E' TUA FIGLIA
BENE ...
E CON QUESTO SIAMO GIUNTI ALL' ULTIMO CAPITOLO ...
QUASI NON SO SE ESSERNE CONTENTA O MENO ... ç_______________ç ( E' CHE MI AFFEZIONO AI MIEI PERSONAGGI ... ^___________________^' )
COSA POSSO DIRE ?
NULLA, QUINDI PASSO A RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE HANNO SEGUITO " LE VICENDE " DELLA MIA ALEX E CRYS ( I TOKIO HOTEL, LO RICORDO PER L' ENNESIMA VOLTA, NON SONO MIEI PERSONAGGI, NON MI APPARTENGONO ... SIGH, PURTROPPO ! ç______ç ! ) E SOPRATTUTTO :
LADY CASSANDRA : NON MI FAI MAI
MANCARE UNA RECENSIONE ... GRAZIE, CARA ! SPERO CHE QUEST' ULTIMO
CAPITOLO TI PIACCIA ... GRAZIE PER AVER SOTTOLINEATO IL TUO
APPREZZAMENTO PER LE " SCENE HOT ", IN EFFETTI ALL' INIZIO AVEVO UN PO'
DI TIMORI ... MA, A QUANTO PARE, HO OTTENUTO L' EFFETTO SPERATO ... NON
VOLEVO CHE FOSSERO VOLGARI MA CHE RIUSCISSERO AD APPASSIONARE ... , CHE
ALTRO ? BHE', SULLE NOSTRE TRE PASSIONI IN COMUNE, NON POSSO CHE DARTI ASSOLUTAMENTE RAGIONE ! XXD ! ^___________________________________^ ! ( BELLO IL NOSTRO PAZZERELLO ! GH GH ù.ù ! ) ( E NON TE LA PRENDERE SE I TUOI SOGNI A VOLTE SI RIFLETTONO IN DISASTRI NELLA REALTA' ... CAPITA ANCHE A ME, MA NON RINUNCEREI MAI A SOGNARE ! )
UN BACIO E SPERO CHE SEGUIRAI LA MIA PROSSIMA FIC! ( SI, SI, MI STO FACENDO UN PO' DI PUBBLICITA' IH IH IH ^______________________^' ! ) ... ( IO ASPETTO SEMPRE CON ANSIA IL TUO PROSSIMO CAPITOLO, TESORO, PER CUI NON FARMI ASPETTARE TROPPO ! )
GRAZIE ANCHE A MEKY 94
: PER LA TUA RECENSIONE, SONO CONTENTA CHE LA MIA STORIA TI SIA
PIACIUTA, ASPETTO UN TUO COMMENTINO ANCHE A QUESTO ULTIMO CAP !
GRAZIE ANCHE A CHI HA INSERITO TRA I PREFERITI : RUFFUZ, TOKIOHOTELLINA, FUCKIN_PRINCESS ... E' SEMPRE UN PIACERE E UNA SODDISFAZIONE !
E ADESSO ... BUONA LETTURA E ALLA PROSSIMA FICTION !
KISSES A TUTTI !
Crys rientrò a casa con un espressione falsamente allegra, troppo palesemente finta.
<< Non ho molta fame stasera, mamma, vado a letto, ti dispiace ? >>
<< No, tranquilla … Stai bene ? >>
Chiese Alex ansiosa.
<< Sì, tranquilla … Buonanotte … >>
La giovane donna non si sentiva affatto calma, stette lì seduta,
ogni senso teso verso la camera di sua figlia, quando un singhiozzo
soffocato, attirò la sua attenzione.
Si affacciò alla porta della stanza della ragazza, si
avvicinò con cautela al suo letto, le sfiorò appena i
capelli, scostandoli dal bel viso della sua bambina e vide che stava
piangendo.
