A little bit longer
A little bit longer
"Posso vederlo?"
Camici bianchi e unodore pungente capace di stordire.
Sono due ore che aspetta ed è altrettanto tempo che continua a
porgersi una serie di interrogativi ai quali nessuno sembra possedere
una risposta:
"Come ?Da quando?Perchè diavolo non ce ne siamo accorti prima?"
Ma soprattutto...
"Tuo fratello sta bene.." lo rassicurò il dottore concedendogli
uno sguardo sincero ed estendendolo poi alle persone che occupavano le
sedie al suo fianco.
Sentì una mano premergli con sicurezza sulla spalla sinistra: si
era quasi dimenticato che c'era anche Kevin;che erano tutti lì.
"Il diabete.." riprese il medico controllando con aria assente la cartella clinica che teneva fra le mani.
"...comprende un gruppo di disturbi metabolici accomunati dal fatto di
presentare una persistente instabilità del livello glicemico
del..."
Parlava,parlava,parlava. Ininterrottamente, con una voce priva di
colore. Come se,e probabilmente era così, avesse dovuto fornire
quella spiegazione a decine di famiglie prima di loro.
Joseph tentò di assorbire ogni singola parola con
avidità, sperando che in mezzo a quell'infinità di
termini tecnici e frasi borbottate in maniera pacata e senza la minima
sfumatura, avesse potuto trovare un appiglio, un singolo barlume di
luce; un qualcosa che avesse potuto rispondere al suo interrogativo
più grande:
"guarirà?"
"C'è qualcos' altro che
dovremo sapere?" domandò ad un certo punto Kevin. Joseph
abbandonò per un istante le sue riflessioni ed osservò il
fratello; l'espressione grave,risoluta,ma del tutto priva di una
qualsiasi ombra.
Era sempre stata una persona molto forte,in grado di affrontare
qualsiasi problema con calma e razionalità. Perfino in quel
momento, riusciva a mantenersi tranquillo e rilassato con una mano
appoggiata sulla spalla di Joe e l'altra fra i riccioli morbidi del
fratellino Frankie, seduto sulle sue ginocchia.
"Le linee guida
per attuare una razionale terapia in caso di diabete mellito non complicato,
prevedono l'adozione da parte del paziente di.."
Il dottore aveva ripreso la sua spiegazione con il solito tono di voce
inespressivo;lo sguardo distratto da un'insolita macchia giallastra sul
muro.
"...effettuando una serie di dosaggi del proprio livello glicemico
durante tutta la giornata (eventualmente anche durante la notte),
verifica che..."
"Posso vedere mio fratello o no?"
"Joseph!"
Un'occhiata di rimprovero da parte del padre;lo sguardo triste della
madre. Un'ulteriore pressione sulla spalla da parte di Kevin.
Ma a Joe non importava.
"Avremo tempo per parlare più tardi... Adesso voglio vedere mio
fratello...Devo verificare con i miei occhi che stia bene..."
Si alzò in piedi, nonostante il tentativo di Kevin di
trattenerlo sulla sedia. La tensione era così intensa che quasi
la si poteva percepire all'olfatto. E aveva un odore acre, proprio come
l'aria disinfettata di quel maledetto ospedale.
Il dottore lasciò scorrere il proprio sguardo con cautela sui
volti dei presenti. Si soffermò in particolare su quello della
signora Jonas che aveva gli occhi privi di quel particolare luccichio
gioioso che li caratterizzava in genere.Al suo fianco, il signor Jonas
le cinse la vita con un braccio.
"Da questa parte.." borbottò infine il medico indicando una
porta bianca (come ogni singola cosa là dentro) alla loro
sinistra.
Joseph la scrutò per un istante; la paura lo tratteneva, come un
grosso peso premuto sullo stomaco, rendendo il movimento un
procedimento di gran lunga complicato.
Immagini sbiadite gli tornarono alla mente, come se una vecchia
cinepresa avesse deciso di mettersi da sola in funzione nella sua testa.
Frammenti di ricordi che pensava di aver dimenticato.
Memorie appartenenti ad un'epoca tanto lontana,che quasi gli venne da sorridere.
Ironia della sorte.
Non era sempre Nicky ad essere preoccupato per le loro condizioni di salute?
*
"Oh Joseph, sono solo
cinque giorni!" sbottò Denise infilando il braccio ossuto
del figliolo mezzano nella manica del pigiama.
