a lacerare la pelle delicata.
Ma lui sembrava non
rendersene conto.
Avanzava un passo dopo
l’altro, concentrato unicamente su quello.
Destro, sinistro.
Destro, sinistro.
Sempre avanti, senza
sosta.
Il cappello sulla testa
lo proteggeva in parte, insieme al viso, ma le piaghe
formatesi erano la testimonianza visibile che le ore passate in
quell’inferno di fuoco erano troppe, e un cappello non poteva
bastare a proteggerlo.
Destro, sinistro.
Destro, sinistro.
Doveva arrivare in tempo.
Non poteva permettersi
di restare indietro.
L’aria
bruciava nei polmoni, respirare era il tormento forse maggiore.
Quando sarebbe arrivato
avrebbe smesso di farlo…così il tormento sarebbe
cessato.
Arrivare,questo doveva
fare.
Arrivare e basta.
Arrivare e dare quelle
carte a chi lo stava aspettando e non sapeva.
Arrivare.
“Dio, se ci
sei, aiutami.”
Destro, sinistro.
Destro, sinistro.
All’improvviso
fu come se un baratro si fosse aperto sotto i suoi piedi.
Il vuoto lo fece
sbilanciare e cadere in avanti.
Ma non c’era
nessun vuoto.
Semplicemente aveva
esaurito tutte le sue risorse.
Tutte, nessuna esclusa.
“La
lettera…” pensò confusamente.
“
…ti prego… aiutami… “
La sua prima preghiera.
Mai lo aveva fatto nella
sua vita.
Un’invocazione
che veniva dalla parte più profonda di se.
Quella che credeva
nonostante tutto.\\
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