Ciao!
Eccomi con un nuovo capitolo che piano piano, tra le tante cose,
introdurrà anche un pò di nuovi personaggi. A tal proposito, ho
pensato che in fondo posterò una sorta di legenda, almeno
all'inizio, così potrete ricordarli meglio mano mano che si
affacciano alla ribalta.
Ci tengo a ringraziare tutte quelle lettrici che hanno messo la storia
tra preferite/ricordate/seguite, ma anche chi semplicemente legge,
perchè non pensavo che sareste state così tante!
Un particolare grazie anche a tutte quelle che mi fanno lo splendido
regalo di lasciarmi una loro recensione, al di là che possa
essere negativa o meno, mi incoraggia a fare sempre meglio per non
deludere le vostre aspettative!
Adesso vi lascio al capitolo e vi rimando allo spazio che mi ritaglio
in fondo.
Buona lettura.
Laura
Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino
sarò al tuo fianco
Ti darò riparo
contro le tempeste
E ti terrò per
mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo
regno
E attenderò con te
la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da
occidente a oriente
Io sarò con te e
sarò il tuo guerriero.
"Guerriero - Marco Mengoni"
A svegliarmi del
tutto era stato il suono di qualcosa che avevo quasi dimenticato: lo
sciacquone del water. Se prima dell'apocalisse, qualcuno mi avesse
detto che un giorno quel suono mi avrebbe procurato un moto di gioia,
probabilmente gli avrei risposto di farsi ricoverare in una clinica
psichiatrica e di farsi seguire da un bravo dottore.
Ma l'apocalisse era arrivata, portandosi via la vita che ognuno di noi
aveva dato per scontata, per cui il poter disporre nuovamente di un
bagno vero,
era stato un valido motivo per ringraziare Dio di quanto ci era stato
offerto.
"Papà, se
fossi stato qui con
me, probabilmente lo avremmo ringraziato insieme, magari intonando una
delle
canzoni che più ti piaceva cantare", sapevo
che pensieri di quel tipo mi avrebbero solo fatto soffrire di
più, ma nonostante mi sforzassi di evitarli, loro arrivavano
puntuali e crudeli, facendomi ripiombare in un dolore che niente
avrebbe mai potuto cancellare davvero.
- Ah, ti sei svegliata finalmente.
Ovviamente non mi ero affatto dimenticata della presenza di Daryl, solo
che quando era sbucato dal bagno mi ero irrigidita subito
perchè non avevo certo digerito il modo in
cui mi aveva trattato la sera prima.
- Se vuoi mettere qualcosa sotto i denti, ti devi sbrigare.
Nonostante ce l'avessi avuta con lui, non ero stata capace di
nascondere la mia sorpresa nel vederlo però
così... in
ordine.
Bè, forse non era stato proprio il termine giusto,
perchè
capelli e barba erano rimasti esattamente com'erano, solo
più
puliti, ma i jeans e la canotta nuova che aveva indossato gli avevano
dato
decisamente un aspetto meno "selvatico".
Ecco, quello era un termine che mi ero ritrovata ad associare spesso a
lui nei giorni che avevamo trascorso nella foresta, dove lui era stato
sicuramente molto più a suo agio rispetto ad ora che ci
trovavamo in quella stanza confortevole.
Lo vedevo, infatti, aggirarsi come
un leone in gabbia, proprio come se stesse cercando di non farsi
soffocare dalle pareti che lo circondavano.
- Magari avresti anche potuto svegliarmi prima, no?
Ero stata indecisa se rivolgergli o meno la parola, ma dato che lui non
mi aveva risparmiato i suoi soliti commenti acidi, avevo deciso di non
farlo nemmeno io.
Avevo creduto davvero che i rapporti tra di noi potessero diventare
più facili, ma non stava affatto succedendo e la cosa aveva
ulteriormente peggiorato il mio umore.
- Non sono la sveglia di nessuno, okay?
Ci eravamo guardati apertamente negli occhi, stavolta, forse entambi
cercando il modo di scaricare la tensione dovuta a quella prima
giornata che ci aspettava nella nostra nuova "casa". Sapevo che non era
la giusta definizione per il posto in cui ci trovavamo, ma volevo
credere con tutta me stessa che forse più avanti lo sarebbe
potuto diventare.
- Oh, no, certo! Per carità, non sia mai che ti venga
spontaneo fare qualcosa di gentile!
Avevo volutamente sottolineato il concetto di gentile per
dargli
dello stronzo, visto che non ero disposta a passare sopra al suo
comportamento.
- Sono già stato gentile
ad aspettarti, ragazzina.
- Beth! Tu il mio nome lo hai già imparato da un pezzo no,
giusto? Allora vedi di usarlo per piacere, perchè quel
"ragazzina" non suona molto meglio di "zuccherino" o di "dolcezza" o di
" giovane puledra"!
Gli avevo snocciolato tutti i modi in cui ero stata chiamata dagli
altri uomini sinora incontrati e che mi pareva di aver capito avessero
infastidito anche lui.
- Ma tu sei
una ragazzina a conti fatti.
Più che il modo in cui me lo aveva detto, era stato lo
sguardo
che mi aveva lanciato a farmi incazzare del tutto. I suoi occhi mi
avevano rivelato che una parte di lui, e non sapevo quanto grande, lo
credeva sul serio.
- Allora sai che ti dico? Vaffanculo, Sig. Dixon!
Ero balzata giù dal letto con uno scatto che lo aveva fatto
irrigidire, forse credendo che stessi per aggredirlo come avevo
già fatto quella notte in cui ci eravamo scontrati, ma io mi
ero
semplicemente limitata a fargli un'altra volta il dito medio,
mettendoci tutta la rabbia possibile, prima di voltargli le spalle per
andarmene in bagno, facendogli capire che per me non valeva
più la pena parlargli.
