Passato e Presente

di Mery92
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Passato e Presente

 

 

Siedo a questa finestra silenziosa osservando la neve cadere sulla città e imbiancare gli alti grattacieli,New York è spettacolare sotto questa coltre di neve!

Sono un po’ agitata,non riesco a stare ferma,la tensione pre-partita comincia a farsi sentire e,ora, che sono sola in questa suite d’albergo la sento più che mai.

Kate dovrebbe arrivare a momenti,sperando che la neve non l’abbia bloccata per strada; in questo periodo,per lei così delicato,vorrei che si prendesse una pausa dal suo lavoro come mia manager ma lei non vuole sentire ragioni: è sempre stata testarda come un mulo!

Qualcuno bussa alla porta,non ho il tempo di muovermi che lei entra a grandi passi: nella mano sinistra ha la sua inseparabile 24 ore,nella destra tiene il cellulare di ultima generazione e urla contro qualcuno che,molto probabilmente,non sta eseguendo i suoi ordini,ogni tanto mi chiedo se a comandare sullo staff sono io oppure lei.

Finalmente ha chiuso la telefonata,appoggia cellulare e borsa sul tavolino e comincia a svestirsi: “Allora” mi dice togliendosi la lunga sciarpa blu “Ti ho prenotato il campo per domani mattina alle 8” toglie i guanti e il cappotto,rivelando la pancia ormai perfettamente visibile e tonda.

 “Vorrei che non ti affannarsi tanto per me,quel bambino sarà stressato prima del tempo se continui così”  le dico un po’ preoccupata.

Lei incrocia le braccia davanti al petto,alza un sopracciglio,e mi guarda con un espressione che appartiene solo a lei: “Mi spieghi come faresti tu senza di me? E poi sai che non mi piace stare a casa ferma a fare nulla,poltrire non esiste  nel mio vocabolario” dice sedendosi sul divano.

“Ma risposo sì” controbatto io sedendomi accanto a lei “Ormai sei all’ottavo mese,potresti prenderti un pochino di riposo no?”

Kate sbuffa e alza gli occhi al cielo: “Oh signore!Sei peggio di mio marito! Ma lo volete capire che sto benissimo?”

“Va bene,va bene” discutere con lei è veramente impossibile “Vuoi sempre avere ragione tu Kate,anche quando sai di essere in torto marcio!” e soprattutto pensi sempre prima agli altri che a te stessa.

“Senti Jessy sto bene tranquilla,e poi” dice alzandosi e stiracchiandosi “ appena esco da qui vado subito a casa,contenta?”

Alzo le mani senza rispondere,non so proprio cosa dire; siamo sempre state l’una  l’opposto dell’altra,sia fisicamente che come persone: lei è bassa magrissima (forse pure troppo),ha i capelli lunghissimi e nerissimi,la sua pelle ha sempre un bel colorito dorato sia d’estate che d’inverno,i suoi occhi sono due pozzi neri,tra le due è sempre stata la più portata per utilizzare il cervello,lei pensava io attuavo,io invece sono alta 1.80 sono snella,ma ho corporatura abbastanza massiccia,dovuta anche al moltissimo allenamento,ho i capelli corti e biondissimi,gli occhi verde chiarissimo e la mia pelle è molto chiara e delicata,non ho mai amato passare le ore sui libri ma a scuola ho sempre avuto la media dell’8.

Ora io ho 25 anni e lei a giorni ne compirà 28,lei è felicemente sposata da 2 anni e tra poco darà alla luce il suo primo figlio,io sono felicemente single; siamo entrambe 2 donne in carriera: io ho sfondato nel mondo del tennis e domani disputerò la finale del torneo più importante della mia vita mentre lei ha preso una laurea come avvocato ma ha deciso di lavorare come mia manager a tempo pieno (lo reputa un lavoro più divertente).  Inoltre tra le due io sono sempre stata quella portata per lo sport mentre lei devo dire che è sempre stata negata.

“Devo ancora cucinare sarà meglio che mi muova” dice andando a rivestirsi e riscuotendomi dai miei pensieri.

