Tales
of Wolves and Hunters
» File 07. The
scientist and the boy with wolf's eye.
La prima volta che Shintaro
vede Kazunari pensa che sia davvero piccolo fra i due alti Cacciatori
nelle loro divise nere, capaci di farli sembrare ancora più
imponenti di quanto siano, che lo scortano.
Rimane
perplesso nel vedere lo strano terzetto varcare le porte automatizzate
del suo laboratorio e non può fare a meno di concentrare la
propria attenzione sullo smilzo ragazzino dalla zazzera corvina che
sembra tutto meno che spaventato come dovrebbe essere qualcuno che si
ritrova serrato fra due uomini come quelli; piuttosto non fa che
guardarsi curiosamente attorno, cercando di sporgersi quanto
più possibile oltre i due per poter cogliere meglio i
particolari della stanza in cui è stato portato, finendo
soltanto per essere bruscamente afferrato per le spalle e riportato al
proprio posto con uno strattone che non ha bisogno di altro per
lasciare intendere che gli conviene starsene buono e non fare casino.
Qualcosa
dice a Shintaro che con un tipo del genere è una
raccomandazione del tutto inutile, ma non si sofferma a pensarci
più di tanto e scuote il capo riportando la sua attenzione
sugli accompagnatori di quel piccolo prigioniero.
Se davvero
è un prigioniero, ovviamente. Ma continua a non capire
perché portarlo da lui. Checché ne dicano gli
altri, con i loro puerili sberleffi, quel posto non è certo
una cella di detenzione. Per quello c'è il Terzo Settore.
Si
schiarisce la voce, dando in un piccolo colpo di tosse contro il pugno
chiuso vicino alle labbra, prima di distendere le dita fasciate
accuratamente da strette bende di lino bianche e premere elegantemente
il medio a sollevare il ponte degli occhiali neri per sistemarli meglio
sul naso.
«Potrei
sapere, di grazia, il motivo della vostra visita?» il tono
gli esce molto più scocciato di quanto in realtà
sia ma non è il tipo che ammette i propri errori e, men che
meno, si prende pena per scusarsi con qualcuno che è, a
conti fatti, un proprio sottoposto. Sono loro ad essere in torto per il
solo fatto di avere interrotto il suo lavoro e spera caldamente che sia
per un ottimo motivo se intendono ancora far vedere le loro brutte
facce alla Base.
«Ci
scusi per l'intrusione Midorima-san, ma Akashi-sama desidera che
esaminiate questo ragazzo.» è il più
alto dei due a parlare, quello con la pelle scura e l'aria nervosa.
Shintaro lo riconosce distrattamente come l'ex numero otto della
divisione Rakuzan.
Nebuya o qualcosa di simile, gli pare di ricordare, ma non ne
è molto sicuro e neppure gli interessa. Del resto, se
è stato degradato e ridotto a fare da cane da guardia e
portavoce, non si merita altro.
In ogni
caso l'occhiata perplessa che scocca loro da dietro le lenti serve a
far svegliare l'altro Cacciatore, un viso anonimo che non suscita in
lui alcun tipo di ricordo, che si mette quasi buffamente sull'attenti
raddrizzando le spalle e stringendo con più vigore la presa
sulla spalla del ragazzino. Sul volto di quest'ultimo si dipinge una
smorfia infastidita ma ha il buon senso di non dire nulla.
«Il
suo nome è Takao Kazunari, ha diciassette anni. Mezzosangue,
suo padre è un comune impiegato di Kobe e sua madre una
commessa di origini canadesi. E' al secondo anno delle medie superiori
all'istituto Waseda, fa parte della squadra di basket della sua scuola
dove gioca per il secondo anno di fila come titolare con il ruolo di
playmaker» spiega con voce neutra, lo sguardo fisso innanzi a
sé che non incrocia neppure per sbaglio quello del ragazzo
in camice bianco oltre l'ingombra scrivania di vetro in fondo alla
stanza.
Il suddetto
non riesce a togliersi l'aria accigliata, arcuando le sopracciglia e
trovando quantomeno fastidioso tutto questo. Un po' perché
credeva che il ragazzino fosse più piccolo e invece ha
giusto tre anni meno di lui, un po' perché ancora non riesce
a capire che diamine ci faccia lì e perché gli
stiano facendo perdere tempo sciorinandogli la storia della sua vita.
