Partecipante
al Contest " Briciole di Letteratura " indetto da
Radioactive sul Forum di Efp.
Nick
autore sul Forum e su EFP:
Sasuk8/ Blueorchid31 Pacchetto + prompt
utilizzati:
Giovanni
Pascoli.
"
Il
gelsomino notturno "
CIT.1
:" Piove
sul bagnato: lagrime su sangue, e sangue su lagrime." (Nota
bibliografica per la sesta edizione di Myricae) CIT.2 : «Un
giorno o l'altro, tutto il piacere e la gioia che l'amore può
suscitare si pagano con la sofferenza. E più si ama
intensamente e più il dolore sarà moltiplicato.
Sperimenterai l'assenza, poi i tormenti della gelosia,
dell'incomprensione, infine la sensazione del rifiuto e
dell'ingiustizia. Avrai freddo fino nelle ossa e il sangue formerà
dei ghiaccioli che sentirai passare sotto la pelle».
(La
meccanica del cuore – Mathias
Malzieu)
Titolo storia: Cuore Nudo Fandom:
Naruto Personaggi + eventuali coppie: Sasuke Uchiha,
Sakura Haruno / Sasusaku Genere: Introspettivo Note
(se ce ne sono): Allora...
cercherò di scrivere le note anche se francamente mi mettono
sempre in difficoltà.
Sia
l'opera che le due citazioni mi hanno colpita da subito, soprattutto
perché in tutti e tre i casi mi sono trovata di fronte a
qualcosa che conoscevo. Ho avuto occasione, quindi, di sviscerare
questi due autori e le loro opere. Da "Il gelsomino notturno"
ho preso in prestito alcuni concetti che a mio parere calzavano a
pennello con il personaggio di Sasuke: il nido, la morte,
l'attaccamento ai defunti. Mi ha dato anche l'ispirazione per
l'ambientazione, per così dire, bucolica. Sasuke che torna
periodicamente a Konoha per "spiare"(bonariamente) Sakura
era uno dei miei head canon e sono riuscita a metterlo nero su
bianco. Inoltre con queste citazioni sono riuscita a fare un
esperimento che mi balenava in testa da un po': amalgamarle alla
storia, renderle parti integranti di essa. Forse un esperimento
troppo arduo per le mie capacità, soprattutto dopo un periodo
di blocco creativo, ma erano troppo belle per un copia e incolla e ho
deciso, quindi, di osare. Spero di essere riuscita a valorizzarle e
non a distruggerle. L'unico mio rammarico è che l'idea
iniziale era molto più ampia, più particolareggiata.
L'avevo vista chiaramente nella mia mente appena ho messo gli occhi
sulle citazioni e sull'opera, ma non sono riuscita, per svariati
motivi, a renderla come avrei voluto. Spero, tuttavia, che il
risultato non sia da buttare via del tutto.
Cuore
Nudo
Oltrepassò
il confine che divideva Konoha da Suna e l'odore intenso di quella
che aveva ricominciato a considerare la sua casa lo costrinse a
fermarsi per un istante. Sentì l'esigenza di respirarlo, a
fondo, riuscendo a distinguere da subito ogni singola fragranza di
quella terra che lo aveva visto nascere, crescere, scappare e poi
ritornare; lo aveva perdonato e riaccolto come una madre con un
figlio scapestrato e gli aveva dato un motivo per tornare, sempre,
ogni qual volta la sua memoria minacciasse di essere sul punto di
dimenticare. Ovunque fosse, il richiamo delle sue radici riusciva a
raggiungerlo; sulle ali di un corvo o su un delicato petalo di fiore
di ciliegio che per puro caso finiva tra i suoi capelli. Calamitato
da una forza sconosciuta, il suo corpo reagiva subitaneamente,
imboccando il percorso che potesse riportarlo a casa in fretta,
prima che la dimenticanza lo rendesse nuovamente scevro da quei
desideri umani che si era riabituato a provare e soddisfare.
Il
frinire monotono delle cicale suggeriva che fosse passato del tempo
dall'ultima volta in cui aveva messo piede a Konoha. Era partito non
più tardi della fine dell'inverno, quando gli alberi era
ancora privi di foglie e l'olezzo del muschio pungeva delicatamente
l'olfatto. Tre mesi. Era mancato per troppo tempo.