<< Piccola … Cosa succede ? >>
<< Niente mamma, non ti preoccupare … >>
La voce rotta dal pianto, il viso arrossato, le lacrime sul cuscino e
quella disperazione nello sguardo, lo sguardo di chi sente il cuore in
mille pezzi, lo stesso sguardo che aveva visto molte volte, molto tempo
prima, riflesso nello specchio della sua stanza di adolescente …
E in un istante la verità si affacciò alla sua mente,
spezzandogli il cuore un’ altra volta ancora, come la volta
precedente … No.
Questa volta il dolore era un po’ più intenso.
<< Cerca di dormire, tesoro … >>
Cercando di soffocare la voglia di urlare che sentiva dentro,
posò un bacio lieve sulla fronte accaldata della figlia, poi la
lasciò sola, sapeva di non avere parole per lei …
Ma le aveva per qualcun’ altro.
Qualcuno che quella volta, non si sarebbe potuto nascondere dietro ad una telefonata.
Si sedette per terra nel corridoio, di fronte alla camera di Crys, lo sguardo furente fisso sulla porta chiusa.
Quando infine sentì il respiro regolare della figlia, finalmente
addormentata, si alzò, infilò il piumino sopra il vecchio
maglione e uscì nella notte.
Faceva freddo, ma lei non lo sentiva.
Una furia cieca gli scoppiava in petto, sarebbe stata pronta a passare
attraverso il fuoco per sua figlia, a calpestare chiunque, anche quello
che era stato il suo primo, unico amore, qualsiasi cosa, anche i propri
sentimenti, anche il proprio cuore.
Arrivata all’ hotel, entrò come una furia, alla reception
le dissero immediatamente dov’ era la stanza che stava cercando.
Quando giunse al piano, ancora nel corridoio, sentì
distintamente la voce di Tom urlare a Bill che era un perfetto idiota.
Spalancò la porta sbattendola rumorosamente.
<< Lascia perdere Tom, non credo che, qualsiasi cosa tu
possa dirgli, possa essere peggiore di quelle che ho da dirgli io
! >>
Allontanò con uno spintone un Tom sbigottito dalla quella apparizione inaspettata.
Bill invece non sembrava troppo stupito, la guardava con uno sguardo mesto, un mezzo sorriso sul volto pallido.
<< Non osare … NON OSARE GUARDARMI IN QUEL MODO, SAI
? Non ti permettere ! Non hai NESSUN DIRITTO di avere
quell’ espressione ! Sei … Sei … UNO STRONZO
EGOISTA ! Ecco cosa sei ! Non ti era bastato rovinare la mia vita ? Hai
dovuto rovinare anche quella di MIA figlia ! SEI UN BASTARDO ! Se mai
avessi potuto perdonarti per quello che hai fatto a me, adesso No. NO !
Non ti perdonerò mai MAI per quello che hai fatto a Crys ! MAI !
Come puoi ? Come puoi essere così EGOISTA ? Hai aspettato
quindici anni per venire a dimostrarmi che non sei cambiato affatto da
quando ne avevi diciassette ? HAI ASPETTATO QUINDICI ANNI PER TORNARE A
SPEZZARE IL CUORE A TUA FIGLIA E … >> La voce
le si spezzò :
<< … E … Il mio … Un’ altra volta … >>
Un sussurro.
Una lacrima.
Una mano tesa.
<< Non. Mi. Toccare. >>
<< Alex … >>
Gli occhi di nuovo asciutti, la voce fredda come il metallo :
<< Vai all’ inferno, Bill. Addio. >>
Un’ Alex ormai priva di forze, di volontà, di lacrime, di
sentimenti, passò per la seconda volta davanti a Tom e a Georg e
Gustav che erano rimasti sulla porta ad assistere ammutoliti alla scena
che si era appena svolta.
Lei non guardò nessuno, si diresse come un’ automa verso
casa, entrò silenziosa, si infilò sotto le coperte e
cadde addormentata, proprio mentre pensava che non sarebbe riuscita a
chiudere occhio quella notte.
Bill, non potendo cacciare suo fratello dalla sua stanza, prese la sua
valigia, si infilò la sua giacca di pelle, il berretto e, dopo
aver chiamato un taxi, si sedette nella piccola hall ad attenderlo.
