Piccoli inconvenienti.

di Lady Atena
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Steve sfondò la porta con la spalla, lo scudo a lato del corpo e i muscoli tesi. 
“Tony?”.
“Esci da qui” gracchiò una vocina.
Steve avanzò, il laboratorio era immerso nel fumo e gli estintori così come le ventole emanavano un fruscio sottile.
“Tony? Ho sentito un esplosione”.
“Non è vero”.
Steve inarcò un sopracciglio abbassando lo scudo, si abbassò e guardò il bimbo di 4 anni nascosto sotto il tavolo, cacciavite nella mano destra e reattore arc nella sinistra.
“Tony?” chiese.
Tony allargò le braccia sottili, strinse le labbra e gonfiò le guance.
“Sorpresa” ironizzò.
Steve spalancò occhi e bocca, si mise in ginocchio e indietreggiò allungando le mani.
“Esci fuori e dimmi cos'è successo”.
Tony gattonò fuori dal tavolo, sbuffò e spostò il peso da un piede all'altro.
“Non sono stato io”.
Steve aggrottò la fronte e lo prese in braccio, lo sollevò e afferrò lo scudo.
“Certo”, disse, “e chi?”.
Tony gli ficcò il cacciavite nella spalla premendo con forza.
“Non trattarmi da idiota, ho il corpo di un bambino, non il cervello”.
Steve sospirò, uscì dalla stanza e imboccò il corridoio.
“Dubito tu sia stato bambino” disse.
Tony gonfiò le guance, incrociò le braccia al petto e dondolò le gambe.
“Portami in cucina. Devo mangiare, prima di aggiustarmi”.
Steve sospirò, strinse le labbra.
“Yes, my baby boss”.




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