Drowning

di sabdoesntcare
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Il paesaggio è confuso, ma provo una fortissima ansia, come se in quella confusione sapessi già,
come se fossi assolutamente sicuro che qualcosa sta per accadere.
Sento il telefono vibrare, rispondo.
Ti vedo, lassù, come un angelo nero pronto a spiccare il suo ultimo, fatale volo.
Non capisco, o meglio, non vorrei capire.
La mia mente è offuscata, cerco di consolarti, di convincerti, di farti capire che non è il caso, ma il nodo alla gola si fa sempre più doloroso, come se stessi soffocando e il mio unico modo di respirare fosse quello di abbandonarmi al pianto.
Mi faccio forza, alzo la voce, dico qualunque cosa pur di farti cambiare idea. Evidentemente non era abbastanza.
"Addio, John"
Ora sento che quello che sta per morire sono io.
Ti guardo, e mi sento come se stessi annegando. Posso sentire chiaramente il mare, blu profondo, blu morte, immenso e pronto a chiudersi su di me come una voragine. La mia ansia cresce a dismisura, mentre ti vedo saltare giù, in quelli che sembrano mille anni, pur essendo pochi secondi, prima che il tuo corpo si frantumi a terra.
Urlo il tuo nome più forte che posso, le acque scure e immense finalmente appaiono, chiudendosi su di me.
Sento l'immensità trascinarmi giù, microscopico, indifeso, nella sua voragine oscura. 
C
erco di nuotare, piango, urlo, ma la superficie è sempre più lontana. Morirò qui, in questo blu che sembra non avere fine, ma soltanto tonalità più scure.
Nel buio dell'acqua scorgo una figura che non si dimena, non nuota, non si dispera. Riesco ad avvicinarmi in qualche modo, lo riconosco.
Improvvisamente la mia paura svanisce.
Sei tu, sei tu, ma certo che sei tu! Il solo scorgerti nelle acque nebbiose cancella la mia paura della morte.
Ma poi, un rosso scarlatto inizia a fiorire dalla tua testa: le acque si tingono del tuo sangue, che mi avvolge, mi entra nei polmoni, mi manda di nuovo nella disperazione più totale, svengo, o forse muoio con te: non per paura di annegare, ma per l'orrore di aver visto la tua fine.

Mi sveglio, sudando: sono tre mesi di fila che faccio lo stesso sogno tutte le notti.
La psicologa dice che non sto elaborando adeguatamente il tuo suicidio, Sherlock.
Forse se non ti avessi amato più di me stesso, ora sarei più forte.




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