Tom non lo seguì …
Cosa avrebbe mai potuto dirgli, ancora ?
Ci aveva provato, aveva fallito.
Riusciva solo a pensare al suo piano fallito, al volto sconvolto della sua nipotina, alla voce di Alex, furiosa.
- E lui cosa fa ? … Scappa ! … E’ un idiota,
è un idiota colossale ! Ecco cos’ è … -
<< Tom … Cosa dobbiamo fare adesso ? E’ tardi per disdire tutto … >>
La voce stanca di Gustav gli giunse da lontano.
<< Resteremo qui ad aspettare, pagheremo quello che
c’ è da pagare e ci scuseremo con chi di dovere …
Cosa altro possiamo fare ? E poi … Non mi va di lasciare
Crys ed Alex in questo modo … Anche se non so cosa mai potremmo
fare per rendere meno difficile questo momento … >>
Il rasta fece trasparire lo sconforto dalla sua voce, si passò stancamente una mano sul viso.
Gustav annuì in silenzio, poi tornò nella stanza che divideva con Georg, ma non lo trovò.
Il ragazzo aveva raggiunto Bill nella hall e adesso gli sedeva affianco.
Era arrabbiato con lui, sapeva che stava sbagliando, avrebbe voluto scrollarlo sino a farlo rinsavire, ma …
Ma era Bill.
Il loro Bill, il loro cantante pazzo e sempre un po’ bambino, il loro leader isterico, il loro Amico … Era lui.
Con degli anni in più e del dolore in più e della solitudine in più e degli sbagli in più …
Georg pensò che tutti si ostinavano a sostenere che tutto questo ti faceva maturare …
Lui, dietro i 32 anni dell’ uomo che aveva di fronte, vedeva solo il ragazzino che era stato.
Insicuro, spaventato … terribilmente fragile.
Esattamente come era stato quindici anni prima, quando mostrava il suo
lato forte, deciso e sicuro alle telecamere camuffandovi dietro le sue
insicurezze.
Provò una stretta al cuore.
Avrebbe voluto poter evitargli questo ennesimo errore, quest’ ennesimo sbaglio, ma non poteva.
E non riusciva a trovare il coraggio di dire una sola parola cattiva al
giovane uomo seduto accanto a lui, né una parola buona.
Poteva solo stargli accanto, sperando che avvertisse la sua presenza,
che sapesse che, comunque sarebbero andate le cose, lui gli sarebbe
stato accanto.
Non appena arrivò il taxi, Bill si alzò e si diresse alla porta :
<< Grazie Georg … >>
Lo disse piano, con gli occhi bassi.
Lo aveva sentito.
Georg sorrise un sorriso triste e lo osservò allontanarsi da
quel piccolo paesino che racchiudeva quella che sarebbe potuta essere
la sua più grande felicità.
Erano passati cinque giorni da quando Bill se ne era andato, né
Alex né Crystal ne avevano più parlato, nemmeno
quando i tre giovani uomini si erano presentati alla loro porta,
chiedendo di entrare.
Era sceso un silenzio imbarazzante, che Georg e Gustav avevano cercato
di spezzare chiedendo alla ragazzina di mostrar loro la sua stanza.
Tom ed Alex rimasero da soli.
<< Tom, non ho nessuna intenzione di palarne, né
tantomeno di scusarmi per quello che ho detto … >>
Disse Alex in un sussurro per non farsi sentire da Crys.
<< Ed io non ti ho chiesto di farlo, né ho intenzione di farlo … >>
Si scambiarono un sorriso mesto …
Si volevano bene, nonostante le loro divergenze e lei gli era grata,
era grata a tutti loro, di essersi fermati ancora qualche giorno per
stare con Crys.
La festa per raccogliere i fondi da dare in beneficenza si sarebbe
tenuta due giorni dopo e nel paese regnava il caos più assoluto.
Ogni abitante si dava da fare per rendere tutto perfetto, sarebbe
arrivata gente anche dalla città per passare qualche giorno
immersi nella neve e in quella magica atmosfera che si respirava tra
quelle piccole case.
