MagicWithPricePrimoCapitolo
Magic always comes with a price.
Dedico questa prima one-shot
della raccolta alla mia amica Serena,
che mi ha supportato ed
aiutato in questa personale pazzia.
PRIMO ANNO
Ci sono incontri che sono segnati dal destino.
Incontri come questi ti cambiano, anche se in maniera spesso del tutto
inconsapevole.
Ci sono persone che si intrufolano nella tua vita in modo silenzioso
per poi restarci per sempre.
Poi ci sono persone che invece non possono fare a meno di fare rumore.
Peter apparteneva decisamente a questa seconda categoria.
Jane se ne era resa conto dal primo istante in cui i loro occhi si
erano incrociati per caso in una mattina fresca – e per nulla
banale – di un lontano primo settembre.
Se ne stava seduta tranquilla in uno scompartimento vuoto, con un
pesante libro polveroso tra le ginocchia.
Leggeva avidamente prendendo con calma appunti su un vecchio taccuino
consunto, annotandosi le cose più importanti da sapere e
ricordare.
Non era certo la prima strega della sua famiglia – sua madre
Wendy aveva frequentato pure lei la Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts – ma si era resa conto di non essere abbastanza
informata su come funzionasse per cui cercava di mettere una toppa
dell'ultimo minuto.
Nonostante i racconti di sua madre e la sua tenera età, Jane
aveva infatti sempre avuto un approccio scettico con la magia.
Quando era più piccola ne era completamente affascinata e
bramava il giorno in cui la sua lettera di ammissione sarebbe arrivata
ma ora non ne percepiva più la meraviglia.
Per questo si era stupita non poco di essere stata ammessa.
Sua madre e il piccolo Danny ne erano entusiasti ma Jane si sentiva
come un pesce fuor d'acqua in quel momento e soprattutto una sciocca.
Aveva sviluppato una forte ansia, anche se tentava di nasconderla, e le
sembrava che i ricordi raccontati così tante volte da Wendy
non fossero sufficentemente adatti a prepararla all'impatto con quello
strano mondo, di cui comunque lei non sentiva di far parte.
Il librone che le pesava sulle ginocchia in quel momento parlava delle
usanze magiche meno conosciute e un sentimento di stupore si stava pian
pianino affacciando nel cuore della piccola undicenne.
Era talmente concentrata nell'analizzarlo che quasi non si era accorta
della porta del suo scompartimento che veniva aperta con foga e troppo
entusiasmo da uno sconosciuto.
Fu quando la porta venne richiusa che Jane staccò gli occhi
dal suo libro e dal suo taccuino per posarli poi su colui che aveva
deciso di interrompere così bruscamente il suo angolino di
pace.
Era decisamente uno studente dei primi anni, questo era sicuro anche se
la ragazzina per un attimo lo scambiò inconsapevolmente con
un folletto prima di ricordarsi di come fosse il loro aspetto.
Ricordandosi della buona educazione, tentò un saluto
– anche se l'unica cosa che avrebbe voluto fare in quel
momento sarebbe stata ignorarlo – ma il ragazzino sconosciuto
la degnò solamente di un'occhiata veloce per andare poi a
concentrare subito tutta la sua attenzione sui posti a sedere rimasti
liberi.
Li tastò non proprio delicatamente con la mano per poi
convenire che erano comodi abbastanza per potercisi lanciare sopra e
sdraiarcisi.
Jane era allibita e non potè fare altro che indignarsi
ancora di più quando il nuovo arrivato si levò
allegramente le scarpe verdi, lanciandole in un punto a caso dello
scompartimento, per poi poggiare i suoi piedi sui posti di fronte a
lui, ovvero al fianco del taccuino pieno di appunti della ragazzina.
Fu davvero troppo per lei.
Un forte senso di stizza le attraversò il corpo e la
costrinse a chiudere di scatto il libro.
« Ti sembra il modo di comportarsi questo? »
Il ragazzo che aveva beatamente deciso di appisolarsi lì,
sposto il berretto verde e rosso che si era poggiato sulla faccia per
ottenere del buio e la fissò negli occhi con un'ingenua aria
interrogativa.
« Scusa, dici a me? »
« Vedi qualcun'altro oltre a me in questo scompartimento? Non
fare il finto tonto, certo che dico a te! »
Lo sconosciuto si raddrizzò e continuò a fissarla
negli occhi con l'espressione tipica di chi non capisce quello che gli
si è appena detto.
