In questa ff non troverete Python o pistole di alcun genere, non ci
sono lavagne, stazioni o mini rosse. Non ci sono bombe o bazooka,
né tecnologia. Ho provato a immaginare i nostri
sweeper preferiti in un lontano e imprecisato Medio Evo. Ho pensato che
forse all'epoca, Ryo avrebbe potuto essere un cacciatore di taglie e
Kaori la sua protetta e compagna di viaggio.
Forse ho esagerato e chissà quante imprecisioni o
assurdità ho inserito, ma mi sono lasciata guidare dalla
fantasia. Spero non vi dispiaccia.
Piccola precisazione: ovviamente nel Medio Evo, Ryo non può
essere “City Hunter”, così ho deciso di
semplificarlo ne “Il cacciatore”. Perdonatemi
l'eresia..
Buona lettura.
Il cacciatore.
1 – Il cacciatore e la sua protetta.
La luna era alta nel cielo da qualche ora. Un piccolo accampamento
vicino ai boschi aveva ancora il fuoco acceso. Due giacigli erano stati
preparati di fianco, ma solo uno dei due era occupato e un solo cavallo
era legato lì accanto.
La persona sotto le coperte si rigirava da un po', sino a che non
decise di tirarsi su a sedere. Era un ragazzo vestito in tenuta da
cavaliere, ma era troppo gracile per poter esserlo realmente. Le sue
fattezze delicate potevano essere solo di un ragazzo molto giovane
oppure..
“Come al solito non torna prima dell'alba!”
sbuffò all'improvviso con una voce femminile.
A un più attento esame, si poteva capire che il ragazzo in
realtà era una ragazza vestita da uomo. Si alzò
dal suo giaciglio e cominciò ad aggiungere legna al fuoco
per evitare che si spegnesse.
Come tutte le notti, restava sveglia ad aspettare il suo ritorno. Ogni
sera, dopo un frugale pasto, lui si dirigeva al villaggio
più vicino e passava la notte a bere in qualche bordello.
Lui glielo aveva confessato senza la minima esitazione. Non si
vergognava nemmeno di quello che faceva. Quando lei gli aveva fatto
presente che non era un comportamento da persona rispettabile, lui le
aveva detto che tutti lo facevano e che di rispettabile non esisteva
nessuno. Era un ingenua a crederlo..
Forse era un ingenua, in fondo non sapeva molto degli uomini. Tutto
ciò che aveva imparato, grazie a lui, era che tutti gli
uomini erano solo dei pervertiti che pensavano solo a una cosa..
Durante quella conversazione non aveva osato fargli presente che, per
andare a donne, la lasciava sola per quasi tutta la notte. E se
l'avessero aggredita? Sapeva difendersi, ma se l'avessero assalita in
gruppo non ce l'avrebbe fatta. Lui l'avrebbe derisa se avesse detto
qualcosa del genere. Probabilmente le avrebbe detto qualcosa del tipo
“Chi aggredirebbe mai te?” rinfacciandole di non
essere una vera donna. Erano anni che quella storia andava avanti. Da
quando suo fratello morendo l'aveva affidata a lui..
Un rumore di zoccoli la risvegliò dai suoi pensieri. Si
tirò giù il cappello sul viso e
impugnò la sua spada. Vide arrivare un cavallo lentamente,
sopra c'era qualcuno che sembrava svenuto o ferito. Era quasi certa che
fosse proprio lui, ma era meglio non fidarsi troppo. Quando finalmente
riuscì a scorgerlo meglio, lo riconobbe. Si
avvicinò al cavallo e riscontrò che, come
immaginava, era ubriaco fradicio. Tirandolo per un braccio, lo fece
scendere e lo guidò al suo giaciglio. Lo
coprì con una coperta di pelle di capra e lo
osservò per qualche secondo. Era così bello e lei
lo amava da impazzire, ma lui continuava a considerarla solo una
ragazzina, anzi peggio, un ragazzino.
Scacciando i suoi pensieri si diresse verso il cavallo e lo
legò accanto all'altro. Con un sospiro si recò
nuovamente al suo giaciglio e, finalmente, prese sonno.