La
bella di notte che cresceva selvaticamente intorno alla sua dimora
doveva essere fiorita, eppure per quanto si sforzasse non riusciva a
percepirne la fragranza. La ricordava intensa, inebriante, come la
pelle della donna che abitava quel nido creato dall'intreccio di
viburni e orchidee che appariva così vicino,
irradiato dalla tenue luce del novilunio, da riuscire quasi a
toccarlo, tendendo semplicemente la mano. Provò il desiderio
di afferrarlo e confinarlo in una piccola palla di vetro, per averlo
sempre con sé, per proteggerlo, per farne parte davvero. Aveva
scelto di esserne escluso, si era preso l'onere di quella missione
che solo lui avrebbe potuto portare a termine conscio dei sacrifici
che avrebbe comportato, soprattutto per lei. Nonostante lo avesse
aspettato per tanto tempo, aveva compreso che la pace nel Mondo Ninja
avesse la priorità assoluta, consolandosi all'idea di aver
un'intera vita dinanzi a sé in cui avrebbero potuto stare
insieme. Era solito prometterle un rapido ritorno e metteva a tacere
le sue rimostranze con quel gesto di cui anche lei, ora, conosceva il
significato.
Quella
notte le sue labbra si erano mosse senza alcuna costrizione e la sua
lingua aveva composto quelle parole che per troppo tempo aveva
relegato nel posto più recondito del suo cuore. Quando le loro
anime si erano separate e avevano ripreso possesso dei rispettivi
corpi, nudi e sudati, adagiati sulle lenzuola candide e profumate che
come rami d'edera erano avvolte in modo confuso intorno alle loro
gambe, per la prima volta, dopo tanto tempo, aveva sentito un
inconsueto benessere.
Non
sentiva affatto la necessità di muoversi: era tutto
straordinariamente giusto, appagante, non vi era altro posto al mondo
dove sarebbe voluto essere.
Aveva
chiuso gli occhi e teso le orecchie per ascoltare il respiro di lei
che premeva contro il suo petto, cercando di uniformarlo al suo nel
ritmo. Ma il respiro di Sakura era troppo veloce e troppo profondo
rispetto al suo; era emozionale, talmente reale da riuscire a
spingere l'immaginazione a figurarsi i suoi polmoni riempirsi di
dolce appagamento. Era stato forse quello a indurre il suo animo a
provare una benevola invidia, facendo nascere in lui il desiderio di
raggiungere uno stadio superiore di completezza. Anelava di riuscire
anche lui a sentire nei polmoni il gusto della pace.
Lei
gli aveva posato una mano sul cuore quando la sua voce profonda
all'improvviso aveva squarciato il silenzio. Era giusto che sapesse
che chi ha toccato una volta un'ingiuria – di sangue e di morte
– non avrebbe cessato mai di toccarne di nuove; che piove sul
bagnato: lagrime su sangue, e sangue su lagrime; e che
quell'insperata felicità era destinata a finire.
Lei
lo aveva ascoltato senza interromperlo, assimilando in fretta le sue
parole come un frugale pasto in una giornata caotica in cui non sai
quando avrai nuovamente modo di mangiare. Aveva imparato a cogliere
l'attimo.
Solo
dopo aver appreso che quel gesto, che per lei era valso più di
ogni altra cosa, fosse il medesimo che suo fratello era solito
donargli, si era liberata dal lenzuolo e dal suo abbraccio e,
guardandolo dritto negli occhi, gli aveva semplicemente sorriso. A
lei non servivano più le parole, era stato detto tutto molti
anni prima. Quel sorriso, tuttavia, racchiudeva in sé un
messaggio talmente chiaro da rimbombare sui muri della stanza, sul
soffitto e poi dritto sul viso pallido di Sasuke: a lei non
preoccupava il futuro.
Una
sottile linea divideva il coraggio dalla paura e Sasuke era proprio
lì, con un piede davanti all'altro, in bilico, incerto sulla
decisione da prendere perché ci era già passato e il
rischio che un giorno o l'altro tutto il piacere e la gioia che
l'amore poteva suscitare sarebbero stati pagati con la sofferenza era
una prospettiva fin troppo realistica. Tuttavia il suo desiderio di
amare ed essere riamato non si era mai davvero spento. Non era
riuscito a estirparlo del tutto da quella macchina perfetta in cui
aveva trasformato il suo cuore.
Perché
Sakura non riusciva a comprendere il rischio che stavano correndo?
Quale segreto si celava dietro quegli occhi indiscutibilmente
sinceri?
Più
si ama intensamente, più il dolore sarà moltiplicato.
Era quello il suo segreto.
