NOBODIES UNIVERSITY – PARTE PRIMA
Era una bella giornata alla Twilight Town University, mentre la
campanella che annunciava l’inizio delle lezioni squillava
rumorosamente. Roxas saliva in fretta i gradini dell’ingresso
principale, a disagio. Era nervoso perché era il suo primo
giorno come matricola, e non aveva idea di cosa lo aspettava. Nessuno
dei suoi amici era lì con lui: Hayner avrebbe lavorato
nell’officina di famiglia, Pence aveva scelto un istituto
informatico, e Olette si era trasferita in un’altra
città per studiare recitazione.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse di dove stava andando e
sbatté contro un’altra persona.
“Ehi! Guarda dove vai, imbranato!” Roxas
alzò lo sguardo e vide che era finito addosso a una ragazza
alta e bionda, che lo fissava con degli occhi malevoli.
Il biondino si ricompose e provò a scusarsi “M-mi
dispiace, i-io non vo-volevo…” Poteva sentire il
profumo della ragazza da lì, e lo rendeva nervoso, quanto
quel viso truccatissimo che lo fissava.
“Aw, ma che carino, balbetta! Voi matricole siete
così innocenti, mi fate una tenerezza! Da
mangiarvi!” Intanto la ragazza si avvicinava con fare
provocatorio.
“Dai Larx, non lo traumatizzare già dal primo
giorno!” La chiamò una ragazza del suo gruppetto.
“Umpf. Va bene, avrò tutto il tempo dopo. Scappa
ragazzino, oggi è il tuo giorno fortunato…
forse.”
Roxas non se lo fece ripetere due volte e scattò nel
corridoio, giusto in tempo per la prima lezione introduttiva alle
matricole, tenuta dal rettore Ansem.
“..e per finire, ricordatevi di rivolgervi al professor
Eraqus per qualsiasi cosa. Gli esami verranno redatti dal professor
Xehanort e le comunicazioni dal professor Yen Sid. È tutto.
Passate un buon semestre.”
Il ragazzo non poté non assumere un’espressione
scettica. “Ma se non passo bene nemmeno il primo
giorno” mormorò.
Secondo giorno. Corridoi.
Roxas sbadigliò, mentre si trascinava verso la prossima
aula. Ieri notte era così nervoso che non aveva chiuso
occhio. E il suo compagno di stanza Luxord continuava ad esercitarsi
con le carte nel tentativo di abbordare le ragazze…
“Ehi, soldo di cacio!” Fece una voce alle sue
spalle. Roxas si voltò giusto in tempo per ricevere un
pallone da basket dritto in faccia, che lo mandò disteso per
terra. Appena si riebbe, tra le risate generali vide tre ragazzi
più grandi che lo fissavano. Uno coi capelli lunghi e neri
che rideva, uno coi capelli blu che lo fissava in modo gelido, e al
centro uno coi capelli rosa e l’aria strafottente, il
più vicino a lui.
“Attento alla palla” disse in tono canzonatorio.
Poi gli tese la mano. “Non te la prendere. È un
rito di passaggio che facciamo a tutti. Dai, ti aiuto a
rialzarti.” Poi prese Roxas e lo buttò di nuovo
sul pavimento, suscitando altre risate. “Ehi, ma che abbiamo
qui? “Dataspazio avanzato? Ma che secchione! Sai che
anch’io seguo quel corso? Mi presteresti il tuo libro,
vero?”
Roxas non rispose. Sapeva che se avesse tentato di riprendersi il
libro, gli altri due sarebbero intervenuti. Non poteva far altro che
aspettare che si stancassero…
“Yo, Marluxia!” Un oggetto di legno
passò a grande velocità e colpì il
bulletto proprio sulla testa, mandando anche lui lungo per terra, anche
se si rialzò subito. Un ragazzo dai capelli rossi stavolta
arrivò a riprendersi la tavola di legno e il libro che
Marluxia aveva fatto cadere a terra.
“Attento allo skateboard” lo canzonò il
nuovo arrivato. “Dunque, ora ammetti pubblicamente di avere
bisogno dell’aiuto delle matricole per passare gli esami?
Come se i tuoi voti non fossero già noti a tutto il
campus!” Un nuovo coro di risate si levò dalla
folla riunita, mentre la faccia di Marluxia avvampava di rabbia e
vergogna. “Axel! Tu, brutto-“
“Ehi, Saix.” Axel ignorò completamente
Marluxia, e parlò al ragazzo blu. “Dunque
è questo che fate ora? I prepotenti con le matricole? Xemnas
lo sa? Faresti meglio a fargli rapporto, lo sai quanto ci
tiene.”
Saix non lo fissò nemmeno, ma comunque disse
“Marluxia. Xaldin. Andiamocene, per il momento.”
Mentre la folla si disperdeva, il rosso si avvicinò a Roxas.
“Tieni. Il tuo libro. E non lasciarti intimorire da quelli,
insieme non ne fanno uno di cervello. Il loro capo, d’altro
canto… ma perché non hai reagito?”
Roxas accettò il libro, ma non si rallegrò.
“E cosa cambiava? Nulla, mi sarei reso ancora più
ridicolo. E neanche ora è cambiato nulla, appena
sarò da solo si vendicheranno.”
Axel lo fissò, imperscrutabile. Poi disse: “Ehi,
hai da fare dopo le lezioni? Mi sa di no, sei solo al secondo giorno.
In ogni caso, cancella tutti i tuoi impegni e vieni al dormitorio est,
stanza 713. C’è qualcuno che voglio
presentarti.”
Detto questo, schizzò via, verso la sua prossima lezione.
“Non dimenticarti, stanza 713! Non te ne pentirai!”
Roxas rimase lì imbambolato, poi scosse il capo e si
avviò verso il corridoio.
“La vita qui sarà più dura di quella
che pensavo…”
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