30 days of Johnlock

di gateship
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Ebbene, riassumendo brevemente:
30 giorni, un prompt al giorno. Ci proverò davvero, ma tra un po' dovrei andare qualche giorno in campagna, e li la connessione non tiene per niente... ma speriamo di si!
Qui c'è il link della challenge:
http://30dayotpchallenge.deviantart.com/journal/30-Day-OTP-Challenge-LIST-325248585

Primo prompt:
Holding Hands

(non posso credere di farlo... sono pazza...) Dunque, the game is on!

 

John? John, mi senti? John?”

La voce baritonale gli arrivò ovattata, mentre le chiazze di nero che gli impedivano la visuale a poco a poco si facevano più rade.

“Shrlck?” sussurrò, una fitta lancinante che gli trapassava il cranio.

“Non ti muovere, sta arrivando un'ambulanza.”

“Sh-Sherlock?” chiese confuso, la gola improvvisamente secca,

“Continua a parlare d'accordo? Credo che tu abbia una commozione.”

“Sherlock.” ripeté, questa volta in modo chiaro.

“Sono qui.”

“Sherlock! - esclamò, allontanando la mano dell'amico dal suo petto - Sto bene, fammi sedere.”

“No, hai una commozione cerebrale, devi restare immobile, tranquillo.” rispose il detective, inginocchiato di fronte a lui.

“Sherlock, non è una commozione, sono un medico.”

“Ah.”

“Già. - rispose burbero mettendosi a sedere, una mano sulla testa – Mi hanno... devono avermi drogato. Per quanto tempo...?”

Sherlock gli portò una mano dietro la schiena, impedendogli di cadere di nuovo sull'asfalto della strada. Era stato troppo veloce, tutto troppo veloce. La chiamata di Lestrade, l'inseguimento, John che cadeva a terra colpito da chissà cosa mentre lui continuava a correre. Poteva essere morto. Per dieci lunghissimi minuti aveva pensato che John fosse morto.

Ed erano stati troppi.

“Un quarto d'ora. L'ambulanza dovrebbe arrivare entro cinque minuti, Gavin sta arrivando.”

“Gavin?” chiese John inarcando le sopracciglia.

“Greg?”
“Meglio.” annuì lui.

“Credevo che fossi morto. - disse dopo qualche secondo, un tono di voce così poco naturale da far chiedere a John se non era in compagnia di un alieno -Non ti muovevi e ho pensato...”

“Mi dispiace.”

“John io... Io non voglio che succeda mai più. Non posso vederti morto, per favore. Farebbe troppo male. Va bene?”

Ferita. Ecco come era quella voce. Ferita con una sfumatura di dolcezza, una di quelle che solo a John era consentito vedere.

“Sherlock...”

“Non voglio vederti morire mai più. Promettimelo.”

“Sherlock.”

“Promettimelo.”

“Sherlock, vieni qui.” sussurrò John gli occhi inumiditi, le braccia aperte per avvolgere quell'uomo in un abbraccio. E lo strinse forte, come se la sua vita, la vita di entrambi, dipendesse da quello.

“Non farlo mai più John, d'accordo?”

Lui sorrise, mentre spettinava con una mano i capelli già arruffati di Sherlock, “D'accordo.”

E restarono così, la luce calda dei lampioni londinesi ad illuminarli.

“Sherlock? – chiese qualche minuto dopo – dovremmo separarci, Greg sta...”

“Altri due minuti. Per favore, ho bisogno.” gli sussurrò all'orecchio, la stretta dell'abbraccio che si faceva ancora più forte.

“C'è l'ambulanza, dovrei...”

“Oh.” fece Sherlock, ritirandosi improvvisamente dalle braccia di Watson. - Si, io... d'accordo.”

“Possiamo trovare un compromesso.” rispose John mentre tendeva la mano verso l'amico, ancora troppo debole per alzarsi.

 

Quando circa due minuti Lestrade arrivò, sterzando la macchina della polizia e precipitandosi verso l'ambulanza dove Watson era seduto, la scena che vide fu piuttosto interessante:

John gli stava tenendo la mano. Di Sherlock. Non stava appoggiando, non stava sfiorando, la stava tenendo.

John e Sherlock.

Eh.

Greg inarcò le sopracciglia, poi scosse la testa e, sorridendo, si diresse verso l'automobile.

Donovan gli doveva un mucchio di sterline.



 




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