« Non mi sembra di aver fatto niente di male. Non vedo come
io possa darti fastidio. »
« Fammi capire un attimo. Quindi secondo te entrare sbattendo
la porta in quel modo, non rispondere ad un saluto, sdraiarsi come se
si fosse in spiaggia sui sedili, togliersi le scarpe senza chiedere e
piazzare i propri piedi a fianco di una persona di cui non si sa
neppure il nome sono cose che non dovrebbero darmi fastidio?!
»
L'altro ci pensò per giusto qualche secondo prima di
poggiare la mano destra sulla guancia e con aria serafica affermare:
« Beh, sì. »
Jane dovette seriamente tenersi per non alzarsi in piedi e fare una
scenata in stile maestrina innervosita a quello pseudo folletto.
« Ma ti rendi conto di quello che hai appena detto o cosa?
Mamma mia, sei proprio un gran maleducato. »
« Sicura di stare bene? Davvero, non capisco
perchè tu te la prenda tanto. Sai, credo che tu debba
lasciar correre a volte. Sembri un'adulta in miniatura! »
Probabilmente doveva essere un insulto molto grosso, vista la faccia
schifata che aveva accompagnato quell'ultima affermazione.
« E se anche fosse? Molto meglio di essere un arrogante
bimbetto immaturo come te! »
Il tono con cui lo disse era uno di quei toni che usava sua madre le
rare volte in cui si arrabbiava talmente tanto da non voler sentire
repliche e Jane ne era perfettamente consapevole dato che il suo stato
d'animo in quel momento era esattamente lo stesso.
Tornò a concentrarsi nuovamente sul tomo che aveva chiuso
prima e ad annotare quanto il più possibile le fosse
sembrato utile.
Il ragazzino intanto continuava a fissarla con un'aria persa negli
occhi, come se qualcuno gli avesse appena tirato una pietra in testa o
l'avesse tirato giù a forza da una nuvola.
Era uno sguardo davvero insistente tanto che costrinse l'undicenne ad
alzare nuovamente gli occhi dal libro per piantarli con aria irritata
in quelli scuri dell'altro.
« La smetti per piacere? »
« Di fare cosa, scusa? »
« Smettila di fissarmi, sei fastidioso ed invadente.
»
« Non è colpa mia se tu sei così
strana. »
« Io sarei cosa?! »
In tutta risposta, quell'altro si limito ad indicare il suo taccuino
che la ragazzina stringeva saldamente tra le mani.
« Quello cos'è? » domandò con
uno sguardo sinceramente curioso.
« Non provare a cambiare discorso! Non ti permettere
più di dare giudizi sulla gente che non conosci! »
« Te lo ripeto, non è colpa mia se sei strana. Non
ho mai visto qualcuno così serio per il primo giorno di
scuola. Dovresti sorridere ogni tanto. »
Jane si passò una mano stancamente sul volto.
Ma era nato così o ce la stava davvero mettendo tutta per
risultare così irritante?
Non sapeva più cosa dire, le parole ormai si rifiutavano di
uscire dalla sua bocca per rispondere a quel pallone gonfiato.
Per questo provò a leggere di nuovo il suo libro ma fu
interrotta di nuovo.
« Dai, perchè non mi dici cos'è quel
coso? »
« Questo non è un coso, è un taccuino.
Mai visto uno? »
« Mai, serve a qualcosa? »
« Sai, di solito ci si annota le cose importanti che non
devono essere mai dimenticate tipo date, appuntamenti, appunti di cose
importanti che sono state dette. Per cui, sì serve
decisamente. »
« Per la barba di Merlino, sembra la cosa più
noiosa e adulta che io abbia mai visto. »
« Non lo usano solo gli adulti, ma tutte le persone
responsabile e organizzate. Ora se non ti dispiace, vorrei riuscire a
concentrarmi e finire di leggere questo. »
sentenziò la ragazzina indicando il grosso volume sulle sue
ginocchia.
« Anche quello sembra molto noioso, è
così grosso. Ma ci sono le figure? »
Se non si fosse nuovamente aperta la porta dello scompartimento, Jane
avrebbe potuto rispondergli molto male, in modo decisamente infantile.
Per sua fortuna – o almeno così credeva
– il signore dei dolci aveva deciso di passare in quel esatto
momento, fermando i loro inutili discorsi.
Aveva un'aria molto gioviale e bonacciona anche se non si capiva se gli
appartenesse per via dell'enorme quantità di zucchero che
trasportava o quel buffo naso arrossato, come fosse ubriaco.
Doveva essere piuttosto anziano per via delle basette bianche ma
più che un uomo saggio assomigliava tanto ad un bambino mai
cresciuto, ingenuo e pacifico.