Alt!Ho sentito bene?! Ha detto cucinare?

“Cucinare?Scusa e da quando?Forse le 20 domestiche di casa tua sono state colpite da una qualche epidemia e tu ora sei costretta a metterti ai fornelli?” sono scioccata,da quando lei cucina?

“Ah ah” dice in tono sarcastico “divertente! Comunque no,nessuna epidemia di nessun genere,semplicemente oggi io e John festeggiamo il nostro 2° anniversario” dice sorridendo “E vorrei fare qualcosa di speciale,anche quando ci siamo sposati nevicava,ti ricordi?” dice con un filo di tristezza nella voce.

“Certo che me lo ricordo!In particolare i miei piedi lo ricordano bene! Faceva un freddo assurdo!”

Bhe ora vado,altrimenti non arriverò mai a casa…c’è un traffico tremendo oggi” si avvicina,mi da un bacio sulla guancia e se ne va in un fluttuare di capelli corvini.

Mi getto sul letto pensando quando tu rientri di corsa,posi una busta sul tavolo e dici: “Questa sera riposati per bene e domani alla finale del torneo fatti valere! Sarò in prima fila come sempre!” e scappi via.

“Certo che sei strana!” penso ributtandomi sul letto e chiudendo gli occhi.

Soffri molto per la costante e continua lontananza di tuo marito,eppure non lo dai a vedere a nessuno: se non ti conoscessi bene,potrei affermare che sei la donna più felice del mondo!

Apro l’occhio destro e scorgo la busta bianca,la curiosità di vedere cosa c’è dentro vince sulla tensione del momento e sulla stanchezza della giornata,quindi mi alzo e scatto agilmente verso la busta.

La contemplo per qualche istante e la apro sorridendo ma…non c’è nulla! Solo in quell’istante mi accorgo che il contenuto è scivolato a terra…la solita imbranata!

Mi chino e raccolgo i due foglietti,uno è un messaggio scritto sicuramente da Kate e l’altro...sembra essere un biglietto per un concerto,ma prima di vedere a chi appartiene leggo il messaggio:

 

Spero che questo pensiero ti rialzi un po’ il morale

Perché ultimamente ti vedo molto giù.

Spero di aver fatto bene e….

Di aver azzeccato concerto!

 

Volto il biglietto del concerto e vedo una foto che mi riporta indietro nel tempo a quando avevo solo 16 anni.

 

È l’estate dei miei sedici anni e Kate mi invita a passare le vacanze con lei in giro per l’Italia.

Stabiliamo alcune mete,alcune città che entrambe desideriamo conoscere,prepariamo le valigie e il 16 giugno siamo in viaggio su una magnifica decappottabile  rosso fuoco,con la musica alta come nostra unica compagna e tanti propositi nel cuore.

La nostra prima meta è Roma,la mitica Roma!

Arriviamo la sera tardi, nell’hotel in cui alloggeremo solo poche luci sono accese e noi ben presto ci ritroviamo distese su un letto a dormire profondamente.

La mattina a colazione accade l’inimmaginabile,la mia vita viene sconvolta nel giro pochi istanti,il mio cuore viene rapito in un attimo e la mia anima viene condannata a divenire una tua eterna proprietà.

Mi sveglio,ma Kate non c’è, faccio una rapida doccia e poi scendo a far colazione; ho talmente tanto sonno che non guardo niente e nessuno intorno a me.

Entro nella sala da pranzo e vedo Kate seduta ad una tavola imbandita che sventola la mano,le vado incontro ma….vado a sbattere contro una persona!

Mi alzo rintontita più di prima,tento di capire cosa è appena successo e…davanti a me vi è una sublime visione: TU.

Mi aiuti ad alzarmi e mi sorridi come solo un angelo divino  sa fare,i tuoi occhi sono come un immenso cielo d’estate,limpido e splendente,i tuoi capelli simili a neri pozzi di pregiato petrolio sempre scompigliati e setosi ,il tuo viso, bello come fosse dipinto da uno dei sommi artisti classici,che probabilmente non sarebbero stati in grado di renderti onore ed infine il tuo fisico: perfetto e scolpito come una statua marmorea.