Alex faceva la sua parte, lavorando, correndo avanti e indietro senza
posa, certa che, tutto quel movimento, avrebbe potuto allontanare
quel pensiero fisso che la tormentava, quegli occhi addolorati che le
apparivano a tradimento a qualunque ora del giorno e della notte, quel
maledetto sorriso che non riusciva ad allontanare da sé …
Avrebbe voluto lobotomizzarsi se fosse stato possibile, ma non lo era.
Poteva solo correre, indaffarata cercando di essere più veloce dei suoi stessi sentimenti che non le davano tregua.
Aveva passato molte ore tra le braccia consolatrici di Fabiola, ma
nulla sembrava riuscire a rendere quel dolore meno soffocante.
Lei, la sua amica di sempre, la sua Fab che la conosceva così
bene, le aveva aperto la porta con un sorriso, ma, vedendo il suo volto
sconvolto, l’ aveva accolta senza dire nulla ed era stata in
silenzio ad ascoltare ogni sua parola, tra un singhiozzo e l’
altro.
Non le aveva detto nulla per tutto il tempo, l’ aveva solo tenuta stretta a sé.
- Cosa potrei dirle ? Del resto anche io la ho spinta ad
accettare di nuovo che Bill entrasse nella sua vita, in quella di Crys
… -
Come se le avesse letto nel pensiero, Alex alzò il viso stanco verso quello addolorato dell’ amica e le disse :
<< Fab … Non devi sentirti in colpa … >>
<< Ma io … >> Cercò di rispondere Fabiola.
<< No … Non è colpa tua … Lo ho
accolto di nuovo nella mia vita perché mi è mancato
per molto, troppo tempo … Mi è mancato da morire. Ci ho
creduto davvero solo perché avevo bisogno di crederci …
Ne avevo davvero bisogno, sai ? Non è colpa di nessuno se
non mia e … Sua … >>
Dieci giorni dopo la partenza di Bill, si ritrovarono tutti sul piazzale della chiesa.
Quella sera i tre ragazzi erano andati a prendere Alex e Crys e si erano avviati insieme al piazzale.
C’ era già molta gente, molti “ forestieri “ come li chiamavano gli anziani del posto.
Alex sorrise, anche quella sera sarebbe andato tutto bene.
C’ erano le luci colorate ad illuminare il piazzale e, stranamente, anche il parco era illuminato a giorno.
In genere non venivano poste tutte quelle luminarie all’ interno
del parco, ma alex era stata troppo presa dai suoi problemi per farvi
davvero caso.
Lo notò solo quella sera, quando vide quello sfavillio di luci farsi strada tra le fronde degli alberi.
Ma nuovamente non vi fece troppo attenzione.
Lei non aveva una bancarella tutta sua, ma andava indaffarata da una
parte all’ altra, chiedendo a chiunque se avesse bisogno di aiuto.
Voleva assolutamente mantenersi occupata.
La serata procedeva bene, faceva freddo, ma nessuno sembrava
accorgersene, anche grazie al fatto che il vento aveva smesso di
soffiare e l’ aria era gelida ma ferma.
Erano da poco suonate le 23.OO quando una voce autorevole si fece
sentire dal piccolo altoparlante e, gracchiando, invitò tutti ad
addentrarsi nel parco seguendo i sentieri illuminati, per assistere
all’ evento della serata.
Erano tutti incuriositi; sia i “ forestieri “ sia la gente del paese …
Lo era anche Alex ed era anche preoccupata dal fatto di aver perso i suoi amici tra la folla.
Crys invece la prese per un braccio e la guidò lungo i viali
fino al centro del parco e, quando lo raggiunsero, anche lei rimase
senza fiato :
Tom le aveva detto che ci sarebbe stato un piccolo palchetto, con una chitarra ed un microfono.
Adesso si trovava davanti agli occhi un palco nemmeno troppo piccolo,
anzi, era il più grande che ci si potesse permettere di montare
in quello spazio, e sopra, vi si trovava non solo un microfono ed una
chitarra, ma anche un basso ed una … batteria !
