Mallory
Note introduttive
Fanfiction ispirata ai
romanzi della serie Mallory di Carol O'Connell.
Protagonista è la giovane
detective della sezione Crimini Speciali
della polizia di New York, Kathy Mallory, bellissima e senz'anima. Il
suo passato nasconde eventi tragici, come la morte della madre e gli
anni passati sulla strada come piccola e geniale ladruncola, poi
adottata dal defunto Louis Markowitz, capo della sezione Crimini
Speciali morto in servizio; nonostante l'amore ricevuto da Markowitz e
da sua moglie Helen, Kathy è cresciuta sola, diffidando di tutto e di
tutti, confermando gli impitosi giudizi degli psicologi: asociale e
sociopatica. Ordinata e precisa in modo maniacale, amante del lusso,
dell'alta tecnologia e delle pistole di grosso calibro, Mallory "la
macchina" è un vero e proprio prodigio di Madre Natura: alta, dai
lineamenti angelici, bionda naturale della sfumatura dell'oro brunito,
e occhi allungati di una sfumatura di un verde scintillante inesistente
in
natura.
Lavora in coppia con il
sergente Riker, l'uomo più trasandato di tutta
New York, che per amore suo continua a mantenere intatta la sua dignità
anche quando è completamente ubriaco.
I suoi unici amici sono
il rabbino Kaplan, il dottor Edward Slope e
l'avvocato Robin Duffy, ereditati dal padre adottivo grazie alle lunghe
serate passate giocando a Poker, e Charles Butler, uomo colto e
geniale, per
sua somma sventura innamorato
di Mallory, ma
dotato di un naso notevole e di occhi da ranocchio che gli danno
un'aria perennemente stupita.
Infine, il capo
della Crimini Speciali, successore di
Markovitz, è il tenente Jack Coffey, che il ruolo di alta
responsabilità e le preoccupazioni (gran parte delle quali dovute a
Mallory) hanno precocemente invecchiato nonostante la giovane età.
I romanzi della serie
sono stati pubblicati in Italia in modo poco
organico e poco rispettoso dell'esatto ordine in cui sono stati
scritti, perciò, sia per chi volesse saperne di più sia per rispetto
dell'autrice, elenco di seguito i titoli delle edizioni italiane
nell'ordine in cui dovrebbero essere letti.
- "Mallory's Oracle"
(1994): "Mallory non sapeva piangere" Piemme, 2008 ;
NB: la prima vera edizione in italiano uscì nel 1997 col titolo
"L'oracolo di Mallory" edito da Sperling Paperback,
divenuto introvabile.
- "The Man Who Lied To
Women" aka "The Man Who Cast Two Shadows"
(1995): "Amanda è morta nel parco" Piemme 2004
- "Killing Critics"
(1996): "Come una bambola di stracci" Piemme 2008
- "Flight of the Stone
Angel" aka "Stone Angel" (1997): "Il volo
dell'angelo di pietra" Piemme 2006
- "Shell Game" (1999):
"Louise sparì di notte" Piemme 2003
- "Crime School" (2002):
"La bambina dagli occhi di ghiaccio" Piemme 2004
- "The Jury Must Die" aka
"Dead Famous" (2003): "La giuria deve morire" Piemme 2004
- "Winter House" (2004):
"La bambina di casa Winter" Piemme 2007
- "Find Me" aka "Shark
Music" (2006): "La strada delle anime perse" Piemme 2009
Capitolo Primo
L'uomo si stese sull'asfalto, stanco e infreddolito. I cartoni che
usava per coprirsi erano umidi di pioggia e ormai inutili, ma li usò lo
stesso. "Sempre meglio che niente" pensò.
In fondo era soddisfatto: aveva lo stomaco pieno - "Benedetti i maniaci
della dieta che buttano via mezzo hot dog perché ha troppa maionese" -
e un posto al riparo dalla pioggia dove dormire, in una nicchia nella facciata di un palazzo elegante.
Sentì dei passi. Qualcuno veniva nella sua direzione.
"Eh no, queso posto è mio!"