Solo che non ero riuscita a varcarne la soglia, perchè
strattonandomi per un braccio, Daryl mi aveva rigirato verso di lui.
- Dimmi, Beth, quanti
anni hai esattamente?
Due cose mi avevano fatto imbestialire ancora di più,
facendomi
divincolare dalla sua presa e fulminandolo con lo sguardo: la prima
era l'aver sottolineato il mio nome per darmi un contentino come se
fossi stata davvero una bambina capricciosa, la seconda che avevo
intuito dove volesse andare a parare con quella domanda.
- Avanti, rispondi! Quanti sono, eh?
"Sai una cosa, Beth? In
realtà
mi sono fatto un'idea su cosa potesse fare prima Daryl, ma non credo di
voler sapere se ho davvero indovinato. Meglio continuare a credere che
fosse un meccanico... o magari un tatuatore. Sì, ecco cosa
gli
chiederò la prossima volta..."
L'espressione a metà tra rabbia e
determinazione
che aveva sfoggiato in quel momento, mi aveva riportato alla mente
quello che mi aveva detto di lui una volta Zack, forse anche
intravedendo una parte di verità perchè di sicuro
il
passato di Daryl non era quello di un santo. Solo che questo non mi
aveva impedito di rispondergli a tono prima, per cui non mi sarei
trattenuta certo adesso, quando comunque avevo capito che a me, anche
se in maniera contorta, ci teneva sul serio.
- Ma sei davvero convinto che sia l'età anagrafica a
stabilire
la maturità di una persona? No, perchè se
così
fosse, tu ne dovresti avere la metà dei miei, allora!
Avevo rotto gli argini, perciò avevo deciso che gli avrei
detto esattamente quello che pensavo di lui.
- E sai perchè? Perchè sono i bambini che non
sanno
gestire le loro emozioni, e allora cinque minuti prima ti dicono che
vogliono essere tuoi amici e cinque minuti dopo, invece, se lo stanno
già rimangiando! E tu fai esattamente così con
me! Non
faccio in tempo a pensare che sta andando meglio, che tu mi ferisci
l'attimo dopo!
- Un bambino io, eh? Perchè tu adesso, invece, non sembri
affatto una ragazzina che punta i piedi perchè non sta
ottenendo
quello che vuole, vero?
Mi ero sentita così ingiustamente accusata, da non riuscire
quasi a parlare, soffocata dalla frustrazione di non riuscire a capire
che cavolo gli passasse esattamente per la testa.
- Fammi capire, secondo te chiedere un pò di gentilezza
è
sinonimo di immaturità? Perchè a me non sembra di
stare
chiedendo nient'altro!
Mi aveva lanciato un'occhiata che non ero riuscita ad interpretare,
solo che
non c'era stato modo di approfondire il discorso, perchè un
bussare deciso aveva fatto azzittire entrambi.
Il tempo di capire l'un l'altro chi sarebbe andato ad aprire, era stato
sufficiente perchè altri colpi risuonassero con insistenza.
Alla
fine mi ero mossa io, forse pensando che Daryl avrebbe potuto riservare
un'accoglienza decisamente peggiore a chiunque si fosse trovato di
fronte.
- Ciao, Beth. Mi spiace aver interrotto la vostra discussione, ma se
volete approfittare della mensa, dovete scendere praticamente adesso.
Quando avevo aperto la porta mi ero ritrovata davanti Violet, una delle
due ragazze che mi erano vicine per età, e che avevo
conosciuto
il giorno prima insieme a tutti gli altri abitanti della base.
- Grazie, Violet. Io e Daryl ci stavamo giusto sbrigando...
Una specie di grugnito, a cui io ero ormai abituata, aveva attirato
invece
l'attenzione di Violet, facendole sporgere la testa in cerca
probabilmente di Daryl.
- Scusa, hai detto qualcosa?
L'ultima cosa che mi sarei aspettata era che gli rivolgesse
direttamente la parola, tra l'altro con un tono deciso e insieme
provocatorio, perchè il resto della frase era stata
chiaramente
"se hai da dire qualcosa, dilla ad alta voce, se no stai zitto".
- Non - ho - fame.
La risposta gelida, e ben scandita forse per sottolinearne ancora di
più il tono duro, era arrivata nello stesso momento in cui
mi si era
affiancato, reclamando la mia totale attenzione, dato che mi aveva
preso per un braccio e trascinata qualche passo indietro con lui.
- Ti aspetto fuori dall'edificio. Raggiungimi
appena hai finito, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere niente, perchè
Violet si era nuovamente fatta sentire.
- Ma potrà parlare con me o qualcun'altro, nel frattempo, o
dovrà tenere la bocca cucita?
Lo sguardo di Daryl si era offuscato solo per un attimo, ma a me era
parso comunque di vedere del dolore nei suoi occhi,
dopodichè
era tornato impenetrabile e soprattutto fisso su di me, come se Violet
non avesse nemmeno parlato.
- La password della stanza te la ricordi?
Questa volta avevo annuito velocemente, più che altro
perchè avevo capito quanto sforzo gli stesse costando non
reagire al modo di fare provocatorio di quella ragazza, che seppure
giovane come me, rimaneva per lui una completa estranea,
perciò
qualcuno da annoverare comunque sulla lista degli eventuali "cattivi".
- Okay, allora ci vediamo tra poco.
Quello che non avrei saputo spiegare ad altri, era come riuscisse a
farmi passare da uno stato di totale rabbia verso di lui, a uno di
totale sollievo per il fatto che potessi contare su di lui al cento per
cento,
ricordandomelo con parole che ad altri sarebbero potute sembrare
minacciose, ma che a me invece suonavano chiarissime.