Sakura
aveva sperimentato l'assenza, poi i tormenti della gelosia,
dell'incomprensione, infine la sensazione del rifiuto e
dell'ingiustizia, ma il suo ingranaggio non si era inceppato, aveva
continuato a girare, a produrre quell'amore incondizionato, puro e
imperituro, capace di cancellare ogni traccia di dubbio. Credeva nel
futuro perché lo aveva costruito lei stessa, con la
consapevolezza delle potenzialità intrinseche al suo cuore
che, nudo e pulsante, desiderava essere il suo nuovo inizio. Ma un
cuore da solo non basta e se l'altro ha intorno a sé un guscio
protettivo che si rigenera dopo ogni tentativo di scalfittura, il
futuro diventa una nebbia fitta in cui è facile perdersi. Il
passato, la paura, il dolore condizionavano le scelte di Sasuke e
solo lui avrebbe potuto riavviare il suo ingranaggio e consentire che
una piccola crepa potesse diramarsi e frantumare il guscio. Sakura
era sicura che con il tempo questo sarebbe accaduto: prima o poi il
cuore di Sasuke sarebbe stato nudo come il suo, forse più
indifeso. Ne avrebbe accarezzato ogni arteria, ogni vena, e gli
avrebbe insegnato a battere liberamente, accostandolo al suo; avrebbe
avuto cura di lui, proteggendolo – per quanto possibile –
da ogni sorta di dolore.
Una
promessa di felicità che necessitava di un atto di fede.
Quella
fede che Sasuke aveva perso molti anni prima e che lo aveva spinto a
cadere nell'oblio dell'odio, della vendetta.
Sentiva
ancora le loro voci, tenui come il battito d'ali di una falena;
lugubri presenze che riemergevano da quelle fosse celate da un'alta
coltre di erba. Gli ricordavano ciò che gli era stato
brutalmente tolto e lo confortavano quando la solitudine diventava
insopportabile. Sentiva freddo nelle ossa. Il sangue formava dei
ghiaccioli che sentiva passare sotto la pelle e arrivare dritti al
petto, togliendogli il respiro e il desiderio di ritornare, anche
fugacemente, laddove avrebbe potuto trovare calore, diventava
ingestibile.
Non
sempre Sakura sapeva della sua presenza. Gli bastava guardarla da
lontano, con i capelli lunghi raccolti in una coda bassa e il ventre
ormai prominente, per sentire nuovamente il sangue scorrergli nelle
vene. Il suo atto di fede si era concretizzato in una nuova vita che
era stata capace di arrecargli una sconosciuta felicità.
Sakura aveva avuto ragione sin dall'inizio e benché il suo
guscio non fosse ancora del tutto in frantumi, era riuscita a crearvi
una crepa in corrispondenza del ventricolo sinistro che gradualmente
si stava allargando. Di conseguenza il freddo era diventato più
intenso e le visite più assidue. Vegliava su di loro come un
falco con il suo nido; le guardava andare avanti, senza di lui,
tenaci e caparbie, in attesa del momento in cui sarebbero stati
davvero una famiglia e quella promessa fatta da Sakura sarebbe stata
una realtà.
Le
belle di notte si erano schiuse, tinteggiando il giardino di colori
accesi e sprigionando un profumo inebriante. Ora che si era scaldato,
era riuscito finalmente a sentirlo. Qualche barcollante falena vi
svolazzava intorno, attirata dal tintinnio delle lucciole, vivendo
l'unico giorno a lei concesso alla ricerca di un po' di luce.
Riuscì
a stento a trattenere la tentazione di uscire dal suo nascondiglio e
raggiungere sua moglie quando la vide accarezzarsi delicatamente il
ventre e sussurrargli qualcosa con un sorriso stanco, ma fiducioso.
Non
poteva ancora tornare, non come avrebbe voluto, e all'alba, quando i
fiori avrebbero chiuso i loro petali, sarebbe stato costretto a
lasciarle ancora e, questa volta , il freddo lo avrebbe colto appena
varcata la soglia dell'uscio di casa.
La
luce della cucina si spense e poco dopo vide accendersi quella della
camera da letto. La guardò sistemare la tenda e sbirciare
fuori come alla ricerca di qualcosa. Ebbe quasi il timore di essere
stato scoperto e d'istinto si nascose dietro il tronco di una
quercia. La vide scostarsi un ciuffo di capelli dal viso e puntare lo
sguardo malinconico verso il cielo. Forse si stava chiedendo dove
fosse. «Sono qui » . E sembrò come se lei fosse
stata in grado di udirlo perché sorrise dolcemente, toccandosi
ancora il ventre. Collezionò quell'immagine come aveva fatto
con tutte le altre. Il guscio si scheggiò ancora. Forse la
prossima volta il suo cuore sarebbe stato finalmente nudo.
-§-
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