Una giornata con Bastille
“Claude! Porta qui il tuo dannato culo! Hai intenzione di procurarti
una fottuta segreteria telefonica? Perché sono stanca di farti da
assistente personale, per giunta sottopagata!”
Michelle mi stava gridando contro, non era una novità. Perché le
sorelle maggiori devono essere sempre così dispotiche? No, mi correggo:
tutte le donne, in generale, lo sono.
“Sul serio, Claude. Devi organizzarti se vuoi consolidare la tua
attività. Sono stanca di prendere i tuoi messaggi. Dirigo una palestra,
mica un'agenzia per incontri!”
Era vero, i miei servizi di personal trainer sono richiesti,
perlopiù, dalle donne. Lo ammetto, riscuoto parecchi successi e molte
ragazze mi lasciano il numero di cellulare. Ma non sono così stupido da
mischiare gli affari con il piacere, anche se alcune delle mie clienti
sono talmente focose che potrebbero fondere il vetro.
Io non do mai il mio numero di telefono; questa è una delle ragioni
per cui mia è sorella è costretta a prendere così tanti messaggi
destinati a me. Ovviamente la mia famiglia - che include Michelle, suo
marito Stu e nostra madre pensionata in Arizona - ha il mio numero.
Oltre a pochi, importanti clienti.
Michelle e Stu gestiscono una palestra e un fitness center nel
centro di Seattle, nella zona del Denny Triangle. Hanno cinque personal
trainer, ma da quando sono arrivato in città il numero uno sono io. Non
mi sorprende, diciotto mesi fa facevo parte della squadra olimpica di
kick boxing alle Olimpiadi di Pechino 2008. No, non ho ottenuto nessuna
medaglia, ma sono arrivato quinto, il che va dannatamente bene. Già, mi
sarebbe piaciuto tornare a casa con una medaglia, e anche molto. Ma la
vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri
progetti – perlomeno mamma diceva sempre così. Superato il dispiacere,
non resta altro che andare avanti, è questo il motto di Claude Bastille.
Per un paio di anni ho vissuto a Los Angeles. È stato interessante
lavorare con attori costretti a prendere peso per interpretare qualche
ruolo. Ma sono nato e cresciuto a Seattle e mi mancava la pioggia. So
che è da pazzi, ma ne avevo abbastanza di questo stile di vita da
vagabondo, con la valigia sempre in mano per seguire gli spostamenti
tra le varie location delle produzioni cinematografiche. È un mondo
affascinante, ma a lungo andare stanca.
Ero tornato a Seattle da tre mesi ed ero riuscito a crearmi una
buona clientela. Lavoravo bene con Michelle e Stu: portavo sempre più
nuovi clienti alla palestra e loro mi raccomandavano ai soci più
prestigiosi, persone che potevano permettersi di pagare le mie tariffe.
Avevo deliberatamente scelto di applicare delle tariffe più alte per
scoraggiare i dilettanti; non avevo voglia di perdere tempo con persone
che non prendevano sul serio il mio impegno. Ma questa strategia mi si
stava ritorcendo contro: avere tariffe alte significava lavorare solo
con uomini di una certa età – stronzi grassoni che trascorrevano tutto
il loro tempo dietro a una scrivania e che pensavano di tenere lontana
la vecchiaia allenandosi una volta a settimana.
Iniziavo a credere di avere commesso un errore a tornare qui: mi
annoiavo e avevo bisogno di una nuova sfida. Già, lo so: bisogna stare
attenti a ciò che si desidera, perché potrebbe avverarsi.
Michelle era seduta alla scrivania, con gli occhi puntati sulle sue
scartoffie. Questa era una delle ragioni per cui non avevo alcun
interesse a gestire una mia palestra. Non avevo voglia di ritrovarmi
impantanato in corsi di primo soccorso, certificazioni di salute e
sicurezza, libretti di lavoro, valutazioni sul personale...be’, non
faceva proprio per me.
Mia sorella alzò lo sguardo porgendomi un foglio.
“Un potenziale nuovo cliente.”
“Chi è?”
“Non lo so.”
“Che significa che non lo sai? Ti sei semplicemente limitata a
trascrivere il numero e a dire che avrei richiamato?”
