riassunto
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Kit’s Wilderness
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PROLOGO
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Parte
prima
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Inghilterra,
Stoneygate.
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Novembre
1998
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- Quegli occhi neri
rischiavano di farmi diventare matto.
- Dovunque fossi, qualsiasi
cosa stessi facendo, li sentivo su di me.
- Ma cosa voleva quel
ragazzino?
- Che cosa aveva da fissarmi
sempre?
- Alzai gli occhi chiari dal mio banco, uscii nel corridoio, e poi sulle
scale. Mi sedetti sugli scalini in fondo, ad aspettare lei. E poi ancora quella
sensazione di non essere solo.
- Sbircia intorno a me.
- Eccolo lì.
- Un viso pallido, come
quello di un fantasma.
- Labbra dalla forma
perfetta, sempre chiuse in quella linea seria.
- Zigomi alti, spigolosi,
eleganti, addolciti solo dalla linea morbida dei capelli, forse un po’ troppo
lunghi per quella cittadina di provincia, ancora chiusa nei vecchi pregiudizi
e tradizioni.
- E poi quegli occhi scuri,
liquidi ed enormi.
- Distolsi lo sguardo, a
disagio.
- Sakura mi chiamò dal fondo
dell’atrio.
- Sollevato mi alzai in piedi
e mi affrettai nel raggiungerla.
-
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- Era inutile, non sarei mai
riuscito a farmi degli amici.
- Ormai era da mesi che ero a
scuola, il secondo anno delle medie era cominciato, ma le cose non cambiavano
mai.
- Avevo tredici anni, eppure
le tradizioni, le leggende di Stoneygate influenzavano la mia vita come se
fosse mille anni che abitassi lì.
- Discendevo da una delle due
più vecchie famiglie del villaggio.
- Nel mio sangue scorrevano
le radici stesse di quella cittadina, e si diceva che nel sangue dei
discendenti ci fosse anche la loro maledizione.
- C’era la morte nelle mie
vene, quella stessa morte che avevano, inconsciamente, portato le famiglie
fondatrici nel momento stesso in cui avevano scelto di aprire le miniere.
Paradossale in realtà, se si pensava che per anni erano state fonte di
sostentamento e di sviluppo, per poi mutarsi letteralmente in bare di terra.
- Era stato scoperta solo dopo anni la fonte di gas altamente tossico che,
direttamente da quei pozzi scavati nel terreno, fuoriusciva nell’aria che
respiravano le persone di Stoneygate, ma si era deciso di comune accordo di
fingere di non vedere il pericolo. Questo un pò per convenienza (gli affari
erano buoni, e le miniere servivano per l’economia della cittadina) e un pò
per reale ignoranza.
- Avrebbero dovuto saperlo,
che quel gas non era da sottovalutare.
- L’esplosione era avvenuta
nel 1821 e aveva condotto alla morte centinaia di minatori.
- Da allora le miniere erano
state sigillate, i tunnel fatti crollare e sprangare, inaccessibili sotto
strati di cemento, e poi, lentamente, la vita era tornata a scorrere.
- Noi eravamo rimasti noti come ‘i colpevoli’ -che poi…forse i miei
avi avevano aperto le miniere, ma era stato tutto il consiglio di Stoneygate a scegliere l’indifferenza al problema..-
- Comunque il pregiudizio
verso ‘i colpevoli’ di tutte quelle morti restava, e impediva agli altri di
accostarsi a me come a un bambino normale.
-
- Beh…lo impediva a tutti
meno che a lei.
- Sakura Haruno, tredici
anni, la mia unica amica.
- La sua famiglia si era
trasferita a Stoneygate solo da un paio di generazione, e le tradizioni, su di
lei e sui suoi parenti, non facevano così presa.
- Io la adoravo, aveva
quell’aria fragile che faceva venire voglia di proteggerla.
- La sua pelle era candida
sotto i capelli sottili, leggeri di quella sfumatura rosata impercettibile,
sembrava incapace di fornirle una protezione adeguata dal sole e dalle
intemperie esterne.
- Eppure lei era così forte
dentro.
- Allegra, razionale,
sincera.