Mi avvicino a piccoli passi al tavolo dove Kate mi guarda tra lo scioccata e l’estasiata; non riesco a dire una parola e mi siedo quasi ignorandoti (mentre in realtà studio ogni tuo movimento).

Improvvisamente arriva un ragazzo alto dai capelli rossi e gli occhi verdi ed è colui che in futuro diventerà il marito di Kate,Brian; vi accomodate anche voi e Kate e Brian incominciano a parlare: capisco subito che si erano conosciuti quella mattina,che lui era un tuo caro amico e che entrambi eravate in vacanza;  cominciò così la nostra storia,quella magnifica avventura che non sono, e non sarò mai, in grado di dimenticare.

Passammo più del dovuto a Roma,da 1 settimana,prolungammo a 2,fino ad arrivare ad un mese; non vi era giorno o sera che non passassimo con voi due e devo dire che i sentimenti stavano nascendo e nessuno di noi era intenzionato ad ignorarli.

Presto scoprii che gli dei ti avevano donato delle mani divine,capaci di comporre melodie angeliche,tali da far invidia ai sommi poeti classici. Il tuo sogno era di diventare un famoso pianista e poter girare il mondo tenendo concerti nelle più grandi città; invece tu,ben presto,scopristi che il mio sogno era sfondare nel mondo del tennis,diventare grande ed ineguagliabile,poter essere ricordata per la mia grinta e la mia forza in campo e così visitare ogni luogo della Terra.

Sogni simili ma…inconciliabili.

Ma quando me ne resi conto,ero ormai totalmente e follemente innamorata di te! E la realtà mi cadde addosso in tutta la sua amara durezza;presto sarei dovuta andare via,avrei dovuto riprendere a pieno ritmo gli allenamenti e non avrei più potuto concedermi alcuna distrazione di alcun genere.

E così scelsi di prendere la decisione più difficile,più amara,più dura da digerire: scelsi di dirti addio.

Può sembrare strano ma in un solo mese tu eri stato in grado di cancellare il vuoto che c’era nel mio cuore e riempirlo del tuo amore,mi avevi fatto scoprire sensazioni ed emozioni assopite nel mio animo e a me ormai diventate delle estranee,eri stato capace di procurarti la chiave d’accesso del mio cuore… diventandone inevitabilmente l’unico signore e padrone.

Con te ho vissuto un meraviglioso sogno,purtroppo però la realtà mi richiamava all’ordine e io… non potevo far altro che ubbidire.

Kate aveva intuito il mio disagio,il mio dolore,la mia voglia di scappare da quella città e così pur controvoglia preparò le nostre valigie e,quando rientrai in camera la vidi seduta accanto le valigie con le chiavi della decappottabile in mano.

Partimmo,lasciando dietro di noi due lettere,due cuori immersi in stati d’animo differenti: uno innamorato e uno distrutto in minuscoli frammenti,ma in quel momento più vicini che mai.

Tu cercasti di contattarmi,ma io non ho mai voluto rivederti,non ho mai voluto risentirti…perché sapevo troppo bene che non sarei stata in grado di dirti addio una seconda volta.

Il tempo passo,la vita continuò.

E così giunsi fin quì…tennista in carriera,ammirata e lodata da molta,odiata da altrettanti... con poche persone di cui fidarsi,e una sola con cui confidarsi…senza amore e con pochi affetti.

Solo notti senza senso,senza sentimenti ne passione, non ho più voluto affezionarmi a nessuno perché sapevo troppo bene di non essere in grado di amare nuovamente; anche se ti avevo dimenticato con ogni mezzo avevi segnato la mia fragile anima e il mio tenero cuore in maniera indelebile,un segno troppo profondo,un marchio che mi segnava come un tuo esclusivo possesso…

 

Improvvisamente un rumore mi riporta alla realtà e io mi ritrovo ancora qui,in piedi,con questo biglietto tra le mani,indecisa su cosa fare.

“Avanti” dico riprendendo il controllo delle mie emozioni.

