L'unica compagnia che
ha lì, sono le pareti della sua stanza ricoperte dal buio e
i pochi spiragli di luce che si gettano sul pavimento, dovuti alla
serranda semi chiusa e a un sole prossimo a tramontare. Mille pensieri
che la tormentano, scorrono nella mente uno dopo l'altro e, fra questi,
uno si afferma violentemente rispetto agli altri: la consapevolezza che
quello che hanno costruito assieme in questi anni sta per sgretolarsi
lentamente, scivolando dalla loro vita come acqua quando si tenta di
prenderla fra le mani.
Avevano
solo sei anni, quando Aoi aveva imparato a osservarlo, a seguirlo in
ogni suo bizzarro gesto nel vano tentativo di comprenderlo. Tenma è un bambino
speciale, pensava la piccola blu con gli angoli della
bocca rivolti
all'insù. L'amichetto era fantasioso, socievole e sprizzava
energia da
ogni poro. La sua compagnia era paragonabile a una giornata di sole; ma
non di quelle afose e insopportabili, ma di quelle che, quando ci si perde a scrutare dalla
finestra quella sfera infuocata e i suoi raggi d'oro, fanno venire
voglia di fare tante cose, riempiono di volontà.
Era questo che per lei
equivaleva a Tenma: luce. Perché la luce è calda,
piacevole e sicura, anche se a volte può ferire. E se l'avesse potuto
paragonare anche a una stella, sarebbe stato una cometa, mentre lei
orgogliosa di definirsi la sua coda.
Ovunque andasse, Aoi
lo seguiva. Al contrario degli altri bambini maschi non la cacciava
via, e se lei gli proponeva di giocare a calcio non le rispondeva
dicendo che "non è uno sport per le femmine", ma reagiva
istintivamente: le labbra che scattavano e i denti bianchi che si
rivelavano in quella che era una delle sue tante dimostrazioni di gioia.
Quando erano piccoli
tutto era semplice: avventure continue, peripezie e lei che lo salvava
ogni volta che il castano si metteva nei guai. Aoi era anche pronta a
prendersi le veci di madre e a rimproverarlo se qualche idea fin troppo
bizzarra sfiorava la mente di Matsukaze (ad esempio, una volta il
pallone gli era volato nel giardino dei vicini, e il castano
anziché andare a chiamarli per farselo tornare avrebbe
preferito scavalcare l'enorme cancello. Assurdo!).
Alle medie, alle
superiori, sempre insieme. Lì incominciarono i primi
problemi, dovuti all'adolescenza: ai pensieri di entrambi che
iniziavano a mutare, ad Aoi che rimembrava quando da piccola sognava di
sposare Tenma, e trovava conferma dei sentimenti che prima erano solo
un vago dubbio insinuatosi nella sua mente.
Poi il primo bacio.
Non ricordava chi fosse stato più impacciato in
quell'occasione, ricordava solo i respiri che si univano e le labbra
che si protendevano per incontrarsi. Alla fine si erano scontrati in un
modo abbastanza brusco, con i denti che cozzavano fra di loro, ma ne
era derivata una risata briosa e il secondo tentativo era andato
meglio, tanto che poteva paragonarsi alla bramata meta di una lunga
corsa piena di ostacoli.
Dopo che la fase
crescita era stata superata e la scuola restava ormai solo un
brutto/bel ricordo, rimaneva solo da delineare quello che sarebbe stato
il loro futuro. E, a quanto pare, mentre nella mente di Aoi l'avrebbero
trascorso insieme, il castano sembrava serbare altri progetti.
Questo è il
motivo per il quale Aoi, adesso, stringe convulsamente il proprio
cuscino, affondandovi la testa per soffocare i singhiozzi, mentre le
spalle tremano sul materasso.
«Ho
l'occasione di giocare in un'importante squadra.» aveva detto
improvvisamente, Tenma. Lo sguardo ceruleo attirato dal terreno, in
quel caldo pomeriggio d'Agosto che sarebbe stato l'ultimo in cui
camminavano mano nella mano serenamente.
La frase, per come si
presentava, stava per essere accolta dalla blu come una magnifica
notizia, ma la cadenza sul nervoso che aveva il tono del ragazzo le
suggerì che era presto per gioire.