- Tutti le volevano bene e a
me dava quasi fastidio dovermela spartire con gli altri.
- L’avevo conosciuta un
giorno di inizio scuola.
- Non ero abituato a trattare
troppo con le persone, soprattutto con i miei coetanei.
- I miei genitori, immagino
per proteggermi, mi avevano sempre tenuto a riparo dal mondo esterno.
- Le lezioni fino a
quell’anno le avevo sempre prese a casa, privatamente, ma ultimamente la
condizione della vita della mia famiglia non era più così adagiata, e i miei
genitori si erano visti costretti a iscrivermi alla scuola pubblica di
Stoneygate.
- Ero quello nuovo, e inoltre
il mio cognome era fin troppo famoso.
- Naruto Uzumaki.
- Non c’era nessuno che non
lo conoscesse e non lo odiasse.
- Quel giorno gli altri ci
stavano andando giù pesante con me, finché lei, con un turbine di capelli
rosati, si era piazzata in mezzo.
- Più tardi mi aveva
consolato allegramente, e mi aveva promesso che sarebbe stata sempre con me.
- - Nel senso che mi
proteggerai? - le avevo chiesto, stupido e vagamente offeso dall’insinuazione
che implicava non fossi in grado di farlo da solo, ma lei non aveva colto.
- - Certo. Te lo prometto! -
- Avevo annuito, e,
incoraggiato dal suo buonumore le avevo fatto la domanda che più mi premeva
dalla prima volta che l’avevo vista.
- - Ma senti, com’è che hai i
capelli rosa? -
- Lei mi tirò un pugno sulla
testa.
- - Perché sono particolari,
idiota.
- E quando diventerò un
eroina famosa e stupenda tutti mi riconosceranno. -
- Scettico, le avevo sorriso.
- - Ma certo, succederà
sicuramente, vedrai…-
-
-
- Eravamo a pranzo, piazzai
sul mio vassoio una mela e un cartoccio di latte intero, poi, con uno sbuffo
scocciato rivolto agli altri ragazzini che mi guardavano male, mi avviai verso
il cortile, preferendo congelarmi nel freddo di novembre che stare chiuso in
quel refettorio insieme a tutti loro.
- Sakura mi seguiva
chiacchierando spensierata.
- Il tavolo a cui scelsi di
sedermi era isolato, solo due ragazzine erano appollaiate sulla panca più
esterna.
- In due minuti si svuotò,
Sakura non ci fece caso, io si.
- Incassai la testa nelle
spalle, ferito come al solito, e guardai fisso davanti a me, rimproverandomi
di darci ancora peso.
- Fu così che intercettai lo
sguardo scuro del ragazzino puntato dritto su di me.
- Rimasi a fissare
paralizzato quei due pozzi neri, poi confuso abbassai lo sguardo, girandomi
appena verso la ragazzina al mio fianco.
- - Quello mi fissa di nuovo,
Sakura-chan - mormorai nervoso.
- Lei smise di parlare e si
voltò verso il moro, guardandolo intensamente.
- Indossava un paio di jeans
logori, scarpe da tennis bucate e una felpa dall’ aria sciupata. Tutto
rigorosamente nero, tranne una scritta stampata sul petto, bianca.
- Decisi che doveva essere il
nome di qualche gruppo musicale che non conoscevo, probabilmente Metal.
- - Megadeth - recitai tra me
e me, appuntandomi di fare delle ricerche.
- Il Metal non era ben visto
da quelle parti, come tutte le cose che uscivano anche solo vagamente dal
pensiero comune degli anziani. E di certo una musica che veniva definita dai
più ‘satanista’ rientrava nella categoria.
- Il nuovo [quello nuovo], lo
sconosciuto [vestito di nero], era pericoloso.
- Il ragazzino fulminò Sakura
con lo sguardo, poi, senza dire nulla, si voltò e se ne andò. I suoi passi
lunghi, così come la sua postura avevano un che di elegante, ma era come se
lui stesso volesse nasconderlo camminando apposta ingobbito.
- - Ma che vuole da me? Che
ha da guardarmi sempre? -
- La ragazzina al mio fianco
sospirò.