Perciò gli avevo annuito nuovamente, mentre lui senza
aggiungere più nulla, e
soprattutto senza degnare Violet di uno sguardo, era uscito dalla
stanza caricandosi in spalla la sua inseparabile balestra.
Mi aveva detto che girare armati, o meno, lì alla base era
una
scelta personale, per cui aveva raccomandato anche a me di portarmi
sempre dietro almeno il mio coltello.
- Ci mancava davvero un altro stronzo paranoico come il tuo uomo, Beth.
Mi ero quasi stupita che Violet l'avesse lasciato andare via
così, senza dirgli più nulla salvo lanciargli una
lunga occhiata quando lui le era passato accanto.
- Come se non fossimo già pieni di testosterone e cervelli
regrediti all'età della pietra quando si rapportano con le
loro
compagne.
Quelle affermazioni mi avevano riscossa dalla visione di Daryl che si
allontanava lungo il corridoio, facendomi reagire a quel senso di
abbandono che mi aveva colto immediatamente.
- No, io e Daryl non stiamo insieme in quel... senso.
Quando avevo incrociato lo sguardo indagatorio di Violet mi ero
ritrovata ad arrossire, perchè mi aveva fatto sentire come
se
stessi cercando di smentire qualcosa che invece era chiaro.
- No? Allora che cosa sarebbe lui per te, scusa? Perdona la franchezza,
Beth, ma se c'è una cosa che mi ha insegnato mio padre e su
cui
sono d'accordo, è che di questi tempi è meglio
non
perdersi più in chiacchiere, ma andare diretti al punto.
Ovviamente era stato lo stesso Baker a presentarci Violet come sua
figlia, mano mano che ci aveva fatto conoscere tutto il suo gruppo di
sopravvissuti. Avevo intravisto una certa somiglianza tra loro due, non
tanto nel viso, essendo quello del Capitano sfigurato, più
che
altro nello sguardo, nella stessa intensità con cui
fissavano il
loro interlocutore.
- Lui è... bè... sarebbe...
Mi ero incartata perchè all'idea di definirlo "amico"
qualcosa
dentro di me si era ribellato, suggerendomi che quella parola non
bastava a definire ciò che rappresentava per me, dal momento
che era molto più complicato il mio rapporto con lui.
- Ho capito, non lo sai nemmeno tu. In ogni caso, non ero certo venuta
per farti un interrogatorio su questo, in fondo mi basta sapere che ci
stai insieme di tua spontanea volontà, qualsiasi sia la
natura
del vostro "rapporto".
Decisamente avrei dovuto trovare il modo di definire il mio rapporto
con Daryl al più presto, perchè non volevo certo
che
tutti equivocassero la situazione, specie in ragione del fatto che ci
aveva già procurato dei guai con Kidd, e non volevo che
potesse
ricapitare con altri.
- Ero venuta solo per dirvi che era tardi.
E adesso lo è ancora di più, perciò se
non scendiamo
entro cinque minuti, Jake chiude la mensa e tu rimani a stomaco vuoto.
Il suo cambio repentino di atteggiamento, da quasi accusatorio a
totalmente sorridente, mi aveva
spiazzato abbastanza, però avevo deciso di non lasciarmi
influenzare nel giudicare il suo carattere, dal momento che sapevo
quanto potesse irritare, e spiazzare a sua volta, l'atteggiamento di
Daryl se non lo conoscevi almeno un pò.
- Mi cambio al volo, in effetti preferirei non rimanere a stomaco vuoto.
Più che fame la mia, era forse più l'idea di
quello che avrei potuto
trovare per colazione, dal momento che avevo potuto constatare la
varietà di cibo che ci avevano dato per cena la sera prima,
quando ci avevano fatto avere della pasta, verdura e carne non in
scatola, ma fresca.
- Sì, okay. Ti aspetto qui fuori, così poi ti
faccio da guida e ti racconto un pò di cose nel frattempo.
All'improvviso mi sentivo intimorita, ma insieme desiderosa, di
conoscere il più possibile di tutto ciò che mi
aspettava
fuori da quella stanza, così avevo infilato al volo jeans e
maglietta, scegliendoli tra i due cambi puliti che mi avevano dato.
Quando Violet mi aveva visto, il suo sorriso si era accentuato.
- Anche stavolta ho azzeccato subito la taglia! Tra i vari compiti che
svolgo, c'è anche quello di guardarobiera.
Mi aveva fatto l'occhiolino, facendomi per un attimo sentire come se
fossimo più due compagne di stanza all'università
che non
due perfette estranee che si trovavano a condividere un destino avverso.
- Sai com'è, qualche incarico da "donna" me lo sono dovuto
comunque assumere, ma l'importante è che non sono finita in
cucina. Ho sempre odiato cucinare, pensa che prima mi facevo un sacco
di paranoie all'idea che quando avrei messo su famiglia, comunque un
minimo mi sarebbe toccato!
A quel punto era scoppiata proprio a ridere, riuscendo a far sorridere
anche me solo nel sentirla.
- Mio padre dice che probabilmente sono l'unica che è
riuscita a trovare il
lato positivo di tutto questo casino, e cioè che
non sarò costretta a vivere una "relazione" normale a tutti
gli effetti.
Mentre aveva iniziato a farmi strada, non aveva smesso di essere
allegra, però avevo capito che qualcosa di più
serio le
era passato per la mente, perchè dopo un minuto di silenzio,
mi
aveva nuovamente sorpreso.
- In un certo senso ha anche ragione, perchè se le cose non
fossero andate così, non credo che avrei mai preso in
considerazione un tipo come Ryan.
