Scur fu l’aere e levaronsi onde alte
Com se a navigar si ponesse veto
E l’acqua invase il velier molte volte.
Poscia che divenne ‘l pelago quieto,
Finalemente ‘l sol splendente parve
E di vederlo fu ogn’om nel legno lieto.
Come quando si schiudono le larve,
Sicchè gli insetti infin vedon la luce,
Cotai i marinai poscia le onde torve
E la triste vista di ciel sì truce,
Rividero ‘l sole bello e splendente
E ‘l pelgo più non fecesi feroce.
Quattro volte ‘l sol s’alzò da levante
Pria che mirasser dell’isola le coste
E ivi veddeser sconosciute piante.
Io dico che se ivi voi stati foste
Con quella compagnïa o con un altra
Certo meravigliati vi sareste.
Come le volpi dalla mente scaltra
Subito trovan e uccidon nell’aia i polli,
Cotai vider piante da foglia verdastra
Su cui crescevan frutti buoni e belli,
Che ormai ëran divenuti maturi.
Dopo percorser terreni non brulli.
Parea non aver vissuto anni oscuri
Di carestïe o guerre sanguinose
Quell’isola in cui vider non tuguri
Poveri, poco spazïosi e sozzi,
Ove è miser gente sol colla prole,
Ma marmoree dimore e alti palazzi.
Vider la città e le sue famigliole,
Poscia che ‘l sol di nuovo si fu alzato,
Come in ogni mattino fare suole.
Giunser davanti a un ingresso dorato
Su cui battean del sol raggi radianti
Che da vigili guardie era vegliato
Dicendo: “Chi siete voi, oh uomini erranti?”
Fermolli sanza minacciar una guardia
Ch’aveva armatura e lama lucenti
“Oh uom della città che oggi il sol irradia,
Da lande oltre il pelgo noi siam qui giunti,
Dopo un’avventura che nemmen’or mi tedia.”
Poi quello con passi distesi e lenti
“Fateci passar se nessun lo vieta”
Disse rivolto alle guardïe ivi stanti.
Chi parlava aveä vestito di seta,
Nîrwir era ‘l nom chë a lui fu dato.
Per primo egli amò quella terra lieta.
Le guardie, poi che andar ebber lasciato
Tutti quegli stranieri venturieri,
Che per molto tempo avean navigato,
Apriron e, tornando ai lor mestieri,
Äuguraron lor buona fortuna.
I venturieri con passi leggeri
Subito entraron sanza paura alcuna
E della città percorser le strade
Sinchè scese il sol e fu alta la luna.
Poscia aver percorso quelle contrade
Ed esser giunti a quella città bella,
Una locanda alloggïo lor diede.
Ivi salutaronsi in lor favella
E dal sonno ïnfine vinti fuoro
Mentre in cielo riluceva ogni stella. |