Fire of my loins.

di Elibettysoul98
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Il vento che accarezza le foglie degli alberi così come la mia pelle, candida e senza imperfezioni come quella di una bambina, mi allieta facendomi per la prima volta respirare dopo quel bacio impetuoso. È il sapore di una sigaretta appena fumata, l'odore di un forte dopobarba al muschio o solamente il sentimento che mi lega a te, caro, che non mi permette di allontanarmi.

Le trecce bionde e sbarazzine che mi cadono sulla schiena vengono raccolte pazientemente dalle tue dita agili e morbide, sembra che tu non abbia mai lavorato in vita tua, Amore.

"Guardali.
Che cosa stanno vedendo i miei poveri occhi?"

Mentre il nasino si arriccia come la stoffa della mia camicia da notte pallida, mostrando lievi e dolci solchi sulla pelle, non posso fare a meno di ridacchiare: il solletico non lo sopporto e tu lo sai bene, tesoro, ma lo sento ancora di più quando la tua barba ruvida mi sfiora, gli occhi ghiacciati scrutano il mio corpo inerme e la tua voce profonda ed ammaliante mi pervade le piccole orecchie.

"Mostro.
Disgustoso."

I temporali mi hanno sempre fatto paura: soprattutto il rimbombo dei tuoni, così simili ai ruggito dei leoni o ai versi di qualche animale gonfio d'ira. 
Le coperte del letto sono spesso avvolte attorno al mio corpo tremante, ma tu in pochi secondi me li fai dimenticare con una zuccherosa caramella al lampone e con qualcos'altro di altrettanto dolce alla fine.
Mi sembra quasi di percepire il profumo dei dolci di quella deliziosa panetteria in centro, proprio davanti al Rātslaukums. Ti incontravo sempre lì, seduto sulla panchina verde foresta con il quotidiano tra le mani, il cappello scuro calcato sui capelli color mogano perfettamente pettinati all’indietro.
Non mi dimenticherò mai quel sorriso smagliante che ti attraversava le labbra chiare ogni volta che mi offrivi una brioche alla crema o un biscotto al pan pepato.

"Povera bambina."


Tutti mi hanno sempre giudicata, hanno sempre frainteso.
Chi sono Loro per pretendere cosa debba seguire, cosa mi debba piacere.
E lo sai che cosa ho sempre amato di te, amore della mia vita? 
La testardaggine di un uomo che non ascolta le voci velenose che si insinuano tra noi due, soli al mondo.
No, tu sei sempre andato avanti col sorriso sulle labbra, gli occhi azzurri accesi di passione per ogni cosa ma soprattutto, per me.
Ti amo e tu lo sai, ma te lo ripeterò sempre. 

“„La guardai. La guardai. Ed ebbi la consapevolezza, chiara come quella di dover morire, di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare. Di lei restava soltanto l'eco di foglie morte della ninfetta che avevo conosciuto. Ma io l'amavo, questa Lolita pallida e contaminata. Poteva anche sbiadire e avvizzire, non mi importava. Anche così sarei impazzito di tenerezza alla sola vista del suo caro viso.“




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