Probabilmente dovevo aver avuto scritto in faccia che non potevo avere
la minima idea di cosa avesse voluto dire, perchè si era
data
subito la pena di colmare quel vuoto mostrandomi un'espressione in
parte divertita e in parte maliziosa.
- Ryan... Connor.
Okay, era riuscita a sorprendermi, perchè avendo visto che
qui
alla base c'era stato qualche ragazzo molto più giovane, non
avrei mai pensato che...
- Mio padre ha fatto più o meno anche lui quella faccia.
Forse
meno, perchè è più bravo a mascherare
le sue
emozioni.
Nel frattempo avevamo raggiunto il primo piano della palazzina
"alloggi", nome che gli era stato attribuito per differenziarla dalla
sua gemella, che aveva ospitato però solo i laboratori di
ricerca. Quando Daryl aveva chiesto che tipo di ricerca avessero svolto
lì dentro, Baker non aveva esitato a rispondere che si era
trattato di ricerche bio-meccaniche, praticamente qualcosa che aveva
avuto a che fare con il mito "del soldato perfetto" che l'esercito
americano inseguiva da tempo.
"Siamo sicuri, allora,
che non sbucherà fuori un fottuto Capitan America in
versione vagante?", quello
era stato il commento di Daryl, mentre gli era comparso in viso quel
ghigno che io avevo catalogato come un suo marchio di fabbrica, ossia
"tutto può andare a rotoli, ma se posso prenderti
per il
culo qualcosa di buono c'è ancora da fare".
- Quindi, Beth? Ti ho sconvolta di più perchè
è un
bianco o perchè è molto più vecchio di
me?
La voce, ora ironica, di Violet mi aveva riportato al presente. Cosa mi
aveva sorpreso di più, in effetti? Non che fossi mai stata
razzista, però non avevo mai pensato ad una mia eventuale
relazione con un ragazzo di colore... men che meno con uomo molto
più grande di me.
- Sinceramente avevo pensato che fossi nella mia stessa situazione con
Daryl, ma visto che non è così, forse sei
sconvolta da
entrambe le cose.
Avevo notato come stesse cercando di parlarne disinvoltamente,
nonostante avesse accennato al fatto che suo padre non doveva averla
presa molto bene.
Mi era venuto spontaneo pensare al mio, a come avrebbe potuto prendere un'eventuale relazione tra me e Daryl... ma no, decisamente era un pensiero talmente
strano, che lo avevo accantonato immediatamente.
- Bè, in realtà non credo che sia così
sconvolgente nessuna delle due cose. Se vi amate...
Alla fine mi ero aggrappata all'ideale con cui mio padre aveva fatto
fronte alla tragedia che aveva investito il mondo, e cioè
che se
avessimo continuato a credere nell'amore, gli uomini avrebbero trovato
la via per risollevarsi e sconfiggere il virus che li condannava ad
essere tutti dei mostri affamati ed insaziabili.
- Amare... tu ci credi ancora?
Violet si era fermata un pò prima della porta che recava la
scritta "mensa", guardandomi in una maniera che mi aveva fatto sentire
a disagio, più che altro perchè mi sembrava
volesse
affrontare dei discorsi che erano troppo grandi per due che si erano
appena conosciute.
- Bè, credo di sì...
- Lo credi o cerchi di convincerti?
Si era fatta quasi incalzante, come se desiderasse davvero che io le
fornissi una risposta certa. La cosa mi aveva messo ancora
più
in difficoltà, e dato che mascheravo male i miei stati
d'animo,
se ne era accorta subito.
- Scusami, penserai che sono una pazza squilibrata. Prima rido e
scherzo, poi ti confido subito che ho una relazione con Ryan, poi ti
chiedo seriamente se credi nell'amore... sì, decisamente non
una
bella impressione... solo che...
Ora era stata lei ad essere incerta e a disagio, tanto che avevo
davvero pensato se mi trovassi davanti ad una persona emotivamente
instabile. Non mi avrebbe stupito la cosa, del resto, anche
perchè io stessa alle volte dubitavo di potermi ancora
definire
"equilibrata" al punto che ero arrivata.
- Bè, lo hai visto anche tu, qui non è che ci
siano tutte
queste ragazze con cui parlare a parte Destiny... e lei...
bè,
diciamo che ha una situazione alle spalle che non le permette certo di
considerare l'amore un grande affare. Con Alyssa ed Elizabeth, invece,
preferisco evitare l'argomento... non perchè siano due
"donne",
più che altro perchè la prima aveva una cotta
bella
grossa per Ryan e la seconda, essendo la sua migliore amica, ancora non
sa se deve avercela con me o meno per averglielo fregato.
Quel discorso con Violet mi stava introducendo nelle dinamiche del
gruppo molto più di quanto avrei potuto capire solo
osservandoli. Se da un lato poteva essere un vantaggio, dall'altro
rischiava di influenzare il mio giudizio ancora prima che me ne fossi
fatta uno io personalmente. Già scoprire, ad esempio, che
Connor
era impegnato con lei, me lo aveva fatto vedere sotto una luce diversa,
ancora però non sapevo se migliore o peggiore.
- Credo di stare solo peggiorando le cose, giusto? Se vado avanti di
questo passo mi gioco per sempre la possibilità di farti
credere
che sono normale... facciamo un passo indietro, forse è
meglio.
L'avevo vista rimettersi in viso l'espressione divertita e maliziosa,
quella che me l'aveva fatta apparire particolarmente sicura di
sè.
- Fermiamoci al fatto che ho una relazione con Ryan... prendila come
un'informazione che ti risparmierà di fare qualche gaffe
imbarazzante tipo quella che ho fatto io dando per scontato che stavi
insieme a Daryl, okay?
