Ai confini del tempo

di Piuma_di_cigno
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Attraversai la strada di corsa, trascinandomi dietro l'ombrello. Era così difficile? Davvero, era così difficile che a Londra, per un solo, un solo istante non piovesse? Evidentemente sì.

Ero furiosa.

Oh, certo, non che non mi piacesse andare in quella maledetta scuola ogni maledetto giorno della mia vita, per non sapere che diamine fare in futuro. Per ora, l'unica cosa che sapevo era che dovevo dare retta ai miei genitori.

E crescere. Certo. Non si smetteva mai di crescere. Mai.

Ero così furiosa! Sbatacchiai inutilmente l'ombrello sgualcito. Era novembre e sentivo sempre più nostalgia di un raggio di sole caldo. Solo uno. Era chiedere troppo? Insomma! Stavo facendo la muffa!

E poi quell'insegnante! Perché rimproverarmi? Sempre puntuale, sempre perfetta, sempre dritta. E le altre lo facevano, questo era il peggio.

Non era giusto. Perché io non ci riuscivo? Le altre sembravano felici di adempiere a questa perfezione continua. Ma non io. Un tempo ero stata libera.

Quelle parole mi colpirono come un fulmine a ciel sereno. Attraversarono di colpo la mia testa, per poi sparire troppo veloci perché potessi afferrarne il significato.

Per un attimo, un attimo solo, mi immobilizzai nonostante la pioggia, mi immobilizzai in mezzo alla strada, come paralizzata.

Una volta ero stata libera.

Libera.

Libera come se volassi.

Ebbi un senso di terribile vertigine, come se un ricordo incredibile, ma inafferrabile, cercasse a tutti i costi di penetrare nella mia mente.

Mentre la mia vista si annebbiava, vidi un paio di occhi verdi scrutarmi tra la folla di Londra.

Rimasi senza fiato.

Appoggiato all'angolo, laggiù, accanto a quel palazzo, un ragazzo con l'impermeabile mi fissava.

Ma quando mi ripresi, non c'era più, ed io mi convinsi di averlo sognato.





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