Entra la cameriera a portarmi la cena in camera,la ringrazio senza troppo sentimento e aspetto che esca; non ho voglia di mangiare,ho lo stomaco chiuso dai ricordi.

Dannati sentimenti!

Io dovrei essere fredda e lucida in ogni istante eppure… i ricordi di quella fantastica e dolorosa notte mi tornano in mente,più vividi e reali che mai.

Le tue mani e il tuo tocco,le tue labbra su ogni parte del mio corpo,i tuoi occhi capaci di catturare la mia mente e di impedire alla mia mente di connettere il più semplice pensiero; pura passione,puro amore,pura adrenalina.

Mai più ho provato una simile sensazione,nessuno è più stato in grado di portarmi così inalto,di innalzarmi ad un simile stato di benessere; un amante perfetto,un uomo straordinario,un ragazzo fuori dal comune…ecco cos’eri.

Quante notti ho rivissuto quel mistico momento insieme a te? Molte. Tante. Forse troppe. Probabilmente un infinità. Magari troppo poche.

Quante volte mi sono svegliata in preda alle lacrime,sognando di rivederti e di stringermi nuovamente a te? Così tante da non poterle contare.

Ora ho la possibilità di realizzare ciò che ho sempre sognato,però…c’è qualcosa che mi trattiene.

Forse ho paura di soffrire,di sentirmi rifiutata,di sentirmi dire un no come risposta.

I minuti passano,la cena si raffredda e io non riesco a scegliere,si o no? Cosa fare?

Basta ho deciso! Mi precipito verso l’armadio e violentemente lo apro; scelgo un abito lungo di seta nera,con le maniche sbracciate, vi abbiano un copri spalla del medesimo colore e indosso delle scarpe con un tacco basso.

Metto la sciarpa,il cappotto e i guanti e chiamo la reception per chiamare la limousine; pochi minuti dopo sono seduta dentro quell’auto che già mi sto maledendo per cosa ho fatto.

Ma perché? Perché sono così impulsiva?! Perché non rifletto ma,mai su cosa faccio?

Forse questa volta ci ho riflettuto fin troppo

Ormai sono davanti al teatro,non posso tornare indietro…non ora.

Entro nel teatro e guardo l’ora che segna il grande orologio all’entrata: sono le 8.45,ormai il tuo concerto è finito,sono arrivata troppo tardi.

Mi guardo in giro e vedo coppie che piano piano escono dal teatro che minuto dopo minuto di svuota sempre più.

Non so quanto tempo io sia rimasta quì,in piedi,ad aspettare chissà cosa,so solo che,girandomi,ti vedo lì,fermo sul lato opposto a guardarmi senza espressione.

Terrore. Gelo. Rimpianto. E milioni di altri sentimenti mi stanno invadendo. Il mio cervello non connette più alcun pensiero,possibile che tu mi faccia,a distanza di anni,ancora questo effetto?

Ti avvicini lentamente. Troppo lentamente. Vorrei che mi sorpassassi senza degnarmi di uno sguardo,che non mi rivolgessi la parole,che non mi riconoscessi… invece ti fermi davanti a me,serio come mai ti ho visto.

“Non avrei mai pensato di rivederti proprio quì…” dici con tono piatto,forse un pochino sorpreso “Ora devo andare…arrivederci

Mi sorpassi come nulla fosse ma…non posso permettertelo!

“Ti andrebbe di prendere qualcosa al bar insieme?” ti chiedo tutto dun’fiato ispirata da una non so quale forza.

“D’accordo” mi dici senza guardarmi e cominciando ad avviarti all’uscita.

Le mie gambe trovano finalmente la forza di muoversi e pochi secondi dopo ti sono di fianco,entriamo nel bar davanti al teatro e ordiniamo 2 caffè.

Il silenzio tra noi è imbarazzante: è un silenzio pesante,colmo di parole non dette,di sentimenti non espressi e di espressioni celate.

Finalmente tu spezzi il silenzio e parli con voce profonda e sensuale senza guardarmi negli occhi: “Come mai sei venuta qui?” dici in tono tagliente.