« Qualcosa dal carrello ragazzi? »
Jane scosse delicatamente la testa rifiutando con modo gentile ma
l'altro ragazzino invece non se lo fece ripetere due volte e dopo aver
tirato fuori un piccolo sacchettino dalle tasche dei pantaloni
comprò quasi tutto quello che poteva essere comprato.
L'undicenne non aveva mai visto tanti dolci tutti assieme e non aveva
mai creduto possibile trovare qualcuno che li mangiasse davvero tutti.
Erano una marea, ammassati alla meno peggio sui sedili rimasti vuoti
rendendo lo scompartimento una specie di regno del caos zuccheroso.
« Non vorrai farmi credere che riuscirai a mangiare tutta
questa roba, vero? » domandò sconvolta.
« Certamente, perchè mai gli avrei comprati
altrimenti? »
Quasi per farle vedere di non stare scherzando, il ragazzo
afferrò una confezione maxi di cioccorane e la
mangiò in meno di qualche minuto, sporcandosi in modo
indecente le mani e il viso.
Aveva del cioccolato persino tra i capelli rossi che continuava a
toccare ogni volta che esprimeva un giudizio positivo su se stesso.
Il problema era che sembrava essere estremamente vanitoso ed
egocentrico, oltre che irritante e per questo si ritrovò in
poco tempo con i capelli tutti sporchi.
Mentre lo ascoltava blaterare a caso delle sue molteplici
qualità – nonostante non le interessasse per
niente conoscerle – Jane non potè fare a meno di
pensare a quanto assomigliasse ad un bambino di sei anni nel carattere
e nei modi di fare.
Dovette constatare che a modo suo era simpatico, anche se certi suoi
atteggiamenti rasentavano la maleducazione più estrema.
Ogni volta che finiva di mangiare qualcosa si leccava le dita per poi
asciugarsele sui vestiti.
Per non parlare del fatto che parlasse tranquillamente mentre masticava.
Persa nella sua analisi ingenuamente curiosa, la ragazzina non si rese
conto che il rosso le aveva fatto una domanda.
Si riscosse quasi di botto dai pensieri solo quando lui le si
avvicinò ad un palmo dal naso, fissandola nuovamente come si
trovasse di fronte un animale estinto.
« La smetti? » gli urlò in faccia
indietreggiando spaventata.
« Scusa, ma non mi rispondevi più. Sembravi...non
so, incantata. »
Jane non rispose e per la prima volta in quella giornata
abbassò imbarazzata lo sguardo, mentre le guance si
tingevano appena di rosso.
Maledizione, che le era saltato in mente?
Era maleducato ed immaturo fissare le persone in quel modo e lei lo
sapeva bene!
Il ragazzino dal canto suo iniziò a ghignare divertito.
« Ho capito. Mi fissavi perchè trovi che io sia
maledettamente affascinante! »
Lei alzò piano gli occhi fino ad arrivare a fissarlo di
nuovo.
Aveva un'espressione gongolante dipinta in viso e gli occhi chiusi per
la sicurezza di quell'affermazione.
Provò davvero a resistere ma una piccola risatina smorzata
le salì dalla gola verso la bocca e nonostante il suo
tentativo di restare impassibile non riuscì proprio a
bloccarla.
Era davvero troppo buffo con quell'aria trionfa, pieno di orgoglio.
Portò una mano di fronte alla bocca per cercare di
contenersi ma l'altro se ne accorse lo stesso e la fissò con
uno sguardo perplesso.
« Beh, perchè ridi adesso? Non trovi che io sia
mostruosamente bello? »
« Oh, certo. » replicò sicura
« Sei proprio un bel pallone gonfiato! »
Il rosso quasi cascò dal sedile per tale affermazione ma tre
secondi dopo si tirò su con molto contegno e si
consolò aprendo un pacchetto di api frizzole, divorandolo in
poco tempo.
« Non hai ancora risposto alla mia domanda. »
constatò con calma.
Fu il turno di Jane di cadere dalle nuvole improvvisamente.
« Cosa? »
« Voglio dire, capisco che non sono abbastanza forte,
simpatico, divertente, affascinante per te – anche se lo sono
eccome – ma voglio solo sapere il tuo nome. »
In effetti, avevano battibeccato dall'inizio del viaggio ma non si
erano ancora presentati.
Era una cosa strana dato che di solito è la prima cosa che
si fa quando ci si incontra ma probabilmente la ragazzina era talmente
irritata dal comportamento dello sconosciuto da dimenticarsi di
quest'importante convenzione.
« Io mi chiamo Jane, Jane Darling. E ho avuto il dispiacere
di viaggiare su questo treno per la prima con...? »
Il ragazzo si alzò in piedi e gonfiò il petto
quasi a volerle dimostrare di essere un divo.