Quello che
hanno chiamato Takao riesce ad avere un contatto visivo che duri
più di un secondo con lui, approfittandosi del fatto che sia
in sovrappensiero, e gli rivolge un grosso sorriso sventolando una mano
sopra la spalla con fare a dir poco infantile per cui si merita, a
parere di Shintaro, l'ennesima scrollata da parte del Cacciatore di
colore.
«E
quindi?» ha la forza di far suonare ancora distaccata la sua
voce, ignorando i lamenti borbottati del più piccolo.
Il tizio
che non gli dice nulla si apre in un lieve sorrisetto, senza cambiare
posizione di una virgola ma guardandolo con la coda dell'occhio
«E' stato soprannominato dai suoi compagni e dai tifosi Hawkeye.»
Gli occhi
verdi di Midorima hanno un leggero spasmo, la pupilla si dilata e poi
si restringe. Infine torna a sistemare gli occhiali, chinando il viso e
rimanendo a contemplare i fogli su cui stava lavorando.
«Capisco.
Lasciatelo pure qui e andate, vi richiamerò io ad esami
conclusi.»
«Come
ti chiami?»
Shintaro
solleva per un attimo lo sguardo dalla siringa a cui sta applicando un
ago sterilizzato, valutando l'ipotesi di ficcarla nel braccio
dell'altro senza prendere alcuna precauzione. Sarebbe divertente e,
forse, smetterebbe di dare inutilmente fiato alla bocca e tediarlo come
ha fatto da quando i suoi due carcerieri lo hanno lasciato
lì.
Ma visto
che è un professionista si limita a sospirare e stringergli
una mano sul polso per tenerlo fermo.
«Non
ti interessa» borbotta, tastando la pelle delicata poco sotto
il laccio emostatico che gli ha legato - non senza parecchie
difficoltà - qualche minuto prima.
Ma Takao
non sembra farsi andare bene la risposta e si agita sulla sua sedia,
facendogli scivolare via il pollice dalla vena che aveva finalmente
trovato e ottenendo di essere guardato con una smorfia di disappunto
tutta sopracciglia verdi comicamente corrucciate.
«Vuoi
stare ferm-»
«L'uomo
nero ti ha chiamato Midorima. Ma è il tuo cognome, vero?
Quindi come ti chiami? E quel coso è troppo stretto, sicuro
di averlo messo bene? Quanto ci metti per un prelievo?»
Shintaro ha
l'aria vagamente allucinata nel tornare a guardarlo in viso, tenendo la
siringa sollevata perché l'ago non si infetti e debba
cambiarlo di nuovo con un altro - il terzo, per la precisione, vista la
fine fatta dagli altri due.
«L'uomo ner...
senti, se non stai zitto e immobile rimarremo così
finché quel ''coso'' non ti avrà fatto andare in
cancrena il braccio. E ti avviso che sono molto bravo ad amputare arti,
è la cosa che mi diverte di più.»
Malgrado la
totale assenza di espressività sul viso del più
grande ad avvalorare le sue parole, Takao deve decidere che non stia
affatto scherzando e perciò deglutisce a vuoto e cerca di
rimanere tranquillo. Per quanto può.
«...non
mi hai detto ancora il tuo nome, però!» a quanto
pare rimanere in silenzio è la parte più
difficile.
Il giovane
scienziato ha un fremito al sopracciglio destro, un tic che si fa vivo
solo quand'è particolarmente stressato e pronto per
commettere un omicidio. Di solito tendono a lasciarlo sbollire da solo,
nel buio del suo laboratorio e fra i suoi strani esperimenti, quando
succede ma quel ragazzino non può certo conoscere le sue
abitudini e quindi continua a rivolgergli un gran sorriso che si
estende agli occhi di un particolare blu quasi metallico - devono
essere le influenze occidentali della madre, perché per il
resto sembra un normalissimo ragazzo giapponese.
Midorima
decide che può essere magnanimo, questa volta. Riavvicina
l'ago alla pelle e ricambia persino il sorriso, socchiudendo gli occhi.
