La nostra città fantasma

di Syd Foster
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Non so se avvicinarmi a lei o meno, era parecchio tempo che non incontravo qualcuno vivo, cosí per qualche momento resto lí, impalato, a guardarla; è una bambina dai capelli neri corti, indossa delle bretelle ed è seduta in mezzo alla strada canticchia una vecchia canzoncina blues.
All'improvviso la ragazzina si gira verso di me, -ciao- mi dice alzando la mano destra, sembra cosí innocente e indifesa, -ehm, ciao piccola- le rispondo mentre mi avvicino a lei.
-È una corona quella?- mi fa, io le rispondo di sí e le chiedo il nome,
-Io mi chiamo Marceline, e tu come ti chiami?-
-Simon, sono Simon, ma...senti, c'è qualcuno qui con te?- le chiedo.
Lei dal nulla comincia a piangere, è una cosa veramente brutta vedere piangere una bambina per tristezza, decido che devo consolarla, anche se non so come, ma vedo un negozio con una vetrina spaccata a poco da lí dove ci trovavamo, mi avvicino e prendo un pupazzo per Marceline.
Che bel nome- penso tra me e me.
-Tieni, è per te- le do in regalo il pupazzetto, lei si asciuga le lacrime e lo stringe forte tra le braccia, dopodichè aggiunge
-grazie Simon, ti voglio bene- quelle parole erano come un brodo caldo per il mio cuore, che nonostante la temperatura che cominciava ad alzarsi negli ultimi giorni rimaneva piuttosto freddo.
-Non credo che questo sia un posto adatto a te- ho detto a Marci, me la sono posizionata sulle spalle e insieme siamo andati via di lí, adesso avevo trovato qualcuno per cui resistere ad essere buono.
Era ormai passato qualche mese da quando ci siamo incontrati per la prima volta con Marcy, e io sono riuscito a mettermi la corona soltanto una volta in tutto questo tempo, sto davvero migliorando ad autocontrollarmi, ed ecco che la vedo arrivare con qualcosa in mano:
-Simon, guarda cosa ho trovato- mi dice, tenendo in mano un libro dalla copertina verde scuro, è cosi intelligente per la sua età, sono fiero di lei e voglio solo proteggerla.
-Uau, il lupo e il corvo, deve essere qualcosa di interessante, vuoi che lo leggiamo stasera?- Le chiedo, lei accenna un sí agitando la testa.
Quella stessa sera, le leggo il libro che mi ha portato intorno al faló, mentre racconto vedo nei suoi occhi un luccicare molto familiare, forse lo stesso sguardo aveva la mia Betty...
Un giorno la devo rivedere per forza, anche se è praticamente impossibile io la voglio rivedere e so che lo faró!
-Simon- mi interrompe la piccola Marcy, -perchè ti sei fermato?-mi chiede?
Io preferisco non spiegarglielo e preferisco anche non piangere troppo cosí la abbraccio e lei abbraccia me, ci vogliamo bene, siamo come una piccola famiglia in mezzo ad un deserto pieno di minacce che dobbiamo affrontare, penso tutto questo ricordando la mia Betty, della quale ho una foto nella mia tasca sinistra.




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