Il sole che sorgeva la svegliò poche ore dopo. Lui
continuava a dormire. Quando era in quello stato nemmeno una cannonata
poteva svegliarlo. Scuotendo la testa con disapprovazione, si
recò al vicino lago a pescare la loro colazione. Ormai erano
settimane che andavano avanti a mangiare solo pesce. Ogni volta che si
trovavano bene in un posto, poi dovevano lasciarlo. Lui era uno che
attirava l'attenzione e non solo per il suo aspetto. Dotato di una mira
eccezionale, riusciva a colpire un uomo con una freccia a 500 m di
distanza e mantenendo una precisione incredibile. Ormai da anni usava
la sua abilità come cacciatore di taglie ed era conosciuto
come “Il cacciatore”. Per questo motivo erano
costretti a spostarsi in continuazione e, qualche volta, a scappare da
qualche banda che meditava vendetta.
In quel periodo il lavoro scarseggiava e, non potendo acquistare
provviste come sempre, dovevano accontentarsi di quello che offrivano i
boschi o il lago vicino. Inoltre lui non faceva che farsi dei debiti
ogni volta che andava in quel maledetto bordello! Ogni volta che
avevano un po' di soldi li doveva immediatamente dare alla proprietaria
che si presentava puntualmente a riscuotere. Quella donna creava non
pochi problemi. Spesso li ricattava per dei favori in cambio dei
servizi della sua casa. Lui accettava sempre perchè sperava
che un giorno fosse lei personalmente a ricompensarlo. Ma, ormai era
chiaro, quella donna gestiva il bordello, ma non era in vendita.
Tornò al loro piccolo accampamento e si preparò a
cuocere il pescato, mentre lui continuava a russare. Lo vide cominciare
a dare segni di vita quando il pesce era quasi cotto. Evidentemente
aveva fame e l'odore del cibo cominciava ad attirarlo. Si rigirava
sotto le coperte cercando di ignorare i brontolii del suo stomaco.
Orma il pesce era pronto. Lo tolse dal fuoco e poi si
avvicinò al suo giaciglio per svegliarlo. Una radice che non
aveva visto la fece inciampare finendo proprio sopra di lui.
“Cosa diavolo fai?” domandò lui aprendo
gli occhi all'improvviso.
“Scusa, sono inciampata.. Comunque è
pronto..” spiegò lei alzandosi immediatamente con
il viso arrossato. Quella vicinanza non prevista le aveva fatto battere
il cuore all'impazzata.
Lui si tirò su a sedere con gli occhi semichiusi per la luce
mattutina. Con un sospiro si alzò e si
avvicinò alla colazione.
“Ancora pesce..” brontolò quando la vide.
“Sai bene che non abbiamo altro. Se tu non spendessi tutti i
soldi in quel postaccio..”
“Kaori, quante volte devo dirtelo, gli uomini hanno anche
altri appetiti da soddisfare.”
Lei sbuffò. Glielo ripeteva sempre come giustificazione.
Ogni volta lei pensava “Non solo gli uomini..” ma
non avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere di provare certi
desideri.
“Molti uomini si controllano.. Tanto più se non
possono permettersi certi vizi.”
“E poi magari finiscono a violentare la prima donna che
passa.” replicò lui sarcastico. “Molto
meglio non controllarsi, fidati di me.”
Stufa di quel discorso si alzò e si allontanò
verso il bosco. Odiava quando lui le diceva certe cose, come se
parlasse con un uomo. Non aveva nessun rispetto della sua condizione di
donna. La trattava sempre come se lei dovesse condividere certe idee.
Anni prima, quando lui l'aveva presa con se per mantenere la promessa
fatta in punto di morte a suo fratello, l'idea di vestirsi da uomo era
sembrata perfetta. Non sarebbe stata notata e non avrebbe corso il
rischio di essere aggredita da qualche malintenzionato. Lui aveva
cominciato a presentarla come suo fratello minore ogni volta che si
recavano in qualche villaggio. Col passare del tempo però,
aveva iniziato a rivolgersi a lei come a un uomo anche quando erano da
soli. Inizialmente lei si arrabbiava e lo minacciava con un pugnale, ma
ultimamente aveva deciso di adottare la tattica dell'indifferenza.
Purtroppo però, non funzionava.. Le loro discussioni
sull'argomento finivano sempre così. Lei non ribatteva e si
allontanava seccata, ma lui non la seguiva mai.