Crys rimase senza parole, non si aspettava tutto questo …
<< Questa era la mia sorpresa per te … >>
Disse una voce sconsolata alle sue spalle.
La ragazza si voltò di scatto e si ritrovò davanti il biondo che la guardava con occhi addolorati.
<< Volevo che tu sentissi suonare i Tokio Hotel dal vivo,
ma ora … Bhè, le cose non sono andate come mi aspettavo
… >>
Aveva un visino così triste e sconsolato che la ragazzina non
potè far altro che gettargli le braccia al collo, alzarsi sulla
punta dei piedi e posargli un bacio sulla guancia leggermente ruvida :
<< Non fa nulla, non è colpa tua … E’ un regalo bellissimo ! Grazie … >>
Mentre era ancora tra le braccia della nipote, Tom alzò lo
sguardo su Alex chiedendole scusa con lo sguardo, lei aveva gli occhi
umidi, scosse piano la testa mosse solo le labbra, senza che un suono
uscisse dalle sua labbra e sillabò :
<< Grazie … >> Gli sorrise e Tom si
sentì un fallimento totale; avrebbe dovuto legare suo fratello
alla gamba del letto almeno fino a quella sera.
- Idiota ! E’ un idiota ! Ed io che volevo fare una sorpresa anche a lui … -
Liberatosi un po’ a malincuore dalla stretta di Crys, che si era lanciata tra le braccia di Georg e Gustav, disse :
<< Comunque, abbiamo preso un impegno e suoneremo lo
stesso, magari qualche canzone a richiesta … >>
Un sorriso tirato gli apparve sul volto, si erano ridotti ad essere una cover band sprovvista di cantante, per giunta !
Nonostante i nefasti pensieri che gli passavano per la testa,
salì sul palco insieme a Georg e Gustav, passando accanto a
Marzio e Fabiola che li osservavano tristi scuotendo appena la testa.
Tom non era il solo ad aver fallito.
Gustav, una volta seduto dietro alla sua batteria provò un
brivido di eccitazione nel prendere di nuovo in mano le bacchette.
- Dio, quanto mi era mancata questa sensazione ! -
Non c’ era nulla di cui gioire e si sentì leggermente in
colpa ma, sbirciando Georg e Tom che imbracciavano i loro strumenti,
scorse sui loro volti qualcosa di molto simile all’ espressione
che doveva avere anche lui in quel momento.
Le luci del parco si abbassarono, si accesero quelle sul palco.
Nonostante fosse solo una festa di paese i ragazzi si erano impegnati molto.
Cominciarono una versione strumentale di “ Spring Nicht “.
Alex sentì esplodere nella testa la voce di Bill.
Non potè sopportare oltre e si allontanò, cercando di ricacciare indietro le lacrime che le appannavano la vista.
Era quasi giunta fuori dal parco, la canzone era quasi finita, un attimo di silenzio.
Poi, una voce, apparentemente appartenente ad una donna che doveva
avere all’ incirca la sua età si alzò tra le altre :
<< Ma quello è … E’ Bill ! >>
- No ! … Non è possibile ! Bill se ne è andato, non può essere lui … _
Alex credeva di essere rimasta incollata al suolo, ma non era
così, le sue lunghe gambe nervose di natura, stavano già
correndo, e quando arrivò a vedere di nuovo il palco, una figura
inconfondibile le apparve davanti agli occhi :
stivali neri, jeans scoloriti e strappati, la maglietta bianca col teschio, la giacca di pelle nera, lunga …
E, in cima a tutto questo, una folta chioma sparata per aria, con le immancabili striature platino …
La french manicure curata, il trucco perfetto …
Bill …
Bill Kaulitz dei Tokio Hotel, era lì, davanti a lei, come lei pensava non lo avrebbe visto mai più.
Partì l’ attacco di “ Durch den Monsun “ Il cuore le balzò in gola.
Alex non era più lei, la giovane donna nel parco del suo paese,
era una tredicenne affascinata da quella voce, da quella canzone,
da quelle parole … Si trovava in un pub di terz’ ordine ad
aspettare il padre sempre ubriaco.