- - Non lo so -
-
-
- Camminavo malinconico lungo
le rive del fiume, pensando, quando notai un ombra scura che sbucava da dietro
il tronco di un albero davanti a me.
- All’istante un cane
cominciò a ringhiare.
- - Sta buono Jax! -
- Sollevai lo sguardo sul
padrone dell’animale, e rimasi immobile.
- Non seppi spiegarmene il
motivo, ma percepii all’istante una sensazione di pericolo. Ero davanti allo
stesso ragazzino che mi fissava sempre, e per un momento pensai di darmi alla
fuga, poi mi diede dello stupido.
- - Hey - disse quello.
- Tentai un sorriso, poi
rinunciai - parli con me? -
- - E chi altro c’è qui? -
- Stetti zitto, poi quello si
avvicinò, si avvicinò così tanto che all’improvviso sentii il suo respiro
caldo sul volto. L’istinto mi diceva di arretrare, ma qualcosa dentro di me,
me lo impedì. Mi sentivo attratto da quegli occhi scuri, in lui c’era qualcosa
che mi affascinava inspiegabilmente.
- Deglutii, ma non mi mossi.
- Nei suoi occhi passò un
lampo di soddisfazione, come se fosse stato compiaciuto da come avevo reagito
a una qualche sua prova.
- Mi sentivo come se mi
stesse testando per poi classificarmi.
- Mi sembrò quasi che lui
accennasse un sorriso, ma poteva essere stata solo un impressione perché
quando guardai le sue labbra, gli angoli della sua bocca erano rivolti
all’ingiù, in un espressione seria come non mai.
- Si avvicinò ancora e mi
avvicinò le labbra all’orecchio, potevo sentire i battiti del cuore impazzire
nella mia gola, assordandomi. Ma udii comunque il suo basso mormorio.
- - Tu e io siamo uguali,
Uzumaki. -
- Sgranai gli occhi, sorpreso
-ma cosa…? -
- - È e sarà la morte a
unirci - concluse lui.
- Con uno scatto mi tirai
indietro.
- Che cosa voleva dire? Che
cosa intendeva?
- Cautamente portai un piede
dietro di me, pronto a correre via nel caso il ragazzo si dimostrasse
improvvisamente un maniaco omicida, ma fu lui stesso ad allontanarsi, e sta
volta sulle sue labbra disegnate c’era un sorriso vero.
- - Mi chiamo Sasuke Uchiha,
e tu presto tornerai a cercarmi -
- Provai a dire qualcosa ma
quello fece un gesto rivolto al cane e se ne andò, mentre l’animale gli
trottava fedelmente alle spalle.
- - Hai mai letto i nomi
incisi sulla pietra del Monumento? -
- Le sue parole mi arrivarono
deboli, mentre lui era già lontano.
- Rimasto solo mi portai una
mano al petto e trassi un grande respiro, bisognoso d’ossigeno.
- Non mi era accorto di stare
trattenendo il fiato.
- In piedi al centro della
piazza più importante della cittadina mi passai la mano tra i capelli biondi e
scompigliati.
- Non sapevo cosa ci facessi
lì, a fissare come un idiota la grande lastra di pietra che fungeva da
monumento ai caduti nell’esplosione di gas tossico del 1821.
- Sapevo le leggende che
venivano tramandate nel paese.
- Era tutta colpa dei miei avi se quelle miniere erano state scavate, e
sempre colpa loro se tutta quella gente era morta; i disastri del gas erano
andati avanti anni anche dopo la chiusura dei pozzi, e la mia famiglia, un
tempo la più potente di Stoneygate, era stata relegata alla miseria.
- Stessa sorte era toccata
all’altra famiglia che si contendeva il potere della cittadina. Non sapevo
nemmeno che fine avesse fatto. Non pensavo esistesse ancora.
- Il destino era stato
crudele, soprattutto pensando che anche i due figli più giovani di entrambe le
famiglie erano morti laggiù nei tunnel, insieme a tutti gli altri.
- Ma questo non era bastato a
lavare via il rancore.
-
- Fissai la lapide in
silenzio.