La derisi fissandola insistentemente. Mia sorella non si era
dimostrata esuberante come al solito.
“Vuoi che venga lì e ti distrugga le palle?”
Le sorrisi a trentadue denti.
Lei sbuffò indignata e rispose fra i denti.
“Non lo so nel senso che si è presentato qui l'autista del cliente,
ma potrebbe essere stata anche la sua guardia del corpo. Ha
semplicemente detto che il suo capo vorrebbe prendere lezioni di kick
boxing. Ha espressamente chiesto di te, conosceva il tuo nome, Claude.
Comunque sia questo tizio, Taylor, desidera essere richiamato per
fissare un appuntamento. Ora è abbastanza chiaro? Oh, e per la cronaca,
anche questo Taylor era in ottima forma; un fascio compatto di muscoli.”
La guardai storto.
“Aveva una pistola?”
“Sì. Quindi deve trattarsi di una persona dannatamente importante.
Potrebbe essere un ottimo cliente, non fartelo sfuggire di mano.”
Sospirai, sapevo che aveva ragione. Ma non avevo proprio voglia di
far finta di allenare un altro fratello bianco obeso che credeva di
essere un duro solo perché aveva assunto un personal trainer
afroamericano ed ex olimpionico.
Decisi che l'avrei incontrato una volta per farmi un'idea.
Afferrai il telefono di Michelle, lei mi schiaffeggiò la mano.
“Perché non usi il tuo cellulare? Le bollette le pago io, mica tu!”
“Perché non voglio che il tipo della sicurezza abbia il mio numero
di telefono.”
“Mmh.”
Immaginai che ‘Mmh’ significasse ‘okay, puoi usare il mio dannato
telefono ma fa' presto’. Continuai a sorriderle mentre lei mi guardava
rabbiosa e composi il numero che mi era stato dato.
La chiamata venne subito presa.
“Taylor.”
“Sono Claude Bastille. Mi è stato detto che il suo capo vuole
prendere lezioni di kick boxing.”
“Sì. È disponibile per una sessione di allenamento questa sera?”
Non me l'aspettavo. Al diavolo, avrei anche potuto essere
disponibile, visto che non avevo nessuna donna con cui scopare. Non
avevo niente da perdere, così risposi
“Certo. Dopo le 18.00 mi va bene qualsiasi ora.”
“Alle 19.00. Le lascio l'indirizzo.”
“Ehi, aspetti un attimo. Non prendo appuntamenti a domicilio. Se il
suo capo desidera allenarsi, dovrà raggiungere lo Yasalta Fitness
Center, in Olive Way. Prenoterò una sala di allenamento privata.”
“No, non è accettabile. Da noi c'è una palestra completamente
equipaggiata. Il mio capo sarebbe perfino disposto a pagarle il doppio
della sua tariffa standard.”
Odio profondamente gli stronzi che pensano di risolvere i problemi
sventolando un po' di grana. Be’, con me non funziona. Questo genere di
presupposti mi fa intestardire ancora di più. Devo avercelo scritto nel
DNA, colpa di nostra madre.
“Niente da fare, amico. Non sono interessato se il suo capo non è
disposto a venire qui.”
Ci fu una breve pausa, durante la quale sentii una conversazione in
sottofondo. Poi Taylor tornò al telefono.
“Il mio capo verrà da lei a patto che prima del suo arrivo venga
eseguita una perquisizione di sicurezza.”
Chi diavolo sarà mai il suo
misterioso capo, il fottuto Presidente? Michelle non
sarebbe stata contenta all'idea di avere degli uomini armati in giro
per la palestra. Forse Taylor capì la mia reticenza perché aggiunse,
“Saremo discreti.”
“Meglio che sia così, altrimenti mia sorella vi farà il culo grosso
come quello di una balena.”
Ebbi la sensazione che l'uomo stesse sorridendo dall'altra parte del
telefono. Oh certo, avendo già incontrato Michelle, sapeva che non
stavo scherzando.
“Nessun problema. Ci vediamo alle 19.00.”
Taylor riagganciò. Fu in quel momento che realizzai che ancora non
conoscevo l'identità del mio cliente. Michelle sollevò un sopracciglio
e fece l'occhiolino.