Si riscosse.
Bill … La stava guardando ?
Cercò Crys tra la folla e la trovò in prima fila, con la
testa piegata all’ indietro, lo sguardo incantato su suo padre,
un sorriso incerto sul bel volto.
Alex spostò lo sguardo sul palco per incontrare quello di Tom,
Georg e Gustav tutti decisamente stupiti quanto lei di quella
apparizione improvvisa del loro capriccioso cantante.
Ma in quegli occhi, in quei ragazzi concentrati, vide anche la gioia di tornare a suonare.
Alex non riuscì a trattenere una lacrima che si posò lieve sul suo viso scivolando fino alle sue labbra.
Ne sentì il sapore : nonostante il dolore, si accorse che era stranamente dolce.
Era felice di rivedere i Tokio Hotel.
Non appena si spensero le ultime note di “ Monsun “ Bill
salutò un po’ imbarazzato la piccola folla e
presentò il gruppo e i suoi componenti, ma Alex non sentiva una
sola parola, troppo concentrata ad ascoltare i battiti frenetici del
suo cuore.
Raggiunse Crys sotto il palco e le passò un braccio sulle spalle
stringendola a sé, cercando in lei quel conforto di cui sentiva
avere bisogno.
La ragazza alzò su sua madre due luminosi occhi felici :
<< E’ tornato … >>
<< Sì … >> Alex non sapeva cosa dire.
Un gruppetto di giovani donne si era avvicinata al palco e, chiocciando
come ragazzine, avevano chiesto a Bll di cantare questa o quell’
altra canzone.
Alex provò un moto di fastidio quando una di queste chiese al
ragazzo di poterlo abbracciare e lui la lasciò fare.
- Non si può certo deludere i fan … - Pensò con un moto di stizza.
“ Ich Bin Nicht Ih “, “ Schrei “, “ Reden
“ , “ Ubers Ende der welt “ risuonarono in
quella gelida notte, i ragazzi sul palco ci stavano mettendo l’
anima come se non si trovassero di fronte a poche persone ma davanti a
quelle folle oceaniche che erano stati i loro concerti fino a una
decina di anni prima.
Infine vennero portati un paio di sgabelli sul palco, Bill e Tom
presero posto, e le prime dolcissime note di “ In Die Nacht
“ , riempirono l’ aria fredda, i cuori delle persone e quel
cielo nero da dove le stelle stavano a guardare, ammiccando benevole.
Alex sentiva il cuore scoppiarle in petto.
Era emozionata, era disperata, era felice, era …
Non lo sapeva nemmeno lei cos’ era.
Vedere la sua bambina che cantava tutte quelle canzoni a memoria, le aveva ricordato com’ era lei …
Le aveva fatto male, ma era un male dolce …
Allora lei credeva ancora nei sogni.
Adesso No.
Lasciando dietro di sé le ultime note di “ In Die Nacht
“ e portandole nel suo cuore, si voltò per allontanarsi
nuovamente.
<< Aspetta … Alex, ti prego … >>
Senza bisogno di mettersi d’accordo, i tre ragazzi alle spalle di
Bill che ora si trovava sul bordo del palco, teso verso la giovane
donna, attaccarono un intro strumentale di “ Heilig “.
<< Alex, lo so di non meritare nulla, ma … Ti prego, rimani … >>
La voce di Bill che risuonava nel parco silenzioso, quel tono dolce, quella preghiera nella voce, quegli occhi …
E gli occhi di quelle donne puntati sospettosamente su di lei …
Per un istante si sentì in imbarazzo, ma fù solo un
attimo, null’ altro contava se non quella voce che le chiedeva di
restare, esattamente come lei aveva sognato così tante volte,
quegli occhi che la avevano tormentata per così tanti anni.
Tornò accanto a sua figlia, le prese la mano tra le sue,
cercando in lei quel coraggio che non riusciva a trovare dentro di
sé, il coraggio di fare quel salto ad occhi chiusi verso
l’ ignoto.