- Eccolo lì, il simbolo del
mio isolamento e della mia vergogna. L’avevo già vista prima d’ora, svettava
imponente al di sopra della strada e delle aiuole, grigia e grandiosa nella
sua trasandatezza.
- Aveva l’aria dimenticata di
tutte le cose antiche, con la pietra ruvida e il muschio che la ricopriva.
- Non l’avevo mai asservata
da vicino. Sinceramente mi metteva inquietudine, forse mi spaventava anche,
quindi non sapevo spiegarmi perchè ora fossi lì davanti.
- Che cosa mi aveva fatto
Sasuke?
- Ora che ci pensavo i primi
due nomi della lista che vi era incisa dovevano essere proprio quelli dei due
ragazzi morti tempo addietro.
- Le scritture erano quasi
illeggibili, ma colto da un desiderio frenetico di leggere il mio cognome su
quella lapide, mi alzai sulle punte e grattai via il muschio con le unghie.
- Ancora prima di finire gli
occhi mi si sgranarono per lo shock.
- Restai immobile a fissare i
due nomi vicini.
- Uno strano senso di gelo me
li fece leggere a punta di voce.
- - Naruto Uzumaki, Sasuke
Uchiha -
- In un lampo mi tornarono in
mente le parole del misterioso ragazzo del fiume.
- - Io e te siamo uguali, ed
è e sarà la morte a unirci -
- Un brivido di paura mi
passò lungo la schiena.
- - Sakura, che cosa sai di
Sasuke Uchiha? -
- La ragazzina allargò la
bocca sorpresa prima di girarsi arrossendo verso un'altra parte.
- - Niente, perché me lo
chiedi? Non so chi sia.. -
- - Vi ho visti insieme -
- Gli occhi grandi e puliti
di lei ritornarono all’istante nei miei.
- - Cosa? -
- - Vi ho visto, vi ho visto
che ve ne andate tutti insieme il venerdì dopo le lezioni! Voi due, e poi
altri, l’Inuzuka, i Sabaku, Nara e anche i due Hyuuga! Vi ho visti! -
- La mia voce salì di tono,
facendosi più dura.
- - Perché non mi hai mai
detto che eravate amici? Perché, anche se quello passa ogni dannato minuto
della sua giornata a fissarmi tu hai fatto finta di non sapere chi fosse? -
- Sakura si morse forte un
labbro, ma la sua voce non tremò quando rispose.
- - Per te è meglio così,
tieniti fuori da questa storia, e sarà meglio! -
- - E tu? Tu che ci fai
dentro? -
- - Perché per me è un gioco, io sono capace di capire che lo è! Ma lui,
lui ci
crede.
- E dice che lo farai anche
tu! -
- Stetti zitto un secondo,
sorpreso.
- - Intendi l’Uchiha? Di cosa
parli?! -
- Ma lei scosse la testa,
nascondendosi dietro ai capelli lisci.
- - No! Io non ti dico
niente! -
- Trassi un respiro profondo
per calmarmi, e quando inizia a parlare usai un tono tranquillo, sforzandomi
di non manifestare tutta l’inquietudine che sentivo dentro.
- - Due mesi fa Sasuke Uchiha
è venuto da me. E mi ha detto che la morte ci rende uguali… la morte, capisci?
E sul monumento del 1821 il mio nome e il suo sono in cima alla lista! Sono
gli Uchiha l’altra famiglia che ha portato al gas tossico, ho sempre pensato
che oltre agli Uzumaki gli altri si fossero dispersi…e invece ci sono ancora.
E noi abbiamo lo stesso nome, lo stesso identico nome dei due ragazzi con quei
cognomi che erano morti! Naruto e Sasuke! Si chiamavano così anche loro! -
- - E’ solo un caso… -
- - Un caso, Sakura-chan? A
me questo "caso" spaventa! E tu non mi dici nulla…e mi nascondi le cose! -
- - Voglio solo proteggerti -
- - Ma… -
- - Me l’avevi chiesto tu,
quando ci siamo conosciuti, te lo ricordi? E io lo sto facendo -
- Sospirai.
- La guardai, conscio che
stava facendo così solo per quello che credeva il mio bene.
- - Domani vado a cercare
Uchiha. -
- Le dissi.
