SCALZA

di Mary CM 93
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Scalza vorrei correre,
nudi i piedi a passi incerti,
li obbligherei sulla ghiaia puntuta,
li affogherei nell’acqua piovana
di una pozzanghera in strada.
E l’asfalto rovente,
la sabbia bollente,
vorrei mi ricordassi che scalza non si può
ed io mi distrarrei,
perché senza vetri di bottiglie rotte
conficcati nella carne,
poco m’importerà allora,
di camminare.
E se così non desideri con me di scivolare
Frettolosamente,
non percorrermi accanto,
non incontro.
Sta’ distante,  prenditi cura di te,
mentre  io vagherò
lontana, scalza e tornerò.
Con le caviglie graffiate,
gli alluci spelati
e mi rimprovererai che tu l’avevi detto.
Eppure io sarò qui,
per restare scalza,
come prima e ti sorriderò,
Giudizio, quando una nuova scheggia
Ferirà la pelle già rovinata.




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