"Sopravvivrai anche senza computer.." il ragazzino dai capelli a
caschetto e gli occhialini tondi sbuffò seccato,mentre la madre
gli abbottonava la maglia con pazienza.
"Almeno potrò guardare la TV?" domandò scendendo con un
balzo dal letto ed appoggiandosi al davanzale della finestra con
espressione sconsolata: un mucchio di persone andavano e venivano
dall'ospedale, ma erano tutti adulti e a Joe gli adulti non
interessavano: non si poteva giocare a calcio con i grandi. E nemmeno a
nascondino.
"C'è un grande televisore nella sala ricreativa. Potrai guardare
un film o qualche cartone animato nel pomeriggio,ma dovrai scegliere il
programma assieme agli altri bambini del reparto. E prima che tu me lo
chieda:no, non vale corrompere i più piccoli con
le figurine..Sono stata chiara?"
Il piccolo Joseph fece ciondolare la testa avanti e indietro, mentre la
madre acciuffava un paio di ciabattine dal borsone e gliele ficcava ai
piedi.
"..E non girare per la camera scalzo o ti ammalerai, così non ti
potranno operare e resterai qui ancora più a lungo."
"Verrete a trovarmi?" domandò il bambino a bruciapelo tenendo lo sguardo puntato verso il giardino dell'ospedale.
Denise Jonas sorrise con tenerezza e passò la mano fra i lucidi capelli del bambino.
"Tutte le volte che vorrai. E io passerò le notti qui in
ospedale con te. Non mi va di lasciarti troppo solo." aggiunse
sfiorando la testa del figlioletto con un bacio.
Joseph la lasciò fare.
"C'è qualcuno che piange.." notò dopo qualche istante voltandosi verso la porta.
"Mamma.." domandò poi colto da un improvviso presentimento.
"Non...Non mi farà male vero?" Denise sorrise
sistemandogli il colletto del pigiama che il figlio aveva già
trovato modo di stropicciare.
"No amore, non sentirai nulla. Prima dell'operazione i medici ti
faranno addormentare. E al tuo risveglio non avrai più le
tonsille."
I pianti del bambino sconosciuto si stavano facendo sempre più
vicini,al punto tale da incuriosire Joseph. Stava per andare a
vedere,quando la porta della sua stanza si aprì e ne entrarono
due bambini.
Il maggiore, teneva il minore (che non poteva aver avuto più di cinque anni) per mano ed appariva piuttosto confuso.
Il piccino si stropicciava gli occhi con il pugno e piangeva disperato.
"O mio dio,che è successo?" domandò Denise accorrendo dal bambino in lacrime.
Il maggiore si strinse nelle spalle.
"è da un quarto d'ora che piange, non riesco a farlo
smettere. Provaci tu,ma..." aggiunse andandosi a sedere sul bordo del
letto,mentre Joe lo raggiungeva con espressione confusa.
Denise prese in braccio il figlio minore e cominciò a cullarlo.
"Nicholas, tesoro, mi dici che cos'hai?Hai visto qualcosa che ti ha spaventato?Ti sei fatto male?"
La donna impiegò quasi cinque minuti per calmare il bambino.
Dopodichè, tra un singhiozzo e l'altro, mormorò una frase.
"Ho paura mamma..."
Denise posò con delicatezza il bambino di fronte a lei, mentre i figli maggiori si avvicinavano preoccupati.
"Paura di cosa amore?" gli domandò asciugandogli le guance umide con un fazzoletto di stoffa.
Il bambino tirò su col naso.
"Ho paura che Joe sta male e poi non guarisce più. Ho paura che
deve sempre stare qui e non torna più a casa e non gioca
più a pallone con me. E se poi sta male e non può
più fare l'attore è triste,io non voglio che Joe sta
male!!" riprese a piangere forte,mentre la madre e i fratelli lo
fissavano interdetti.
"O tesoro,ma Joe non sta così male... Deve solo togliere le tonsille!Non è grave!Per l'amor del cielo,Nicholas.."
lo strinse forte a sè e riprese a cullarlo, mentre il fratello più grande scuoteva il capo impensierito.
Joe si avvicinò al piccolo Nicholas a metà tra il
sorpreso e l'intimorito: quando suo fratello piangeva, veniva sempre
percorso da mille fastidiosi pensieri: Come lo calmo?Cosa gli dico?
Vorrà che lo abbraccio?
Lo sorprendeva la capacità di quel ragazzetto di appena di cinque anni di emozionarsi.
Piangeva per le cose più impensate,ma mai quando cadeva e si faceva male.