Prima di
affondare senza alcun preavviso.
«Shintaro»
Takao ha
ancora il broncio per essere stato infilzato con così
malagrazia ma segue comunque con lo sguardo quello che ha deciso di
rinominare Shin-chan
- rischiando di ottenere, di conseguenza, di essere bucherellato di
nuovo - destreggiarsi fra i vari vetrini su cui ha apposto gocce del
suo sangue, cartelle piene di dati incomprensibili, appunti scritti con
una grafia ancor più incomprensibile («Bah,
dottori») e microscopi futuristici degni del miglior film di
fantascienza che abbia mai visto nella sua breve vita.
Il problema
non è tanto non capire cosa l'altro stia facendo, ma
perché lo stia facendo. E soprattutto dove diamine si trovi
e come mai c'è stato portato.
E' stato
prelevato alla fine delle lezioni, quella mattina, costretto a seguire
quei due tizi in un macchinone nero dai vetri oscurati che faceva tanto
007.
Peccato però che sia stato bendato e che non abbia la
più pallida idea dell'itinerario del viaggio, figurarsi la
meta visto che la benda gli è stata tolta solo una volta
all'interno di quel posto.
Un' altra
persona l'avrebbe trovato a dir poco spaventoso, per lui è
invece incredibilmente eccitante. Ed interessante.
Ok, magari
un pochino preoccupato lo è. Ma sa di non aver fatto nulla
di
male. E quando hai la coscienza a posto non hai nulla da temere, no?
«Ne
Shin-chan... ma perché sono qui?»
Alla fine
lo chiede anche, stufo di giocherellare con i bordi del cerotto che
tiene la garza che ha sul braccio, rivolgendo un'occhiata curiosa al
ragazzo dai capelli verdi - sul serio? Chissà se sono
naturali - che si è di nuovo chinato su uno di quei
marchingegni per controllare i Kami soli sanno cosa. Magari che abbia
dei globuli rossi transgenici o una roba del genere.
Shintaro
non risponde subito, si prende un po' di tempo per finire di fare
l'ultimo della serie di controlli che ha condotto fino a quel momento,
poi sospira e torna dritto sfilandosi gli occhiali.
Il moro si
accorge che: uno,
ha
tutte le dita della mano sinistra fasciate, dalla base alla punta. E si
domanda perché. Due, i suoi
occhi hanno un taglio particolare e delle ciglia davvero fitte. Anche
il loro colore è molto bello. E sembrano incredibilmente
stanchi, con lievi ombreggiature bluastre che prima non aveva notato.
Non deve dormire molto o, almeno, non deve averlo fatto bene di recente. E tre... lo
sta fissando in modo strano.
«Avrai
notato da te che la tua capacità visiva è molto
più sviluppata di quella dei tuoi compagni, vero? Non sarai
stupido fino a questo punto, voglio sperare, nanodayo.»
Takao
sgrana appena gli occhi ma poi abbassa lo sguardo e il viso, smettendo
di dondolare infantilmente le gambe.
Quando ha
quell'espressione seria lì è quasi bello,
riflette distrattamente lo scienziato. Salvo rimproverarsi l'attimo
dopo per un pensiero così assurdo e sistemarsi, per
l'ennesima volta, la montatura scura sul naso.
«Riesco
a vedere molto più lontano... molte più cose. Da
che punto stanno per muoversi gli avversari, in che modo lo stanno
facendo anche se non sono nella mia linea d'aria. Ogni loro movimento.
E' per questo che mi chiamano Hawkeye, sai»
«Lo
so» commenta tranquillamente Shintaro, che deve nascondere un
leggero sorriso divertito nel vedere l'altro alzare il capo di scatto e
guardarlo con vivido stupore.
«Però
quel soprannome è teoricamente sbagliato. Il tuo
è l'occhio di un lupo.»
«Un
lupo?»
Midorima
comprende la perplessità di Takao, non potrebbe essere
altrimenti e sarebbe strano il contrario, ma non può fare a
meno di sentirsi un poco infastidito per le sue reazioni infantili.
Cos'ha, dieci anni?