Ma non avevo fatto in tempo a rispondere nulla, perchè le
porte
basculanti si erano aperte, lasciando sbucare il viso piuttosto
arrabbiato dell'uomo che se non ricordavo male, si chiamava Jake.
- Avevo sentito bene, allora! Ti avevo detto di muovere le chiappe,
Violet, ma vedo che come al solito te la sei presa con comodo!
Non aveva evitato di lanciare un'occhiata accusatoria anche verso di
me, sebbene io non fossi stata responsabile del nostro ritardo, dato
che non sapevo bene quanto fossero intrasingenti su orari ed abitudini.
- Jake, rilassati, o Beth penserà subito di te la
verità, e cioè che sei acido e scorbutico!
Lui aveva evitato ulteriori commenti, limitandosi a farci un cenno
perentorio con la testa di seguirlo dentro, praticamente sbattendoci
quasi in faccia le porte che aveva lasciato andare dietro di
sè.
- Sul serio, lui è così, non credere che stesse
scherzando con me! Però cucina da Dio, e
quando mangi la sua roba riesci a perdonargli qualsiasi commento o
sgarbo ti abbia fatto in precedenza.
Intanto mi ero guardata intorno, notando come tutto il locale
risultasse pulito e in ordine, nonostante fosse stato di una certa
ampiezza. Non era stato difficile capire che la maggior parte fosse
stata inutilizzata, perchè lì le sedie erano
state
riposte sui tavoli.
- I posti sono liberi, vi potrete sedere dove volete. Il cibo, invece,
viene rigorosamente servito da Jake e il suo vice, Oliver. Ovviamente
sono loro due ad avere il "comando" della dispensa, quindi se mai
dovesse venirti in mente uno spuntino a mezzanotte, scordatelo,
perchè Jake potrebbe farti saltare in aria se solo osassi
metterci un piede dentro!
Aveva alzato gli occhi al cielo, ma avevo capito comunque che era un
avvertimento piuttosto serio a non infrangere quelle regole di cui
anche suo padre ci aveva informati.
Indubbiamente era stato un gruppo molto più organizzato
rispetto
al nostro, forse funzionava anche meglio, però non avevo
potuto
fare a meno di pensare che alla lunga sarebbe stata più
difficile da sopportare una convivenza così rigorosa.
- Anche Jake e Oliver, sono dei militari?
Proprio quest'ultimo era sbucato dalla porta della cucina con in mano
un vassoio che mi aveva gentilmente messo davanti senza che dovessi
sollevare un dito.
- Jake lo è, Oliver no.
Lui era stato uno dei tre ragazzi più giovani del gruppo, e
anche quello dallo sguardo più gentile ad essere sincera.
Gli
altri due, infatti, mi avevano squadrato più con occhio
critico,
quasi freddo, mentre lui mi aveva sorriso subito.
- Cosa non sono, Violet?
Si era seduto davanti a noi, dall'altra parte del tavolo, con
l'espressione di chi aveva tutta l'intenzione di fare due chiacchiere.
- Un militare.
Aveva sollevato subito le mani, scuotendo la testa e sorridendo.
- Ah, sì, il mio campo di battaglia è sempre
stata la
cucina, Beth. Ho origini francesi, penso che sia per quello che ho
voluto studiare cucina.
Nel frattempo avevo iniziato ad assaggiare la fetta di pane imburrato
che mi aveva portato insieme ad una tazza di caffè e ad una
mela. Quando avevo sentito il sapore del burro, non ero riuscita a
trattenere un verso che era stato il segno di quanto stessi apprezzando
il fatto di riassaporare qualcosa che non avevo più mangiato.
- Immagino che saper cucinare centri poco con questo...
Davanti alla mia soddisfazione,
lui e Violet si erano scambiati uno sguardo d'intesa , in cui
avevo ritrovato una complicità che avevo avuto anch'io con
amici
che ormai erano solo un ricordo lontano.
- Già, credo che le ci vorrà un pò
prima di assuefarsi al gusto come è successo a noi.
Ritenevo impossibile abituarsi a quello che stavo assaporando,
però loro sembravano proprio di parere diverso.
- Come fate ad avere il burro? E le mele?
Probabilmente dovevo essere sembrata proprio incredula,
perchè loro si erano scambiati nuovamente uno sguardo
d'intesa.
- Presto lo scoprirai e credo proprio non potrai fare a meno di
rimanerne sorpresa. Lo siamo anche noi, in fondo, che eravamo qui sin
dall'inizio.
Questo mi aveva fatto drizzare le antenne, perchè mi pareva
di
aver capito che la base era stata rioccupata dopo che era rimasta
abbandonata.
- Cioè vuoi dire che qui non è scoppiato il caos
come dalle altre parti?
Nel piccolo, mi erano tornati alla mente i racconti di Rick e di come
aveva trovato la sua stazione di polizia, o l'ospedale dove comunque
c'era stata traccia dell'intervento dell'esercito.
- Mio padre sicuramente ve ne parlerà, dal momento che ha
deciso
di portarvi qui, quindi al massimo te lo sto solo anticipando.
Era stata Violet a prendere in mano la conversazione, forse proprio per
il fatto che era la figlia del "comandante" in capo. Baker,
ripensandoci, mi aveva subito trasmesso la stessa sensazione di forza e
determinazione che avevo trovato anche in Rick, diventato quasi
naturalmente il "capo" a cui ci eravamo affidati, mio padre per primo.
- Ti trovi in uno dei tre centri di ricerca e sviluppo più
importanti di tutto l'esercito degli Stati Uniti d'America ed
è
stato concepito proprio con l'intento di essere autosufficiente per un
tempo indeterminato per fare fronte a situazioni d'emergenza tipo
questa che stiamo vivendo adesso.