I passi erano sempre più forti.
- Ehi, amico! Qui ci sono io e in due non ci stiamo. Và a dormire da
un'altra parte! - disse.
Ma i passi non si fermarono.
Poi lo vide in faccia.
- Tu? -
Non fece in tempo ad aver paura: morì all'istante.
Quando il sergente Riker arrivò sulla scena del crimine, Mallory aveva
già messo tutti in riga.
I poliziotti seguivano le sue direttive come fedeli cagnolini, mentre
lei dominava la scena stando in piedi su una panchina.
Riker pensò che in realtà non le sarebbe stato necessario stare là
sopra per rendere consapevoli tutti della sua incombente presenza, ma
alla ragazza piaceva fare le cose in grande stile.
Le prime luci dell'alba illuminavano i suoi capelli dorati e facevano
somigliare i suoi riccioli a fiamme incandescenti, e quegli
occhi verdi privi di qualsiasi umanità scrutavano ogni minimo
particolare: un bellissimo demone infernale.
Riker si passò una mano sul viso: Mallory avrebbe disapprovato la sua
barba incolta, i suoi vestiti sgualciti, le scarpe sporche e
soprattutto la macchia di sugo sul bavero dalla giacca.
Che contrasto con la sua collega! Mallory certamente non si lavava i
capelli sul lavandino di casa, e dal parrucchiere lasciava sempre laute
mance, le scarpe italiane erano tra i modelli più costosi in vendita in
tutta New York, e anche se amava vestire sportivo (jeans e maglietta) i
suoi abiti erano tutti su misura: lei era la perfezione anche nel
vestire. Unica pecca era il rigonfiamento sotto la spalla che rovinava
la linea perfetta del blazer, ma la bambina non avrebbe mai potuto
separarsi dal suo giocattolo preferito: una Smith&Wesson 357 in
grado di fare dei buchi molto grossi.
- Ehi, Mallory! Si può sapere perché mi hai fatto saltare dal letto a
quest'ora? -
Mallory si girò verso di lui, infastidita.
- Non vedi? C'è un morto per terra. -
Eccome se lo vedeva! Era un lavoro pulito: un solo buco nel centro
esatto della fronte.
Riker rabbrividì, ma non per il freddo. Conosceva solo una persona che
avrebbe potto ammazzare con tale precisione, e quella persona era
proprio Mallory.
- E noi che c'entriamo? La Crimini Speciali non si muove per l'omicidio
di un barbone. - le disse.
- L'omicidio di un barbone a SoHo. - rispose lei.
- Lascia che se ne occupi il distretto di SoHo! -
Mallory gli voltò le spalle.
Maledizione.
- Ehi, Riker! -
Riker si voltò, e vide che non era l'unico a sembrare appena caduto dal
letto. Charles Butler non indossava il panciotto: si era vestito in
fretta.
- Charles! Che ci fai qui? -
- Io qui ci abito. -
Riker stropicciò gli occhi e si guardò meglio intorno: il palazzo di
proprietà di Charles Butler era a una dozzina di metri dalla scena del
crimine.
Charles sorrise, ben sapendo che il suo sorriso lo faceva sembrare un
matto, ma uno di quei matti innocui. Povero Charles: nessuno sarebbe
riuscito ad aver paura di quel gigante buono alto quasi due metri ma,
ahimè, provvisto di un lungo naso a becco e di grandi occhi dalle
piccole iridi azzurre.
- Mallory mi ha letteralmente buttato giù dal letto un paio di ore fa:
aveva appena finito un lavoro in ufficio e stava tornando a casa quando
si è imbattuta nel cadavere. - spiegò.
Riker chiuse gli occhi e sul suo viso si dipinse un'espressione che
significava inequivocabilmente "oh merda!".
- Quindi è stata lei a trovare il cadavere! E adesso chi lo convince
Coffey a non toglierle il caso? -
- Perché Coffey dovrebbe togliele il caso? - chiese Charles
ingenuamente.