Ripensando alla discussione appena avuta, Kaori passeggiava nel bosco e
ne approfittava per raccogliere legna per il fuoco. Quando ormai aveva
le braccia cariche e la rabbia era sbollita, si diresse al loro piccolo
accampamento. Sul limite del bosco, però, si
fermò quando lo vide a torso nudo che si radeva con un
pugnale affilato specchiandosi sulla lama della spada. Rimase
paralizzata a guardarlo. Il corpo tornito di lui era uno spettacolo che
la affascinava ogni volta che aveva la fortuna di vederlo. Si sentiva
andare in fiamme e sembrava che lava bollente le scorresse nelle vene.
Sospirò pensando che lui non avrebbe mai ricambiato quello
che lei provava. Per lui era solo un mezz'uomo.. Lei, invece, ormai ne
era certa, non sarebbe stata in grado di amare nessun'altro uomo oltre
lui. Qualche volta lui scherzando le aveva detto che doveva trovarle un
marito, ma lei si era sempre rifiutata categoricamente. Preferiva
essere considerata un uomo pur di stargli accanto.. Solo quando lo vide
rivestirsi, si decise a raggiungerlo. Non sapeva cosa sarebbe successo
se si fosse trovata troppo vicina a lui mentre era seminudo..
Poggiò la legna senza guardarlo, aveva ancora il viso
arrossato dall'emozione. Cercando di nasconderlo, si occupò
del fuoco.
“Tieni.” le disse lui all'improvviso dandole dei
fogli. “Li ho presi stanotte al villaggio.”
Prese in mano quei fogli e li guardò con attenzione. Erano
degli annunci di criminali ricercati. Le taglie erano più o
meno tutte uguali, ma gli ultimi avvistamenti erano fra le montagne.
Avrebbero dovuto spostarsi di nuovo.
“Quando partiamo?” replicò lei.
“Non so.. Magari domani mattina, così stasera
posso andare a salutare le ragazze!” rispose lui con faccia
da maniaco.
“Sempre a pensare a quelle donnacce..”
sospirò lei seccata.
“Certo! Non vedrò una donna per un bel
po'!”
In preda alla rabbia, afferrò uno dei tronchi per il fuoco e
lo utilizzò come una mazza per colpirlo in testa.
“Idiota! Io sono una donna!”
“Ahi..” si lamentava lui accarezzandosi i
bernoccoli. “Non sembra però..”
Tentata di dargli un altra botta, prese in mano un altro tronco, ma poi
lo gettò. Era inutile. Si allontanò nel bosco e
lo lasciò solo.
La guardò andare via. Era da tanto che non lo prendeva a
mazzate, si era quasi abituato a vederla rassegnata. In fondo,
però, non gli dispiaceva, anche se ora aveva un bernoccolo
enorme. Se si arrabbiava voleva dire che gli importava dei suoi stupidi
commenti..
Si era scoperto innamorato di lei e non sapeva nemmeno come o quando
tutto ciò era iniziato.
Forse quando le aveva dovuto annunciare la morte di suo fratello. Alla
notizia, lei si era seduta su una sedia con sguardo vuoto, ma senza
versare una sola lacrima. Dopo un minuto si era ripresa.
“Che ne sarà di me?” aveva chiesto con
sguardo coraggioso. Essendo così giovane e senza
nessun'altro al mondo, sapeva che il suo futuro era incerto.
“Tuo fratello mi ha chiesto in punto di morte di occuparmi di
te. Sarò il tuo tutore.” aveva risposto lui
seriamente
“D'accordo. Allora vado a prepararmi.” aveva
acconsentito lei senza battere ciglio.
Dieci minuti dopo se l'era ritrovata di fronte con addosso gli abiti
del fratello. Si era tagliata i capelli e poteva benissimo passare per
un ragazzo, eppure fu solo in quel momento che lui si rese conto di
quanto era bella. Era impressionante come degli abiti maschili
potessero segnare in maniera tanto sexy un corpo femminile. Si era
ritrovato a desiderarla.. Per controllarsi, si era detto che era solo
una questione fisica e che comunque lei era intoccabile. Era troppo
giovane e innocente per lui. Inoltre aveva promesso di proteggerla da
chi poteva farle del male, lui compreso.