Stavo facendo degli esercizi di riscaldamento nella sala di
allenamento privata che avevo prenotato per quella sera, quando
Michelle entrò furiosa.
“Claude! Che diavolo succede? Mr Taylor è arrivato e dice che hai
acconsentito a far perquisire la mia
palestra.”
Oh, diavolo, avevo dimenticato di dirglielo!
“Scusa, sorellina. Mi è sfuggito di mente. Ha detto che si tratterà
di una perlustrazione molto discreta.”
Michelle aveva ragione su Taylor, era un uomo robusto e muscoloso.
Avrebbe eseguito lui stesso la perquisizione. Il taglio a spazzola
tradiva il suo passato da militare. Io sono più un tipo da rasta.
Mi alzai in piedi e ci stringemmo la mano in segno di tregua.
Dannazione, indossava un abito d'alta sartoria. Avrei dovuto chiedergli
da chi si riforniva per il suo guardaroba.
Michelle borbottò qualcosa tra i denti che mi fece capire che non
aveva colto la mia ultima rassicurazione, poi accompagnò quel Taylor a
controllare l'edificio. Mentre ero in attesa del via libera, mi diressi
nell'area fitness.
C'erano delle donne, fasciate da costosi capi d'abbigliamento
sportivi, che stavano ridacchiando come oche. Sono quelle donne che si
possono trovare in ogni fitness center di ogni città, quelle che si
iscrivono in palestra solo per saltare addosso a qualche flaccido ma
ricco esemplare di maschio di mezza età. Io le chiamo le “conigliette
da palestra”. Mi voltai per vedere l'oggetto di tale interesse. Un
ragazzo alto, che non avevo mai visto, stava correndo su una delle
macchine. Capii il perché della loro ammirazione: il bastardo era di
bell'aspetto, aveva un corpo slanciato ma solido e indossava solo una
canottiera e dei pantaloncini da corsa. Di certo era un nuovo cliente:
se l'avessi già incontrato, mi sarei ricordato di lui, visto che aveva
una chioma ramata che non passava di certo inosservata.
Non sembrava essere particolarmente infastidito da quelle donne che
lo fissavano apertamente, ma non cercava nemmeno di incoraggiarle.
Stava ascoltando il suo iPod ed era concentrato sulla corsa. Aveva un
passo lungo e sciolto che mi portò a pensare che il ragazzo andasse a
correre regolarmente.
Mi guardai intorno per capire chi potesse essere il capo di Taylor.
Nessuno dei presenti si adattava all'idea che mi ero fatto, iniziai a
sentirmi irritato. Odio i ritardatari.
Il ragazzo sul tapis roulant guardò prima l'orologio, poi me.
Rallentò l'andatura, spense la macchina e assunse un passo rilassato.
No, al diavolo. Speravo non avesse intenzione di provarci con me.
Probabilmente, era uno di quei ragazzi che frequentano le palestre solo
per rimorchiare altri uomini, con la scusa di un allenamento. Ero certo
che non avesse degnato quelle donne nemmeno di uno sguardo, e ce
n'erano un paio piuttosto gnocche.
Ragazzi, come mi sbagliavo!
“Buonasera, Mr Bastille. Mi chiamo Christian Grey. Taylor, il mio
autista, mi ha fissato un appuntamento con lei.”
Mi porse la mano.
Ero senza parole. Lui
era il mio appuntamento? Non doveva avere più di 25 o 26 anni. E perché
mai aveva una guardia del corpo? E poi, all'improvviso, ricollegai il
suo nome. Christian Grey. Quel
Christian Grey, quello ricco come Bill Gates. Merda! È giovane. Più giovane di me!
Bastardo!
Grey mi fissò impassibile mentre strinsi la sua mano, giurerei che
fosse divertito. Probabilmente era abituato a suscitare una reazione
del genere nelle persone.
Capii il perché di tutta questa sicurezza. Il ragazzo era un
miliardario. E non aveva nemmeno ereditato i suoi soldi, era riuscito
semplicemente a costruirsi da sé il suo impero. Evidentemente aveva un
paio di coglioni grossi quanto dei meloni.
Era ora di essere professionali.
“Bene, Mr Grey. Mi è parso di capire che vuole apprendere il kick
boxing.”