- Perché non è un caso che ci compete. Coffey tenterà di affidare il
caso unicamente al distretto di SoHo, e Mallory si arrabbierà. E sai
che cosa piò combinare quella piccola peste se si arrabbia. -
- Sì. Ma non credo che ammazzerà Coffey. -
- No, non lo farà perché la sua madre adottiva non avrebbe approvato. -
- Dico, state scherzando? -
Jack Coffey era sull'orlo di una crisi di nervi. Dall'altra parte del
vetro i suoi uomini stavano scommettendo su quanto ci avrebbe messo a
scoppiare.
- Un barbone! Muoiono decina di barboni in questa merda di città ogni
giorno! -
- Ma non ne muoiono molti a SoHo. - rispose Mallory imperturbabile.
Coffey si passò una mano sulla nuca. Era ancora giovane, ma le
responsabilità di tenente della Crimini Speciali lo avevano fatto
invecciare anzitempo, ma incolpava esclusivamente Mallory dei primi
segni di calvizie.
- Mallory, voglio una scusa convincente per non rimandare a SoHo i
rapporti sul caso: perché dovremmo accollarci noi una rogna di cui non
vogliono occuparsi loro? -
- Ho trovato io il cadavere. -
- Non basta. Non eri in servizio, e Dio solo sa se non voglio sapere
che accidenti ci facevi a SoHo a quell'ora. -
Mallory incrociò le braccia, l'espressione imbronciata come quello di
una bambina a cui vogliono togliere la bambola.
Riker, che se ne stava seduto accanto alla collega fumando, posò un
piede sulla scrivania di Coffey, che fu sul punto di esplodere.
- Capo - cominciò Riker, ben sapendo che Coffey si sarebbe calmato
sentendosi di nuovo padrone della sua autorità - Sono d'accordo: il
caso non ci compete. -
Mallory si voltò di scatto verso Riker, sorpresa. Tradita.
Riker non guardò gli occhi di Mallory, che l'avrebbero istantaneamente
congelato.
- Però è un caso che compete a Mallory. -
Coffey scosse la testa.
- Niente da fare. -
- Me ne assumo io la responsabilità. - insistette Riker.
Mallory guardava ora fisso nel vuoto, senza far trasparire alcuna
emozione.
Riker continuò: - Se Kathy combina qualcosa, la colpa è mia. D'accordo?
-
Mallory parlò con voce piatta: - Non chiamarmi Kathy. -
Coffey posò le mani sulla scrivania e si abbassò a guardare Riker negli
occhi: - E sia. Questo caso compete solo Mallory: la Crimini Speciali
ne resterà fuori. -
La berlina marrone di mallory sfrecciava per le strade di New York.
Riker si teneva strattamente agganciato al sedile pregando di non
finire oll'obitorio prima di aver bevuto un'ultima birra.
Kathy non gli aveva ancora parlato dalla fine del colloquio con Coffey,
e lui sapeva che era giustamente arrabbiata con lui.
- Non sono una bambina. - disse lei interrompendo il silenzio. - Non
c'era alcun bisogno che tu ti proponessi come baby sitter. -
- Lo so, Mallory, ma Coffey non avrebbe ceduto. -
Mallory girò la testa verso di lui e gli puntò contro quei suoi occhi
verdi.
Riker odiava quel giochetto.
- Ti prego, guarda la strada. -
Mallory non obbedì: continuò a fissarlo mentre la lancetta del
tachimetro si impennava ancor di più.
"Oh Dio, Markowitz, vecchio bastardo, perché mi hai lasciato in balia
di questo mostro?". Riker pensava spesso al suo vecchio amico Louis
Markowitz, e ogni volta lo malediceva per aver lasciato sola al modo
quella peste della sua figlia adottiva.
Finalmente Mallory tornò a guardare la strada. Lo aveva punito quanto
bastava.
- Allora mi aiuterai a risolvere questo caso? - gli chiese Kathy
sorridendo.
Kathy Mallory non sorrideva quasi mai, e quando lo faceva era solo uno
sforzo per apparire normale.
- Che domande, piccola. Certo che ti aiuterò! -
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