Provava meraviglia alla vista della rugiada,ma lo annoiavano i film
più avvincenti. Quelli di guerra che lui e suo fratello Kevin
invece adoravano.
Era un bambino insolito,speciale.Ma soprattutto era un bambino con un grandissimo cuore.
Joe sollevò il fratellino da terra e se lo issò sulle ginocchia guardandolo dritto negli occhi.
"Guardami bene Nicky... Ti sembro malato?No signore!Sono sano come un pesce!Anzi come un leone!E adesso ti mangio!!"
Finse di mordere la pancia del fratellino che incominciò a
ridere tentando di respingere il volto del fratello con le manine
sottili: era un gioco che facevano spesso quando Nick era più
piccolo, ma ogni tanto si divertivano a farlo ancora adesso.
Continuò a fargli il solletico ancora per qualche minuto,mentre
la mamma e Kevin li osservavano divertiti.
Quando sia le lacrime che le risate si furono interrotte, Nick tirò su col naso e sorrise.
"Ti sei calmato?" gli domandò la madre posandogli un bacio sui
capelli ricciolini. Anche Kevin gli diede un buffetto sulla guancia.
Il piccolo Nick annuì, sempre con lo sguardo fisso su Joe.
La madre si alzò sospirando.
"Bene,allora direi che possiamo andare. è quasi ora di cena e
vostro padre,buon uomo,starà cercando di sorprenderci
preparandoci qualcsa da mettere sotto i denti...."
I piccoli Jonas storsero il naso.
"Non dovremo mica mangiare quello che ci cucina
papà,vero?L'ultima volta aveva messo l'aceto sulle polpette..."
annunciò Kevin.
"E il sugo pizzicava.." aggiunse Nick con espressione crucciata.
Denise scoppiò a ridere di gusto scompigliando i capelli del figlio maggiore.
"Faremo in modo che non faccia in tempo ad avvicinarsi ai fornelli. Coraggio, salutate vostro fratello..."
"A domani fratellino!"
Kevin scambiò una stretta di mano piuttosto articolata con Joe e gli sorrise.
"E cerca di non combinare troppi guai..."
"Tranquillo,cosa vuoi che combini chiuso in una stanza d'ospedale?"
dalla voce sembrava sincero, ma Kevin ebbe la fugace impressione che
nonostante lo sguardo da angioletto il fratello stesse già
architettando qualcosa per rendere il suo soggiorno in ospedale
più movimentato.
Nick abbracciò il fratello con slancio.
"Ah, che potenza!" esclamò Joe buttandosi sul letto con il bambino in braccio.
"Joseph per cortesia!" mormorò Denise non riuscendo però a nascondere un sorriso.
Joe si mise nuovamente a sedere con il bambino sulle gambe.
"Guarirai presto?" domandò il piccolo accarezzando la guancia del fratello.
"Sì, te lo prometto!"
"Guarirai domani?" Joseph gli passò un dito sul nasino con tenerezza.
"Non così presto Nick..."
"Dopodomani?Potremo giocare di nuovo a pallone?" Joe non riuscì
a resistere al visetto speranzoso del fratello; gli schioccò un
bacio sulla guancia e lo abbracciò un'ultima volta prima di
posarlo a terra.
"Dovrai aspettate un po' più a lungo, ma poi ti prometto che
giocheremo tutte le volte che vorrai. Solo un pochino più a
lungo Nicky.. E starò bene. Promesso."
*
Got the news today
Doctor said I had to stay
A little bit longer
And I'll be fine
"Ehy!"
Steso nel letto di ospedale,appariva ancora più magro e
più pallido di quel pomeriggio al mare,quando osservandolo a
petto nudo,Joe aveva finalmente capito che c'era qualcosa che non
andava nel fratello.
"Ehy.." ripetè Nick mettendosi a sedere e riponendo sul comodino il giornale che stava leggendo.
Joe non disse niente; aveva la gola secca e la bocca impastata; la
mente ancora pervasa da quell'ondata di ricordi che aveva appena
riportato alla memoria un attimo prima.
Si sedette di fianco al letto con lo sguardo assorto e la testa che gli girava.
"Questo odore è insopportabile.." riuscì a dire infine aggiustandosi i capelli con la mano.
La bocca di Nick si aprì in un ghigno.
"Questo odore insopportabile lo senti solo tu...Gli altri sono fuori?"
Finalmente Joseph riuscì a guardare il fratello negli occhi.Si sorprese nell'incontrare uno sguardo determinato e sicuro.