- Sasuke inclinò la testa,
fissandomi con un sorriso indecifrabile, che non aveva in sé alcuna gioia.
- - L’avevo detto che mi
avresti cercato - asserì.
- - Che cosa fate tu, Sakura
e gli altri? -
- Andai dritto al sodo, un
po’ più in là Sakura mi guardava amara, palesemente irritata che io non
l’avesse ascoltata.
- - Noi giochiamo al Gioco
della Morte. Vuoi morire con noi? -
- Rimasi in silenzio,
interdetto.
- - Cos’è il Gioco della
Morte? -
- - E’ un prendersi una pausa
dalla vita. Ma non è un vero gioco. Cioè, lo è per loro. Loro muoiono per
finta. Ma tu, noi, siamo diversi. - Sasuke mi si avvinò, abbassando la voce -
allora? Vuoi morire? -
- - Tu sei mai morto? -
- Con un minuscolo sorriso
derisorio il ragazzo annuì, ma di nuovo nelle sue labbra incurvate io non
lessi alcuna gioia, solo amarezza.
- - Si, oh si. -
- Il cane al suo fianco prese
a ringhiare, Sasuke lo quietò con una rapida carezza.
- - Io muoio ogni giorno,
Naruto -
- Ricambiai il suo sguardo
serio.
- - Vengo con voi.
-
- Venerdì pomeriggio Sakura
mi aspettava all’uscita della classe vestita di rosso e di verde, dal martedì
che avevo parlato con Sasuke lei non mi aveva più cercato.
- - L’Uchiha vuole che tu
venga con noi. Accetti? - chiese formalmente.
- Io intuì che fosse una
specie di cerimonia fissa, un’usanza per i nuovi giocatori.
- - Accetto - dichiarai
deciso.
- Lei strinse le labbra e si
voltò, sicura che la seguissi.
- Raggiungemmo il gruppo che
ci aspettava al cancello, tutti mi guardarono confusi, a metà tra
l’incuriosito e il malcontento, ma l’arrivo di Sasuke, seguito da Jax, mise a
tacere ogni possibile replica.
- - Per di qua - ordinò, e
tutti si mossero all’istante.
- Li seguii, restando qualche
passo più indietro degli altri, parte del gruppo ma allo stesso tempo escluso,
e dopo poco Sakura adattò il passo per camminarmi al fianco.
- Mi scoccò un occhiata
preoccupata.
- - Stupido, ora come faccio
a proteggerti? - mi chiese triste.
- La guardai, vagamente
esasperato.
- - Ma proteggermi da cosa?!
-
- - Da lui, da Sasuke Uchiha
-
- - Che cosa intendi? -
- Lei sospirò.
- Io aspettai un po’ poi
accettai il fatto che lei non mi avrebbe risposto.
- - Sakura-chan? -chiamai
dopo un po’, nervosamente.
- Lei voltò il capo nella mia
direzione, gli occhi verdi che cercavano con ansia qualche traccia di anomalia
in me, come se fosse preoccupata che non fossi più lo stesso.
- - Cosa c’è?-
- - Non è che mi puoi dire
qualcosa sul Gioco della Morte per lo meno? -
- - Hai accettato di giocare
e non sai cos’è?!- esclamò la ragazzina.
- - So che si deve morire -
- - Naruto, non ascoltare
l’Uchiha. Te l’ho già spiegato, è tutto per finta. A caso scegliamo uno di
noi, e quello fa finta di cadere per terra morto. Poi l’ Uchiha gli bacia la
fronte, e quello si sveglia e si inventa come è stata la sua morte. -
- - Sasuke dice che lui muore
davvero -
- - Sasuke è solo un cretino. Io sono già "morta" mille
volte, e ti assicuro che non si muore per davvero -.
- Io pensai in silenzio per
qualche minuto, stavamo camminando lungo i prati che portavano fuori
Stoneygate, dritto verso il fiume, ma non ci feci caso.
- - Sakura-chan, ma se è così
idiota questo gioco, e se lo è anche Sasuke, perché vai con lui? -
- Lei sospirò ancora.