“Be’ sì, vorrei continuare a studiarlo.”
“Capisco. A che livello è arrivato?”
“Ho fatto un paio di combattimenti nella categoria amatoriale. Mi
allenavo con Matt Peters.”
Questa cosa mi sorprese. Il ragazzo iniziava a essere interessante.
Se era in grado di combattere ai livelli di Peters, allenarlo avrebbe
rappresentato un bel cambiamento per me. E non vedevo l'ora di prendere
a calci quel suo culo spavaldo.
“Iniziamo allora, Mr Grey. Ho prenotato una sala di allenamento
privata.”
Gettai un'occhiata allo stuolo di donne in adorante contemplazione.
“Bene,” rispose Grey senza degnarle di uno sguardo.
Andai a mettermi la tuta e rimasi a osservare il mio cliente dalla
vetrata della sala di allenamento. Taylor si era posizionato fuori
dalla stanza. Grey stava facendo dei piegamenti per riscaldarsi. Ero
impressionato, quel ragazzo era estremamente agile.
Grey mi fissò in trepidante attesa quando entrai nella sala e si
alzò in piedi con un unico fluido movimento.
“Okay, faremo venti minuti di esercizi di riscaldamento; venti
minuti di allenamento, di modo che io possa valutare il suo livello;
quindici minuti di combattimento e cinque minuti di rilassamento
muscolare.”
Non attesi la sua conferma. Questa era la mia lezione, qui comandavo
io. Pensavo che cercasse di controbattere, ma Grey si limitò
semplicemente ad annuire in attesa delle mie istruzioni. Anche questa
cosa mi sorprese. Avevo lavorato con diversi uomini di potere, dalle
stelle del cinema ai senatori, ed erano tutti accomunati dal fatto di
voler comandare anche in questa situazione, per poi irritarsi quando
capivano che ero io a dettare legge. Ma con Grey era diverso.
Mi resi conto di aver avuto ragione riguardo alla sua forma fisica:
oserei direi che era bravo quasi quanto alcuni miei compagni della
squadra olimpica. Grey non ebbe problemi con il riscaldamento, ma
quando iniziammo l'allenamento vidi che era un po' fuori esercizio. Le
sue mosse erano lente e secche. Era bravo, ma non quanto me. E volevo
sapere come avrebbe reagito quando avrebbe scoperto che io ero più
bravo di lui. Io, il guerriero supremo. Alcuni uomini non l'accettano.
Grey avanzò con un colpo rapido. Lo bloccai facilmente e l'atterrai
con la gamba sinistra, colpendolo su un fianco.
Cadde a terra, ma rotolò su se stesso e si rialzò immediatamente,
aveva il fiato corto. Si strofinò il fianco con una mano.
“Cazzo! Avrei dovuto prevedere questa mossa! Sono troppo lento!”
Era arrabbiato, ma con se stesso. Bene, posso far migliorare questo ragazzo.
Gli sorrisi.
“Non male. Quando è stata l'ultima volta che ha affrontato un vero
combattimento?”
“Un paio di anni fa. Taylor preferisce la box.”
Si strinse nelle spalle.
Continuammo a combattere per altri dieci minuti, poi ci buttammo
sugli esercizi di rilassamento.
“Bene, Mr Grey, come è andato l'allenamento?”
Mi sorrise. “Bene, finché non sono stato buttato col culo per aria!”
“Ottimo, be’…se desidera rifarlo, possiamo fissare un appuntamento
settimanale.”
Grey si accigliò.
“Non vorrei offendere sua sorella Mr Bastille, ma preferirei
allenarmi a casa mia...dove c'è più privacy.”
Sospirai. “Come ho già detto a Taylor, non prendo appuntamenti a
domicilio.”
“Apprezzo la sua sincerità, ma vorrei che riconsiderasse la mia
offerta. Dispongo di una palestra privata nel seminterrato
dell'edificio in cui abito. Inoltre mi piacerebbe allenarmi
quotidianamente, non settimanalmente.”
Rimasi a bocca aperta per la sorpresa. Credevo che questo Grey non
avrebbe avuto tempo di allenarsi ogni giorno, impegnato com'era a
gestire il suo impero miliardario.
