Grida
Un post-it giallo crocifisso al frigorifero aveva fatto le veci d’una
ribellione per troppo tempo domata, di una voglia di vivere fino ad allora
soffocata, strozzata come una gola da mani sconosciute e contratte allo spasmo.
Sembrava gridare.
Quello stupido foglietto, quel colore irritante, quasi
pungente, quelle linee nere spezzate, tracciate senza grazia alcuna, messe
insieme ad organizzare la convenzione di un distacco,
sembravano gridare a squarcia gola tutti i torti subiti, tutto il dolore ingoiato.
Arrivederci
E se fossi straniero, se parlassi
un’altra lingua ed utilizzassi un altro alfabeto non capiresti quello che
c’è scritto ed il grido che ti spezza sarebbe per te niente meno
che un suono inarticolato e senza senso.
E vorresti davvero che fosse così, davvero vorresti
non capire il significato di quelle parole, di quel biglietto per afferrarlo
con leggerezza e buttarlo nel cestino, senza dover essere costretto a tener
conto dell’acqua bollente, sporca di vita cremisi che le vene, tagliuzzate,
vinte dalle forbici, si son fatte scappare.