“Kevin io…v-volevo…” mi manca il coraggio per parlare,faccio un profondo respiro e “volevo scusarmi per il mio comportamento” dico togliendomi un peso dal cuore.

Mi sento troppo in imbarazzo,il peso delle miei parole grava nell’aria e io non ho più il coraggio di rimanere oltre; sento un bruciore agli angoli degli occhi e le lacrime premono per uscire.

Ma perché piango? Perché? Io non devo piangere. Io non sono una persona che piange per ogni piccola difficoltà! Non posso,non posso! Devo andarmene,devo fuggire via da qui!

Ho fatto un madornale errore nel venire qui! Sapevo che avrei riaperto una ferita mal cicatrizzata eppure non ho resistito alla voglia di rivederti!

Ma ora devo andarmene,altrimenti finirò col mostrati le mie più umane debolezze e io non posso permettermelo.

Mi alzo veloce per non far si che il mio cuore piangente mi induca a incontrare il tuo sguardo e farmi rimanere oltre in questo posto,perché so che cederei ai miei sentimenti.

Ti passo a fianco,ma in quel momento la tua mano mi ferma. Mi giro di scatto per vederti stringere il mio polso e desidero ardentemente che tu non l’abbia fatto. Non devi fermarmi,non ora! Non merito un simile atto di gentilezza da parte tua,non dopo che ti ho fatto soffrire così tanto!

Solo ora me ne sono ressa conto,solo quando ho incontrato quegli occhi,un tempo così belli e traboccanti di vita ora trasformatisi negli occhi di un animale ferito…

Una piccola bestia ferita,ecco cosa mi sembri,forse la mia ricomparsa ha riaperto in te l’antico dolore che eri stato in grado di sigillare e nascondere dietro una maschera di durezza e ferrea rigidità.

Ti sei gettato a capofitto nella tua musica,hai sfogato il tuo dolore sui tasti di quel pianoforte e hai riempito il vuoto che sentivi dentro con le note magnifiche che riuscivi a creare.

Ti capisco perché…anche io ho fatto la stessa cosa…era l’unico modo che conoscevo per potermi difendere da l dolore che io stessa mi ero provocata.

Tutto sta accadendo troppo velocemente e,in un istante, tu mi abbracci; sento il calore tornare nel mio corpo e il mio cuore secondo dopo secondo si libera dello scrigno di ghiaccio in cui l’avevo rinchiuso,i suoi battitti accelerano facendomi sentire più viva che mai.

L’emozione è troppa e le mie gambe non mi reggono e per evitare di cadere rovinosamente a terra appoggio la mano sul tavolino vicino a noi ma…faccio distrattamente cadere la tazza tua tazza di caffè,il cui contenuto si rovescia tutto sul tuo costoso cappotto nero.

Ci guardiamo un attimo,i nostri sguardi si incontrano e nei tuoi occhi rivedo il ragazzo di cui un tempo mi ero innamorata,il cuore palpita e scalpita per uscire dal mio petto e raggiungere la sua metà mancante.

Ci scambiamo uno sguardo un po’ complice ,tu prendi il cappotto e lo studi un attimo: “Mi sa che dovrò mandarlo in lavanderia sai? Hai fatto un gran bel danno” mi dici sorridendo.

“Come posso farmi perdonare per questo errore madornale?” ti chiedo in tono canzonatorio.

Bho…magari concedendomi un altro caffè in tua compagnia” mi dici sorridendo e mettendomi un braccio in torno ai fianchi,conducendomi all’esterno del bar.

Ti sorrido complice,ho già capito dove vuoi arrivare.

Saliamo sulla mia limousine e dopo poco siamo nella mia suite abbracciati l’uno all’altra,i respiri che si confondono in un unico,gli sguardi legati da invisibili catene e i cuori che scoppiano colmi di passione,amore e finalmente felicità.

La notte,le stelle e la neve sono testimoni del nostro amore.

Le nostre risposte e le nostre domande possono attendere qualche ora…adesso non è tempo di parlare.

 





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