«A Los
Angeles.» aveva buttato giù frettolosamente, il
castano, mentre gli occhi di lei si sbarravano.
«Ah...»
la cosa più intelligente che era riuscita a dire Aoi, lo
stesso suono che si era poi propagato nell'aria all'infinito, prima che
entrambi piombassero in un silenzio spaventoso, senza via d'uscita.
Nei giorni successivi
avevano passato più tempo che potevano insieme, come per
rimediare anticipatamente a quello che avrebbero perso una volta che il
castano si sarebbe trovato in America. Era stato pressappoco inutile:
involontariamente le conversazioni cadevano sull'imminente partenza,
ammutolendoli subito dopo. E come se non bastasse si erano ritrovati ad
affrontare l'argomento "relazione a distanza", che, per tutti i
problemi che ci avevano trovato, anziché risollevare l'umore
di Aoi l'aveva fatta deprimere più di quanto già
non lo fosse, cominciando a delineare nella sua mente l'immagine di lei
a parlare con lo schermo di un computer che rivelava un Tenma
apparentemente vicino, ma irraggiungibile.
Ad Aoi viene in mente una conversazione passata avuta con le sue
vecchie amiche, Midori e Akane. Quest'ultima se n'era uscita con un
"Wow, certo che Tenma ama il calcio più di qualsiasi altra
cosa!" e Aoi, ridacchiando, si era trovata a confermarlo. Ora accade la
stessa cosa, ma con le risate sostituite da un amara sensazione che la
divora. Non riesce a capacitarsi del fatto che quello sport, che lei
stessa ha per lungo amato, le stia togliendo quella che ormai
può definire la persona a cui più tiene. E
posando gli occhi gonfi sull'orologio sopra al comodino si rende conto
che manca sempre meno a domani, e alla partenza del castano. Un groppo
in gola che aumenta di volta in volta, nel vano tentativo di soffocare
un altro moto di pianto.
Smettila
Aoi. Tu e Tenma vi sentirete ancora.
Prova ad obbligarsi,
ma risulta essere inutile, perché l'unica cosa che vorrebbe
fare è andare da lui e gridargli "Ti prego, resta qui". Ma
non può, le gambe restano ferme. Non può
prendersi quello che per tutta una vita è stato il sogno di
Tenma, può solo sperare che al più presto trovi
un rimedio per andare con lui. Deve convincere i suoi genitori contrari
a farla partire all’estero.
All'improvviso il
silenzio viene squarciato dal suono del campanello. La ragazza sussulta
per lo spavento, come se si sia dimenticata che all'infuori di lei,
rinchiusa fra le pareti atemporali della sua stanza, il mondo stia
continuando a girare.
Ricorda
improvvisamente di essere sola a casa e che quindi è l'unica
che può andare ad aprire la porta. Per un attimo il pensiero
vacilla se farlo o no; restare lì, ferma sulle lenzuola a
fissare il soffitto, fingendo di non esistere. Ma l'insistenza con cui
quel tasto viene ripetutamente schiacciato la incuriosisce e le
sussurra che non ha via di scampo. E così si alza,
strofinandosi gli occhi gonfi per scacciare i residui del pianto (gesto
pressappoco inutile). Fa un respiro profondo e decide di dirigersi
all'ingresso il più lentamente possibile, con la speranza
che chiunque ci sia dietro la porta magari rinunci e vada via.
Una volta scese le
scale - i cui gradini erano sembrati improvvisamente di meno - resta
solo un breve tratto di corridoio da percorrere. Per fortuna
all'ingresso c'è un altro specchio, che diventa la sua
ultima fermata prima di aprire la porta, in modo da constatare che il
suo viso sia presentabile.
Si ferma davanti alla
porta e vi poggia delicatamente un orecchio sopra, per poi chiedere il
consueto "chi è?". La risposta tarda ad arrivare, e l'animo
di Aoi per pochi istanti spera che l'individuo dalla quale è
divisa da quel pezzo di legno ci abbia rinunciato e se ne sia andato
via.
«Sono io,
Tenma.» il suo cuore ha un sussulto e corre nuovamente allo
specchio sperando che gli occhi rossi non risultino troppo evidenti.