Le cose però, erano sempre peggiorate con il tempo. Spesso
rimaneva a guardarla a lungo, senza che lei se ne accorgesse. Lei non
doveva sapere che lui la desiderava. Per ricordarlo anche a se stesso,
continuava a trattarla da uomo, sperando che questo lo aiutasse, ma non
serviva più di tanto. Per soffocare il suo desiderio,
passava tutte le notti in qualche bordello con una ragazza diversa, ma
quando tornava da lei e la guardava, si rendeva conto che la desiderava
ancora di più, perchè lei era diversa dalle
altre. Lei era forte, coraggiosa, determinata, dolce e pura, tanto che
temeva di sporcarla solo standole vicino. Si era ripetuto che questa
situazione andava avanti da troppo tempo. Erano sette anni che lui era
il suo tutore ormai. Avrebbe dovuto trovarle un bravo marito in modo
che avesse la famiglia e l'amore che meritava. Ogni volta che glielo
aveva proposto, però, lei aveva rifiutato. Preferiva
vagabondare piuttosto che essere costretta a occuparsi dei figli di
qualche ubriacone, aveva risposto. In effetti lei non si era mai
lamentata della vita che conducevano. Fare il cacciatore di taglie lo
costringeva a vivere alla giornata, accampato dove capitava, odiato da
molti..
Dovevano mangiare quello che trovavano, sopportare il tempo tiranno,
vivere in mezzo ad animali vari, eppure lei si era adattata subito,
senza mai pretendere di più. Le uniche cose di cui si
lamentava erano le sue scorribande notturne.. Qualche volta aveva
pensato fosse gelosa, ma poi si era detto che era impossibile. Kaori
conosceva ogni suo singolo difetto, non avrebbe mai potuto amarlo..
“Aiuto!” un urlo proveniente dal bosco lo
risvegliò dai suoi pensieri. Era la voce di Kaori!
Si mise a correre in direzione della voce impugando il suo arco. A
circa 200 metri di distanza vide che un uomo l'aveva buttata a terra e
che cercava di violentarla. Scoccò una freccia che con
estrema precisione trafisse la gola dell'uomo che si
accasciò su di lei morendo all'istante.
In un attimo la raggiunse e le tolse il cadavere di dosso. La vide
tremare, sporca di terra e coi capelli arruffati.
“Stai bene?” le chiese lui apprensivo.
“Sì.. Non ha fatto in tempo.. Grazie.”
sussurrò lei con voce flebile mentre si risistemava i
vestiti che l'uomo aveva tentato di strapparle di dosso.
“Stai tremando. Vieni vicino al fuoco.”
“Non ho freddo.” replicò lei. Era chiaro
che tremava per lo shock.
“Lo so, ma il calore ti farà stare
meglio.” insistette lui abbracciandola e guidandola
all'accampamento.
La fece sedere e le coprì le spalle con una coperta. Si
sedette accanto a lei e l'abbracciò.
“Come è andata? Ti va di raccontarmelo?”
“Mi ero avvicinata al lago e mi sono tolta il cappello per
rinfrescarmi il viso. Deve avermi visto e ha capito che ero una
donna..”
Aveva parlato senza espressione, continuando a guardare il fuoco con
aria assente.
“Senti, se hai voglia di piangere, di sfogarti, ti capisco.
Non ti prenderò in giro..” disse lui cercando di
essere comprensivo.
Lei si voltò di scatto con sguardo di fuoco.
“Perchè mai dovrei piangere? Io non
piango.”
“Forse dovresti. Non ti farebbe male sfogare quello che
provi. Non hai pianto nemmeno quando è morto tuo..”
“Certo che no!” lo interruppe lei. “Non
mi posso permettere di piangere! Non me lo potevo permettere allora e
non posso oggi!”
“Perchè non puoi permettertelo?”
“Perchè se iniziassi, non smetterei
più..”concluse lei tornando a fissare il fuoco.
“Io sono certo che ti farebbe bene e che smetterai quando non
ne avrai più bisogno.” insistette accarezzandole i
capelli per toglierle delle foglie rimaste impigliate.
Lei si appoggiò sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Dopo
qualche secondo, vide una lacrima brillarle tra le ciglia. Pianse
sommessamente per diverso tempo e lui la tenne sempre stretta a
sé per confortarla.
Non potè dire per quanto tempo rimasero in quella posizione.
Quando lei simse di piangere, si asciugò il viso con la
coperta e poi si alzò allontanandosi da lui.
Sentì una fitta di delusione allo stomaco.
“Dove vai?”
“A lavarmi. Quel bastardo mi ha sporcato..”
“Aspetta!” la fermò lui. “Non
puoi andare da sola. Potrebbero essercene altri.”
“Che vorresti fare, rimanere di guardia?”
“Sì, mi sembra il caso.”
“Va bene..” acconsentì lei alla fine.
