Tell My Baby Girl That It's All Right

di TheSun_is Shining
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Il mio nome è June, June Clark, ho quindici anni e sono orfana dall’età di due.


I miei genitori sono entrambi morti in un incidente stradale ma io, che ero in auto con loro, mi sono miracolosamente salvata. Ho riportato solo qualche lieve ferita, ma i medici dell’ospedale hanno comunque deciso di ricoverarmi per un paio di giorni, per controllare che stessi bene del tutto. Appena sono stata dimessa dall’ospedale, mi hanno portata in orfanotrofio, dove ho vissuto per dieci anni.


La vita in orfanotrofio è stata parecchio dura. Alla fine è molto simile alla vita nei college: indossavamo divise, studiavamo cinque ore al giorno e poi ci ritiravamo nelle nostre camere, con l’unica differenza che noi orfani vivevamo tutti in una situazione a dir poco soffocante. Prima di tutto, l’ambiente era estremamente religioso, oserei dire bigotto, e poi, a noi ragazzi non è era concesso fare svariate cose che, per un adolescente qualunque, fanno parte della normalità, a partire dall’alimentazione. Non c’era permesso mangiare dolci, cibi grassi in genere, e i nostri pasti erano limitati a pochi, pochissimi alimenti, uno dei motivi per i quali ora sono magra come un grissino. Ma, vi assicuro, questo era il problema minore. Non avevamo libertà di espressione, di parola, per non parlare delle punizioni inflitte agli orfani in caso di una stupida disubbidienza. Insomma, era impossibile vivere. Mi sentivo rinchiusa in una fottuta gabbia, dalla quale non potevo scappare in nessun modo.


Per mia fortuna, non sono mai stata sola. A condividere il suo disagio con il mio, c’era Andrew Dornan, un biondino dagli occhi ghiaccio abbandonato dai genitori quando aveva cinque anni, nonché il mio migliore amico, l’unico che avevo. Ci siamo sempre stati simpatici, fin dalle prime parole che ci siamo scambiati, anche perché abbiamo una cosa in comune: la passione per la musica rock e metal. Ogni volta che riuscivamo a sfuggire ai controlli dei tutori, passavamo tantissimo tempo assieme ad ascoltare gruppi come Iron Maiden, Slipknot, Rage Against The Machine, Led Zeppelin e tanti altri.


Passati dieci anni, siamo stati entrambi adottati, e ci siamo persi di vista per un po’. Sembrava che tutto, finalmente, stesse andando per il verso giusto, ma si è presto rivelata una falsa speranza.


L’uomo che mi ha presa con sé, Dylan Madson, l’ultima persona che, secondo me, avrebbe voluto farmi del male, l’ha fatto per tre anni. Aveva delle strane attenzioni nei miei confronti, insolite, ma non me ne sono preoccupata, fin quando, una notte, è entrato nella mia stanza e ha iniziato a violentarmi. In una scarsa mezz’ora, tutto quello che ero, quello che sarei diventata in futuro, è andato perduto, e forse non sarei mai più riuscita a recuperarlo. Non mangiavo, non dormivo, e avevo solo dieci anni, e ora che ne ho quindici, l’incubo non è ancora finito e, probabilmente, è appena iniziato.


Andrew ed io abbiamo ripreso a frequentarci, ma non ho il coraggio di raccontargli nulla: anche solo parlarne mi fa soffrire.


Vorrei superare la paura di parlargli liberamente, di sfogarmi, senza essere condizionata da cosa potrebbe pensare di me, vorrei uccidere il terrore che provo nei confronti della gente, vorrei distruggere questo blocco psicologico che mi affligge da qualche tempo, vorrei essere un’adolescente come tanti, libera, felice: vorrei che qualcuno mi aiutasse, qualcuno di cui potermi fidare ciecamente.






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