Titolo:
Diventare
grandi
Parole:
677
Prompt:
Sousuke/Rin/Gou
- l'estate che siamo diventati grandi.
Generi/Warning:
incest,
sentimentale, malinconico, slice of life, threesome, poliamory
Note:scritta
per la notte bianca dimaridichallengecon
un prompt diladyaika
Diventare
Grandi
C’è
una sottile differenza tra il crescere e il diventare grandi.
L’età
adulta non è qualcosa che si raggiunge consapevolmente, non
ti svegli una mattina e ti accorgi di avere raggiunto un immaginario
traguardo segnato con una striscia di arrivo; semplicemente cresci,
mentre, giorno dopo giorno, accumuli esperienze alcune delle quali
segnano svolte tali da spingerti a lasciare l'adolescenza alle spalle.
Per
noi, il punto di svolta furono gli eventi dell'estate dei nostri
diciassette anni. O meglio, io all'epoca ne avevo diciassette, Rin e
Sousuke erano già diciottenni e mi sembrava di guardarli con
gli occhi di chi guarda la vita degli altri andare avanti e si sente
lasciato indietro.
-
Non cambierà niente - continuava a ripetere mio fratello -
Sarò sempre accanto a te, lo sai, no? -
Non
riusciva a guardarmi negli occhi e, a pensarci oggi, mi rendo conto che
non riusciva a guardare nemmeno Sousuke; Rin teneva lo sguardo in
avanti, fisso verso un futuro che riusciva a vedere solo lui, tra
vasche di cloro e piscine olimpioniche.
Avvenne
in quei giorni e a dire la verità non saprei nemmeno
spiegare come. Fino a quel momento né Rin, né
Sousuke avevano mai mostrato troppo interesse verso le ragazze e,
forse, dentro di me ero convinta che non gli interessassero affatto. La
verità, ben più banale di così, era
che non avevano alcun interesse nelle altre ragazze.
Ricordo
quel pomeriggio, Rin ci aveva appena comunicato che sarebbe partito di
nuovo e avevamo deciso di festeggiare; ero stata io stessa a
procurarmi, insieme a Nagisa, delle bottiglie di vino.
-
Se non brindiamo non è una vera festa, Rin-chan! -
E
così avevamo bevuto tutti, alcuni più di altri e
quando Nagisa, Rei, Makoto e Haruka erano tornati a casa, Sousuke aveva
chiesto di fermarsi a dormire. E in fondo cosa c'era di male? Casa
nostra era anche casa sua, dopotutto. Così si era fermato e,
complice l'alcool e l'esaltazione (o forse era solo malinconia) per la
futura partenza di Rin, ci eravamo trovati, senza nemmeno sapere come,
più vicini di quanto non fossimo mai stati. E come mio
fratello ci aveva visti così, avvinghiati, stretti l'uno
all'altra, più intimi di quanto la decenza non volesse,
invece di mettere su quel suo muso imbronciato che mostrava ogni qual
volta un ragazzo mi si avvicinasse, aveva sorriso con malcelata malizia.
-
Non vi si può lasciare soli un secondo... -
Non
so perché non respinsi le sue mani, le sue dita affusolate
scivolarono sotto la mia maglietta, mentre Sousuke, ancora di fronte a
me giocava con l'orlo sottile della mia gonna a pieghe.
Fu
la prima volta che mi resi conto, con feroce consapevolezza, di stare
facendo qualcosa di proibito e moralmente sbagliato; decisi anche che
non mi interessava, non mi ero mai sentita così vicina a
qualcuno, così vicina a Rin. Per la prima volta non mi
sembró di rimanere ferma a guardare la vita degli altri
scorrere veloce, ma di fare parte di qualcosa, di appartenere a
qualcuno.
Forse,
se tutto fosse finito quella sera, il distacco sarebbe stato
più facile, ma ci eravamo trovati e avevamo trovato l'una
negli altri un solido appiglio; ci sentivamo perduti in un mondo che
girava troppo in fretta e le nostri mani unite ci sembravano l'unica
cosa certa.
Poi
Rin partì e quel piccolo castello di carta che avevamo
costruito sembró crollare su sé stesso; ci volle
tempo, ma superai anche quella struggente sensazione di abbandono che
aveva preso ad attanagliarmi la bocca dello stomaco ogni volta che
pensavo a mio fratello così lontano.
-
Almeno - mi dicevo ogni tanto, guardando il ragazzo accanto a me
dormire placidamente - Non sono sola -
Quella
fu l'estate in cui capimmo, seppure con sofferenza, che partire non
vuol dire dimenticare e che chi resta non è stato
abbandonato né messo da parte, fu l'estate in cui scoprii
per la prima volta il sesso e quel brivido sottile che ti cattura
quando la consapevolezza di fare qualcosa di proibito ti coglie; quella
fu l'estate in cui diventammo grandi.
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