Ma che ci fa
lì, Tenma? Si erano salutati il giorno prima,
perché questo pomeriggio l'avrebbe dovuto trascorrere a fare
i bagagli per la partenza.
Apre la porta con
costante insicurezza per poi ritrovarsi davanti gli occhi plumbei del
ragazzo.
«T-Tenma...»
farfuglia, gettando a terra lo sguardo, incapace di sostenere quello
dell'altro. In realtà è anche un modo per
nascondere il viso.
«Aoi...»
sussurra l'altro, che pare essere agitato e insicuro quanto lei.
Rimangono per un po' così, in silenzio, il suolo che
è diventato oggetto di interesse.
«Beh,
domani...» comincia Aoi per rompere il silenzio, aspettandosi
un continuo da parte di Tenma. Cosa che però non avviene.
Solo altro silenzio.
«Aoi...»
ripete il castano, sforzandosi di alzare lo sguardo verso la ragazza.
Quest’ultima tenta di fare lo stesso, ma ci riesce solo per
un fugace attimo.
«Aoi, ho
deciso di restare.»
Eh? La frase
riecheggia fra le pareti della mente, mentre Aoi si chiede se ha
sentito bene.
«Se tu non
puoi, io voglio restare qui. Con te.» Tenma si sforza di
sorridere, ma è chiaro che per lui quello che sta facendo
è un sacrificio enorme. Aoi non può fare altro se
non scoppiare a piangere e correre ad abbracciarlo.
Le lacrime scendono
copiose, una dopo l’altra. Aoi sta ancora cercando di
elaborare per bene la situazione, perché la gioia
è troppo forte, così tanto che per un attimo si
chiede se tutto quello non sia un sogno e lei si trovi ancora col capo
sul suo cuscino bagnato.
Si aggrappa a Tenma
come se fosse la sua salvezza, ha paura di lasciarlo andare. Vorrebbe
dirgli “non dovevi”, ma non ci riesce. Vorrebbe
urlare “hai rinunciato al tuo sogno”, ma sono
parole che si fermano in un groppo alla gola. Tenma è
lì accanto a lei, visibilmente incerto per quello che ha
appena fatto, per quello a cui ha rinunciato. E lei non tenta di farlo
ragionare, no, sta zitta, è un’egoista. Vuole Tenma lì.
Le stelle brillano di
luce propria, la coda ce l’hanno solo al momento di morire e
schiantarsi. E Tenma vuole smettere di brillare, perde
l’occasione di aumentare la sua luce a Los Angeles, solo per
restare con lei.
{ my little
corner }
Ehiiilà!
Fic dedicata a O m e g a, Ellie, che, anche se non frequenta
più questo fandom, spero la apprezzi. Insomma, ti ho
promesso una TenAoi, ed ecco - anche se dopo tre anni - una TenAoi!
E' da tanto che cerco di scrivere su questa coppia, sebbene io li
preferisca come friendship (KyouTen OTP, sorry but not sorry.) Avrei
preferito farlo in toni più allegri, ma l'ispirazione ha
portato a questo, sob. L'intenzione era un lieto fine (io sono
sempre per il lieto fine, anche se amo l'angst), dove Tenma decide di
voler stare con Ao. Ma poi ho pensato che non poteva del tutto essere
un lieto fine. Mi spiace per questo Ellie, prima o poi te ne
farò una allegra, passassero altri tre anni-! ;u; (?)
Ho altre cosucce da dire! Prima: ho scelto di narrare al presente -
cosa che non faccio mai - per creare un distacco dalle varie analessi
che ci sono nel testo, e, per timore di fare confusione con i tempi
verbali e scaturire confusione in voi lettori, ho diviso i ricordi del
passato da quel che Aoi vive al momento. Seconda cosuccia: spero che
Aoi non risulti ooc. Vuole un gran bene a Tenma, è vero,
anzi, lo vuole tantissimo bene. Nonostante ciò, capitela,
nelle sue condizioni era difficile lasciarlo andare via, insomma--
Va beh, detto questo, spero vi sia piaciuta! <3
un saluto da me e dal mio little corner che di little ha sempre davvero
poco-
_Fernweh
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