Ritornando verso il lago, passarono vicino al cadavere dell'aggressore.
Non potevano lasciarlo lì, qualcuno lo avrebbe potuto vedere
e collegarli alla sua morte. Si caricò il cadavere nelle
spalle e lo portò con se al lago. Lì,
riempì i suoi vestiti di pietre e poi lo buttò in
acqua. Affondò immediatamente. Salirono verso una
piccola cascata alla foce del lago dove c'era un punto riparato dalla
vista dei passanti.
“Tu aspetta qui e non voltarti mai, o ti uccido..”
lo minacciò lei dirigendosi verso la cascata.
Rimase immobile dando le spalle alla cascata. Chiuse gli occhi e
ascoltò il rumore dei passi di lei, il fruscio di come si
levava i vestiti, i suoi gridolini a contatto con l'acqua fresca..
Senza neanche averla vista, si ritrovò eccitato. Come poteva
quella ragazza farlo sentire così? Non gli era mai successo
di provare qualcosa di simile per nessun'altra donna.
“Ryo?” lo chiamò a un certo punto lei.
“Sì?” rispose lui senza voltarsi.
“Dovremmo partire subito. Qualcuno potrebbe trovare il
cadavere..”
Si era decisamente ripresa dallo shock se pensava in maniera
così lucida e pratica.
“Sì, ma non possiamo dirigerci sulle montagne.
Dobbiamo cambiare direzione.”
“E dove vuoi andare? Non abbiamo soldi!”
continuò lei con la voce ancora attutita dall'acqua che la
avvolgeva.
“Andremo del mio amico oste..”
“Di nuovo?” domandò lei con tono di
rimprovero. “Gli dobbiamo ancora un sacco di soldi!”
“Lo so, ma è un amico, non ci
abbandonerà.”
“Speriamo..”
In quel momento sentì un rumore. Si allontanò di
qualche metro con la spada in pugno e girò attorno a degli
alberi. Si rilassò quando vide un cervo scappare via.
Tornò verso la cascata più tranquillo sino a che
non alzò lo sguardo e la vide. Da quell'angolazione, lei non
poteva scorgerlo, ma lui ci riusciva benissimo. Il corpo nudo di lei
era avvolto dall'acqua della cascata e luccicava come una pietra
preziosa. La sua pelle era bianca come avorio e liscia come la seta
più rara. La perfezione delle sue forme lo fece eccitare
più di quanto avrebbe mai immaginato..
Rendendosene conto, si voltò immediatamente prima che lei
potesse scoprirlo. Chiuse gli occhi cercando di dimenticare l'immagine
di quello splendido corpo, ma non era facile cancellare dalla sua mente
una simile visione..
Appoggiò la schiena a un albero, continuando a tenere gli
occhi chiusi e respirando lentamente. Doveva calmarsi. Se lei l'avesse
visto in quello stato sarebbe stato un disastro..
Quando, qualche minuto dopo, sentì i passi delicati di lei,
si era finalmente ripreso, anche se non era stato facile.
“Ce ne hai messo di tempo..” esclamò
quando la vide. “Guarda che i veri uomini non ci mettono
tanta cura nel lavarsi.. Vuoi passare per un finocchio?”
Un enorme tronco d'albero si materializzò nelle mani di
Kaori che lo usò come mazza per dargli un colpo tanto
potente da farlo volare sopra un albero.
“Io sono una donna! Maleducato..” sbuffò
lei andandosene con passo svelto.
Ryo scese dall'albero dolorante. Cosa si doveva inventare per
nascondere ciò che provava, pensò massaggiandosi
il secondo bernoccolo della giornata.
Lentamente la seguì. Era meglio tenersi a dovuta distanza,
ma non la perdeva di vista un secondo. Non dopo quello che era
successo. Se solo pensava a cosa le stava per fare quell'animale..
Ringraziò di averlo già ucciso perchè
altrimenti lo avrebbe torturato tanto a lungo che avrebbe pregato la
morte di prenderlo con sé.
Ormai erano tornati al campo e la vide cominciare a preparare le loro
poche cose per il viaggio. Si muoveva con la velocità e la
pratica acquisita negl'anni.Una ragazza della sua età
avrebbe dovuto imparare altre cose, non come si smonta un
campo.. Forse, se fossero stati per un po' al villaggio, lei
avrebbe potuto cambiare idea sul fatto di sposarsi. Non meritava quella
vita, né di sprecare il suo tempo accanto a lui.