« Peter Pan, il futuro ragazzo più amato
dell'intera Hogwarts! »
« Anche il più modesto sicuramente. »
Jane era stata interrotta spesso e volentieri, a volte per sua fortuna,
nel corso di quel viaggio ma in quel momento fu Peter a non poter
controbattere.
La porta del loro scompartimento si aprì infatti per la
terza volta in quel viaggio rivelando una bambina bionda dall'aria
irritata che comunicò loro che erano quasi arrivati a
destinazione e che conveniva che si muovessero ad infilare le loro
divise o si sarebbero trovati nei guai.
Non li lasciò nemmeno rispondere perchè si
girò chiudendo la porta di scatto, borbottando qualcosa su
quanto fastidio le avesse dato dover rincorrere tutti gli studenti che
non si erano ancora vestiti.
« A quanto pare siamo arrivati. Dobbiamo sbrigarci, avevo
perso il senso del tempo! »
« E' la mia meravigliosa compagnia che ti ha distratto,
sicuramente. » proclamò deciso Peter.
« Sinceramente, ho i miei dubbi. »
« So che avverti già un senso di vuoto al solo
pensiero della mia assenza ma non ti preoccupare: a scuola avremmo
tutto il tempo per parlare! »
Jane rabbrividì: « Vuoi forse dire che mi
torturerai ancora? »
« Ovviamente! » gli rispose l'altro facendole
l'occhiolino « Sai, non posso certo abbandonare la mia prima
fan.»
« Il tuo narcisismo è qualcosa di pauroso.
» sentenziò lei.
Peter fece allegramente spallucce e le circondò le spalle
esili con un braccio mentre sulla faccia gli si stampava quel sorriso
irritante che sembrava essere il suo marchio di fabbrica.
« Io e te siamo inseparabili ormai. Ammettilo! »
La ragazzina sorrise debolmente a tale affermazione e dopo essersi
scrollata di dosso il suo braccio, cominciò a sistemare le
sue cose e ad indossare la divisa.
Le era sempre stato insegnato che la magia ha un prezzo e questo prezzo
deve essere sempre pagato o potrebbe accadere qualcosa di terribile.
Se pagare nel suo caso significava passare la maggior parte del suo
tempo ad Hogwarts a sopportare Peter sarebbe stata ben felice di farlo.
Angolo autrice/pazza:
Ringrazio tutti coloro che sono riusciti ad
arrivare fin qui, a leggere queste mie piccole righe di
presentazione/spiegazione della storia.
Spero davvero che vi sia piaciuta e di avervi
intrattenuto per un pò.
Come forse qualcuno di voi avrà capito, si tratta di una
raccolta di sette one-shot, dedicate tutte al rapporto Peter/Jane,
ambientate nel mondo di Harry Potter.
Ogni storia sarà incentrate su un anno e su un momento
scolastico diverso: non sperate quindi in combattimenti o cose del
genere ma tanto slice of life, fluff e commedia.
E' la mia prima AU potteriana che pubblico per cui, puriste della saga,
se avessi sbagliato qualcosa sarei ben felice di essere corretta!
Prima di parlare un secondo di questa storia, volevo spendere due
parole sul pairing: so che è abbastanza unpopular e tutti
preferiscono la Peter/Wendy ma...sono la mia OTP assoluta e dovevo
scrivere qualcosa su di loro! Mi piacciono persino nel libro, anche se
Jane appare per qualcosa come cinque pagine soltanto!
Spero abbiate trovato il tempo di leggerla anche se non li shippate,
dato che il rapporto amoroso non è assolutamente presente
qui e forse sarà solo sottinteso nelle prossime (forse, eh!).
Ora però due cosette su questa storia: non ho voluto
scrivere dello smistamento (anche se volevo inserirlo ma poi ho
cambiato idea) perchè pensavo che la storia sarebbe potuta
diventare pesante. Non è lunghissima di per sè -
son solo quattro pagine word - ma le mie one-shot di solito sono lunghe
la metà e quindi non ho voluto esagerare.
Però ho sparso indizi un pò ovunque per farvi
capire dove li inserirò (cookies a chi indovina!),
così come ho inserito veloci riferimenti ad altri personaggi
dell'universo di Peter Pan. Sono due - uno semplice, l'altro
un pò meno - ma son sicura che capirete tutti chi sono.
Oh, ultimissima cosa: i personaggi sono tratti dalla versione che la
Disney ne ha dato perchè ho voluto usare la loro Jane che
è molto diversa da quella del libro.
Spero di sapere cosa ne pensate.
Un grazie grande a tutti,
Ebe
P.S: Il titolo della
raccolta è una citazione di Once Upon A Time, ovviamente!
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