- - Bella domanda, chiedilo a
tutti e nessuno saprà cosa risponderti…
- È per lui, - e non c’èrano dubbi su chi si riferisse - lui
è come una calamita. Fa paura, ma è anche irresistibile. E lo è più di tutti
per te, o meglio, anche tu lo sei per lui. -
- La guardai senza capire.
Lei sospirò di nuovo.
- - E’ per questo che non
volevo che venissi. Noi siamo attratti da lui, ma per l'Uchiha non siamo
nulla… tu invece… tu attrai lui. E non so perché, ma mi fa paura. -
- - Lui dice che siamo
uguali, forse ha a che fare con le nostre famiglie no? Siamo legati -
- Lei scosse la testa.
- - Non è un bene essere
uguale a lui. Lui è scuro Naruto, lui è come un buco nero che ingrigisce ogni
cosa. È come un qualcosa che ti ruba la vita.
- Tu non sei come lui. Tu sei
l’aria, sei il sole. E lui è attratto dalla tua vita, perché lui non ne ha. -
- - Sasuke mi ha detto che
muore tutti i giorni - sussurrai.
- Sakura mi guardò, stranita.
- - Naruto… - disse - Sasuke
non è mai morto.
- In tutti i giorni che
abbiamo giocato, tutti siamo morti, un sacco di volte.
- Ma lui no. Lasciamo che sia un coltello che ruota a scegliere, ma lui dice
che è la morte. E la morte non sceglie mai lui. Mai -
- Ci guardammo, tesi.
- - Ma allora perché mi ha
detto così? -
- Lei corrugò le
sopracciglia, l’espressione spaventata.
- - Non lo so. Sta volta te
lo giuro, non so niente. -
-
- Il coltello in mezzo a noi
ruotava, indicava me, Sakura, Kiba Inuzuka, Neji Hyuuga, Hinata Hyuuga,
Shikamaru Nara, Temari, Kankuro e Gaara Sabaku no, Sasuke Uchiha, e poi ancora
me e Sakura, e Kiba Inuzuka, e Neji Hyuuga, e Hinata Hyuuga, e Shikamaru Nara,
e Temari, Kankuro e Gaara Sabaku no, e Sasuke Uchiha, e qui sembrò fermarsi,
per appena un istante…
- E poi la punta del coltello
puntò verso di me, e si bloccò.
- Sbiancai.
- Sakura mi strinse la mano
fugacemente. Ma io non le risposi, impietrito.
- All’improvviso ebbi paura.
- Sasuke ci aveva portati giù
per il pendio del fiume, dentro un buco scavato nel terriccio e protetto alla
vista dall’erba alta e da degli scarti di lamiere. Mi aveva guardato prima di
entrare, sfidandomi silenziosamente a seguirlo, e io l’aveva fatto.
- Ma ora che ero lì, e che
dovevo morire, il Gioco della Morte mi appariva più reale, e più spaventoso.
L’Uchiha mi chiamò a sé, ma ero troppo impietrito per muovermi.
- - Coniglio - borbottò
l’Inuzuka a bassa voce.
- - Silenzio! - sibilò Sasuke
guardandomi fisso negli occhi azzurri terrorizzati.
- Mi mossi lentamente verso
di lui, inginocchiandomi a pochi centimetri dal suo corpo.
- Sasuke mi allungò la mano e
io la strinsi, con gli occhi pieni di lacrime
- - Rilassati Naruto Uzumaki
- mi bisbigliò all’orecchio - calmati, dai -
- Ma non riuscii a smettere
di tremare.
- - Che cosa ti chiediamo?-
mi mormorò la sua voce, quasi ultraterrena.
- - Di mantenere il segreto.
-
- - Cosa devi darci? -
- - La vita - mi costrinsi a
trattenere il tremito nella parola.
- - E noi cosa ti
promettiamo? -
- - La morte -
- Non riusciva a vedere altro
che i suoi occhi. Non sentivo che la sua voce.
- Lui allungò una mano sulla
mia spalla e mi avvicinò a sé.
- - Questo per te non è un
gioco, tu morirai davvero. Accetti? -
- Stordito dalla paura e
dall’eccitazione annuii -si -
- - Allora ecco la Morte -
- Sasuke mi chiese gli occhi
con le dita.