Certo la cosa mi aveva colpito, ma ancora non riuscivo a credere come
fossero riusciti a non farsi travolgere dagli eventi, visto che
l'intera nazione era andata in tilt.
- E tutti quelli che si trovavano nel centro? O eravate già
solo voi quelli che lo mandavano avanti?
Avrei faticato a credere in una risposta del genere, anche
perchè quel posto era stato concepito per ospitare un numero
ben
superiore di persone rispetto alle venticinque attuali, anzi ventisette
ora che c'eravamo anche io e Daryl.
- No, certo. C'erano i ricercatori e altri militari. Ma quando
è
scoppiato il "caos", i ricercatori sono stati richiamati a supporto dei
loro colleghi impiegati nello sviluppo di armi batteriologiche e la
maggior parte dei militari sono stati incaricati di fargli da scorta.
Non avevo dovuto faticare per immaginare cosa gli fosse successo una
volta usciti di lì, quindi avevo dato voce alle altre
domande che mi avevano affollato la mente.
- Quindi, voi, sapete cosa ha scatenato tutto questo? Sarete stati in
contatto con il Governo, giusto?
I due ragazzi si erano guardati ancora, ma non mi era sembrato per
decidere se parlare o meno, più che altro mi erano sembrati
dispiaciuti.
- Quello lo vedevi fare nei film, Beth. In realtà le cose
non
funzionavano così. Devi immaginarti l'esercito
più come
una struttura a comportimenti stagni, dove l'uno veniva messo in
contatto con l'altro solo in caso di stretta necessità.
- E quello che stava succedendo fuori non era una necessità
sufficiente per informarvi di tutto?
Violet
aveva scosso la testa sconsolata.
- Le cose devono essere precipitate velocemente, perchè
quando
mio padre ha iniziato ad esigere spiegazioni esaurienti, minacciando se
no di avviare in piena autonomia il protocollo di sicurezza per
blindare la base , le comunicazioni già si erano
fatte
più sporadiche.
A quel punto era intervenuto Oliver, il viso ora serio e cupo.
- Io ero qui quando gli eventi sono precipitati nel giro di qualche
ora. Ho visto il Capitano Baker dover prendere una decisione dopo
l'altra, una più difficile dell'altra, sino a quella che lo
ha
costretto ad isolarci dal resto della nazione per garantire almeno la
sopravvivenza delle persone sotto la sua diretta
responsabilità.
Se ritenere tutto quello possibile, e soprattutto veritiero, non ero
stata in grado di stabilirlo e avevo sentito più che mai il
bisogno di poterne parlare con Daryl, per sentire la sua opinione al
riguardo.
Poi mi era balzato all'occhio un particolare evidente, così
avevo chiesto spiegazioni a Oliver stesso, cercando di non mostrarmi
diffidente o scettica a priori.
- Ma se tu non sei un militare, come mai ti trovavi qui quando la base
è stata chiusa?
Lo avevo visto arrossire e distogliere lo sguardo, appuntandolo su un
punto imprecisato dietro di me. Se avessi dovuto interpretare la sua
reazione, avrei detto prima di tutto imbarazzo, ma subito dopo
dolore... tanto dolore.
- Oliver non era l'unico civile presente, oltre a me.
Violet mi aveva sfiorato appena il braccio, così da farmi
distogliere lo sguardo dal viso del ragazzo per fissare lei, ritrovando
parte di quel dolore che mi aveva colpito in lui.
- Non sarebbe dovuto essere qui, infatti, ma Jake aveva capito la
gravità della situazione il giorno prima, e ha preso a sua
volta
una decisione molto difficile.
Prima di proseguire, aveva preso tra le sue una mano del ragazzo,
sorridendogli dolcemente.
- Ha messo a rischio la sua stessa vita per andare a salvarne una che
gli interessava di più.
Era tornata a guardare me, facendomi provare delle emozioni che avevo
già vissuto, perchè mi ero trovata anch'io
davanti a
decisioni difficili, quasi impossibili da prendere.
- Mio padre, prima di avviare il protocollo di sicurezza ha lasciato i
suoi uomini liberi di decidere cosa fare: se
rimanere o andare dalle loro famiglie. Quelli che sono rimasti, erano
perlopiù coloro che avevano i parenti più
distanti, e con
i quali già non riuscivano più a mettersi in
contatto. Ma
ce n'erano altri, come Jake, che avevano invece qualcuno vicino, e
hanno chiesto a mio padre di poterli salvare se li avessero trovati
ancora vivi e fossero riusciti a tornare.
Lo sguardo del ragazzo si era velato di un'emozione che gli aveva reso
gli occhi lucidi, e avevo riconosciuto anche quella come il dolore di
chi era sopravvissuto ai suoi cari.
- Io... io e Jake avevamo iniziato una relazione da qualche mese, prima
di tutto questo casino. Ci siamo conosciuti una sera nel locale in cui
cucinavo, niente di che, una semplice tavola calda. Lui era con degli
altri suoi compagni, ma dopo la fine del mio turno mi ha aspettato e
abbiamo chiacchierato tutta la notte.
Era stato Oliver a riprendere il racconto, vincendo la commozione che
gli aveva rotto la voce.
- Io e i miei genitori ci eravamo praticamente barricati in
casa,
come ci avevano detto di fare le autorità in attesa che la
situazione tornasse sotto controllo. Quando è arrivato Jake,
portando delle notizie ben diverse, puoi capire lo sgomento e la paura
che abbiamo iniziato a provare...