“Eccetto i weekend,” aggiunse. “Sono...occupato nei weekend.”
Lo immaginavo. Probabilmente aveva una ragazza – o un ragazzo – con
cui trascorrere i fine settimana. Ero abbastanza bravo a capire le
persone, ma non ero ancora riuscito a mettere a fuoco questo Grey.
Presi la mia decisione. In verità mi sarebbe piaciuto continuare a
combattere e ad allenarmi con lui. Sarebbe stata una nuova sfida. La
maggior pare dei miei clienti si limitava ad allenarsi semplicemente
per migliorare la propria forma fisica ed era entusiasta all'idea di
farlo con un ex campione olimpico. Ma Grey voleva di più. Ed io ero sul
mercato per quel di più.
“Okay, verrò a dare un'occhiata alla palestra. Se è idonea, suppongo
che potremmo lavorare lì.”
Mi tese la mano.
“Grazie, Mr Bastille.”
Naturalmente la palestra era il top della gamma. Non c'era nulla di
cui potessi lamentarmi.
Il giorno dopo iniziammo il nostro allenamento quotidiano. Grey non
aveva mai saltato un incontro, eccetto le poche volte che era via per
lavoro. Mi domandavo come riuscisse a incastrare tutto, oltre a gestire
un'azienda così importante – evidentemente l'organizzazione e la
disciplina erano tutto per lui. Più dettagli scoprivo sulla sua vita e
più il ragazzo mi sembrava interessante. Avevo l'impressione che Grey
non avesse bisogno di molto sonno: probabilmente, meno di quattro ore.
Dannazione, io amavo dormire.
Di solito Taylor era in palestra quando arrivavo per le nostre
sessioni. A volte l'ho pure visto allenarsi. Non parlava molto, ma era
completamente leale nei confronti di Grey. Mi stava bene, non ero lì
per chiacchierare.
Un giorno Grey arrivò urlando al BlackBerry contro qualcuno.
“Di che cazzo stai parlando? È una stronzata! Ho detto no: dì loro
di rimboccarsi le maniche, altrimenti ci penso io a farlo. Poi licenzia
quegli stronzi.”
Gettò il cellulare sul pavimento con una smorfia di disgusto. Non
l'avevo mai visto perdere la pazienza prima d'ora. Si era sempre
dimostrato un ragazzo calmo e controllato, realizzai allora che Grey mi
aveva mostrato solo una parte di sé; sotto la superficie, c'era molto
altro.
Quella sera combattemmo pesantemente, Grey riuscì quasi ad
atterrarmi ma glielo impedii. Aveva uno sguardo negli occhi che non gli
avevo mai visto prima d'ora, sembrava fuori di sé. Di certo, tutto
questo faceva parte del segreto del suo successo, suppongo. Ma non
riuscì a picchiarmi e capii quanto fosse frustrante per lui.
“Cazzo!” urlò.
Gli sorrisi. Per un attimo pensai che stesse per perdere la
pazienza, in quel caso avrei dovuto menarlo sul serio. Ma Grey mi fece
un sorrisetto.
“Domani devo giocare a golf, cazzo,” disse. “Che fottuta perdita di
tempo.”
Era la prima volta, in tre mesi, che lo sentivo parlare di qualcosa
di personale.
“Non ti piace giocare a golf? Allora perché lo fai?”
Si strinse nelle spalle. “Sui campi da golf si fanno un mucchio di
affari.”
Questo era vero.
Avevo trascorso un sacco di tempo al Rainer Golf & Country Club,
un campo da 18 buche nella parte ovest di Seattle.
“Dovremmo giocare insieme qualche volte, Grey,” risposi cordialmente.
Grey sollevò un sopracciglio. “Tu giochi a golf? Ti piace il golf?”
Risi per via della sua espressione. “Certo. Dovresti vedere il mio
punteggio. Potrei aiutarti a migliorare il tuo gioco.”
“Vaffanculo!” sbottò. “In palestra mi riempi sempre di botte, ora
vuoi farmi il culo anche sui campi da golf? Scommetto che Giuseppe
DeNatale non gioca a golf,” mormorò tra i denti.
Sorrisi, non avevo molti clienti che accettavano di essere sconfitti
senza mettere il broncio. Non vedevo l'ora di dare a Grey qualche
lezione di golf.