- E io persi conoscenza, o
forse, trovai la morte.
-
- Quando Sasuke mi baciò la
fronte e mi riportò in vita era buio fuori e noi due eravamo rimasti da soli.
- - Che cosa è successo? -
chiesi con voce tremante.
- - Sei morto -
- Impaurito, ma anche
stranamente felice lo abbracciai stretto, e lui mi lasciò fare.
- - È come se ti stessi
aspettando da un sacco di tempo. Sapevo che saresti arrivato -
- Mi sussurrò, le labbra
sepolte tra i miei capelli biondi.
-
- Stavamo tornando verso casa
lungo il fiume, quando li sentii per la prima volta.
- Risolini, sussurrii a voce
troppo bassa per distinguere le parole.
- Impietrii, e strinsi più
forte la mano che Sasuke mi teneva stretta, rifiutandomi di distogliere lo
sguardo dal sentiero.
- - Tranquillo, non ti
faranno del male -
- La voce del ragazzino al
mio fianco mi giunse con un tono basso, rassicurante, ma non ero sicuro di
riuscire a reggere altre emozioni per quel giorno.
- - Che cosa sono..? -
sussurrai con voce strozzata.
- - Sono bambini, come te e
come me. -
- Alzai lo sguardo, e
sbirciai fugacemente verso i rumori, ma all’istante riportai lo sguardo dritto
davanti a me, con la paura che minacciava di soffocarmi. Solo la presenza di
Sasuke accanto a me mi impediva di scoppiare in singhiozzi isterici dettati
dal puro terrore.
- - Sono fantasmi? - chiesi,
la voce appena udibile, come un soffio leggero.
- - Si, sono i fantasmi dei
bambini morti nelle miniere. A quel tempo lavoravano tanti ragazzi, anche
della nostra età. -
- - Perché li possiamo
vedere? -
- La voce dell’Uchiha mi fece
rabbrividire; - perché anche noi siamo morti. -
- Deglutii.
- - Sakura-chan mi ha detto
che tu non sei mai morto nel Gioco - ribattei piano.
- La risposta di Sasuke ci
mise tanto ad arrivare, e la sua voce quando si sentì era ancora piena di un
amara tristezza.
- - Te l’ho gia detto,
Naruto. Io muoio un poco tutti i giorni. -
-
-
-
-
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***
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- Ho letto il libro "Kit’s
wilderness", di Almond, qualche anno fa, e devo dire che non l’ho capito
fino in fondo.
- Qualche mese fa casualmente
l’ho ripreso in mano (si, ho la buffa abitudine di rileggere ogni cosa fino ad
impararla praticamente a memoria^^) e mi ha lasciata secca.
- L’ho trovato davvero
bellissimo, così ci ho pensato sopra un bel po’, e alla fine, mi sono resa
conto che i personaggi del libro si adattavano più che bene a una
reinterpretazione utilizzando quelli di Naruto.
- Così ho deciso di
cimentarmi nell’impresa XD
- Questo lungo prologo che ho
deciso di dividere in due parti sarà una specie di riassunto, ovviamente
modificato e riadattato, del libro originale.
- Poi comincerà la "vera
storia", o meglio, la parte che inventerò io di sana pianta, una specie di
sequel del libro^^
- Ma a voi non ve ne frega
nulla immagino, quindi buona lettura e grazie mille a chi leggerà e aggiungerà
la storia tra i preferiti!
- Se avete tempo, mi
piacerebbe sapere che ne pensate (daaaaiii!!!!), o se conoscete il libro
ad esempio!
- Non lo conosce nessuno..
ç_ç
- Un bacio a tutti!
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- Ah, solo una cosa; in
inglese il titolo si riferisce al nome del protagonista (che si chiama Kit, da
Christopher), in italiano l’hanno tradotto con il nome di "Il grande gioco".
- Io ho preferito tenere il
titolo della versione originale pensando al fatto che la parola "kit" in
inglese viene usata anche per dire "gattino" o "micio", e così mi posso
riallacciare al personaggio di Sasuke, che tanti identificano in un
gatto^^
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