Sì lo capivo, e vista la sua presenza qui alla base, avevo
anche
già capito come fossero andate le cose successivamente,
quindi
gli avevo risparmiato il dolore di rivivere quelli che sicuramente
erano stati momenti strazianti.
- Per quello che può servire... credo che qualsiasi genitore
avrebbe voluto poter salvare i propri figli.
Quante volte mio padre me lo aveva detto? Che non avrebbe esitato a
sacrificare la sua stessa vita se fosse servito a mettere in salvo me e
i miei fratelli?
Violet, a quel punto, con l'altra mano libera aveva stretto la mia,
forse intuendo quali pensieri ci fossero stati dietro la mia
espressione altrettanto commossa, così ci eravamo ritrovati
stretti in una sorta di abbraccio che ci aveva fatto sentire vicini in
una maniera che solo dei sopravvissuti come noi potevano condividere.
- Ehi, giovane, cosa ne dici di fare meno chiacchiere e più
lavoro...
La voce decisa di Jake era arrivata a rompere quel silenzio pieno di
condivisione in cui eravamo caduti, ma quando aveva visto i nostri
visi, soprattutto quello di Oliver, si era leggermente arrochito.
- Sì... okay... bè, visto che per la ragazza
è la
sua prima volta qui in mensa... le lascio ancora qualche minuto per
finire.
Ero riuscita a vederlo bene in viso prima che si rintanasse di nuovo in
cucina, ed ero stata abbastanza sicura che tutta la sua attenzione
fosse stata rivolta al suo compagno, quindi avevo dedotto che Violet mi
avesse detto una mezza verità nel definirlo acido e
scorbutico,
perchè lo sguardo che aveva rivolto ad Oliver non era stato
affatto così, ma anzi pieno di un sentimento che mi aveva
riportato alla mente certi sguardi che anche Glenn aveva riservato a
Maggie.
"Amare, tu ci credi
ancora?", la
domanda di Violet erano tornata ad affacciarsi nella mia testa, e in
quel momento avrei sicuramente risposto che forse ci dovevamo ancora
credere tutti, perchè dopotutto poteva essere davvero
l'unica
cosa ancora in grado di darci la forza per andare avanti.
XXXXXXXXXXXXXXX
Il fatto che fossero stati proprio Ryan ed Hungry a farci fare il giro
completo della base aveva assunto il giusto significato solo quando io
e Daryl ci eravamo ritrovati di nuovo da soli, non nella nostra stanza,
ma nel posto che avevano ribatezzato "il giardino d'inverno".
Si era trattato di una serra più piccola rispetto alle altre
due
che contenevano rispettivamente frutta e verdura, ed era stata
riservata solo alle piante di agrumi perchè come ci aveva
spiegato Gerald, ossia il responsabile delle coltivazioni, avevano
bisogno di cure e temperature diverse rispetto alle altre piante da
frutta.
Era lì che il "tour" guidato era terminato, ed era
lì che
i nostri due ciceroni ci avevano lasciato per andare a prepararsi prima
di uscire per il loro turno di guardia nei dintorni della base.
Ovviamente, era passato solo qualche secondo prima che Daryl mi
informasse di aver deciso di fare gruppo proprio con loro due per
assolvere all'accordo che aveva stretto con Baker, e che quindi si
sarebbe già unito a loro di lì a poco. Quella
scelta mi
aveva abbastanza spiazzato, non tanto per Connor, con il quale tra
l'altro mi ero sentita a disagio per via della confessione di Violet,
ma più per Hungry, che avevo capito non gli fosse affatto
piaciuto.
Sicuramente, in ogni caso, la notizia che ci saremmo separati
così presto era stata la goccia che aveva fatto traboccare
il
vaso
delle mie emozioni, già messe a dura prova da una mattinata
che
era iniziata con la nostra discussione, proseguita con le chiacchiere
fatte con Violet ed Oliver e terminata con la scoperta di quanto fosse
stato davvero sorprendente il posto in cui eravamo finiti.
Davvero, tutto l'insieme mi aveva mandato in corto circuito, tanto che
ero scoppiata a piangere lasciandomi scivolare lungo la vetrata,
perchè di colpo mi ero sentita anche priva di forze.
- Cristo, Beth, non puoi fare così.
Nella voce di Daryl c'era stato un miscuglio di insofferenza e disagio,
e la cosa mi aveva solo fatto piangere di più,
perchè in
quel momento avevo sentito maledettamente il bisogno di avere accanto
una persona che sapesse accettarmi per quello che ero, senza farmelo
pesare come faceva lui ogni volta.
Non ero riuscita a rispondergli, soffocata da quella marea di emozioni
che si agitavano dentro di me e che non sapevo come arginare.
- Fanculo!
Il rumore di qualcosa che veniva colpito con forza mi aveva fatto
sobbalzare ed aprire gli occhi, incontrando così lo sguardo
rabbioso di due occhi azzurri che mi avevano inchiodato lì
dov'ero.
- Daryl... io...
Avevo pensato per tutta la mattina che quando saremmo rimasti soli
avrei avuto da raccontargli tutto quello che avevo scoperto, ma a conti
fatti non riuscivo nemmeno ad articolare mezza parola.
- No, sul serio, tu non puoi fare così!
Non ero riuscita a distogliere lo sguardo dal suo, nonostante i suoi
occhi mi stessero
mostrando i sentimenti contrastanti che stava provando davanti alla mia
reazione.
- Scusami...
Non sapevo più chi stesse sbagliando maggiormente, se io
nell'ostinarmi a cercare un rifugio in lui, o se lui a cercare di
trarre forza da me, quando nessuno dei due sembrava in grado di essere
ciò che l'altro desiderava fosse.
- Io ho bisogno di uscire là fuori, lo capisci?
