AAA
Aveva
freddo. E fame. E sonno. E gli prudeva la schiena. E aveva le gambe
informicolite. E gli lacrimava un occhio. E aveva fame. Ah, giusto,
già detto. Aveva anche fame, se è per questo... e freddo, ho già
detto che aveva sonno? Ah, e gli gocciolava il naso. Eppure facevano
40 gradi all'ombra, era pieno agosto e il sole stava letteralmente
spaccando le pietre (infatti in lontananza si poteva chiaramente
scorgere il sole con un piccone in mano intento a picconare le
montagne canticchiando una canzoncina allegra).
Jeremy
Fitzgerald se ne stava seduto su un marciapiede in un vicoletto di
periferia, con il suo bicchierino per l'elemosina, ed un cartello che
recitava “Disoccupato e senzatetto. Aiutatemi!”.
Era
appena stato licenziato – o meglio, aveva appena chiesto le
dimissioni – dal suo ultimo lavoro in una scuola. I bambini urlanti
delle elementari lo avevano portato sul punto di esplodere, e prima
di far saltare l'intera scuola con un involontario effetto kamikaze,
aveva preferito tornarsene sulla strada. In realtà avrebbe potuto
tornare in casa dei genitori, ma quelli, poveracci, vivevano in una
catapecchia adatta al massimo a due persone, e lui non voleva essere
d'intralcio.
“Farò
fortuna con il lavoro, così potrò comprare loro una villa come
quella di mia zia”.
Era
solito a ripetersi. Solo che l'impresa sembrava impossibile, detta
così. Sua zia era ricca sfondata, viveva in un villone extralusso
col marito e col figlio Mike, grande rivale di Jeremy sin
dall'infanzia. Da quel che sapeva, Mike si poteva trovare ancora al
gabinetto dopo che, ad una festa, lui gli aveva riempito la Coca di
lassativo.
La
mattina andava via via facendosi sempre più calda, e Jeremy aveva
ancora più freddo. In fondo lui doveva distinguersi dalla folla.
Passò una vecchia signora, e lui scosse il suo bicchierino come per
dire “un soldino per il pranzo?” ma lei non lo degnò di uno
sguardo, come per dire “cercati un lavoro, sfaticato!”. Jeremy se
l'era cercato, un lavoro, ma aveva quasi fatto strage di bambini
lagnanti. E poi, come lo cercava? Non aveva internet, non aveva un
giornale, non aveva la voce per chiedere in giro(il mal di gola lo
stava uccidendo). Sarebbe dovuto accadere un miracolo affinché
potesse trovare una nuova occupazione.
Presto
scese la sera, e mentre l'aria raffrescava Jeremia iniziava a sentire
l'afa abbattersi su di lui. In quel vicolo era meglio non restare la
notte, così lui si alzò, prese le sue cianfrusaglie e se ne andò
verso la spiaggia. Dormire sulla sabbia almeno era comodo. Poi si
ricordò di non essere a New Brinnin come nell'altra storia, quella
seria, località di mare piena di spiagge libere, ma a Brooklin,
perché è qui che si svolgeva anche “5 Notti da Guardia Notturna:
Mike il barbone” e quindi si arrese all'idea di dover passare la
notte sul freddo – per lui caldo – asfalto. Quindi cercò una
strada poco trafficata e ci stese la sua sciarpina, quella rattoppata
che avevano tutti i barboni del luogo per riconoscersi tra di loro.
Ci si raggomitolò dentro come fosse stato un letto, e iniziò a
dormire, chiedendosi come trovare un nuovo lavoro.
Si
addormentò, mentre le macchine lo schivavano a pelo, urlandogli
accidenti per il fatto che stava dormendo in mezzo alla strada.
Commento
Sì,
avete visto bene, il capitolo è... cortissimo xD Non dura neanche
due pagine... vabbé. Penso sia il capitolo più corto che abbia mai
scritto in vita mia. Come vedete, non ha molto di nonsense al
momento, è piuttosto noioso perché devo riprenderci un po' la mano
con lo stile da 5 Notti da Guardia Notturna, e anche perché la vera
storia deve ancora iniziare! Ho molte idee in mente, spero di poterle
mettere a frutto nel giusto stile comico-demente senza esagerare o,
peggio, senza essere troppo seria. Mi date fiducia? Cercherò di
aggiornare giornalmente o quasi, quindi ho bisogno di tutto il vostro
supporto morale! Che ne dite, quindi? Possiamo farcela?
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