«Hm.
Effettivamente in potenza potrebbe essere qualsiasi grande carnivoro
non estinto che appartenga ad una delle tre grandi famiglie: canidi,
felidi o ursidi. Ma per convenzione usiamo quel termine, dato che
è questo il nome che gli è stato dato nel corso
dei secoli. Lupi mannari.»
Il
più grande tace, in attesa di una reazione da parte
dell'altro. Si aspetterebbe qualsiasi cosa, davvero, le reazioni
più disparate: che lo prenda in giro, che si metta a ridere
reputando tutto uno scherzo, che lo insulti o si spaventi.
Certo non
si aspetta di vederlo sgranare gli occhi che luccicano in modo strano e
schiaffarsi una mano con foga sul petto.
«E
così io sarei un lupo mannaro?»
Shintaro si
sente legittimamente confuso. E' la prima volta che si trova davanti
qualcuno che sembra felice, addirittura quasi sollevato, da
un'opportunità simile. E' cresciuto in una famiglia di
Cacciatori, è stato allevato come un Cacciatore e da tale
istruito anche se ha scelto di prendere una via traversa evitando di
scendere direttamente in campo contro quelle creature. Contro i mostri.
E ora quel
ragazzo sembra non vedere l'ora di sentirsi dire che è uno
di loro. Assurdo. O forse quel tizio è solo pazzo.
«Beh
no. Non propriamente. Nel tuo corredo genetico c'è una
traccia del dna mutato, probabilmente un tuo parente deve esserlo o
esserlo stato. Hai ereditato l'incredibile capacità visiva
dei licantropi, ma soltanto questo. Non puoi trasformarti e non hai
nessun'altra delle loro doti.»
«Oh»
Sembra
quasi deluso adesso. La scintilla nel suo sguardo si spegne e torna ad
abbassarlo. Davvero, Midorima non lo capisce. E' in una situazione
terribile già così, se fosse stato davvero un
licantropo non risvegliato per lui non ci sarebbe stata alcuna
possibilità. Ma quel ragazzo non sembra capirlo.
«Ragazzino...
Takao. Sei stato portato qui perché avevano il sospetto che
tu potessi possedere una capacità del genere. Ma era solo un
sospetto. Appena chiamerò di nuovo quei due e gli
darò i risultati sarà una certezza. E... potresti
non tornare a casa. Hai visto e sai troppo. Sei,
troppo.»
Shintaro
è immobile, i vetrini caduti per terra. C'è vetro
e macchie di sangue, l'odore stesso delle tracce ematiche che stava
visionando gli arriva alle narici. Ma è niente in confronto
al profumo fruttato che avverte quando il naso viene solleticato dai
lisci capelli scuri del ragazzino che gli si è lanciato
letteralmente contro, aggrappandosi al suo camice e seppellendo il viso
nel suo petto.
E'
più basso di lui di tutta la testa, si rende conto,
trattenendo persino il fiato perché non sa cosa fare.
La stretta
di Takao è salda ma le sue spalle tremano appena e forse sta
piangendo, forse no, non saprebbe dirlo.
Non
è mai stato bravo a capire certe cose. A capire gli altri.
«Non
glielo permetterai, vero? Tu non gli permetterai di farmi del male,
Shin-chan, lo so! Non ho fatto niente, non ho scelto io di avere questa
capacità. Non ci volevo nemmeno venire qui! Volevo solo
tornare a casa a mangiare i takoyaki di okaa-san. Non ho mai fatto del
male a nessuno perciò perché dovrebbero farlo a
me? Non è giusto!»
E' la prima
volta che gli capita qualcosa del genere, che ha che fare con qualcuno
di quelli che viene catturato. Non ha mai parlato con nessuno di loro,
ha solo fatto il suo lavoro e li ha riconsegnati agli altri Cacciatori.
Senza neppure voler conoscere i loro destini, una volta superate a
ritroso le porte del suo laboratorio.
Ma adesso,
quel ragazzino così pieno di vita... gli sembra ingiusto che
debbano strappargliela solamente perché ha ereditato
qualcosa di straordinario e senza desiderarlo.