"Ma come fai?Come fai ad essere così..Così tranquillo
Nick, me lo spieghi?" Si alzò ed incominciò a misurare la
stanza a grandi passi. Nicholas lo osservava in silenzio. Ad un certo
punto si fermò.
"Io non capisco.." borbottò ad un certo punto rivolto forse a
Nick, forse a sè stesso. Si avvicinò nuovamente al letto
ed osservò il volto pallido del ragazzo seduto di fronte a lui
per un lungo grande istante. Era il suo fratellino. Aveva appena
tredici anni e gli era stata diagnosticata una malattia che si sarebbe
portato dietro come un'ombra per il resto della sua vita.
"Non hai paura?" domandò infine senza smettere di guardarlo.
Nick esitò un attimo prima di rispondere. Lentamente annuì.
"Lo sai,qual'è stata la prima cosa che ho chiesto al dottore, quando mi ha spiegato cosa avevo?"
Joseph scosse la testa.
"Non lo so..Se c'era una cura?"
"Gli ho chiesto se sarei morto..."
Joe sentì un'improvvisa stretta al cuore. D'un tratto fu come se
nella stanza la temperatura avesse incominciato ad abbassarsi.
"Mi è stato risposto di no. Ma sì Joe, ho paura comunque . Sarei uno stupido se non ne avessi..."
"Perchè a te Nick?Perchè?"
"Perchè non a me?"* rispose prontamente il fratello fissandolo con insistenza con i suoi profondi occhi scuri.
Il maggiore respirò profondamente e nascose la testa fra le mani.
"Quando potrai uscire di qui?" domandò infine senza alzare lo sguardo.
Nick scosse la testa dubbioso.
"Non lo so, fra due,tre giorni?"
"Ma poi starai bene?" mormorò queste parole con voce
flebile,quasi come se gli fosse costato un grande sforzo pronunciarle.
Nicholas avvicinò la sua mano a quella del fratello e la strinse forte.
"Andrà tutto bene Joe.." lo rassicurò con voce ferma e sicura.
"Dovremo solo aspettare. Ma sono convinto che tutto si sistemerà.."
"Aspettare?Ma quanto?" sbottò Joseph ormai sull'orlo delle lacrime.
Fu in quel momento che Nick si ricordò di qualcosa...Un
immagine,un ricordo...Leggero,ma non ancora dissolto...Forse non del
tutto vivido,ma vivo..Sì era vivo.
"Un po' più a lungo Joe..." mormorò sorridendo convinto.
Joseph alzò lo sguardo ed incontrò quello forte e determinato del fratello.
"Solo un pochino più a lungo Joe.." ripetè Nicholas
stringendo forte la mano del ragazzo che per la prima volta nelle
ultime ore sentì che i dubbi iniziavano a sciogliersi,come la
neve gelida si scioglie cedendo alla prime gocce di pioggia.
"..E poi starò bene. " Strinse più forte la mano del
fratello che,ora lo sapeva,non avrebbe mai impedito ad una piccola ombra
di intralciare il suo cammino.
"Promesso"
So I'll wait 'til kingdom come.
All the highs and lows are gone.
A little bit longer and I'll be fine.
I'll be...fine
***
* Per le informazioni sul
diabete fornite dal dottore, mi sono limitata a citare la saggia
più erudita della rete:Mrs Wikipedia!
** Le frasi che dice Nick qui (il fatto che abbia chiesto al dottore se
sarebbe morto, e la questione del"perchè a me","Perchè
non a me") non sono di mia invenzione,ma sono cose che ha veramente
detto/pensato quando ha scoperto di avere il diabete.(Fonte parziale:
nickjonline.com)
Che dire?Questa one-shot è nuovamente venuta fuori mentre ne
stavo scrivendo un'altra assai più leggera (tema:i jonas al
parco giochi).
Ma ho sempre voluto scrivere qualcosa in proposito del diabete di Nick
e sono contenta di aver finalmente esaudito questo desiderio xD
Spero che vi sia piaciuta e aspetto commenti^^
Ringrazio coloro che hanno commentato/aggiunto ai preferiti la mia ultima one-shot ed in particolare Agatha che ha recensito tutte e tre le storie che ho pubblicato fin'ora.
P.S. Penso che la prossima one shot che scriverò tratterà di Kevin,dato che lo sto trascurando un po' xD
Ancora grazie mille e alla prossima storia!!
Laura
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