Ora che aveva terminato di raccogliere le loro cose, la vide
accarezzare il suo cavallo e dargli qualche tubero che aveva raccolto.
Il cavallo apprezzava e mangiava direttamente dalle sue mani facendola
ridere. Adorava sentire la sua risata. Gli dava una sensazione di
calore al petto che lo faceva sentire bene. Avrebbe mai potuto
rinunciarci?
Sentendosi turbato da quella sensazione, si diresse con aria decisa al
suo cavallo e vi salì in groppa.
“Andiamo!” le ordinò con tono severo.
Kaori lo imitò immediatamente e si avviarono verso il
villaggio.
Quando vi arrivarono, era pomeriggio inoltrato e i loro stomaci
brontolavano per la fame. Avevano decisamente bisogno di mangiare
qualcosa. Legarono i loro cavalli e poi entrarono in una
taverna molto affollata. Molti uomini mangiavano e bevevano
ma, nonostante fossero chiaramente ubriachi, nessuno di loro si
permetteva di comportarsi in maniera sconveniente con la bella donna
che serviva ai tavoli. Quando la donna li riconobbe, gli corse incontro.
“Siete tornati!” disse salutandoli con un abbraccio
fraterno. “Come va? Tutto bene?”
“Non esattamente..” rispose Ryo con aria seria.
“Tuo marito c'è? Devo parlargli.”
“Certo! È un cucina. Te lo chiamo. Intanto
sedetevi, vi porto qualcosa da mangiare.” replicò
la donna indicandogli un tavolo d'angolo rimasto vuoto.
La videro entrare in cucina e subito dopo si sentì un gran
fracasso. Ryo sapeva bene il perchè.. Non erano ospiti
graditi.
Un uomo gigantesco uscì dalla cucina e si diresse con passo
aggressivo verso il loro tavolo.
“Che cosa ci fai di nuovo qui?” sibilò
tra i denti. “Sai quanto mi devi?”
“Lo so. Non volevo venire, ma è una situazione
particolare.”
Il gigante sembrò calmarsi all'improvviso, come se avesse
recepito un messaggio in codice fra loro.
“Va bene. Ora mangiate, ne parleremo quando se ne andranno
tutti.” concluse allontanandosi.
Ryo sospirò. Anche questa volta non l'aveva buttato fuori a
calci..
“Ecco!” esclamò la moglie del suo amico
portandogli del pane e due piatti di stufato.
“Grazie Miki.” rispose sorridendo Kaori.
“Di nulla. Non fate caso a mio marito. Deve dare l'idea di
essere molto pericoloso o qui non lo rispetta più nessuno!
In realtà è un orsacchiotto..”
Le due donne si misero a ridere sommessamente per non farsi notare. Ryo
si dedicò al pasto per non guardare quella risata che lo
faceva sentire strano..
Rimasero a quel tavolo nelle ore successive, aspettando che il locale
si svuotasse. Quando finalmente l'ultimo cliente ubriaco se ne
andò, i proprietari si sedettero al tavolo con loro.
“Allora? Cosa è successo?” li
interrogò il gigante.
“Ho dovuto uccidere un uomo.”
“Hai dovuto?” domandò Miki incuriosita.
“Sì, per me.” lo giustificò
Kaori. “Mi stava aggredendo e Ryo mi ha salvato giusto in
tempo.”
Il gigante lo guardava con aria severa. Sembrava indeciso sul da farsi.
“D'accordo.” disse infine. “Resterete qui
per un po'. Diremo che siete dei lontani parenti, ma lavorerete mentre
siete qua! Kaori può aiutare Miki ai tavoli e tu puoi
occuparti dei campi e delle stalle.”
“Tu ti approffitti sempre dei miei guai, vero?”
protestò Ryo.
“No, sto solo recuperando quello che mi devi. Pagherai con il
tuo lavoro i tuoi debiti e l'ospitalità.”
“Se la devo pagare, che ospitalità
è?”
Le due donne li guardarono ridendo. Finivano sempre a litigare quei
due. Eppure erano grandi amici.
“Smettetela!” gli ordinò Miki.
“Piuttosto, ho solo una camera da offrirvi. Non
sarà un problema per voi dividerla, giusto?”
Ryo pensò che era decisamente un problema, specialmente dopo
averla vista nuda, ma non poteva certo ammetterlo.
“No, non è un problema.”
mentì.
“Ma Miki..” cercò di protestare Kaori.