Forse
è egoista da parte sua, dato che non è il primo
in cui vengono rivelate tracce del gene e capacità simili.
Ma è il primo con cui ha parlato. Il primo con cui si
è trovato a suo agio, cosa che in quel posto non
è mai riuscito a fare... neppure con gli altri membri della
Generazione dei Miracoli.
Il primo
che l'ha fatto sorridere e vacillare sulle sue certezze. Oh, non
smetterà certo di credere da un giorno all'altro a tutti i
suoi ideali solo per questo. Ma, forse, potrebbe iniziare a pensare che
non tutto ciò che fanno i Cacciatori è corretto.
Che potrebbero esserci altri modi per arrivare allo stesso scopo.
Esistono
per difendere la razza umana dai mostri, eppure non sono forse alla
loro stregua se consegnano alla morte un ragazzo solamente
perché non è completamente umano? Solo
perché ha qualcosa in più.
Midorima
sfiata, chinando il capo, gli occhi nascosti dietro il riflesso delle
lenti. Abbassa le braccia e cinge, incerto, i fianchi sottili di Takao
mentre la mano libera va a premere delicatamente sulla sua
nuca. Avverte il proprio corpo rilassarsi, in qualche modo, quando
sente quello più piccolo dell'altro ragazzo cessare di
tremare.
«No,
non glielo permetterò. Ti do la mia parola nanodayo»
_________________________
»Angolino di Red: uhuhh,
eccomi tornata con una raccolta. Una raccolta legata, per chi l'ha
letta (e chi non l'ha letta la legghi -??-), alla mia mini-long cheungiornofiniròdiaggiustarelopromettomanonèquestoilgiorno
''He's a Monster. Beautiful Monster''.
In realtà non è proprio necessario che si sia
letta quella, ma l'universo in cui mi muovo è lo stesso.
L'idea mi frullava in testa già da un po' ma non ho mai
avuto il tempo di mettermi sul serio a scrivere - fino ad ora,
ovviamente.
''Tales of
Wolves and Hunters'' vuole raccogliere, come suggerisce il titolo, OS
(o in casi peggiori Flash) su Cacciatori e Licantropi. I membri della
Generazione dei Miracoli saranno i protagonisti, ma non mancheranno
anche i loro compagni. I capitoli, divisi in file,
tratteranno dei primi incontri fra Cacciatore e Licantropo e si
sposteranno avanti nel tempo per vedere come i rapporti si sono
evoluti. Avviso già da ora che non tutte le coppie saranno
CacciatorexLicantropo e non tutti i capitoli tratteranno di questa
distinzione o di coppie in generale. Non so ancora quanti
effettivamente saranno i capitoli, ma mi affido a Raziel per questo.
...sah. Anyway, il rating potrebbe salire. Nonsisamai.
Ho voluto
iniziare con Midorima e Takao perché... perché
sì. Sono l'amore (?) e non ho mai scritto su di loro e
quindi dovevo assolutamente rimediare. Ok, Kazunari non è
proprio un vero licantropo... ma possiamo passarci sopra. Ho modificato
le età di entrambi, cosicché Shin-chan sia
più grande di tre anni del nostro playmaker (ne ha venti,
quindi). Non è stato spiegato benissimo cosa faccia alla
Base, è vero, ma chi ha letto la precedente e aggiunge
ciò che ha scoperto con questa OS può intuirlo.
E' facile.
Come qualcuno
di voi avrà capito (o anche no) il numero del file
rappresenta il numero della maglia dei ragazzi nella Teiko. Almeno per
i
capitoli di ''incontro'' utilizzerò quelli. Andando avanti
poi potrei utilizzare quelli delle successive squadre. Vediamo come mi
sento ispirata, oh.
Che altro?
Spero che questi due non siano risultati troppo OOC ma,
ripeto, è la prima volta che mi cimento con loro e quindi ci
alzo le mani. Nobody is
perfect, dicevano.
Se avete
domande, suggerimenti o correzioni da farmi sarò lieta di
ascoltarvi! Anche solo per sapere cosa ne pensate, ecco.
Quindi ci
vediamo il prossimo capitolo. Torno a lamentarmi per il dente del
giudizio e il caldo soffocante.
Gné.
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