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Necrologio al sapore di cioccolato.
(ad Alice, Alessandra e al nostro shipping
compulsivo)
Che Mello adorasse la cioccolata era un fatto
risaputo. Lo sapevano benissimo tutti quelli che avevano avuto a che fare con
lui nel corso degli anni, lo sapeva Near, che con lui era cresciuto alla Wammy's
House, ma soprattutto lo sapeva Matt, che con lui aveva persino diviso la stanza
dell'orfanotrofio. Matt avrebbe giurato che Mello conoscesse almeno il novanta
per cento di tutti i tipi di cioccolata esistente al mondo. Mello, dal canto suo
avrebbe giurato che, sebbene lo prendesse in giro per la sua golosità e gli
paventasse lo spettro del dentista e dei denti rovinati nel giro di un paio di
anni, Matt adorasse baciarlo sulle labbra sporche di cioccolato e leccare via
quel sapore dolce dalla sua bocca, per poi sostituirlo con quello dei suoi baci
e del suo sesso.
– Se fosse necessario mi baratteresti per una
barretta di cioccolato, lo so... – ghignava Matt ogni volta che sentiva Mello
scartare l'ennesima confezione di plastica colorata.
Mai, mai Mello lo aveva contraddetto, né aveva
lasciato intendere che fosse così. Ogni volta gli fermava la mano e la portava
sul suo fianco, baciandogli il viso e chiedendogli di scoparlo ancora e ancora,
fino a fargli urlare l'orgasmo con tutte le forze che aveva in corpo.
La verità era che Mello a quella frase non aveva
mai saputo cosa rispondere: non gli piaceva l'idea di abbassare la guardia,
nemmeno con Matt, che pure conosceva da sempre. Era inoltre troppo concentrato
sul desiderio di battere Near sul caso Kira per preoccuparsi di qualsiasi cosa
avesse a che fare con i sentimenti. Sapeva infine che né lui né Matt avevano
bisogno di smielate esternazioni d'affetto per essere sicuri di poter sempre
contare l'uno sull'altro.
Quasi come se lo sapesse, Mello si era concesso
solo una volta, solo quel pomeriggio, un momento per preoccuparsi
dell'incolumità di Matt.
– Starai attento? – gli aveva chiesto, dopo aver
riepilogato il ruolo che l'amico avrebbe avuto nel rapimento di Kiyomi Takada.
– Io sto sempre
attento. – aveva risposto l'amico, col suo solito piglio beffardo.
–
Matt, non sto scherzando, questo non è un videogioco, è... è la
realtà e potrebbe succedere qualcosa e...
– Da quando
in qua pensi che un tuo
piano possa avere qualcosa destinato ad andare storto?
–
Già... andrà tutto bene. – aveva replicato Mello con voce ferma.
Gli aveva poi
tolto di mano il joystick della Playstation e si era seduto cavalcioni su di
lui, iniziando a leccargli piano il collo e a strusciare il bacino contro le
gambe di Matt. Avevano fatto l'amore – ignorando entrambi che non sarebbe mai
più successo – e ancora una volta Mello aveva imprecato, gridato il nome di
Matt, gli aveva strattonato i capelli e poi si era accoccolato fra le sue
braccia dopo essere venuto.
–
Su, andiamo! – gli aveva detto dopo essersi ripreso, rialzandosi
dal divano e dando un colpetto sulla gamba di Matt.
–
Andiamo. – Matt aveva annuito, si era sistemato i vestiti ed
erano usciti, entrambi convinti che dopo poche ore si sarebbero rivisti e magari
avrebbero anche brindato al loro successo.
Riguardo l'identità del secondo rapitore, al
momento essa è ancora sconosciuta.
Quello sarebbe
stato l'unico necrologio concesso a Matt, l'anonimato mista all'identità di
rapitore. Nulla sarebbe rimasto della sua aria beffarda, dei suoi capelli
continuamente spettinati o dell'abitudine che aveva di cercare una sigaretta la
mattina appena sveglio, quando ancora non gli riusciva nemmeno di aprire gli
occhi.
Perdonami Matt.
Mello non
riusciva
a pensare a nient'altro, aveva un vuoto nello stomaco che coinvolgeva il
petto e la testa e i polmoni e a fatica riusciva a concentrarsi sulla guida.
Pensava a Matt, pensava a come avesse sempre accettato ogni sua richiesta, a come
fosse
stata l'unica persona a cui aveva permesso di accarezzare la cicatrice che gli
deturpava il viso.
Pensava a nulla e
pensava a tante cose, Mello, pensava al cioccolato che Matt gli regalava quando
erano piccoli e ai tentativi che aveva fatto di insegnargli a giocare ai
videogiochi, all'impossibilità di riuscire a batterlo, al fatto che non ci fosse
riuscito nemmeno quelle volte che Matt cercava di perdere di proposito o di
avvantaggiarlo.
E poi pensò a
cosa gli avrebbe detto adesso, alla risposta che avrebbe dato alla frase che Matt gli mormorava
sempre in un orecchio dopo aver fatto l'amore.
Se fosse necessario mi baratteresti per una
barretta di cioccolato, lo so...
Stupido,
avrebbe risposto se ce l'avesse avuto davanti,
stupido, non lo sai che dimenticherei anche che sapore ha la cioccolata se
questo significasse riportarti indietro?
_________
Mi sono addentrata relativamente
da poco nel fandom di Death Note e penso che non scriverò poi tantissime
fanfiction. Su Matt e Mello però DOVEVO scrivere, anche se sono una delle coppie
che sullo schermo ha meno interazioni e meno ragion d'essere (ma meno male che
ci siamo noi fan, giusto?)
Una piccola recensione sarebbe
graditissima, anche perché è da un po' che ho un fastidiosissimo blocco e non mi
viene di scrivere nulla.
La storia - o meglio, il flusso di
pensieri di Mello - è da collocarsi durante l'episodio 36, quando dalla radio
viene a sapere che Matt è morto. Avrei voluto coprire tutto il tempo che
intercorre fra questo momento e quello in cui Mello viene stroncato da un
infarto - ore? minuti? - ma alla fine l'ispirazione ha preso questa direzione.
Aika.
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