Ero stata costretta a sollevare la testa per continuare a guardarlo,
perchè si era avvicinato sino ad incombere su di me come
un'ombra minacciosa.
- E devo avere la mente sgombra altrimenti...
Non aveva finito la frase, ma non ce ne era stato bisogno,
perchè nel modo in cui aveva contratto i pugni c'era stato
tutto
quello che avrei dovuto capire.
- Cazzo! Lo sapevo che sarebbe finita così!
Si era voltato talmente bruscamente da farmi sobbalzare di nuovo ancor
prima che colpisse con un calcio il sacco di terra su cui doveva aver
infierito anche prima.
Alla fine non ero più riuscita a guardare tutta quella
rabbia di cui
sapevo essere la giusta causa, perchè una parte di me
riconosceva che ad essere in colpa fossi io, dal momento che non
riuscivo ad accontentarmi di quello che già mi stava dando,
e
che sicuramente doveva essere il frutto di uno sforzo notevole per lui.
L'avevo sempre avuto sotto gli occhi il suo comportameno schivo,
chiuso, quasi ai limiti di un isolamento che solo in parte si era
attenuato alla prigione, dove sembrava aver trovato un nuovo equilibrio
che lo aveva portato ad un'apertura maggiore verso di noi, per poi
riprecipitare in quell'atteggiamento così rabbioso quando
avevamo perduto tutte le nostre certezze.
- Fanculo tutto quanto... vieni qui, maledizione!
Dopo quell'ennesima imprecazione sputata fuori con rabbia, mi ero
sentita agguantare per un
polso e sollevare di peso, dopodichè Daryl aveva fatto
qualcosa
che ero sicura non avrei dimenticato molto facilmente: mi aveva stretto
in un abbraccio...un vero
abbraccio,
perchè la sensazione di conforto che mi aveva donato era
stata
la stessa di quella mattina che mi ero ritrovata stretta a lui quando
ancora era stato addormentato, e quindi non cosciente di ciò
che
stava facendo.
"Ma adesso è sveglio
e lo sta facendo perchè lo vuole veramente...", quel
pensiero aveva accompagnato le forti emozioni che quel contatto con lui
stava facendo nascere dentro di me. Sentivo il calore delle sua pelle
riscaldare sempre di più la mia, l'odore del suo
inseparabile
gilet invadermi le narici come un profumo familiare e il battere del
suo cuore rassicurarmi con il suo ritmo cadenzato.
Quell'abbraccio aveva avuto su di me lo stesso effetto di una calda
coperta a ripararti dal freddo di una giornata invernale,
qualcosa che mi aveva portato ad abbandonarmi totalmente contro di lui,
lasciando che
fosse la sua forza a sostenermi sulle gambe malferme.
Persino le ruvide carezze delle sue mani callose mi erano parse le
più belle che avessi mai ricevuto in vita mia, nonostante
fossero state tante, perchè avevo avuto la fortuna di
crescere
in una famiglia piena di amore che non me ne aveva mai fatte mancare.
Stavo ricevendo ciò che più avevo desiderato in
quei
giorni, il potermi rifugiare anche solo per qualche minuto in un
abbraccio dove mi sarei potuta sentire ancora amata, nonostante in
realtà fossi rimasta orfana di tutti coloro che mi avevano
voluto bene.
- Grazie, Daryl.
Glielo avevo detto stringendolo più forte, nella speranza di
fargli capire quanto stesse significando per me quel gesto che fatto
per esasperazione o per un minimo di affetto sincero nei miei
confronti, rimaneva pur sempre qualcosa che avrei potuto rievocare per
cercare di colmare quel vuoto enorme che sentivo dentro di me.
A farmi credere, però, che fossi riuscita nel mio intento
era
stato ciò che aveva fatto lui in risposta: mi aveva sfiorato
la
tempia con le labbra, quasi davvero in un contatto che sarebbe potuto
sembrare casuale, ma che non lo era stato, perchè nel
contempo
mi aveva stretto anche lui più forte, fin quasi a togliermi
il
respiro.
"Amare... ma tu ci credi
ancora?"
Quella domanda era tornata a fare capolino tra i miei
pensieri,
ma la risposta che mi ero data in quel momento mi aveva provocato un
vero e proprio tuffo al cuore.
Sì, credevo ancora nell'amore e quello che mi aveva fatto
provare quell'abbraccio con Daryl ne era la prova certa.
Note
Scrivere di questo abbraccio tra i due non è
stato
proprio semplice, più che altro perchè rendere a
parole
ciò che vedi così bene nella tua testa non
è
proprio semplice. Se poi c'è di mezzo pure la testa di
Daryl...
la cosa diventa un vero casino! eh eh eh
Scherzi a parte, che ve ne pare? Dopo che vi ho mostrato i pensieri
dell'arciere nel capitolo scorso, come lo interpretate il suo gesto?
E Beth? Condividete il mio punto di vista nel trovarla ancora legata a
momenti in cui si sente forte e ad altri dove crolla come un castello
di sabbia?
Se avete voglia, vi invito come sempre a condividere con me il vostro
punto di vista.
Legenda personaggi
Capitano Steve Baker
Ranger James Kidd - soprannome "Texano"
Soldato semplice Ryan Connor - soprannome "Smilzo"
Soldato semplice Hungry Mckenzie - responsabile armeria - soprannome
"Pallone Gonfiato"
Violet Baker - figlia del Capitano
Soldato semplice Jake - responsabile cucina e dispensa
Oliver - civile - responsabile cucina e dispensa
Destiny - civile
Elizabeth - civile
Alyssa - civile
Gerald - Sottufficiale - responsabile coltivazione serre
Coppie personaggi
Jake - Oliver
Violet - Ryan
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