La voce di Bill si alzò, così dolce, esattamente come lei la ricordava …
Sono ancora sveglio solo per te / Non
ce la faremo a restare insieme, anche se tu non lo sai / Non possiamo
nascondercelo / Rinuncio a te adesso / Il mio ultimo desiderio ti
condurrà via / Prima che l’ oceano si spalanchi sotto di
me /
Ricorda
Per me tu sarai sempre sacra / Io sto
morendo ma il nostro amore sopravviverà / La tua mano come una
colomba su di me / Ricorda / Per me tu sarai per sempre sacra
Tu spezzi il ghiaccio quando parli /
Con ogni respiro mi salvi / So che un giorno ci rincontreremo / Cerca
di andare avanti più che puoi / Anche quando l’ oceano si
spalanca sotto di te /
Ricorda
Per me tu sarai per sempre sacra / Io
sto morendo ma il nostro amore sopravviverà / La tua mano come
una colomba su di me / Ricorda / Per me tu sarai sempre sacra
Per sempre tu / Per sempre sacra / Per sempre tu / Tu sarai sacra
Nei tuoi occhi / Vedo la speranza / Che una volta conoscevo / Sto affondando / Sto affondando / Lontano da te
Non voltarti / E vedrai che ce la farai / Non dimenticare mai
Per me tu sarai per sempre sacra / Io
sto morendo ma il nostro amore sopravviverà / la tua mano come
una colomba su di me
E un giorno il mare ti riporterà da me
Ricorda
Per me tu sarai sempre sacra
Per me tu sarai sempre sacra … … … …
Mentre la canzone giungeva al termine Bill, che aveva cantato
fissandola negli occhi, impedendole di spezzare quell’
incantesimo che li teneva legati ai suoi, le tese una mano.
Alex era completamente persa nello sguardo di quel giovane uomo, il suo ragazzo, il suo amore … Bill …
Si era sentita come se al mondo non ci fossero che loro due, non vedeva
più la gente attorno a sé, aveva perso coscienza persino
della mano della figlia nella sua.
C’ erano solo lei e Bill, e il suo cuore che batteva forte, e
quella sua voce meravigliosa che le stava dicendo che non l’
aveva dimenticata mai …
Ma era proprio questo, ciò che le aveva detto ?
Ciò che avrebbe voluto dirle da sempre ?
<< Mamma … >> La voce tenera e
speranzosa di Crys le giunse da molto lontano, i suoi occhi erano
spalancati su di lei, così come quelli di Georg Gustav e Tom
…
La mano di Bill era ancora tesa verso di lei.
Nonostante la sua riluttanza a prendere una decisione, lui non l’ aveva ritirata, era rimasto …
Alex ebbe l’ impressione che sarebbe potuto rimanere così, ad attenderla per tutta la vita …
E allora decise …
Con le lacrime agli occhi, felice per sua figlia che le sorrideva, ma ancora leggermente titubante, la afferrò.
Bill la attirò a sé sul palco, la avvolse in un abbraccio tenero e disperato :
<< Mi hai mandato all’ inferno, ed io ci sono
stato, ci sono stato per anni, all’ inferno, senza di te …
Alex … Mi perdoni ? … Puoi provarci almeno
? … >>
Questa volta non aveva parlato nel microfono.
Quella supplica era stata un sospiro leggero all’ orecchio di Alex, solo per lei.
La voce gli tremava appena ma, in fondo a quei bellissimi occhi nocciola, c’era un sorriso fiducioso.
<< Maledetto … Maledetto te … >>
Disse lei con un sorriso enorme sul viso.
E si lasciò rapire le labbra, gliele donò per l’ ennesima volta …
Sapendo che se anche non avesse mai saputo quale fosse il suo destino,
di sicuro sapeva quale fosse il destino delle sue labbra e del suo
cuore …
Era quello di appartenere a Lui .
Aveva aspettato a lungo, troppo a lungo, ed ora voleva solo sentirsi felice, completa …
… Viva …
FINE
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