“Io non credo..”
“Se vuoi dividiamo la stanza con una tenda. Anche se avete
dormito accanto tante notti nei boschi, non vedo cosa ci sia di
diverso.”
“D'accordo..” accosentì infine Kaori con
sguardo basso per l'imbarazzo.
“Infatti.” aggiunse lui per sdrammatizzare.
“E poi lo sai che non ti farei mai nulla. Non salto addosso
agli uomini!”
Il piatto dello stufato gli fu sbattuto in faccia con
velocità fulminea. Ora la faccia di Ryo era stampata nella
ciotola di rame.
“Cafone..” mugugnò lei alzandosi.
“Mi hai stufato con questa storia.”
“Lascialo perdere.” la consolò Miki
mettendole una mano sulla spalla. “Vieni, ti mostro la
stanza.”
Ryo le guardò allontanarsi. Vedere il corpo sinuoso di Kaori
salire le scale, gli riportò alla mente l'immagine di lei
nuda. Si riprese quando voltandosi si ritrovò la faccia
dell'amico di fronte.
“Umi! Mi hai spaventato!”
“Io ero qui anche prima.. Cosa stavi guardando??”
gli domandò inquisitorio.
“Niente..” rispose lui immediatamente. Sapeva che
era terribilmente geloso di sua moglie.
“Non stavi guardando Miki, vero?”
“No! Assolutamente..”
“Come sarebbe? Improvvisamente mia moglie non ti piace
più?” chiese ispiegabilmente Umi.
“Cosa? Ma, scusa, cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che, se non stavi guardando mia moglie, allora
stavi guardando..”
“Non dire idiozie!” lo interruppe lui
immediatamente prima che facesse un nome. “Io.. Non ti devo
dare nessuna spiegazione!”
Il gigante si mise a ridere estremamente divertito.
“Ho capito, sai? Hai preso una sbandata per la tua protetta,
vero?”
“Ma.. Cosa.. No!” balbettò lui senza
riuscire a creare una frase sensata.
Umi gli diede una pacca sulla spalla facendolo spostare di mezzo metro.
“Magari potresti aproffittarne per cambiare vita, come ho
fatto io.”
“Io non sono come te.” dichiarò lui con
sguardo basso.
No, loro non erano uguali. Umi aveva sposato la sua protetta e aveva
lasciato il suo lavoro di cacciatore di taglie aprendo una taverna.
Lui, però, non sarebbe mai stato capace di cambiare
così radicalmente ingabbiandosi in una vita tradizionale. Ne
era convinto. Non aveva mai vissuto normalmente. Sin da bambino, era
cresciuto orfano in mezzo ai boschi, combattendo per la sua vita, solo
contro tutti. Non aveva mai avuto una casa, una famiglia. Aveva solo
potuto osservare le vite degli altri e, se da un certo punto di vista
li invidiava per quello che avevano, da un altro lato sapeva che lui
aveva la libertà di un passero e che quegl'altri non avevano
idea di cosa si provava.
L'unica volta che aveva veramente provato una profonda invidia per una
vita tradizionale, era stato quando aveva incontrato Kaori e suo
fratello Hideyuki. Lui una volta gli aveva salvato la vita e da allora
erano diventati inseparabili, lavorando insieme. Hideyuki,
però, tornava sempre alla sua casa, da Kaori, e sembrava
felice, sino a quando era stato ucciso a tradimento durante un duello e
lui non era riuscito a salvarlo. Viveva da anni pieno di rimorsi per
quello che era successo..
Quando aveva dovuto occuparsi di Kaori, avrebbe potuto avere una casa,
semplicemente prendendo il posto di Hideyuki, ma lei non lo aveva
neanche pensato. Aveva immediatamente capito che lui non avrebbe potuto
vivere così, e si era adattata alla vita di Ryo. Da allora,
gli aveva sempre semplificato la vita, mettendo gli interessi di lui al
primo posto, rinunciando alle sue esigenze e ai suoi desideri.
Umi lo risvegliò dai suoi pensieri versandogli da bere. Ryo
si scolò il bicchiere senza aggiungere altro. Era meglio non
pensare.. Era meglio dimenticare che aveva lasciato che una ragazza
rinunciasse a una vita comoda e normale probabilmente rovinandogliela..
Si versò nuovamente da bere, per perdersi nell'oblio
dell'alcol.
Miki stava sistemando i letti insieme a Kaori. Le due donne ridevano e
scherzavano.