Il ragazzo fissò un appuntamento al Ritz dei campi da golf dello
stato di Washington: un tracciato con 71 layout e un panorama
mozzafiato che dava sulla Catena delle Cascate. Non ero del tutto
sorpreso: questo era un campo di primo livello che qualche volta veniva
utilizzato anche nelle competizioni professionistiche. Essere un membro
di questo club costa migliaia di dollari e non ci si può iscrivere a
meno che il nonno del nonno di tuo nonno non sia stato a sua volta un
membro. Erano tutti molto gentili ed educati ma ebbi l'impressione di
non rappresentare il loro cliente ideale, essendo un fratello nero con
i rasta. Mi stavo divertendo a vedere quegli stronzi inchinarsi ai miei
piedi solo per il fatto di essere accompagnato da Grey. Ero divertito
ma anche incazzato. Mi domandavo se Grey avesse deliberatamente scelto
questo posto. Questa sarebbe stata la sua idea di scherzo?!
Grey non era a male neanche golf, non ne ero sorpreso: il drive era
buono e il putting all'altezza delle aspettative. Ma a differenza del
kick boxing, Grey non era preso da questo sport. Con mia somma sorpresa
mi presentò alcuni personaggi famosi che incontrammo durante la nostra
partita. Non disse nemmeno che ero il suo personal trainer; si limitò a
presentarmi come Mr Claude Bastille, un bel gesto, a mio parere.
Naturalmente, lo battei anche sul campo da golf, ma la sconfitta non
sembrava disturbarlo quanto un allenamento di kick boxing andato male.
Tutto questo è successo diversi anni fa. Grazie alle sue conoscenze,
continuo tuttora a ricevere più offerte di lavoro di quante ne riesco a
gestire e oggi mi ritrovo costretto a rimandare un allenamento con
Grey. Siccome sono nei paraggi, ho deciso di andare alla GEH per
fissare un nuovo appuntamento con la deliziosa Andrea Parker. La
ragazza si comporta come se fosse la Regina di Ghiaccio, ma penso di
piacerle. Sto considerando l'idea di mischiare il piacere con un po' di
affari. Con mia enorme sorpresa, Andrea mi dice che Grey è libero e che
avrei potuto fargli un saluto.
“Ehi, Grey! Come va, amico?”
“Bene, grazie, Claude. Andrea mi ha detto che intendi posticipare il
nostro allenamento a domani.”
“Già, è così, ma solo per questa volta. Non sei l'unico che sta
diventando famoso, amico!”
Grey scuote la testa nascondendo un sorriso. Poi geme.
“Maledetti giornalisti. Fra poco ho un appuntamento con una reporter
del giornale universitario. Perché diavolo ho accettato di parlarle?”
“Perché ti stai ammorbidendo, amico. Continuo a batterti in palestra
e sui campi da golf.”
Mi getta uno sguardo carico di irritazione, ma so che è divertito.
Suppongo che non ci siano molte persone in grado di tenergli testa.
Ci stringiamo la mano ed esco dal suo ufficio, con l'intenzione di
sfidare la fortuna con la Regina di Ghiaccio.
“Questa settimana si gioca a golf, Grey?” chiedo dalla soglia.
“Fottiti, Bastille.”
Lo sento mormorare tra i denti, non posso fare a meno di sorridere.
Sfortunatamente la deliziosa Miss Parker non è da sola. Olivia ha
l'aria di una che ha bevuto troppi caffè. Nella sala di attesa è seduta
una bella ragazza con i capelli castani. Dannazione, ha gli occhi più
azzurri che io abbia mai visto! Peccato che si vesta come una
studentessa. Suppongo sia la giornalista di cui parlava Grey. La
ragazza sembra nervosa. Povera bambina: Grey se la mangerà per
colazione.
“Buon pomeriggio, signore,” le saluto sorridendo.
Cerco di attirare l'attenzione di Andrea, la quale però sta
osservando la ragazza.
“Mr Grey è pronto a riceverla, Miss Steele,” dice.
La ragazza balza in piedi come se fosse stata percorsa da una
scarica elettrica. Oh, be’, parlerò con Miss Parker la prossima
settimana.
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