“Ecco fatto!” esclamò Miki una volta
terminato. “Ora, dimmi, sei davvero sicura di volere la
tenda?”
“Cosa?? Ma certo.. Perchè me lo chiedi?”
replicò la ragazza imbarazzata.
“Sai, mi chiedevo se dall'ultima volta che ci siamo viste,
fosse cambiato qualcosa tra te e Ryo..”
“Ma che dici? Non è cambiato nulla, a cosa ti
riferisci?”
La donna sospirò sedendosi in uno dei letti.
“Kaori, non vorrai negare che sei innamorata di
lui..”
Sbiancò sedendosi nell'altro letto di fronte all'amica.
“È così evidente?”
“Sì, cara, almeno per me.”
La ragazza scosse la testa con rassegnazione.
“Non sono brava a nasconderlo, lo so, ma comunque non
cambierebbe nulla. Lui non mi considera nemmeno. Pensa solo a quelle
donnacce..”
La sua amica rise divertita.
“Certo come no.. Quando ti guarda non si direbbe. Io credo
provi anche lui qualcosa per te.”
Kaori arrossì violentemente.
“Non può essere.. Non fa che trattarmi da uomo!
Per lui non sono una donna..”
“Allora ricordarglielo!!” urlò la donna
esasperata. “Fagli vedere quanto puoi essere bella e
affascinante.”
“Io..” protestò lei debolmente.
“Non credo di esserne in grado..”
“Lascia fare a me.” spiegò Miki
alzandosi e raggiungendola. “Starai qui per un po'. Ti
presterò i miei vestiti e ti aiuterò a essere
più sensuale.”
“No, Miki, no.. Non posso farcela.”
“Sì, che puoi.” insistette l'amica
sedendosi accanto a lei. “Comunque andremo per gradi. Per ora
mettiamo quella tenda, poi vedremo..”
Kaori sorrise all'amica. Era certa che cercasse di aiutarla, ma lei era
convinta che niente sarebbe cambiato. Insieme appesero la tenda allo
stipite della finestra di legno e all'altro capo sullo stipite della
porta di ingresso. Ora i due letti erano separati da quella debole
muraglia. Non era certo una grande difesa per una ragazza, ma Kaori era
certa di non suscitare il minimo interesse in Ryo, quindi credeva di
non correre pericoli comunque. Anche perchè lei non avrebbe
considerato un pericolo un eventuale aggressione di Ryo, anzi lo
desiderava da tanto tempo, anche se le costava ammetterlo, persino con
se stessa.
L'amica la lasciò sola augurandole la buona notte. Con un
sospirò si levò i vestiti di dosso e
indossò una delle camicie da notte prestatele da Miki. Era
da tanto che non dormiva in un letto vero e che non indossava una
comoda camicia da notte. Le sembrava di essere tornata indietro nel
tempo a quando viveva con suo fratello. Si infilò sotto le
coperte di lana, cullata da questo dolce pensiero. Era così
stanca che prese immediatamente sonno.
Qualche ora dopo, il rumore della porta che si aprì, la
svegliò. Ryo era finalmente salito a coricarsi.
Sentì il suo passo incerto e poi un rumore sordo. Ancora
assonnata, si alzò a controllare e, scostando la tenda, lo
vide buttato a terra. Doveva aver fatto nuovamente una gara a chi
beveva di più con Umi e, come sempre, aveva perso..
Lo tirò su e lo trascinò sin sopra il letto. Gli
tolse gli stivali e lo coprì con una coperta. Come tutte le
notti, rimase un secondo a guardarlo dormire. Gli piaceva immaginare di
potersi stringere fra le sue braccia.
Stava per allontanarsi quando il braccio di lui la attirò a
sé nel sonno. Imbarazzata, senti mancarle il respiro. Lui
continuava a dormire come se non sapesse che era lei. O forse lo
sapeva? Dopottutto non stava facendo niente di lascivo, come faceva di
solito con le sue donnacce. La stava solo abbracciando. Per un attimo
pensò che forse avrebbe potuto dormire con lui, ma quando la
mano di lui le palpò il seno, cambiò idea
immediatamente. Si allontanò immediatamente con uno
strattone. Maledetto maniaco, pensò furiosa. Sicuramente
stava sognando una di quelle sgualdrine.. Con rabbia, tornò
sul suo letto e faticò non poco per calmarsi e prendere
sonno.
CONTINUA..
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